Buongiorno, sono una ragazza di 25 anni. 4/5 anni fa ho avuto problemi di attacchi di panico durati

20 risposte
Buongiorno, sono una ragazza di 25 anni.
4/5 anni fa ho avuto problemi di attacchi di panico durati per 2 anni in cui non riuscivo a mangiare e mi sentivo sconnessa dalla realtà. Una gentilissima neurologa mi aveva consigliato di prendere cipralex. Così facendo non ricordo esattamente in quanto tempo mi è passato tutto. sono stata bene per ben 3 anni fino a quando un mese fa ho iniziato ad avere paranoie strane sul fatto che sto crescendo, che sono andata a convivere e non vedo più i miei genitori quanto li vedevo prima, che comunque loro invecchieranno e credo appunto che il passare del tempo mi spaventi. Sono ritornata ad avere quella sensazione di "bolla" che non mi fa stare bene e mi porta ad avere un vuoto nel petto e a non connettere durante il giorno, sentendomi sempre lontana da quello che faccio e che dico. Così ho deciso di riprendere la cura di cipralex (dato che mi era stato consigliato di riutilizzarla in caso di ricadute). Ho iniziato cosi un mesetto fa a fare la stessa procedura, ho iniziato a stare bene per due settimane.. Quando d'un tratto mi è tornato tutto.. Essendo passata una settimana da quando mi è tornato tutto ho deciso di aumentare le gocce. In tutto questo la mia domanda è: è normale avere avuto una ricaduta dopo 1 mesetto? Se mi è passato già una volta con cipralex mi passerà nuovamente? Io non ho mai fatto terapia con una psicologa, ma ho comunque deciso di andare a parlare con qualcuno.
Vi ringrazio in anticipo.
Gentilissima, comprendo il disagio causato dalla situazione. Purtroppo non posso darle suggerimenti in merito al farmaco. Tuttavia, le consiglio una consulenza psicoterapeutica per approfondire le cause scatenanti gli attacchi di panico e la sintomatologia da lei descritta. Spesso vengono usati farmaci per abbassare l'espressione emotiva e quindi diminuire la frequenza degli attacchi. Però, così facendo, non viene esplorata la causa scatenante e quindi si possono ripresentare, nonostante il farmaco. Ad ogni modo, gli attacchi di panico sono molto comuni nella pratica clinica e vengono trattati molto bene con una psicoterapia. Resto a disposizione. SJC

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Buongiorno, ho letto il suo messaggio con attenzione.
Sono dispiaciuta per ciò che le sta riaccendo.
Manca una cosa in tutto ciò: capire cosa realmente la fa star male.
Per questo se vuole mi rendo disponibile ad siutarla in questo percorso anche online.
Cordialmente
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Nell'ultima parte del suo racconto troverà la risposta alle varie domande che si sta ponendo: "..ho comunque deciso di andare a parlare con qualcuno." Molto importante in questi casi è trovare la causa di questa sintomatologia che le procura così tanto malessere; attraverso il farmaco sicuramente vede dei miglioramenti ma ciò, nel lungo periodo, non basta per poter uscire dalla "bolla" e ritornare padrona della sua qualità di vita. Contatti uno psicologo/a o uno psicoterapeuta e vedrà come il professionista a cui si è rivolta saprà accompagnarla alla ricerca della verità.
Rimango a disposizione per eventuali chiarimenti o consigli e nel mentre le faccio un imbocca al lupo per il futuro.
Cordialmente, dottor Moraschini.
Salve, capisco che la sua situazione sia molto difficile da affrontare e la ringrazio per aver condiviso la tua esperienza. Quanto alla sua domanda, è possibile che si possa verificare una ricaduta anche dopo aver ripreso il Cipralex, specialmente se l'ansia e la depressione sono state ricorrenti nel passato. Tuttavia, è importante che lei parli con il medico che le ha prescritto il farmaco per verificare se l'aumento delle dosi sia la soluzione giusta per lei.
Inoltre è importante che abbia deciso di iniziare un percorso con uno psicoterapeuta, la psicoterapia potrebbe aiutarla ad affrontare le sue preoccupazioni e a sviluppare strategie a lungo termine per gestire l'ansia e le paure connesse al passare del tempo e ai cambiamenti nella sua vita.
Infine, sappia che la guarigione è un percorso individuale e unico per ciascuno. Non c'è una soluzione unica e universale che funzioni per tutti, quindi ci vuole pazienza, perseveranza e anche un po' di sperimentazione per trovare ciò che funziona meglio per lei. Mi auguro che troverà il supporto di cui ha bisogno. Per ulteriori chiarimenti sono a sua disposizione, può scrivermi un messaggio in privato, Dott. Antonio Panza.
Gentilissima, innanzitutto la ringrazio per aver deciso di condividere la sua esperienza con noi.

Come suggerito da altri colleghi il farmaco ci può aiutare nella fase acuta dei sintomi per attenuare l’attivazione fisiologica dei sintomi ansiosi, tuttavia se non si esplorano i pensieri e i vissuti che generano questa "ansia sull’ansia" (panico) difficilmente potrà beneficiare di periodi di benessere prolungati.

Per questo condivido a pieno la sua scelta di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Molti approcci psicologici si rivelano altamente efficaci per la gestione dei sintomi da panico, è il trattamento di prima scelta per garantire un benessere a lungo termine. Vedrà che fare chiarezza su cosa scatena questa catena di pensieri ansiosi le sarà di grande aiuto.

Le auguro un buon percorso e sopratutto di stare meglio al più presto.

Una buona giornata e un caro saluto.
Dott. Dimitri Abate
Buongiorno, rispetto al farmaco le suggerirei di farsi dare indicazioni da un medico. E' sempre bene quando si varia la posologia essere seguiti da un medico. Come avrà capito leggendo le risposte il farmaco è utile per superare le fasi sintomatiche più faticose ma poi sarebbe bene lavorare sulle cause. Il sintomo è sempre un indicatore, un segnale di un disagio che va decifrato, compreso. Per questo occorre dare attenzione al contesto, al momento che lei sta vivendo... Concordo con la sua idea di contattare un terapeuta. Ne trova molti sulla piattaforma.
Resto a sua disposizione, anche online. Dott.ssa Franca Vocaturi
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Carissima, grazie per aver qui condiviso...
Mi preme ricordare che, la farmacoterapia in casi some il suo, va opportunamente dosata dal medico psichiatra, più che dal neurologo (il quale si occupa degli aspetti neurobiologici, più che di quelli affettivi).
Detto ciò, vista anche la sua situazione, la invito a valutare la possibilità di essere seguita anche da uno/a psicoterapeuta, così da affiancare alla terapia farmacologica, quella psicologica
Resto a disposizione, anche online
Cordialmente

Dr E. Nola
Salve,
comprendo il malessere per la situazione che descrive.
Per quanto riguarda il farmaco, le consiglio di consultare la neurologa che glielo ha prescritto, per valutare eventualmente una rimodulazione della terapia.
In generale, le ricadute in ambito psicologico non sono infrequenti. In tal senso, un percorso psicoterapeutico rappresenta un fattore protettivo per le ricadute a lungo termine.
Al di là di questo, un percorso psicologico potrebbe effettivamente aiutarla a capire i meccanismi sottostanti, così da apprendere modalità di pensiero e di comportamento più funzionali.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti ed, eventualmente, per un colloquio conoscitivo e una prima valutazione psicologica.
Cordiali Saluti.
Salve, comprendo la situazione di malessere che riferisce.
Per l'uso del farmaco le suggerisco di rivolgersi al suo medico di riferimento e di affiancare il supporto farmacologico ad un percorso di psicoterapia ad orientamento cognitivo comportamentale per gestire i suoi stati emotivi e trovare risorse che oggi non riesce a vedere
Resto a disposizione per un approfondimento.
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Buongiorno grazie per questa condivisione. Ciò che lei descrive è una situazione in realtà abbastanza frequente: cercare di risolvere un disagio con un supporto farmacologico. I farmaci sono rimedi utili quando un disturbo di manifesta in fase acuta, quando i sintomi soverchiano le capacità di regolazione di una persona. Il fatto che esso si ripresenti significa che probabilmente c'è un altro lavoro da fare, un significato da comprendere e da elaborare . Penso sia utile per lei chiedere supporto psicologico insieme alla consulenza medica su come regolare l'assunzione farmacologica in base all'evoluzione che hanno i sintomi e la sofferenza che le provocano. Cari auguri. Maria Teresa Fiorentino
Gentile utente, le ricadute sono certamente un'eventualità che può accadere durante l'arco di vita, sia dopo anni che dopo mesi.
Il consiglio in primo luogo è di parlare col medico curante, o con la neurologa con cui si è trovata così bene qualora fosse disponibile, per valutare le dosi di Cipralex da prendere e/o se sia necessario l'uso di altri farmaci in questo periodo, è assolutamente normale che in momenti di vita diversi ci facciano effetto farmaci diversi.
Dalle sue parole mi sembra di intuire che stia valutando anche di fare un percorso psicologico, avendo dei dubbi che anche questa volta basti la semplice soluzione farmacologica.
Purtroppo nessuno può sapere a priori se basterà trovare la dose "giusta" del farmaco "giusto" affinchè la sua sofferenza scompaia dal suo quotidiano, i medicinali possono essere efficaci nel ridurre l'intensità del sintomo ma ciò non significa che lo faccia scomparire del tutto, in passato è successo ma questo non è garanzia che succeda anche nel presente..
Inoltre possiamo affermare che anche nel fortunato caso che pure questa volta il farmaco da solo ottenga il risultato desiderato in futuro la sofferenza e la fatica potrebbero tornare, così come sta succedendo oggi.
Il consiglio in secondo luogo è quindi di approfondire l'ipotesi di parlare con uno psicologo, un percorso di questo genere permettererebbe di lavorare sul sintomo ma soprattuto sulla causa scatenante il sintomo.
Capire meglio cosa generi questa sensazione di bolla, questo distacco dalla realtà e questi attacchi di panico potrebbero aiutare nel riconoscere quali situazioni e pensieri creano fatica e sofferenza, da lì si può lavorare per trovare strategie efficaci affinchè non si arrivi al livello tale da manifestare il sintomo.
Mantenere il livello di disagio e sofferenza sotto controllo limiterà nel lungo termine l'insorgere di sintomi e limiterà l'ìntensità degli stessi.
Spero di essere stato chiaro, avesse altre domande o piacere di ua risposta più completa mi scriva pure in chat.

Dottor Mauro Simonetti

Gentile utente,
grazie mille per la sua condivisione. Sicuramente il farmaco può aiutarla, ma da solo sembra non bastarle. Quindi oltre ad una rivalutazione medica, potrebbe esserle d'aiuto rivolgersi ad uno psicologo per andare ad indagare cosa si cela dietro queste ricadute. Il farmaco può sicuramente tamponare o risolvere un sintomo ma non spiegarlo. Per qualsiasi dubbio o indicazione, sono assolutamente disponibile, mi scriva pure.
Dott.ssa Simona Bruno
Buonasera, la ringrazio per aver voluto condividere la sua esperienza. La terapia farmacologica non è di competenza di noi psicologi, tuttavia sebbene il cipralex abbia diminuito la frequenza dei sintomi, non agisce sulla motivazione sottostante gli attacchi. Per comprendere al meglio la sua sofferenza, ed il suo mantenimento le consiglio di intraprendere un percorso di supporto psicologico o di psicoterapia. A disposizione, dott.ssa Giulia Maltauro.
Gentile Anonima, mi spiace per il malessere che sta provando. Capisco la sua difficoltà. Prima di tutto ci tengo a rassicurarla sul fatto che le ricadute possono esserci. In quanto umani, siamo soggetti a cambiamenti e imprevisti che ci sorprendono e a cui non sempre siamo pronti a reagire. Penso quindi che sarebbe utile per lei parlare con un professionista così da individuare la causa originaria del suo malessere e capire come affrontarla, eventualmente sviluppando nuove risorse che potranno esserle utile anche in futuro.
Resto a disposizione, anche online. Dott.ssa Irene Gorrino
Buongiorno, innanzitutto grazie per aver condiviso con noi questo tuo vissuto. Gli attacchi di panico sono un sintomo, per cui non ho dubbi che il cipralex che lei cita l'abbia aiutata e potrebbe anche aiutarla altre volte, sempre però sotto controllo di un medico specialista. Le ricadute sono assolutamente possibili, a maggior ragione se non c'è stato un lavoro che vada a individuare le cause del sintomo. Il mio suggerimento è quello di rivolgersi ad uno psicologo che possa aiutarla a capire di più e ad affrontare questo momento che sta attraversando. Resto a completa disposizione se vuole approfondire. Dott.ssa Rossella Costagliola Lotorchisco
Ciao! Sono lieta che tu abbia deciso di cercare il supporto di uno psicologo. L'esperienza di una ricaduta dopo aver ripreso il Cipralex potrebbe essere influenzata da diversi fattori, come lo stress, i cambiamenti nella vita o altri fattori individuali. È importante discutere dei tuoi sintomi e della risposta al farmaco con un professionista, che potrà valutare attentamente la tua situazione clinica e consigliarti il percorso migliore. La terapia psicologica può essere un ottimo complemento alla terapia farmacologica per affrontare le tue preoccupazioni in modo più completo.
Gentile utente, capisco quanto sia difficile affrontare una ricaduta dopo aver vissuto un periodo di stabilità. Mi fa piacere sapere che ha deciso di rivolgersi a qualcuno per parlare dei suoi sentimenti e delle sue esperienze. È un passo importante verso il suo benessere emotivo.
Quando si tratta di disturbi d'ansia e di depressione, è importante considerare che i sintomi possono manifestarsi nuovamente anche dopo un periodo di remissione. La sua esperienza di ricaduta dopo un mese è un fenomeno che può verificarsi, anche se ha precedentemente risposto bene alla terapia con Cipralex. Ogni persona è diversa e il modo in cui il corpo risponde ai farmaci può variare nel tempo.
La terapia farmacologica può essere efficace nel gestire i sintomi, ma può anche essere utile integrarla con la terapia psicologica. Parlarne con uno psicologo potrebbe darle uno spazio sicuro per esplorare i suoi pensieri, le sue emozioni e le sue preoccupazioni. La terapia può aiutarla a sviluppare strategie per affrontare le sue paure e le sue preoccupazioni in modo più efficace.
Quanto alla sua domanda se la terapia con Cipralex potrebbe aiutarla nuovamente, è importante discuterne con il suo medico. Lui
/lei sarà in grado di valutare la tua situazione specifica e darle consigli personalizzati sulla gestione dei suoi sintomi.
La incoraggio a continuare a cercare il supporto di professionisti qualificati. È un cammino che richiede pazienza e impegno, ma con il tempo e il sostegno giusto, è possibile trovare sollievo dai sintomi che sta affrontando. Se ha altre domande o ha bisogno di ulteriore supporto, non esiti a chiedere. Un caro saluto. Dott.ssa Pasqualina Annoso
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La terapia farmacologica non basta. Tra l'altro utilizzata senza uno specialista che la sta seguendo passo passo attraverso monitoraggi. Serve necessariamente un percorso psicologico, non solo una "stampella" per riprendere a camminare. Così facendo potrà iniziare a snocciolare i suoi stati emotivi interiori, indagare la causa dell'ansia, trovare nuove strategie di grounding per abbassare i livelli di tensione, potenziare le sue relazioni sociali affettive e familiari.
buona fortuna!
dtt.ssa Anzuini
Gentile utente, premettendo che è importante avere maggiori elementi per formulare una qualsiasi diagnosi e che è sempre importante escludere prima eventuali cause organiche, cercherò di descrivere alcuni sintomi e il meccanismo del disturbo di panico. L'attacco di panico tipicamente si presenta per la prima volta come un fulmine "a ciel sereno", quindi è normale sperimentarlo anche in momenti di calma apparente. Successivamente, Il panico si sviluppa perché c’è stato un primo attacco che viene percepito come un pericolo. Inoltre, le paure tipiche che emergono durante un attacco di panico possono essere quella di svenire, morire (di infarto o soffocamento), perdere il controllo o impazzire. A fronte di queste paure avviene un aumento sempre maggiore della percezione di pericolosità verso i sintomi interni. L'aumento della paura innesca a sua volta una ipervigilanza sempre maggiore verso ogni cambiamento percepito nel corpo e tale cambiamento non fa che alimentare la paura. Si crea quindi un circolo vizioso del panico. E' importante poter affrontare tramite un percorso terapeutico queste paure e sviluppare la consapevolezza che si tratta, appunto, solo di paure e imparare a gestirle. Le suggerisco di intraprendere un percorso psicologico che possa aiutarla ad individuare la natura del suo malessere e capire se si tratta effettivamente di ansia e/o di panico. Quando si parla di disturbo di panico è importante capirne il meccanismo al fine di imparare a gestire gli attacchi di panico sviluppando maggiore consapevolezza e successivamente trovare delle strategie funzionali per fronteggiarli. In ogni caso, che si tratti di ansia o panico la letteratura ci dice che la terapia farmacologica da sola non è sufficiente per la risoluzione di questi disturbi e che è importante associare una terapia psicoterapica a quella farmacologica poiché i farmaci fungono solo da stampella temporanea.
L'approccio cognitivo-comportamentale propone trattamenti e tecniche molto efficaci per la gestione dell'ansia, del disturbo depressivo e del disturbo di panico. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio

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