Buongiorno! Sono una ragazza di 21 anni, sto seguendo un percorso di psicoterapia cognitivo comporta
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Buongiorno! Sono una ragazza di 21 anni, sto seguendo un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale da 1 anno. Vi scrivo per chiedere la vostra opinione sulla cosa particolare : transfert. Più volte è successo di provare emozioni irrazionali verso il mip terapeuta, idealizzandolo un po' troppo. Mi ha spiegato che si tratta di transfert e che non posso ricercare in lui l'affetto che mi è mancato in passato, la terapia non serve a questo. Mi ha detto anche che se lui iniziasse a provare affetto nei miei confronti sarebbe costretto ad allontanarmi. Queste cose già le sapevo, ma ultimamente inizio a provare anche emozioni negative, mi sento rifiutata, arrabbiata, delusa, e sto perdendo la fiducia nella terapia stessa. Ho quasi l'impressione che il mio terapeuta voglia evitare questo argomento, non capisco perchè, e la mia testa mi porta a pensare che forse non è in grado nemmeno lui di gestirlo e che quindi dovrei sospendere la terapia prima di ossessionarmi ancora di più. Però sono abbastanza sicura che non avrebbe nessun effetto positivo concludere il percorso ora, e difficilmente riuscirei a togliermi dalla testa il mio terapeuta semplicemente dimenticandolo. Lo penso sempre forse in modo eccessivo, e non solo quando metto in pratica ciò che ho imparato in terapia. "Cercare affetto nei suoi confronti" credo abbia ragione, ma la cosa è insopportabile e non so come gestirla perchè lui non me ne ha parlato molto e sembra appunto voler evitare l'argomento. Come dovrei fare? Reprimere queste emozioni? Continuare a idealizzarlo o forzarmi a smettere? Mi ha anche detto che devo voler bene a me stessa e non ricercare l'affetto in altri, e che è questo l'obiettivo della terapia. Forse quando un giorno starò meglio queste emozioni se ne andranno da sole? Non lo so, sono confusa e non so cosa fare.
Grazie
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Salve,
Valutare se proseguire o interrompere una terapia è una cosa non di poco conto e i pensieri e le emozioni che lei ha sono più che legittimi. In una stanza di terapia si incontrano in primis due persone e i flussi emotivi, per quanto a volte possano spaventare le parti, fanno parte della terapia. Da quanto racconta da parte sua vi è un'apertura molto buona. Si senta libera di scegliere cosa fare, se proseguire o cercare altre opportunità, in base a come sta, se vede risultati che la soddisfano. Bicchi
Valutare se proseguire o interrompere una terapia è una cosa non di poco conto e i pensieri e le emozioni che lei ha sono più che legittimi. In una stanza di terapia si incontrano in primis due persone e i flussi emotivi, per quanto a volte possano spaventare le parti, fanno parte della terapia. Da quanto racconta da parte sua vi è un'apertura molto buona. Si senta libera di scegliere cosa fare, se proseguire o cercare altre opportunità, in base a come sta, se vede risultati che la soddisfano. Bicchi
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Salve, in primo luogo le consiglio di parlarne con il suo terapeuta e di insistere se le sembra che il discorso venga evitato perché per lei questa è chiaramente una dinamica pesante da reggere da sola, tanto da portarla a chiedere consiglio su questo portale. Ciò non toglie che possa anche rivolgersi ad un altro professionista non necessariamente abbandonando la vecchia terapia, ma per una consulenza aggiuntiva.
Cordiali saluti, Dr. Francesco Della Gatta
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Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Valuti lei in totale serenità se gli ultimi accadimenti fanno sì che lei si senta libera di esprimersi nella terapia altrimenti valuti un cambio di professionista.
Cordialmente, dott FDL
Valuti lei in totale serenità se gli ultimi accadimenti fanno sì che lei si senta libera di esprimersi nella terapia altrimenti valuti un cambio di professionista.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, è sicura di aver identificato nel modo corretto i sentimenti che prova nei confronti del suo terapeuta? Si tratta di affetto o di stima? Ci ragioni su. Per quanto riguarda la terapia e il dubbio se interrompere o no, bisogna vedere se questa terapia sta portando dei cambiamenti nella sua vita. Dopo un anno dovrebbe aver già raggiunto gli obiettivi che aveva stabilito all'inizio del percorso. Crede che queste idee riguardo al suo terapeuta possano essere funzionali nel suo percorso o potrebbero intralciare il raggiungimento del suo benessere? Sono queste le cose su cui deve riflettere. Se ha dei dubbi, rimango a disposizione
Buonasera,
Mi permetto di dissentire sull'affetto verso i pazienti, anche noi terapeuti abbiamo un cuore e ci "affezioniamo" ai pazienti nel senso che teniamo al loro benessere, ogni vostro traguardo diventa un nostro traguardo. Di base un distacco emotivo deve essere presente per poter lavorare bene, e di molto fa la scuola di pensiero.
Attraverso la sua terapia dovrebbe aver ricevuto degli strumenti funzionali che le consentano di poter risolvere questo attaccamento verso le figure che fanno parte della sua vita, imparando in primis ad amare se stessa, se a causa di questa mancanza di strumenti crede che sia opportuno valutare un altro percorso provi a parlarne col il suo terapeuta ed a comprendere quale possa essere la strada o la scuola di pensiero più adatta per poterle dare il supporto che in questo momento le serve.
Resto a disposizione ed auguro una buona serata
Mi permetto di dissentire sull'affetto verso i pazienti, anche noi terapeuti abbiamo un cuore e ci "affezioniamo" ai pazienti nel senso che teniamo al loro benessere, ogni vostro traguardo diventa un nostro traguardo. Di base un distacco emotivo deve essere presente per poter lavorare bene, e di molto fa la scuola di pensiero.
Attraverso la sua terapia dovrebbe aver ricevuto degli strumenti funzionali che le consentano di poter risolvere questo attaccamento verso le figure che fanno parte della sua vita, imparando in primis ad amare se stessa, se a causa di questa mancanza di strumenti crede che sia opportuno valutare un altro percorso provi a parlarne col il suo terapeuta ed a comprendere quale possa essere la strada o la scuola di pensiero più adatta per poterle dare il supporto che in questo momento le serve.
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Buonasera
La gestione del transfert e del controtransfert e' una questione centrale della psicoanalisi e della psicoterapia psicoanalitica. Forse il Suo terapeuta avendo un altro tipo di approccio ha difficolta' nella gestione di questi aspetti.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti in merito.
Saluti
Dott.ssa Claudia Castellani
La gestione del transfert e del controtransfert e' una questione centrale della psicoanalisi e della psicoterapia psicoanalitica. Forse il Suo terapeuta avendo un altro tipo di approccio ha difficolta' nella gestione di questi aspetti.
Resto a disposizione per eventuali chiarimenti in merito.
Saluti
Dott.ssa Claudia Castellani
Buongiorno, le consiglio di riparlarne con il terapeuta come ha scritto nel portale e di valutare con lui se proseguire la terapia o di rivolgersi a un altro o altra terapeuta. A disposizione Dott.ssa Francesca Ghislanzoni.
Salve sarà sicuramente utile per il lavoro che state svolgendo parlare con il suo terapeuta di questi temi aggiungendo anche il fatto che si è rivolta ad altri esperti che un chiarimento. I temi di cui accenna saranno certamente importanti per il percorso che sta seguendo e il professionista con sui sta lavorando saprà fornirle delle indicazioni su cui lavorare. Un cordiale saluto
Gentile Utente, sicuramente la strada giusta da intraprendere è quella della condivisione di questa problematica con il suo terapeuta, proprio perché in questo momento è per lei fonte di forte attivazione emotiva. Se ha la sensazione che il suo terapeuta stia evitando il discorso provi a fargli capire che per lei la questione è molto importante e che avrebbe bisogno di capire insieme a lui come lavorare su questa tematica. Rimango a disposizione qualora avesse ulteriori dubbi. Un caro saluto Dott. Matteo Caporale
Buon giorno. Il tema del transfert è un aspetto direi fisiologico del percorso terapeutico in sé, ma anche segno della costruzione di un'alleanza solida e dell'arrivo a un punto importante della terapia: credo personalmente che non vada evitato o negato, quanto piuttosto accolto e analizzato senza scandali. Credo che la cosa migliore che possa fare sia trattare questa questione con il suo terapeuta. Buona giornata
Buongiorno,
il transfert fa parte del processo terapeutico.
Non credo lei possa impedirsi di provare determinate emozioni in un rapporto umano, soprattutto se privilegiato come quello che si piuò avere con un terapeuta.
I differenti approcci (cognitivo-comportamentale, strategico, psicoanalitico, sistemico, ecc. ) affrontano questa tematica in maniera differente, ma lo tengono comunque in debita considerazione.
Credo che il luogo migliore in cui affrontarlo sia proprio quello del contesto terapeutico nel quale si è sviluppato.
Le auguro una buona giornata
Gianpaolo Bocci
il transfert fa parte del processo terapeutico.
Non credo lei possa impedirsi di provare determinate emozioni in un rapporto umano, soprattutto se privilegiato come quello che si piuò avere con un terapeuta.
I differenti approcci (cognitivo-comportamentale, strategico, psicoanalitico, sistemico, ecc. ) affrontano questa tematica in maniera differente, ma lo tengono comunque in debita considerazione.
Credo che il luogo migliore in cui affrontarlo sia proprio quello del contesto terapeutico nel quale si è sviluppato.
Le auguro una buona giornata
Gianpaolo Bocci
Gentile utente, si percepiscono molta preoccupazione e confusione dalle sue parole. Ha fatto bene a condividere con il collega quanto lei sente e la invito a riprovarci in merito al vissuto di allontanamento e abbandono che prova. Nel caso non si senta accolta e ascoltata può valutare un cambio del professionista. È infatti libera di scegliere di interrompere e cambiare terapeuta in qualsiasi momento lei voglia, a maggior ragione se non sente più alleanza. Il collega comprenderà. Un caro saluto
Gent.ma, non è possibile entrare nel merito della sua personale descrizione del rapporto che intrattiene col terapeuta. Sembra tuttavia poco proficuo che in una psicoterapia si faccia ricorso a termini tecnico-teorici: di solito, quando ciò accade non aiuta nessuno. Poi, in senso generale, si può dire che transfert è un concetto che descrive la riproposizione (perlopiù inconscia) nelle relazioni attuali (quindi anche quella col terapeuta) di modalità affettivo-relazionali che derivano dall’esperienza con gli oggetti primari (cioè figure primarie: madre, padre o chi ne fa le veci). Questo fenomeno penetra nell’esperienza attuale, mettendo talora in crisi l’idea che si ha di sé stessi e dei rapporti che si intrattengono. Così transfert “positivi” possono celare forme di ostilità, così come transfert “negativi” possono essere funzionali a reprimere moti di tenerezza e coinvolgimento. Alla luce di queste semplici premesse (certo non esaustive del fenomeno), anche la sua domanda su questo portale risulta essere una manifestazione transferale, il cui senso però non può affatto essere colto se non tramite un opportuno (e complesso) lavoro di psicoanalisi. SG
Gent.ma, è perfettamente comprensibile la pesantezza della situazione che sta vivendo e l'importanza che hanno per lei questi vissuti. E' normale ed è giusto che sia così. E, personalmente, credo che reprimere ciò che si prova non sia mai una soluzione ottimale.
All'interno di una relazione terapeutica è possibile sperimentare emozioni e sentimenti molto intensi e personalmente ritengo che ognuno di questi meriti la dignità di essere vissuto ed elaborato, perchè ogni cosa ha un senso e una propria funzione. Sopprimere non porterebbe ad alcuna risoluzione.
Personalmente, la inviterei a parlarne in modo aperto e approfondito con il suo terapeuta. Secondariamente, credo sia da valutare un eventuale consulto con un altro specialista.
Per qualsiasi altro dubbio resto a disposizione.
Un caro saluto, Dott.ssa Ragazzini Erika
All'interno di una relazione terapeutica è possibile sperimentare emozioni e sentimenti molto intensi e personalmente ritengo che ognuno di questi meriti la dignità di essere vissuto ed elaborato, perchè ogni cosa ha un senso e una propria funzione. Sopprimere non porterebbe ad alcuna risoluzione.
Personalmente, la inviterei a parlarne in modo aperto e approfondito con il suo terapeuta. Secondariamente, credo sia da valutare un eventuale consulto con un altro specialista.
Per qualsiasi altro dubbio resto a disposizione.
Un caro saluto, Dott.ssa Ragazzini Erika
Gentile utente, quello che descrive è una cosa molto comune in terapia. Tra terapeuta e paziente si instaura una relazione, per cui è normale che l’uno si affezioni all’altro ( affetto e non innamoramento); il paziente specie all’inizio tende a dipendere dallo psicologo, ma a lungo andare con la terapia impara a reggersi da sè. Se il terapeuta viene idealizzato eccessivamente e si iniziano a provare nei suoi confronti sentimenti forti ( amore o odio per citare gli estremi) allora può scattare questo processo di transfert erotico che andrà analizzato da entrambi. È uno dei punti fondamentali su cui lavorare, specie se lei tende spesso a ricercare l’affetto negli altri, in modo da chiarire a se stessa che schemi mette in atto in una relazione.
L’invito che le faccio è di parlarne con il suo terapeuta e di esprimergli la sua sensazione che lui svii sull’argomento.
Un caro saluto
Dott. Nesci
L’invito che le faccio è di parlarne con il suo terapeuta e di esprimergli la sua sensazione che lui svii sull’argomento.
Un caro saluto
Dott. Nesci
Salve, mi dispiace molto per la situazione di disagio che sta vivendo perchè un percorso di terapia dovrebbe essere come una "bussola" che ci insegna ad orientarci nelle difficoltà della vita. In un rapporto terapeutico è normalissimo che lei possa provare emozioni positive o negative (sicuramente da definire) verso il suo terapeuta e penso che siano un ottimo strumento di lavoro per analizzarle e capire che senso hanno rispetto alle sue relazioni primarie del passato.
Ma se questo non accade o se sente che il suo terapeuta fa difficoltà ad affrontarle allora può darsi la possibilità di chiudere eventualmente (NON INTERROMPERE) a malincuore il suo percorso.
Riamango a disposizione
Cordiali saluti
dr.ssa Bellavia
Ma se questo non accade o se sente che il suo terapeuta fa difficoltà ad affrontarle allora può darsi la possibilità di chiudere eventualmente (NON INTERROMPERE) a malincuore il suo percorso.
Riamango a disposizione
Cordiali saluti
dr.ssa Bellavia
Gentile, provi a riportare la questione al terapeuta che la sta seguendo; laddove dovesse rendersi conto che è faticoso affrontare l'argomento, le suggerirei di non escludere la possibilità di rivolgersi ad un altro professionista. Saluti
Buongiorno,
Riconoscere il transfert verso il proprio terapeuta rappresenta un grande passo all’interno della terapia che dovrebbe essere accolto ed elaborato assieme. Il transfert rappresenta una serie infinita di movimenti interni, inconsci, rimossi, derivanti dalle proprie relazioni primarie che vengono proiettati all’esterno. Per questo motivo i suoi sentimenti di rifiuto, rabbia, delusione, perdita di fiducia non riguardano solo la sua relazione con il terapeuta ed è fondamentale affrontarlo durante le sedute, per arrivare al cuore della questione. Quando si arriva a riconoscere le proprie proiezioni sull’altro, in questo caso non un altro qualsiasi, ma il proprio terapeuta, significa che c’è qualcosa di grosso in noi che è ormai pronto ad emergere. Non abbia paura di affrontarlo. Usi le sedute come una palestra di vita, ne parli con il proprio terapeuta.
Un caro saluto
Riconoscere il transfert verso il proprio terapeuta rappresenta un grande passo all’interno della terapia che dovrebbe essere accolto ed elaborato assieme. Il transfert rappresenta una serie infinita di movimenti interni, inconsci, rimossi, derivanti dalle proprie relazioni primarie che vengono proiettati all’esterno. Per questo motivo i suoi sentimenti di rifiuto, rabbia, delusione, perdita di fiducia non riguardano solo la sua relazione con il terapeuta ed è fondamentale affrontarlo durante le sedute, per arrivare al cuore della questione. Quando si arriva a riconoscere le proprie proiezioni sull’altro, in questo caso non un altro qualsiasi, ma il proprio terapeuta, significa che c’è qualcosa di grosso in noi che è ormai pronto ad emergere. Non abbia paura di affrontarlo. Usi le sedute come una palestra di vita, ne parli con il proprio terapeuta.
Un caro saluto
Buongiorno, le suggerisco di portare in seduta questo tema, perché condividere con il proprio terapeuta i vissuti e i pensieri riguardo la relazione terapeutica può essere uno strumento molto utile per capirsi e conoscersi. Il fatto che il suo terapeuta non ne parli non significa necessariamente che si senta a disagio nel farlo. I sentimenti che proviamo verso una persona (e quindi anche verso il proprio terapeuta) possono variare con il tempo, persino durante la stessa giornata si possono sperimentare variazioni importanti. Lei stessa racconta che talvolta si sente "rifiutata, arrabbiata, delusa, e sta perdendo la fiducia". Sperimentare questo range di sentimenti non significa necessariamente che bisogna abbandonare la terapia, anzi è esso stesso materiale di analisi, e il suo terapeuta, se è un professionista competente, lo sa e lo riconosce. Dr.ssa Laura Raco
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