Buongiorno sono un uomo di 50 anni, vivo con la mia compagna. Da quando mia madre sola ha iniziato a

16 risposte
Buongiorno sono un uomo di 50 anni, vivo con la mia compagna. Da quando mia madre sola ha iniziato ad avere un decadimento cognitivo, la mia vita è precipitata. Sono figlio unico, la responsabilità verso di lei è caduta tutta sulle mie spalle. Ora ho aiuti da assistenti domiciliari, da vicini di casa e dalla mia compagna. Mi trovo sempre a giudicare il loro operato, a non accettarlo e continuo ad infuriarmi se le cose non vanno come dico io, anche se mia madre non fa quello che le ordino. Questo mi porta molta irritabilità anche a casa e continuo ogni giorno ad attaccare e offendere la mia compagna, per poi dopo pentirmene. Mi sono completamente isolato tra lavoro, hobby che mi fa scaricare la tensione e mia madre. Chiedo che tipo di soluzione potrei attuare per uscire da questo tunnel..
Grazie
Buongiorno, comprendo che vedere la propria madre che non ha più le capacità di essere un riferimento e un aiuto possa essere molto destabilizzante.
Non è una reazione inusuale la sua, ma sicuramente non è utile per lei e per la sua famiglia .
Mi pare di capire che la sta limitando e che lei si stia pian piano isolando.
Credo sia importante che lei si affidi ad uno psicoterapeuta che la aiuti ad esplorare le emozioni e le eventuali paure che le comporta la condizione di sua madre e che le dia la possibilità di sperimentare nuovi punti di vista.
Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti
Ilenia Corradin

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, per ridurre la condizione di nervosismo e irritabilità dobbiamo comprendere cosa li mantiene e li alimenta. I significati personali di ciò che sta vivendo vanno esplorati e compresi alla luce della sua storia personale, così da poter fare scelte consone al miglioramento della sua condizione.
Un percorso psicologico può essere un buon modo per riuscire ad uscire da questa condizione emotiva, che inoltre influenza negativamente il rapporto con la sua compagna e può essere anche uno ritrovato spazio per sé, cosa che descrive come molto carente in questo momento della sua esistenza.
Se necessita approfondimenti resto a disposizione anche online.
Dott.ssa Camilla Ballerini
Gentilissimo, quello che sta vivendo è un life-event davvero importante e, da figlio unico, le responsabilità pratiche, logistiche ma soprattutto emotive sono davvero notevoli, forse eccessivamente pesanti da sostenere senza il supporto di una buona rete esterna. Parallelamente, scorre la dimensione dell'adattamento a un cambiamento di vita così importante, come quello connesso al doversi prendere cura di un genitore che, da autonomo, diventa bisognoso di cure e attenzioni. E' davvero doloroso e difficile, ed è comprensibile riscoprirsi provati. Fortunatamente non è da solo e questa è una risorsa fondamentale nella gestione di sua madre: è davvero importante valorizzarla e proteggerla. Non a caso, sembra arrivare a scrivere questo quesito perché una parte di lei si rende conto di sfogare il suo malessere su chi le sta vicino e la aiuta, non valorizzandoli abbastanza e, se questo accade, c'è sicuramente una ragione che merita di essere meglio compresa e che potrebbe avere a che fare, ipoteticamente, con il rapporto più profondo con sua madre e con il suo comprensibile bisogno di "scaricare" (cosa che non ha più modo di fare, avendo accantonato i suoi passatempi). Con un ciclo di colloqui potrebbe riuscire a fare un po' di ordine e a meglio ridistribuire i carichi, le responsabilità e tornare, possibilmente, a prendersi cura anche di sé, visto il delicato ruolo che ricopre in questa dinamica e tenuto conto di quanto sicuramente e legittimamente ne necessita. Un caro saluto
Buongiorno gentile utente.
La situazione che descrive pare molto carica di preoccupazioni e aspettative. In particolare queste ultime risultano diventare impegnative, costituendosi come un circolo vizioso: lei sente sulle sue spalle le aspettative del ruolo del "buon figlio" che deve occuparsi nel modo migliore della madre e così ha delle aspettative elevate nei confronti di chi la aiuta in tale mansione. Del resto il rischio di un elemento fuori dallo schema che si è prefissato è non confermarla in tale ruolo, difficile da accettare.
Voler fare bene è lodevole ma se manca di flessibilità, specie in queste situazioni dove poco è prevedibile, comporterà tensioni, fatiche e rabbia.
Un percorso che le permetta di accettare la situazione in cui si trova, la condizione di difficoltà della mamma e dell'intera famiglia e che le permetta di cambiare prospettiva e di scaricare questa immagine rigida e perfetta, potrà aiutarla a tornare a respirare.
A disposizione per ulteriori chiarimenti, le auguro di riuscire a stare meglio
dott.ssa Veronica Gorni
Gentile utente, mi dispiace per quello che sta vivendo, comprendo che vedere la propria madre perdere le proprie autonomie porti a un profonda destabilizzazione emotiva. Inoltre, quando si è figli unici ci si trova spesso a dover gestire da soli situazioni difficili e a dover prendere decisioni importanti senza poter contare su fratelli o sorelle. Tuttavia, da quello che scrive ha delle figure importanti vicino a sè, che la supportano e la sostengono in questo periodo: la sua compagna, i vicini, gli assistenti domiciliari. Loro la possono aiutare a creare una rete di supporto più forte, in modo da non sentirsi così sopraffatto dalla responsabilità. Cerchi di delegare a loro e si prenda tempo per se stesso: è importante trovare dei momenti per dedicarsi a te stesso, ai suoi hobby e al suo benessere. Trovi del tempo per rilassarsi e ricaricarsi, in modo da affrontare le sfide quotidiane in modo più equilibrato. Infine, può esserle davvero utile parlare con uno psicologo che può aiutarla a esprimere i suoi sentimenti, affrontare le sue frustrazioni e trovare modi più sani per gestire lo stress, e accettare che non può controllare tutto ciò che riguarda sua madre e la sua cura. Spero che questi suggerimenti possano aiutarla a trovare la via d'uscita da questo tunnel e a ritrovare un equilibrio nella sua vita. Non esiti a chiedere aiuto e supporto quando ne sente il bisogno. Cordiali saluti, O.D.T.
Caro utente, certamente non si trova in una situazione semplice. Mi sembra di percepire che senta un grande sentimento di responsabilità di cura nei confronti di sua madre, quasi come se per lei fosse un dovere svolgere per lei determinati compiti in quanto unico figlio. Le risuona se le dico che si fa fatica a delegare la cura anche se dei supporti ci sono? Questo, probabilmente, lo porta ad accumulare una serie di "compiti" che sommati a quelli del quotidiano diventano ad un certo punto poco gestibili da solo, da qui l'irritabilità che porta a casa anche con la sua compagna. Il fatto che lei riconosca di prendersela con lei è una consapevolezza che mi pare un ottimo punto di partenza per una terapia su di sè.
Buonasera, data la situazione le suggerisco di chiedere un consulto con un professionista. Un caro saluto
Grazie per aver condiviso la tua esperienza.
È evidente che ti trovi in una situazione molto difficile, con una grande pressione e responsabilità sulle tue spalle. È comprensibile che ti senta sopraffatto e frustrato dalla situazione.
Prima di tutto, è importante riconoscere il tuo stato emotivo e l'effetto che ha sulla tua relazione con la tua compagna. È positivo che tu sia consapevole dei tuoi comportamenti e delle tue reazioni, ma è altrettanto importante lavorare su come gestirli in modo più costruttivo.
Una prima strategia potrebbe essere quella di cercare supporto professionale, come una consulenza individuale o di coppia, per esplorare i tuoi sentimenti e trovare modi più sani per gestire lo stress e le emozioni negative. Questo potrebbe aiutarti a sviluppare strategie per comunicare in modo più efficace con la tua compagna e affrontare le sfide quotidiane con tua madre in modo più equilibrato.
Inoltre, potresti considerare l'opportunità di coinvolgere altri membri della famiglia o amici nelle responsabilità di assistenza per tua madre, in modo da ridurre il peso sulle tue spalle e permetterti di avere del tempo libero per te stesso e per la tua relazione.
Infine, dedicare del tempo a te stesso è essenziale per il tuo benessere emotivo. Cerca di trovare attività che ti rilassino e ti permettano di scaricare lo stress accumulato. Anche piccoli momenti di pausa possono fare la differenza.
Ricorda che chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza. È importante prendersi cura di te stesso per poter essere presente e sostenere gli altri nella tua vita.
Sono disponibile anche online
Cordialmente
Dott. Tiziana Vecchiarini
Gentile utente, è comprensibile la sua destabilizzazione a seguito del decadimento della figura materna e pertanto di uno dei più importanti punti di referenza per il proprio senso di stabilità personale. L'irritabilità, così come la rabbia, posso originare dalla tristezza, così come dalla paura. Pertanto, sarebbe fondamentale domandarsi che effetto le fa vivere questa situazione, e che senso ha per lei, in questo particolare periodo di vita, il declino di sua madre. Qualora volesse ulteriormente approfondire i motivi del disagio che porta, allora le consiglio di valutare la possibilità di intraprendere un percorso adeguato. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Gentilissimo,
Per lei questo è un momento delicato e forse la sofferenza nel vedere la propria madre in condizioni di sofferenza le causa irritabilità e frustrazione che poi scarica anche nel rapporto di coppia.
Il senso di colpa che probabilmente prova è l’altra faccia della medaglia della rabbia.
Potrebbe esserle utile fare un percorso personale per scaricare le sue tensioni e vedere come trasformale in risorse, magari un percorso che includa qualche convocazione anche con la sua compagna anche per vedere come quest’ultima può starle accanto in questo momento.
Resto a disposizione anche online.
Dott.ssa Teresa Colaiacovo
Buongiorno,

si avverte molto forte la sua angoscia in questo momento. Sente su di se tutto il peso della responsabilità della situazione come se nel caso dovesse succedere qualcosa a sua madre fosse interamente colpa sua. Sta rischiando di perdersi di vista completamente e di ammalarsi. Valuti la possibilità di un supporto psicologico, potrebbe aiutarla a vedere la situazione anche da altri punti di vista.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, immagino che sia difficile vedere la propria mamma essere in difficoltà. Le consiglierei di intraprendere un percorso con un terapeuta che possa aiutarla a gestire la meglio le emozioni e trovare il modo giusto per affrontare la situazione che sta vivendo andando a ricercare l'origine del disagio. Cordiali saluti Dott.ssa Di Gennaro Laura
Buongiorno, trovo che sia importante rimodulare il rapporto che lei ha con sua madre in questa terza parte della sua vita, dove lei è ormai anziana e non può farcela da sola. Affinché il vostro legame sia costruttivo fino alla fine, e non diventi divisivo né tra voi né tra lei e sua moglie. Tra genitori e figli, come anche tra figli e genitori, una relazione servo-padrone non può funzionare, ed ha ripercussioni anche negli altri ambiti della sua vita. La invito pertanto ad un colloquio familiare terapeutico, che le permetta di lavorare sulla comunicazione e sulle relazioni intorno a lei, senza che lei debba fare tutto da solo, poiché in questo caso non servirà.
Resto a disposizione per le sue necessità.

Dott. Festa Simone
Caro utente,
innanzitutto la ringrazio per aver condiviso qua la sua situazione.
Potrebbe esserle utile intraprendere una terapia basata sull‘approccio cognitivo-comportamentale in modo da andare ad indagare i pensieri che le provocano certe emozioni e poi certi comportamenti, per poi poter andare a lavorare su di essi andando a valutare la loro funzionalità.
Il cercare di voler controllare ciò che ci succede è molto comune, ma impossibile. A volte abbiamo il controllo, altre volte no, altre occorre demandare ad altri e affidarsi; sarebbe utile andare a valutare quali sono i suoi pensieri riguardo a ipotetici errori suoi e altrui e alle successive conseguenze.
Spero di esserle stata di aiuto,
Dott.ssa Giada Valmonte
La ringrazio per aver condiviso le sue difficoltà, immagino possa non essere sempre un passo semplice. 
Riconosco che sta attraversando un momento molto difficile e voglio che sappia che non è sol* in questo percorso. Il disagio che sta sperimentando è significativo e merita tutta l'attenzione e la cura possibili.
La sua domanda è importante, ha un contenuto rilevante, prezioso per amplificare delle riflessioni. Rispondere in questa modalità rischierebbe di semplificare troppo o banalizzare una preziosa opportunità di conoscenza di sé.

La incoraggio vivamente a considerare l'opportunità di iniziare un percorso psicologico. Un professionista qualificato può offrirle supporto e strumenti preziosi per affrontare e superare le difficoltà che sta vivendo. Fare questo passo può rappresentare un importante atto di amore e cura verso se stesso e il suo benessere.

Le invio un caro saluto.

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