Buongiorno sono un ragazzo di 28 anni e credo di avere un problema psicologico. Mi piace farmi domin

20 risposte
Buongiorno sono un ragazzo di 28 anni e credo di avere un problema psicologico. Mi piace farmi dominare dalle donne e almeno una volta al mese quando mi arriva lo stipendio pago delle ragazze trovate online per degli incontri dal vivo in cui mi faccio umiliare verbalmente e fisicamente. Mi faccio mettere al guinzaglio e portare in giro per casa a quattro zampe come un cagnolino baciando i piedi della mia Padrona. Mi faccio anche prendere a schiaffi in faccia e sputare in faccia e in bocca. Sul momento mi piace, anzi mi eccita, ma una volta finito il gioco e tornato a casa mi maledico per averlo fatto e mi riprometto di non farlo più, ma puntualmente come un'ossessione ci ricasco ogni volta e torno a farmi del male, so che è sbagliato ma è più forte di me, sono schiavo delle mie debolezze. Come posso fare per uscirne? La situazione mi crea molto disagio psicologico e a livello anche sociale e lavorativo. Molte grazie
Buongiorno,
In linea di massima l'avere delle preferenze sessuali come quelle che descrive lei non è sintomo di un problema psicologico, tuttavia, se le causano disagio le suggerisco di approfondirne i motivi con un professionista

Cordialmente
Dott. Giacomo Caiani

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Buongiorno,

la situazione che descrive può essere complessa da affrontare, poiché implica sia una componente di eccitazione legata a dinamiche specifiche, sia un vissuto di disagio e senso di colpa che emerge successivamente. Il comportamento che descrive rientra nell'ambito delle parafilie o, in alcuni casi, delle preferenze sessuali che coinvolgono dinamiche di dominazione e sottomissione consensuale. Tuttavia, il problema principale che evidenzia non è tanto l'atto in sé, quanto il conflitto emotivo e psicologico che lo accompagna.

La difficoltà di "resistere" e il senso di ossessione che sperimenta possono essere associati a una risposta compulsiva, che spinge a ripetere il comportamento nonostante le conseguenze emotive negative. Questo tipo di dinamica può essere affrontato esplorando diverse dimensioni del problema.

Dal punto di vista psicologico, potrebbe essere utile lavorare con un terapeuta esperto in sessualità o in gestione delle compulsioni. Un professionista potrebbe aiutarla a:

Comprendere le origini di queste preferenze e il significato che attribuisce a tali dinamiche. Talvolta, queste pratiche possono rispondere a bisogni emotivi profondi o rappresentare un modo per affrontare insicurezze, stress o altri vissuti personali.

Esaminare il senso di colpa e il disagio che segue gli incontri. È fondamentale esplorare i motivi per cui si giudica così severamente e valutare se questi siano influenzati da norme sociali, personali o familiari.

Identificare e gestire il ciclo compulsivo, che sembra essere alimentato da un'alternanza tra desiderio, soddisfazione immediata e senso di colpa. Tecniche cognitive e comportamentali possono essere efficaci per interrompere questo ciclo, mentre un lavoro più approfondito sulla sua identità e sui suoi valori personali può aiutarla a fare scelte più consapevoli.

Non è insolito che queste esperienze creino disagio sociale o interferiscano con la vita quotidiana, specialmente quando il vissuto di vergogna o di insoddisfazione personale diventa invalidante. Tuttavia, con un supporto adeguato, è possibile trovare un equilibrio tra il rispetto delle proprie inclinazioni personali e il benessere emotivo complessivo.

Se lo desidera, può considerare un percorso terapeutico per affrontare con serenità questi temi e trovare modalità più funzionali per gestire le sue emozioni e i suoi comportamenti. Resto a disposizione per eventuali approfondimenti o chiarimenti.

Un saluto.
Buongiorno, potrebbe essere utile effettuare un approfondimento con un sessuologo. Resto a disposizione per dubbi e chiarimenti. Un caro saluto.
Gentile utente buongiorno.
Esistono forme di gratificazione sessuale in cui assumere un ruolo, dominante o dominato, può portare all'eccitazione e vivere la sessualità in modo sano e fantasioso. Anche l'avvertire un certo grado di dolore, ma sempre in modo controllato, può alimentare l'eccitazione. Fin qui, dunque, nulla di anormale.
Ma è fondamentale la complicità tra i partner. Ognuno dei due deve essere ben consapevole della libertà propria e dell'altro e non valicare mai i limiti del rispetto.
Nel suo caso, questa complicità non esiste. La ricerca della gratificazione è effimera e di breve durata, subito soppiantata dal senso profondo di umiliazione e dal senso di colpa, dalla vergogna verso sé stesso. E più questo comportamento di gratificazione va avanti nelle stesse modalità, maggiore sarà la discrepanza tra piacere (breve) e disagio psicologico (prevalente e intenso). Come ha ben detto si tratta di una forma di dipendenza dalla gratificazione, una forma di craving.
Si può uscirne con successo con un supporto psicologico mirato. Il suo cervello è agganciato alle sensazioni di piacere vissute nel contesto di dominazione, che provocano incrementi di ormoni come endorfine, testosterone, adrenalina e noradrenalina. Tutte molecole che mandano su di giri. Questa euforia, seppur momentanea, lascia traccia di piacere: ed ecco che la ricerca di quel piacere si ripresenta puntualmente quando c'è l'occasione (l'arrivo dello stipendio).
Con un percorso psicologico riuscirà a prendere consapevolezza di queste meccanismi della sua mente, di come si sono stabilizzate certe abitudini e come è difficile modificarle. Sì perché è molto faticoso modificare le abitudini, molto meglio è sostituirle con altre abitudini, migliori sotto il profilo del benessere mentale e della soddisfazione prolungata nel tempo.
Valuti di investire su un professionista che l'accompagni in questo tipo di percorso, al fine di vivere anche la sua sessualità in modo più consapevole e libero da schemi e circoli viziosi.
I vantaggi saranno trasversali a tutta la sua vita, ritrovando autostima e senso di appartenenza alla società, efficienza nel lavoro e ricerca di relazioni significative.
Se desidera avere maggiori informazioni su un percorso di questo tipo, mi contatti pure, anche tramite consulenza online. Sarò lieto di aiutarla.
Le auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Buongiorno, la ringrazio per la sua sincerità nel condividere una situazione così personale e delicata. Comprendo quanto possa essere difficile parlarne, soprattutto quando le emozioni che prova sono contrastanti e accompagnate da sensi di colpa o disagio. Vorrei rassicurarla subito su un punto: ciò che sta vivendo non è qualcosa che la definisce come persona, né è una colpa. È una manifestazione complessa di emozioni, pensieri e comportamenti che può essere affrontata con il giusto supporto. Da quello che descrive, sembra che si trovi in un circolo che potremmo chiamare di "impulso-compulsione". Questo significa che prova un impulso o desiderio forte verso un comportamento che in quel momento sembra soddisfarla o alleviare una tensione, ma che successivamente le causa un senso di colpa, disagio o autocritica. Questo circolo può diventare sempre più difficile da interrompere proprio perché l'anticipazione dell'atto è intensamente gratificante, mentre il giudizio posteriore alimenta il bisogno di ricadere nel comportamento per sfuggire al malessere. Un elemento importante su cui riflettere è il significato che attribuisce a queste esperienze. Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato o patologico nell’avere fantasie o desideri sessuali, anche se divergono dalle norme sociali. Tuttavia, il fatto che per lei questo comportamento causi disagio, senso di colpa e interferenze nella sua vita sociale e lavorativa è ciò che merita attenzione. Questi sentimenti suggeriscono che potrebbe esserci un conflitto interno, una parte di lei che non si sente in sintonia con ciò che accade. In una prospettiva cognitivo-comportamentale, potrebbe essere utile esplorare alcuni aspetti di questa esperienza: ad esempio, quali sono i pensieri che accompagnano il desiderio di agire? Quali emozioni prova prima, durante e dopo? E, soprattutto, che ruolo gioca questo comportamento nella gestione delle sue emozioni o nella sua autopercezione? A volte, desideri di questo tipo possono essere legati a dinamiche emotive più profonde, come il bisogno di controllo, il desiderio di abbandonarsi o la gestione di stress e insicurezze. Un altro passo fondamentale sarebbe lavorare sul senso di colpa e sulla sua autovalutazione. Il giudizio severo verso se stesso può alimentare un circolo di autocritica che rende ancora più difficile interrompere il comportamento. Accettare che questa è una parte di ciò che sta vivendo (senza però identificarvisi completamente) potrebbe aiutarla a ridurre l’impatto emotivo delle ricadute e a esplorare nuove strategie per affrontare questi impulsi. Esistono tecniche specifiche, come il monitoraggio dei pensieri e delle emozioni, la gestione degli impulsi e l’identificazione di valori personali, che possono aiutarla a costruire un senso di controllo maggiore e una relazione più sana con se stesso e i suoi desideri. Inoltre, se lo desidera, un percorso psicoterapeutico le offrirà uno spazio sicuro per esplorare questi temi con maggiore profondità, senza giudizio e con l’obiettivo di aiutarla a trovare un equilibrio che le permetta di vivere in modo più sereno. Le assicuro che non è solo e che è possibile uscire da questa situazione di sofferenza. Il primo passo, quello di chiedere aiuto, è già una dimostrazione di forza e desiderio di cambiamento. Un caro saluto, la sostengo nel suo percorso di crescita. Dott. Andrea Boggero
Gent.mo,
Il discorso che mette in luce è molto complesso e “borderline” per quel che mi riguarda (uso questo termino non riferendomi al disturbo di personalità, ma in termini di senso comune).
Tutto quello che racconta infatti necessiterebbe di un analisi approfondita, per venire incontro alla sua richiesta.
Innanzitutto mi chiederei se lei vuole effettivamente smettere. Cioè capire quanto questo desiderio di “darci un taglio” effettivamente venga da me, o dal desiderio di aderire a “regole” sociali.
Rimango disponibile per consulenze.
Distinti saluti,
Buongiorno, posso capire il forte disagio che le provoca questa forma di disturbo. Esistono diversi modi "non convenzionali" di vivere la sessualità e per ricercare l'eccitazione, senza che rappresentino un problema. Tuttavia quando queste modalità procurano disagio e sofferenza a se stessi o ad altri, se ne è consapevoli, ma non si riesce a farne a meno, possono costituire un disturbo della sfera sessuale. In questo caso posso solo consigliare di rivolgersi a un sessuologo o a uno psicoterapeuta per affrontare la natura del disturbo per arrivare a vivere la sessualità in modo più sereno. Dott.ssa Anna Tosi
Buongiorno, comprendo il disagio che stai vivendo e il conflitto che provi tra il desiderio e il rimorso. Quello che descrivi potrebbe essere legato a un comportamento compulsivo che si riflette in una dinamica di dipendenza psicologica e auto-svalutazione. La psicoterapia breve strategica potrebbe essere utile in questo caso, poiché si concentra sull’identificazione e la modifica di comportamenti disfunzionali attraverso interventi concreti e mirati.

L’aspetto più importante è affrontare il problema senza giudicarti, ma cercando di capire le motivazioni profonde che portano a questi comportamenti. La psicoterapia ti aiuterà a esplorare le ragioni di questa dinamica e a trovare soluzioni per gestire le tue emozioni e il desiderio di ricadere in questi schemi, lavorando sul rafforzamento della tua autostima e dell’autocontrollo.

Ti consiglio anche di cercare supporto da un professionista qualificato che possa affrontare in modo approfondito questo aspetto della tua vita e accompagnarti in un percorso di cambiamento, aiutandoti a ridurre il disagio psicologico e migliorare il benessere sociale e lavorativo.
Caro utente,

Quello che descrive rientra in un ambito noto come *BDSM* e, in particolare, nelle dinamiche di dominazione e sottomissione consensuale. Si tratta di pratiche sessuali che, quando vissute nel rispetto reciproco e nel consenso, non sono patologiche di per sé. Il nodo centrale sembra essere il senso di colpa e il malessere che prova dopo questi incontri, più che le pratiche stesse.

Il termine *kink* si riferisce a desideri o pratiche sessuali non convenzionali che possono includere giochi di ruolo, dominazione, sottomissione e altre dinamiche basate sul consenso e sulla sicurezza reciproca.

Questa ambivalenza – piacere durante l’esperienza e vergogna dopo – potrebbe essere esplorata all’interno di un percorso terapeutico. Insieme a un professionista, potrebbe riflettere sui significati che queste pratiche hanno per lei, sul perché si trasformano in qualcosa che percepisce come “sbagliato” e sul ruolo che questo ciclo di eccitazione e colpa gioca nella sua vita.

Il mondo kink ha una comunità ampia e consapevole, e confrontarsi con esso in modo informato potrebbe aiutarla a trovare un equilibrio più sereno.

Un caro saluto,
Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Salve, comprendo il suo disagio. Se ce la fa, non si giudichi, perché non le serve. Si tratta piuttosto di comprendere perché le succede e quali siano le ragioni profonde. Personalmente, le consiglierei un percorso di psicoterapia in presenza, con qualcuno che la faccia sentire accolto e non giudicato. Le auguro buona vita.
Buongiorno, le sue preferenze sessuali non sono di per sè patologiche. Non c'è nulla di sbagliato nel voler praticare una sessualità atipicica di per sè. Piuttosto sarebbe utile capire come mai le creano così tanto disagio. Un percorso psicologico individuale potrebbe aiutarla a comprendere il significato pronfondo dei sentimenti che seguono questi momenti e aiutarla a vivere con più serenità la sua sessualità.
Buongiorno, mi sembra di capire che ormai è diventata quasi una dipendenza mensile.
Mi contatti privatamente per approfondire la problematica.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Buongiorno,l a dinamica che descrive mi fa pensare a un circolo vizioso che si ripete e ripete nel tempo. E che forse parte dal fatto che dentro di lei a un certo punto si attivi un impulso irrefrenabile che la spinge inevitabilmente alla ricerca di quel piacere; che però una volta soddisfatto la fa stare male, in colpa. Come se non si potesse stare bene senza stare male. Lei vorrebbe uscire da questa dinamica e chiede come fare,credo che il modo migliore sarebbe farsi accompagnare da uno pscioterapeuta.
Buongiorno,

Grazie per aver condiviso la sua esperienza. È importante riconoscere che ciò che descrive potrebbe avere diverse letture psicologiche e che il desiderio di essere dominati o umiliati non è necessariamente indicativo di un disturbo, se questo non compromette il benessere personale o la qualità della vita. Tuttavia, dal momento che si riferisce a un forte senso di disagio, senso di colpa e difficoltà nel controllare il comportamento, potrebbe essere utile esplorare più a fondo le dinamiche che stanno alla base di questi vissuti.

La sensazione di essere "schiavo delle proprie debolezze" potrebbe indicare la presenza di un ciclo compulsivo, dove il piacere momentaneo è seguito da autocritica e promesse di cambiamento che non riescono a concretizzarsi. Questo schema può essere efficace attraverso un percorso di psicoterapia, che potrebbe aiutarla a comprendere meglio le sue emozioni, le sue motivazioni profonde e a sviluppare strategie per gestire in modo più consapevole questi impulsi.

La sessualità e le fantasie legate al BDSM sono spesso espressioni di bisogni psicologici che meritano di essere compresi e accettati, senza giudizio. Tuttavia, quando questi comportamenti diventano fonte di disagio o influenzano negativamente la vita quotidiana, è importante intervenire per ristabilire un equilibrio.

Le consiglio di considerare l'idea di intraprendere un percorso terapeutico per approfondire questi temi in uno spazio protetto e senza giudizio.

Rivolgersi a uno specialista può fare la differenza nel trovare un modo per vivere la propria sessualità in modo più sereno e consapevole, riducendo il senso di colpa e aumentando il controllo sui propri comportamenti.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buongiorno e grazie per la tua apertura e sincerità.

Da una prospettiva psicoanalitica, quello che descrivi sembra essere legato a un conflitto inconscio dentro di te, tra il tuo desiderio e il modo in cui ti relazioni con gli altri.
Lacan vede il desiderio come qualcosa che non può mai essere completamente soddisfatto. Ogni volta che cerchi di colmarlo in questo modo, il vuoto che senti dentro non viene realmente riempito, e questo ti fa ricadere nel ciclo di comportamenti che ti fanno sentire "schiavo" di una situazione che non ti appaga.

In terapia, l'obiettivo non sarebbe semplicemente fermare il comportamento, ma aiutarti a capire meglio le radici di questo desiderio e il modo in cui ti relazioni con gli altri. Un percorso terapeutico può aiutarti a esplorare questi conflitti, a comprendere meglio cosa stai cercando davvero e a trovare modalità più sane e soddisfacenti per affrontare il tuo desiderio e le tue emozioni.

un caro saluto,
Dott.ssa Veronica Ruffato
Carissimo, ci saranno sicuramente dei motivi perché tu faccia questo, per il quale ovviamente non potrai trovare risposta qui. Solo immagino facendo un percorso psicologico e trovando una persona di fiducia che ti guidi nel tuo viaggio di consapevolezza potrai capire le ragioni. In ogni caso sento dalle tue parole moltissimo giudizio verso te stesso, già il fatto che tu lo ritenga "sbagliato" come comportamento implica un senso di colpa dopo averlo fatto. Prova ad essere più benevolo verso te stesso, ogni cosa che facciamo ha un significato e forse sta proprio nella ricerca di questo significato la tua chiave. Ti auguro il meglio, un caro saluto, Dott.ssa Roberta Evangelista
Buongiorno, se tutto quello che ha descritto con dovizia di particolari non la facesse star male dopo, non sarebbe un problema. Il suo conflitto nasce dalla voglia e dal piacere di farsi umiliare e il senso di colpa dipende dal fatto che lo ritiene un comportamento non "normale". Se il suo disagio psicologico si estende in ambito sociale e lavorativo le consiglio di intraprendere un percorso psicologico, che la aiuterà a fare chiarezza, la sosterrà e probabilmente con il tempo risolverà il suo conflitto interiore.
Buongiorno, la situazione che descrive potrebbe far pensare a una parafilia masochistica, un disturbo del comportamento sessuale caratterizzato dal desiderio di provare piacere attraverso il dolore, l'umiliazione o la sottomissione. In particolare, la pratica del farsi umiliare o maltrattare durante l'intimità, come descritto nel suo caso, è un'espressione di questa ipotetica parafilia. Sebbene tali preferenze possano risultare eccitanti in certi momenti, come lei stesso ha evidenziato, possono causare disagio psicologico e influire negativamente su altri aspetti della vita.

Per affrontare al meglio questa situazione, le consiglio di intraprendere un percorso terapeutico, preferibilmente con uno psicoterapeuta specializzato in sessuologia o disturbi comportamentali. L’approccio più indicato potrebbe essere la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), che aiuta a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali, riducendo gradualmente l'ossessione che descrive. Un professionista potrà aiutarla anche a esplorare le cause sottostanti di queste pratiche, migliorando la consapevolezza di sé e permettendole di gestire meglio il desiderio di "auto-sabotaggio" che emerge dopo ogni esperienza.

Il primo passo fondamentale è riconoscere la situazione, come ha fatto lei, e cercare di comprendere come affrontarlo senza giudicarsi severamente. La pazienza e il supporto psicoterapico sono essenziali per gestire al meglio la situazione e migliorare la qualità della vita. Resto a disposizione qualora lo desiderasse, un caro saluto
Buonasera,
Credo che il problema non sia la ricerca di piacere secondo le modalità che ha descritto (se fatte con consenso da entrambe le parti e modalità lecite legalmente la sessualità può essere esplorata) quanto la sofferenza che le genera la ripetizione del comportamento e la difficoltà alla rinuncia. Il mio consiglio è di intraprendere un percorso che la aiuti a comprendere i meccanismi che la portano a non riuscire ad evitare ciò che la fa star male. Un percorso di analisi, a mio avviso, potrebbe essere di aiuto in tal senso.
Buonasera, se questa situazione per lei è negativa e come dice le crea disagio, il consiglio è quello di intraprendere un percorso personale, volto a comprendere da dove derivi questo bisogno, che può essere derivato da situazioni magari del suo passato, e aiutarla a gestirlo.

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