Buongiorno sono ormai anni che vado in terapia ma invano ( circa 15 anni), cambiando terapeuti e app

16 risposte
Buongiorno sono ormai anni che vado in terapia ma invano ( circa 15 anni), cambiando terapeuti e approcci. soffro di bassa autostima, giudizio degli altri, autovalutazione ( che mi porta a "sabotare" anche le terapie che affronto. ho intrapreso percorsi sia di psicoanalisi, cognitivo compartamentale , relazionale età età ma dopo sempre un paio di anni termino le terapie in quanto mi accorgo di non riuscire ad avere progressi. spesso mi chiedo di se sono "dipendente dalla terapia" ma ogni volta che provo a camminare da solo è un disastro. detto ciò non so cosa fare , ho bisogno di un sostegno o di una tecnica idonea. Sono molto sfiduciato , ma molto.
probabilmente incomincerò la EMDR sperando che il terapeuta e questa tecnica possano essere di aiuto
sapete darmi un vostro parere?
Grazie
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione riportata.
Ritengo utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso alla genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione anche online Cordialmente dott FDL

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Salve, le consiglio di approcciare con estrema fiducia alla nuova terapia altrimenti non otterrà nessun risultato. Conoscere nel dettaglio il suo percorso consentirebbe di comprendere il perché degli insuccessi. Non smetta di cercare la sua serenità e affronti il percorso con ottimismo scegliendo un professionista giusto, unica strada per ottenere risultati concreti. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, potrebbe iniziare ad esplorare le motivazioni che la spongono ad andare in terapia e le aspettative che ha rispetto al percorso. La terapia è un percorso di crescita personale ma, sopratutto un incontro con l’altro…quindi co-costruito. L’impegno, la voglia e l’energia deve necessariamente esserci da ambedue le parti, in caso contrario non si sta facendo terapia. La abbraccio
Gentile utente, le vorrei rispondere utilizzando un' immagine che non appartiene al mondo della psicoterapia ma alla cerchia delle esperienze psico-spirituali delle pratiche orientali e dello yoga. Una persona di mia conoscenza aveva iniziato a praticare la meditazione yoga seguendo la tecnica di un certo maestro spirituale. Tuttavia, nel tempo aveva cominciato a rivolgersi altrove, accumulando tante esperienze di vario tipo, con vari maestri, tecniche e discipline diverse fra loro. Dopo anni di questa ricerca, ritornato dal primo maestro, ha manifestato la sua insoddisfazione. A questo punto il suo primo insegnate spirituale ha cercato di spronarlo nell'andare più in profondità nella sua pratica, con tenacia, impegno, perseveranza e sentimento; era importante sospendere, innanzitutto, la ricerca di un maestro e di una tecnica, e cercare contemporaneamente di approfondire la prima pratica che aveva appreso. Ora, lei spero vorrà perdonare l'accostamento fra la psicoterapia e la meditazione yoga che non voleva essere irrispettoso della sua sofferenza. Si tratta di situazioni diverse e non paragonabili. Volevo solo sottolineare come a volte, nell'esplorazione del mondo interno e nella risoluzione di conflitti interni, è importante impiegare tempo ed energie in situazioni stabili e controllate. Quello del cambiamento interiore è il risultato di una trasformazione che si realizza come una sorta di esperimento scientifico. La tecnica e l'orientamento teorico sono delle cornici di riferimento, mentre il vero "esperimento" avviene nella mente del paziente grazie alla relazione terapeutica. Così è l'intesa, la fiducia, la cooperazione che si instaura fra paziente e terapeuta che può davvero fare la differenza. Ferma restando la sua sacrosanta ricerca di benessere e di autonomia, le auguro di trovare nella relazione terapeutica, ( se dovesse ancora averne bisogno) la giusta stabilità per andare in profondità e fare un lavoro proficuo.
Salve, iniziare un percorso di terapia implica mettersi in discussione e dopo 15 anni immagino la grande frustrazione. Potrebbe essere utile valutare cosa si aspetta dalla terapia e cosa cerca in uno specifico percorso. L'EMDR è solo una tecnica, quindi diversi colleghi da diversi orientamenti la possono praticare. L'elemento importante nel cambiamento si trova nella relazione terapeutica che passo passo si co-costruisce con il professionista. Le auguro di trovare qualcuno con cui riuscirci. Cordialmente, Sara
Buongiorno,
Sono disponibile anche online per capire bene la sua situazione personale
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Buonasera gentile utente,
iniziare un percorso terapeutico è già di per sè anche solo l'idea e poi la prima telefonata motivo di cambiamento.
Tra paziente e terapeuta si instaura un legame...un prezioso legame.
Spero che lei lo possa trovare nel suo nuovo approccio...pensi a questa parola legame .... poi mi faccia sapere che riflessioni ha avuto nel ripetersi mentalmente tale parola e che finestre si sono aperte.
Cordiali saluti
Pare che lei nostri due aspetti di sè, due tendenze, una che desidera molto stare meglio e una che gioca contro, forse per timore di questo nuovo modo di essere. In un caso come questo ritengo utile concentrarsi sulle difese attive e anche sugli aspetti di dipendenza affettiva, che si possono intuire. Mi permetto di evidenziare che l’emdr non è solo una tecnica ma è e deve essere un metodo, ovvero è di base un approccio diverso alla sofferenza e alle esperienze della persona, al modo di processare le informazioni. Se inteso come tale, può aiutare a individuare un modo nuovo di lavorare su di sè. L’emdr tra l’altro ha alcuni protocolli mirati al lavoro sulle difese (che citavo prima) e ciò può essere molto utile.
Un cordiale saluto
Mara Gallo
Gentile utente utente grazie per la condivisione, posso immaginare la sofferenza e la frustrazione conseguente a quanto descrive. Non deve essere facile sperimentare il "fallimento" ripetuto e vivere emozioni connesse all'attribuzione del ruolo di "dipendente dalla terapia".
Mi sono chiesta se questo non possa essere una sorta di "copione" che si ripete e che fa parte della sua vita, intendo lo sperimentare un rapporto nutrendo aspettative e desideri, sperimentare dopo un certo periodo la frustrazione per eventuali disattesi, e virare altrove, verso la ricerca di qualcosa di nuovo. Credo possa essere molto utile esplorare la sequenza temporale e motivazionale con cui ciò accade.
Sarebbe inoltre utile comprendere come mai sta ipotizzando l'emdr, quali aspettative ripone e quale può essere il punto critico che potrebbe portare alla rottura della relazione terapeutica. Tutto ciò è già parte di una buona terapia e "vederlo"può sorreggerla nei momenti di scoraggiamento. Rimango a disposizione per ogni eventualità. Cordiali saluti.
Buongiorno,
capisco la grande frustrazione che può provare. Mi sembra che le terapie che ha fatto comunque le abbiamo permesso almeno di stare un pò meglio rispetto a quando invece le interrompe. A volte quando si vuole cambiare radicalmente perché il proprio modo di stare al mondo è troppo sofferente e faticoso si possono avere aspettative salvifiche ed elevate rispetto al cambiamento desiderato, è comprensibile, ma mi chiedo quanto si riesca a riconoscere anche dei piccoli cambiamenti che può aver fatto durante questi percorsi e quanto tenda invece a svalutarli e a non riconoscersi nessun progresso. Il primo passo verso un cambiamento profondo parte da piccoli cambiamenti che è importante notare, riconoscersi e rinforzare. Si dia l'opportunità di cambiare e sia meno severo con sé. Il suo cambiamento forse parte anche dalla trasformazione della tendenza alla autosvalutazione e svalutazione di ciò che fa, terapia compresa.
Le auguro il meglio
Penso che la terapia sia il luogo dove trovare un rifugio caldo, accogliente e non giudicante. Ma per trovarlo bisogna costruire un rapporto di fiducia con l'altro, il terapeuta. Costruire non è facile, richiede mettersi in gioco, sbagliare, fare errori, e ripartire dagli errori. ma lo si fa assieme.gradualmente. penso che si debba dare la possibilità di cotruirlo gradualmente questo rapporto, tollerando le prime delusioni di un terapeuta non perfetto. questa costruzione mi sembra al momento più importante dell'approccio in sè. non ci sono approcci migliori di altri, ma persone.
Buongiorno! Sicuramente è una tecnica valida per alcune tipologie di disturbi. L'unico modo è provare! Elemento fondamentale è trovarsi bene col terapeuta che la applica. In bocca al lupo!
Buongiorno, certe volte la soluzione arriva dal cambio di prospettiva, da un nuovo modo di vedere le cose. Applicare un registro più semplice e creativo può stimolare l'attitudine al superamento del problema. Lei parla di autostima e giudizio degli altri, entrambe queste cose sono da riferirsi ad un atteggiamento legato alla valutazione. Decida in serenità quale approccio terapeutico utilizzare, ma le do anche uno spunto di riflessione. C'è il rischio di entrare nel tunnel del migliorare la valutazione di se stessi e di difendersi da quella degli altri. E se invece imparassimo a smettere di valutare? L'autostima potrebbe trasformarsi nell'essere semplicemente se stessi senza nessuna scala di valore e il giudizio degli altri potrebbe rivelarsi un bluff, poiché il giudizio che ci fa male è sempre il nostro verso noi stessi. Quando smettiamo di giudicare noi stessi gli altri possono farlo quanto vogliono, non ci fare male. In bocca al lupo!
Buon giorno, il suggerimento che mi sento di offrirLe è molto semplice: provi a concentrarsi meno sulle specifcità delle varie psicoterapie, ma più sulla particolarità dell'incontro che fa con il terapeuta. Se sentirà che l'incontro è buono e si sente in fiducia le tecniche passano in secondo piano a mio modesto parere.
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Buongiorno, grazie per la sua condivisione. Penso che, per quanto l'approccio terapeutico e le tecniche siano importanti, quello che veramente fa la differenza è la relazione con il terapeuta. Costruire una relazione terapeutica efficace e solida permette di superare gli scogli dati dalla frustrazione, dalla fatica, dalle asperità che la terapia ci mette davanti, ma anche le imperfezioni del terapeuta, che prima ancora di essere terapeuta è una persona. Bisognerebbe capire cosa non funzionava nelle relazioni terapeutiche precedenti, perchè non è stato possibile costruire questo legame di fiducia, va capito di che cosa ha bisogno lei per costruire un legame di fiducia. Sono convinta che dentro ad una relazione solida, che possa fungere da contenitore e da rifugio, potrà fare i progressi di cui ha bisogno. Se avesse dubbi o domande mi trova a disposizione, anche online. Un caro saluto, dott.ssa Elena Gianotti

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