Buongiorno sono mamma di un adolescente, un ragazzino di 16 anni ho notato che quando abbiamo discus

26 risposte
Buongiorno sono mamma di un adolescente, un ragazzino di 16 anni ho notato che quando abbiamo discussioni va in escandescenza e solo in quel momento mi dice tutto ciò che non gli è andato bene della sua vita mentre quando cerco di affrontare l'argomento è molto chiuso. Non so se è giusto portarlo allo scontro per capire quale sono le sue ferite.
Buongiorno cara.
I sedici anni dei figli mettono a dura prova un genitore, perché si sente messo in discussione dal figlio che solo qualche anno prima sembrava vedere solo il bello e provava una ammirazione incondizionata.
I ragazzi fanno sentire i genitori un po cone si sentono loro, in crisi, inadeguati, confusi, perché è così che un po si sentono, molto disorientati dai cambiamenti del corpo e delle emozioni.
Non sono più bambini, ma neanche ancora adulti, hanno oerso il loro punto sicuro e fanno sentire anche le persone accanto a loro così.
Tenga duro, è un momento evolutivo di crescita e loro hanno bisogno di sentire che gli adulti che si sono sempre presi cura di loro ci sono ancora in un modo diverso però.
Si ponga in una modalità di ascolto senza diventare pressante ed invadente e senza soccombere alla rabbia e agli attacchi e vedrà che le cose miglioreranno.
Se la situazione non dovesse modificarsi proponga al ragazzo uno spazio terzo con cui confrontarsi e poter parlare di sé
In questi casi la terapia può aiutare ad aprirsi senza sentirsi giudicati o invasi dalle ansie dei genitori.
Un caro saluto

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Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua preoccupazione. Capisco quanto possa essere difficile gestire queste situazioni, soprattutto con un adolescente, un'età in cui le emozioni sono spesso intense e complesse. È importante considerare che "quando va in escandescenza" durante le discussioni potrebbe essere un modo per esprimere emozioni e pensieri che fatica a comunicare e comprendere. Potrebbe essere utile una consulenza psicologica per inquadrare meglio la situazione del ragazzo e da lì decidere insieme come procedere.
Gentilissima, l'adolescenza è il momento durante il quale i ragazzi ricercano lo scontro quale modalità relazionale, per definire i propri spazi, confini e limiti relazionali. E' inoltre il periodo della chiusura che si alterna appunto alle forti esplosioni. Qualora non vi siano vissuti familiari particolarmente sofferenti e dolorosi, lascerei che il ragazzo si relazioni con queste modalità, seppur comprendo siano alle volte di difficile gestione e anche sopportazione per il genitore. Qualora lo ritenga utile sono disponibile per una consulenza per sostenere la genitorialità in questo momento che non è solo del ragazzo ma dell'intero nucleo familiare. cordialmente dott.ssa Scagnetto
Buonasera, capisco che questa situazione possa suscitare in lei preoccupazione e che desideri aiutare suo figlio nel miglior modo possibile. L'adolescenza è una fase in cui i ragazzi tendono ad esprimere le loro emozioni intensamente, soprattutto quando si sentono sopraffatti da esse o non compresi. Lo scontro è un contesto in cui questi momenti possono emergere quindi con maggiore facilità, tuttavia aspettare i momenti di scontro per far emergere queste emozioni può rendere difficile affrontarle.
Le suggerirei di ritagliarsi un momento con il ragazzo per affrontare la cosa dicendo ad esempio: "Ho notato che quando discutiamo mi parli di cose che ti hanno ferito e che sono un peso per te. Mi piacerebbe parlarne meglio e ascoltarti così da capirti e aiutarti, se ti va sono qua". Così si sentirà invitato a condividere ma senza la pressione di doverlo fare.
Il conflitto non si rivelerebbe utile perchè esprimerebbe le sue emozioni ma in modo disorganizzato così da non consentire lui l'elaborazione di ciò che sente. Piuttosto si rivelerebbe utile lavorare per creare un clima di fiducia e comprensione. Se sente che le sue reazioni sono molto intense e che è difficile per lui esprimere certe emozioni, potrebbe essere utile l'aiuto di un professionista, uno psicologo offrirebbe infatti uno spazio sicuro per consentire a suo figlio di esprimersi e a lei fornirebbe strumenti utili per sostenerlo in questa fase delicata della crescita.
Le mando un saluto e resto a disposizione, Valeria Vittorini.
Il comportamento di suo figlio evidenzia una difficoltà a esprimere i propri vissuti emotivi in modo equilibrato e consapevole. Il fatto che esploda solo durante le discussioni è indicativo di come accumuli tensioni che poi emergono in maniera disordinata. Questo non è raro negli adolescenti, un’età caratterizzata da un forte bisogno di autonomia e da una profonda ricerca di sé stessi, spesso accompagnati da una comunicazione frammentata o conflittuale con i genitori.
Come madre, è naturale voler comprendere e aiutare, ma spingere suo figlio allo scontro per far emergere le sue emozioni potrebbe avere l’effetto contrario, facendolo chiudere ulteriormente o alimentando sentimenti di frustrazione e incomprensione. In situazioni come questa, ciò che si può fare è modificare il modo in cui si affrontano i momenti di conflitto, spostando l'attenzione dalla discussione al costruire uno spazio di ascolto e comprensione.
Una terapia strategico-integrata potrebbe essere molto utile per affrontare questa difficoltà di comunicazione e il carico emotivo che ne deriva. Questo approccio lavora su più livelli: da un lato aiuta i genitori a comprendere e modificare alcune dinamiche familiari che potrebbero contribuire al problema, dall’altro supporta l’adolescente nel trovare strumenti per riconoscere e gestire le proprie emozioni senza ricorrere a esplosioni di rabbia o chiusura.
Il confronto con uno specialista potrebbe rappresentare un'opportunità per entrambi di migliorare la comunicazione e un’esperienza di crescita comune e non una "correzione" di lui o di sé stessa.
Dott. Tommaso Giovannetti
Buongiorno, grazie per aver condiviso questa situazione complessa ma molto comune durante l’adolescenza. È evidente che lei desideri comprendere e aiutare suo figlio, e questa è una base preziosa per costruire un dialogo più aperto e sereno.

Portare suo figlio allo scontro per stimolarlo a esprimersi potrebbe non essere il modo più efficace o benefico. Gli adolescenti, infatti, sono spesso già in conflitto interno: da una parte cercano autonomia e dall’altra hanno bisogno di sicurezza e supporto. Le reazioni esplosive durante le discussioni potrebbero derivare da una difficoltà nel gestire le emozioni intense o da una percezione di non essere compreso o ascoltato.

Potrebbe essere utile adottare un approccio più indiretto e paziente. Creare uno spazio di dialogo aperto e privo di giudizi è fondamentale. Ad esempio, può cercare di affrontare gli argomenti in momenti di calma, mostrando comprensione e disponibilità. Frasi come: “Mi sono accorta che durante le discussioni emergono cose che ti hanno fatto stare male. Mi piacerebbe capirle meglio, ma solo quando te la senti di parlarne.” possono aiutarlo a sentirsi meno sotto pressione.

Un altro aspetto importante è evitare di affrontare troppi problemi insieme. Quando suo figlio condivide qualcosa, anche in un momento di rabbia, può essere utile focalizzarsi su quell’aspetto specifico, mostrando interesse e validando i suoi sentimenti. Ad esempio, può dirgli: “Capisco che questa cosa ti ha ferito, voglio approfondirla per capire come possiamo affrontarla.”

Se nota che il dialogo diretto continua a essere difficile, un’idea potrebbe essere utilizzare mezzi meno confrontativi, come proporre di scrivere i suoi pensieri o sentimenti. Questo può essere meno intimidatorio per un adolescente e dargli più controllo su come esprimersi.

Infine, se la situazione dovesse rimanere complessa o se lei avvertisse un peso emotivo particolarmente grande, potrebbe valutare l’opportunità di coinvolgere un terapeuta familiare o un professionista che aiuti sia lei che suo figlio a trovare modi più costruttivi di comunicare. Spesso, un supporto esterno può fare la differenza nel superare le difficoltà relazionali e nel rafforzare il legame genitore-figlio.

Rimango a disposizione se desidera approfondire o ricevere ulteriori suggerimenti.
gentilissima,
all'apice della rabbia probabilmente non si ha la capacità di comunicare in modo funzionale mancando di "lucidità" e a volte esasperando delle situazioni e/o emozioni.
Consiglio di lasciar calmare l'irritabilità del figlio e dedicare in un secondo momento lo spazio per l'ascolto e la comprensione. Oltre a un dialogo costruttivo ed empatico può insegnare a suo figlio che la si possono esprimere emozioni e sentimenti attraverso una comunicazione controllata e assertiva.
Buonasera,
l'obiettivo sarebbe quello di fargli capire che tirare fuori le cose che non vanno in un momento di rabbia non è molto costruttivo perchè nei momenti di rabbia ci si dice le cose con toni e modalità che possono essere fraintesi. Il ragazzo dovrebbe capire che se ci sono cose che lo fanno stare male deve trovare un momento di tranquillità per condividerle con qualcuno, affinchè ci possa essere uno scambio e non una fuoriscita di informazioni a senso unico.
Cordialmente.
Dott.ssa Chantal Danna
Gentile utente, immagino che sui figlio faccia molta fatica a dire ciò che sente e prova. L'adolsenza è una fase della vita piena di cambiamenti, tumulti emotivi, pensieri ed emozioni intense. Arrivare al conflitto per conoscere è un'opzione ma forse rischia di far vivere solo quel momento come possibile spazio di apertura. Potrebbe pensare di partire chiedendo proprio a suo figlio cosa sente, quando si chiude? La chiusura a suo modo è già un comunicazione. Forse teme qualcosa? Si vergogna? Dire cose dolorose che effetto fa a lui e sull'altro? potrebbero essere infinite le spiegazioni sottostanti al silenzio e alla chiusura. Ma partendo da quello si potrebbe aprire una comunicazione onesta e sincera che non per forza debba passare attraverso la rabbia intensa. Si mostri aperta, disponibile ad ascoltare. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera signora, posso dirle come prima cosa principale che è un gran bene che in questa fase della vita di suo figlio ci sia dello scontro, capisco che possa spaventare, ma è parte integrante e necessaria dello sviluppo di un giovane adulto. Tenga ben a mente che questa per lei è un'ottima possibilità per insegnarli a discutere e a non scappare dal confronto, e soprattutto che non bisogna avere timore del conflitto.
Può sempre prendere in considerazione l'inizio di un percorso di sostegno psicologico per lei, che possa aiutarla nella gestione di situazioni che la preoccupano, come questa.
Spero di esserle stata utile, le auguro una buona serata.
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua situazione. Mi piacerebbe avere più informazioni su suo figlio e sul vostro rapporto, ma cercherò di proporle una chiave di lettura che a mio parere possa aiutarla nella gestione di questa comprensibilmente difficile situazione.

Bisogna considerare che l’adolescenza è un periodo di fortissimo impatto a livello neurologico e psicologico che mette in “crisi” intesa come cambiamento, un modello precedente, ovvero , quello più strettamente infantile per permettere in seguito il passaggio al modello adulto.

In questa fase, che è complessa tanto per i figli quanto per i genitori, è normalmente presente un certo livello di contrasto genitoriale e rientra certamente nella normalità.

La specifica del suo racconto mi porta a suggerirle di ripensare a come viene gestita la conflittualità in famiglia, intendendo specificatamente la qualità. Per qualità intendo l’atteggiamento nei confronti di suo figlio durante le discussioni, quanto l’opinione del ragazzo sia accolta prima di essere eventualmente confutata, nonché le strategie da lei utilizzate per esporre le sue ragioni e le sue opinioni, in quanto, può accadere che possano essere implicitamente squalificanti o tentino il ridimensionamento di una o più dinamiche, situazioni, idee o emozioni che ai suoi occhi di adulto potrebbero apparire poco importanti, mentre per suo figlio potrebbero, al contrario, essere pregne di significato.

Quanto le ho esposto è chiaramente solo un ipotesi, ma ho scelto di esporla per chiarirle su quale campo, talvolta, si gioca la negoziazione della legittimità e il diritto alla cittadinanza delle idee del proprio figlio all’interno del quadro familiare.

Ciò che le propongo di fare è costruire o intensificare il suo interesse per quanto suo figlio ha da dire, non solo in relazione alle sue eventuali problematiche, ma su qualunque argomento, idea o situazione avvenga sia in casa che fuori. Suo figlio deve interiorizzare che la sua opinione per lei è importante e per quanto talvolta estrema verrà sempre ascoltata con attenzione e negoziata (mediata) sia attraverso il suo ruolo genitoriale, che dalla sua esperienza di vita come adulto.

Quanto suo figlio si arrabbia, ciò che dice, ma soprattuto il modo in cui lo dice, si presenta allo stesso modo di una bottiglia di Champagne agitata a cui improvvisamente salta il tappo. L’obbiettivo da perseguire è che la qualità di ciò che ha dentro: problemi, ansie, gioie, desideri, ecc.. possano essere metabolizzati col suo aiuto piuttosto che da solo, diminuendo in tal modo l’intensità della pressione ed evitando che per farle uscire si debba passare necessariamente per un forte momento di stress e agitazione.

Se desiderasse approfondire la questione non esiti a contattarmi. Spero di esserle stato d’aiuto.
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con noi la sua storia. L'adolescenza è un periodo di forti cambiamenti, in cui il ragazzo tenderà ad opporsi a qualunque richiesta dei genitori per principio, senza un motivo, e questo porta spesso allo scontro. Ci vuole pazienza, parlare con calma ma fermezza in modo da guidarlo nella direzione corretta.
Se ha bisogno di un supporto o consulenza, io ricevo anche online
Dott.sa Elena Bonini
Buongiorno, capisco la sua preoccupazione. È normale che gli adolescenti abbiano difficoltà a comunicare apertamente, soprattutto riguardo ai loro sentimenti. Quando suo figlio esplode durante le discussioni, potrebbe essere un modo per esprimere frustrazione accumulata. Tuttavia, quando cerca di affrontare l'argomento, potrebbe sentirsi vulnerabile e chiuso. Forzarlo a confrontarsi potrebbe peggiorare la situazione.
Le suggerirei di provare a parlare con lui in momenti di calma, creando uno spazio sicuro dove possa esprimersi senza giudizio. Mostrare empatia e ascoltarlo senza interruzioni potrebbe aiutarlo a sentirsi più a suo agio. Se continua a non aprirsi, potrebbe essere utile coinvolgere uno psicoterapeuta per adolescenti, che possa aiutarlo a esplorare le sue emozioni.
Buona giornata.
Dott. Paolo Cavallin
Salve. Da quel che ho letto mi sembra di notare che suo figlio abbia voglia di aprirsi, ma trova una qualche limitazione nel comunicare con lei. Un confronto diretto tenderei a sconsigliarlo in quanto a lungo andare provocherebbe una maggiore chiusura comunicativa. Consiglierei piuttosto, magari con l'aiuto di altri familiari o un consulto professionale, di cercare un canale di comunicazione che possa andare bene a suo figlio che non sia uno scontro. Spero che possa essere d'aiuto.
Capisco quanto sia difficile per lei affrontare questo momento, e sento tutta la sua preoccupazione come genitore che desidera il meglio per suo figlio. È evidente che lei sta cercando un modo per avvicinarsi a lui, per comprenderlo e sostenerlo, ed è un intento molto importante. Tuttavia, come dice lei stessa, portarlo allo scontro potrebbe non essere la strada migliore, né per conoscere le sue “ferite” né per favorire un dialogo costruttivo. Gli adolescenti, spesso, faticano a esprimere i loro sentimenti e i loro pensieri in modo diretto, specie in contesti che percepiscono come troppo emotivamente carichi o conflittuali. Quando un ragazzo come suo figlio esplode durante una discussione e tira fuori tutto ciò che lo ha ferito, probabilmente sta reagendo a una lunga accumulazione di emozioni che non sa come gestire o verbalizzare in altri momenti. Questo non significa che ciò che dice in quei momenti non sia importante o valido, ma solo che lo fa in un contesto di forte tensione, dove comunicare diventa ancora più difficile per entrambi. Potrebbe essere utile cercare di creare spazi più tranquilli e meno carichi emotivamente per parlare con lui. Non è necessario che il dialogo avvenga subito dopo una discussione o in un momento specifico: a volte, i ragazzi si aprono di più in situazioni inaspettate o quando si sentono meno osservati, come durante una passeggiata, un’attività condivisa o anche in un momento in cui non si sentono sotto pressione per rispondere. Un altro aspetto importante è comunicare in modo che lui percepisca il suo interesse come autentico e non giudicante. Ad esempio, può essere utile mostrargli che è interessata a ciò che prova, senza pretendere risposte immediate. Può dirgli qualcosa come: "Mi dispiace che ti sia sentito così. Voglio capire meglio cosa ti fa stare male, e sono qui quando ti senti pronto a parlarne." In questo modo, gli dà la possibilità di riflettere e gli comunica che il suo benessere è importante per lei, senza però forzarlo. Un altro passo che potrebbe essere efficace è lavorare su come gestire insieme i momenti di tensione. Può essere utile imparare a interrompere l’escalation prima che porti a uno scontro, magari comunicando i suoi sentimenti con calma e invitandolo a fare lo stesso. Ad esempio: "Sento che stiamo iniziando a litigare, e non voglio che accada. Voglio ascoltarti, ma possiamo parlarne con calma?" Questo tipo di approccio non solo riduce il rischio di conflitto, ma gli insegna anche un modello di comunicazione più efficace. Se si sente in difficoltà a gestire la situazione da sola, non è mai sbagliato considerare il supporto di un professionista, come uno psicologo specializzato in età evolutiva o un terapeuta familiare. Un intervento mirato può aiutare suo figlio a esprimere ciò che prova in un ambiente sicuro, e può anche fornire a lei strumenti pratici per migliorare la comunicazione e rafforzare il legame tra voi. Lei sta già facendo qualcosa di molto importante: si sta ponendo domande e sta cercando il modo migliore per essere vicina a suo figlio. Questo è un segno di grande attenzione e amore. Con pazienza e gli strumenti giusti, sono sicuro che potrà trovare un modo per aiutarlo a sentirsi compreso e sostenuto. Cari saluti. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno,
Innanzitutto grazie per la condivisione.
E' interessante l'utilizzo che fa della parola "scontro", se ci pensa attentamente sembra poco realizzabile l'idea che durante uno scontro qualcuno riesca ad esprimere i suoi pensieri e sopratutto le sue fatiche e "ferite". Gli scontri sono fatti per scontrarsi (mi scusi il gioco di parole), ma difficilmente da essi ne nasce una vera condivisione di pensieri. Quando si è arrabbiati diventa molto difficile poter pensare e aprirsi all'altro.
Forse sarebbe più utile parlare di "spazio di condivisione" in cui lei e suo figlio possiate, dopo le discussioni, trovare un momento di tranquillità e accoglienza in cui poter parlare delle fragilità.
Cordiali saluti, dott.ssa La Rocca.
Buongiorno, non è giusto portarlo allo scontro, in nessun caso .Lei dovrebbe cercare di creare un rapporto di fiducia e di confidenza con suo figlio, iniziando a dialogare sugli argomenti più semplici. L'adolescenza è un periodo difficile per i ragazzi. Bisognerebbe approfondire la situazione , cosa succede a scuola, con gli amici, cosi da avere un quadro più esauriente. Nel caso il ragazzo continui con la sua chiusura verso di Lei, forse sarebbe il caso di una consulenza psicologica, può darsi che con un estraneo/a si senta più a suo agio e riesca ad aprirsi.
Gentilissima mamma, grazie per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e comprendo quanto possa essere difficile gestire i comportamenti e le reazioni dei nostri figli in crescita, soprattutto quando entrano nel periodo adolescenziale. Credo che, se queste reazioni di rabbia e chiusura persistano, potrebbe essere utile per suo figlio intraprendere un percorso di terapia, in modo da trovare uno spazio proprio con uno specialista con il quale provare a esplorare quello che ha dentro.
Resto a disposizione!
cordiali saluti
AV
Buongiorno, capisco la sua preoccupazione. Gli adolescenti, in genere, hanno difficoltà ad aprirsi e a comunicare apertamente con i genitori, soprattutto quando si sentono sotto pressione. Le esplosioni emotive che descrive potrebbero essere il risultato di un accumulo di frustrazioni non espresse. Affrontare l’argomento in momenti di calma, piuttosto che durante il conflitto, potrebbe aiutarlo ad aprirsi con più serenità. Tuttavia, ogni adolescente è diverso e può essere utile, se possibile, cercare il supporto di uno specialista che possa facilitare il dialogo e aiutare a esplorare le cause di questa chiusura emotiva.

Cordilmente,
Dott.ssa Allario Federica
Gentile mamma, nonostante la preoccupazione del tutto normale, mi sento personalmente di rasserenarla: l'introversione è un tratto tipico della maggior parte degli adolescenti, così come il loro "sfogarsi" con i genitori prevalentemente nella situazioni emotive più accese, se così vogliamo chiamarle. Tuttavia, il dialogo e il confronto con le figure di riferimento è essenziale a qualsiasi età, a mio avviso; inoltre, è bene che questo avvenga in serenità e non unicamente in fase di discussione. Ciò che vorrei consigliarle è cercare, con il tempo, di instaurare a piccoli passi dei dialoghi di confronto con suo figlio cercando di esporle direttamente anche le sue sensazione in merito e dicendogli di voler parlare con lui soprattutto per comprenderlo e capire i suoi stati d'animo, così da poter contribuire al suo benessere.
Buongiorno,
comprendo quanto possa essere difficile per lei gestire questi momenti di conflitto e, allo stesso tempo, desiderare di capire e aiutare suo figlio. Gli adolescenti spesso faticano ad esprimere i loro sentimenti più profondi in momenti di calma perché si trovano in una fase della vita in cui le emozioni sono intense e complesse. Nel caso di suo figlio, sembra che il confronto aperto avvenga solo durante i litigi, quando forse le barriere si abbassano sotto la spinta emotiva.
Forzare lo scontro per "arrivare al nocciolo" delle sue ferite non è conveniente, perché rischia di rafforzare un modello di comunicazione basato sul conflitto e potrebbe aumentare il carico emotivo per entrambi. Al contrario, potrebbe essere utile cercare di creare un ambiente più sereno e sicuro in cui suo figlio si sente libero di esprimersi senza timore di giudizi o di incomprensioni.
Ad esempio, potrebbe provare a parlargli in un momento tranquillo, magari facendo insieme un'attività che gli piace, così da abbassare la tensione. In queste occasioni, può provare a condividere le sue osservazioni con calma e senza pressione, dicendo qualcosa come: "Ho notato che a volte durante i nostri litigi mi dici cose che sembrano importanti per te. Vorrei davvero capirti meglio e sapere come ti senti. Quando ti senti pronto, sono qui per ascoltarti." Questo approccio mostra apertura e disponibilità, senza spingerlo a parlare quando non si sente pronto.
Se il suo comportamento persiste o diventa difficile da gestire, potrebbe essere utile coinvolgere un professionista, come uno psicologo dell'età evolutiva, che può aiutare sia lei che suo figlio a comunicare meglio ea costruire un rapporto più sereno e comprensivo.
Le auguro di trovare il modo di connettersi con suo figlio in modo sempre più autentico e di aiutarlo ad affrontare ciò che lo preoccupa. Non esiti a cercare supporto, se necessario.
Buongiorno, capisco il suo desiderio di voler comprendere meglio suo figlio e supportarlo nel gestire le sue emozioni. Nell’approccio PNL-T (Programmazione Neuro-Linguistica Terapeutica), si lavora per trasformare le modalità comunicative e creare un contesto in cui possa sentirsi ascoltato senza conflitti.
Può essere utile modificare l’approccio alle discussioni: invece di affrontare argomenti delicati durante momenti di tensione, scelga un momento di calma e utilizzi un linguaggio che favorisca l’apertura. Ad esempio, un suggerimento pratico è utilizzare frasi che mostrino curiosità e accettazione, come: "Mi interessa capire cosa ti fa stare meglio, e sono qui per ascoltarti, quando e come vuoi."
Una tecnica PNL-T potrebbe essere il "ricalco": allinearsi inizialmente al suo stato emotivo, riconoscendo la sua frustrazione, per poi guidarlo verso un dialogo più sereno. Questo approccio aiuta a ridurre la chiusura e facilita la comunicazione.
Buongiorno gentile Utente, la situazione che descrive è comune a molti genitori di adolescenti e dimostra quanto sia difficile ma importante trovare modi per comunicare con i propri figli in questa fase della loro crescita. È comprensibile che voglia capire di più sulle emozioni e sui pensieri di suo figlio, soprattutto quando emergono in momenti di tensione. Tuttavia, spingerlo verso il conflitto per ottenere informazioni potrebbe non essere la strategia più efficace e potrebbe anche alimentare ulteriori chiusure o incomprensioni.
L’adolescenza è un periodo di grande trasformazione, caratterizzato da un bisogno crescente di autonomia e allo stesso tempo da emozioni spesso intense e difficili da gestire. Quando suo figlio "va in escandescenza" durante una discussione, è probabile che stia esprimendo un accumulo di frustrazione che non riesce a verbalizzare in altri momenti. Tuttavia, queste esplosioni emotive potrebbero non essere il momento migliore per affrontare questioni delicate, poiché la rabbia e lo stress riducono la capacità di dialogo costruttivo sia per lui che per lei.
Un approccio più utile potrebbe essere cercare momenti di calma per costruire un dialogo aperto e rispettoso. Può provare a iniziare una conversazione in un momento neutro, quando entrambi siete tranquilli, mostrando interesse e ascolto senza giudizio. Ad esempio, potrebbe dirgli qualcosa come: "Mi rendo conto che a volte nei momenti di tensione emergono cose che ti pesano. Vorrei davvero capire meglio cosa senti, perché mi importa di te e del nostro rapporto. Quando ti senti pronto, possiamo parlarne." Questo approccio può aiutarlo a sentirsi accolto senza pressione.
Un altro aspetto importante è il modo in cui lei gestisce le sue emozioni durante questi momenti di confronto. Mostrarsi calma e aperta, anche di fronte a un atteggiamento chiuso o difensivo, può aiutare a creare un clima di fiducia. Se lui percepisce che può esprimersi senza temere una reazione troppo critica o giudicante, potrebbe sentirsi più disposto ad aprirsi.
Allo stesso tempo, tenga presente che non sempre gli adolescenti sono in grado di spiegare immediatamente ciò che provano o pensano. A volte, il lavoro interiore necessario per comprendere e comunicare i propri sentimenti richiede tempo. Durante questo processo, potrebbe essere utile offrirgli supporto indiretto, ad esempio incoraggiandolo a trovare modi alternativi per esprimersi, come scrivere, praticare un hobby o parlare con una figura di fiducia al di fuori della famiglia, come uno psicologo.
Infine, non sottovaluti l'importanza di dare l'esempio. Mostrarsi disponibile ad affrontare le proprie emozioni e a discutere in modo calmo e rispettoso può insegnargli molto su come gestire i conflitti e costruire relazioni sane.
Se la situazione continua a creare tensioni importanti o se sente che suo figlio fatica a gestire il proprio malessere, potrebbe essere utile valutare un percorso di supporto psicologico, sia per lui che per lei come genitore, per esplorare insieme le dinamiche e trovare strategie di comunicazione più efficaci.
Dott. Luca Vocino
Gentilissima, grazie per la sua condivisione.
Tendenzialmente gli adolescenti sono chiusi e restii a parlare, è un periodo particolare dove prediligono i pari e, solitamente, è proprio con loro che si interfacciano e confidano, difficilmente se qualcosa non va ne parlano con i loro genitori, è normale ed è "giusto" così.
Nonostante ciò, gli adolescenti non smettono MAI di comunicare; attraverso i loro silenzi, i loro comportamenti, la loro rabbia e i loro scontri stanno comunicando qualcosa. E' evidente che suo figlio ha tanto da dirle ed è comprensibile che riesca a farlo maggiormente in un momento in cui è arrabbiato. La rabbia gli permette di liberarsi, di dire ciò che si tiene dentro, di ritrattare in futuro e gli dà "una scusa" e un'opportunità per dire ciò che pensa. Quando gli animi si placano, diventa più difficile interfacciarsi e parlare seriamente con l'adulto.
Forse, portare volontariamente suo figlio alla scontro, potrebbe essere una scelta azzardata e controproducente.
Sono pochi gli elementi per poterle consigliare come interagire con suo figlio, perché non conosciamo voi e il vostro vissuto, familiare o personale.
Certamente potrebbe essere utile per suo figlio parlarne con qualcuno, potrebbe dirgli che ha capito che qualcosa l'ha fatto soffrire, che le dispiace e che vorrebbe sapere cosa può fare per aiutarlo a stare meglio; ricordandogli che rispetta il fatto che lui non ne voglia parlare ma che, non appena se la sentirà, lei sarà pronta e disponibile ad ascoltarlo nella modalità che lui ritiene più giusta.
In ogni caso, non insisterei troppo, le faccia sentire che c'è rispettando comunque i suoi spazi, appena se la sentirà, troverà lui il modo di comunicare con lei.
In alternativa, potrebbe consigliarli di parlare con un professionista, potrebbe esprimere i suoi pensieri e ciò che lo preoccupa e potrebbe avere uno spazio suo personale, riservato e libero.
Per qualsiasi cosa, rimango a disposizione (anche online). Le auguro un buon proseguimento.
Cordialmente, Dott.ssa Carlotta Cazzin.
Buongiorno. L'adolescenza è un periodo dove le emozioni sono spesso vissute in maniera molto intensa e dirompente, questo crea molta confusione sia nei ragazzi che negli adulti vicini a loro. Potrebbe provare ad aprire il discorso proprio così come ha scritto nel messaggio, facendo presente che ha notato che nei momenti di esplosione escono questioni importanti che meriterebbero un loro spazio ed esprimendo la sua apertura ad accogliere i vissuti di suo figlio senza giudizio.
Buongiorno a lei,
da chi ha imparato suo figlio a esprimere la rabbia "andando in escandescenza"? Con chi è così arrabbiato?
Credo che queste e altre domande possano essere un punto di partenza per capire cosa c'è al di là del comportamento talvolta chiuso talvolta dirompente.
Un saluto
Giovanni Cicinelli

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