Buongiorno, soffro da sempre di una forte emetofobia (già all'asilo ne ero terrorizzata). Ho avuto u

19 risposte
Buongiorno, soffro da sempre di una forte emetofobia (già all'asilo ne ero terrorizzata). Ho avuto un periodo della mia adolescenza in cui questa fobia si è placata (mai risolta) e poi con gli anni è ritornata sempre più forte. Non ho mai avuto traumi collegati al vomito, ho sofferto di disturbi alimentari ma mai di bulimia. Seguo da qualche anno un percorso di psicoterapia che mi ha aiutato molto nella gestione di ansia e attacchi di panico (ora la terapia viene svolta saltuariamente come check-up).
Quali sono i trattamenti più efficaci per risolvere l'emetofobia? esistono terapie alternative rispetto all'esposizione graduale?
Grazie mille, buona giornata
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
La terapia cognitivo comportamentale rappresenta un'arma validissima in questo tipo di problematiche tuttavia ritengo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buonasera
molto buono che lei stia già facendo una psicoterapia con buoni risultati. E perché non chiede al suo terapeuta su altri approcci? Io solitamente spiego sempre le varie psicoterapie possibili. Quanto è invalidante la sua emetofobia? E che significato ha? Se vuole mi faccia sapere
Buonasera, l'esposizione graduale è una forma di terapia utile a desensibilizzare rispetto allo stimolo; tutta via non è risolutiva della questione rispetto alla sua origine. Con le fobie un lavoro più approfondito si può fare con un approccio psicanalitico, magari proprio dopo una prima fase di desensibilizzazione se la fobia è altamente invalidante. L'approccio psicanalitico le consentirebbe di interrogare il sintomo per arrivare all'origine della sua costruzione prima di scioglierlo del tutto. Il rischio con ogni sintomo, non solo con le fobie, che si corre quando questo viene eliminato senza essere adeguatamente interrogato ed elaborato, è che possa ripresentarsi sotto altre forme.
In altre parole, prima di eliminare del tutto un sintomo sarebbe utile comprenderne il significato per poter far si che si possa liberarsene realmente. Resto a sua disposizione per eventuali chiarimenti.
Buongiorno,
Il mio consiglio è di chiedere direttamente al suo terapeuta rispetto a possibili altri approcci; conoscendola, saprà consigliarla al meglio.
Approcci alternativi, o meglio, che possono integrarsi al lavoro fino ad ora svolto potrebbero cercare di approfondire i significati sottostanti a tale fobia, capendone l'origine e la funzionalità.
Si consulti, comunque, con lo specialista a cui è in carico. Resto a disposizione, un saluto.
Luca Belotti
E' comprensibile che l'emetofobia ti abbia tenuta lontana dalle condotte di eliminazione tipiche della bulimia, la tua descrizione risulta lineare e chiara, ma mi sorge un'inevitabile domanda. Se hai intrapreso un percorso che ora ha una minore cadenza, suppongo perché vicino alla risoluzione del motivo per cui lo avevi iniziato, come mai ricerchi terapie alternative per questa fobia? Hai provato a fare al/la tuo/a terapeuta la richiesta di un'ulteriore percorso? Se senti la necessità di chiedere un altro parere professionale, cosa più che lecita, il mio consiglio allora è quello di dartene la reale opportunità, dedicandoti un'ora di consulenza con un professionista diverso dal/la tuo/a attuale.
Buongiorno,
ritengo possa essere utile per lei affrontare la questione con il terapeuta che la segue, parlandone apertamente.
Esiste la possibilità di seguire diversi approcci, magari integrandoli al percorso che sta già affrontando, come pure la possibilità di cambiare percorso rivolgendosi ad un altro professionista, se ne sente la necessità.
Cordialmente, EP
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua condizione che sento le provoca un forte disagio. Ciò che mi sento di rimandarle è la possibilità di parlare, col professionista che la sta seguendo, della necessità andare più a fondo nella comprensione della sua fobia. Il suo terapeuta potrebbe organizzare diversamente il lavoro che state facendo assieme una volta accolta la sua richiesta oppure potrebbe indirizzarla ad un altro professionista qualora questo non rientri nelle sue competenze.
Con il mio miglior augurio che possa stare meglio
Un caro saluto,
Simona Del Peschio
buongiorno, concordo con le risposte che ha ricevuto di altri psicologi che la terapia cognitivo-comportamentale sia quella con il migliore risultato in questo campo. le consiglio anche io di chiedere al suo terapeuta di utilizzare questo approccio. io lo utilizzo in casi analoghi con completa risoluzione del problema per il paziente. buona serata Rosaria Mastrone psicologa psicoterapeuta. i mie dati di contatto sono su Google inserendo nome e cognome.
Gentile Utente, le fobie sono molto invalidanti, e non fatico a credere che la sua le abbia creato difficoltà durante il percorso di crescita. La terapia con più fondamento scientifico nel trattamento delle fobie è la terapia cognitivo-comportamentale, che usa desensibilizzazione ed esposizione graduale, che lei già conosce. Nulla vieta che però possa sperimentarsi in altri approcci; tenga presente che ad essere realmente curativa è la relazione, non la terapia in sé, che però offre stumenti diversi da orientamento a orientamento. La domanda che ci pone, in ogni caso, merita un approfondimento: non è chiaro se sia mossa solo da curiosità, o c'è qualcosa dell'esposizione graduale che le renda scomoda l'applicazione nonostante i buoni risultati. Ne parli con la figura terapeutica che si sta occupando di lei, i check up sono occasioni preziosi per limare anche i più piccoli timori residui. Un caro saluto
Salve, nel suo racconto ci informa che con la terapia sta andando molto meglio e per questo motivo non comprendo come mai lei cerchi altre strade. Comunque ne può parlare con il suo terapeuta senza nessuna inibizione o timore di poterlo offendere, certo che sarà ben lieto di darle tutte le risposte che desidera. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, provi a parlarne con la sua terapeuta della necessità di trovare altre modalità oltre alla psicoterapia. Vi sono tecniche corporee differenti che permettono di comprendere la funzionalità del proprio sistema nervoso autonomo. Oppure un approccio multidisciplinare.
Buongiorno, potrebbe fare al caso suo un approccio che, prima di arrivare ad una esposizione graduale condivisa, le fornisca degli strumenti e abilità utili a gestire le emozioni e i pensieri difficili in modo più efficace, in modo da potersi distanziare da questi e permetterle di perseguire ciò che per lei è importante, nella sua vita. E' un approccio cognitivo- comportamentale di terza generazione, il suo nome è ACT (Acceptance and Commitment Therapy). Se è curioso, può cercare qualcosa navigando in rete e contattarmi se interessato. Cordiali saluti Antonio Zagarese
A fronte della recrudescenza dei sintomi che ha descritto, la soluzione più efficace potrebbe essere quella di riprendere la psicoterapia con una frequenza più assidua, oppure parlarne con la sua terapeuta e valutare se rivolgersi ad una/un collega con un approccio psicoterapeutico differente da quello seguito fino ad ora.
Buona sera, mi spiace per il disagio, sicuramente non deve essere facile. Essendo il suo un disturbo con una presentazione eterogenea la presa in carico è bene avvenga attraverso un approccio multidisciplinare che pone attenzione tanto all'aspetto medico quanto all'aspetto psicosociale. E' un'ottima cosa fare già un percorso di psicoterapia, ma credo importante anche potervisi approcciare in un'ottica sistemica, che possa far emergere, evidenziare ed approfondire l’importanza delle dinamiche familiari nella genesi della problematica.
Cordialmente dott.ssa Marasco
È positivo sapere che stai già affrontando la tua emetofobia attraverso un percorso di psicoterapia e che hai riscontrato dei benefici nella gestione dell'ansia e degli attacchi di panico. La terapia può essere uno strumento efficace per affrontare questa fobia specifica.

L'esposizione graduale è uno dei trattamenti più comuni e raccomandati per l'emetofobia. Questo tipo di terapia comportamentale consiste nel gradualmente esporre la persona a situazioni o pensieri che provocano ansia legati al vomito, al fine di ridurre la paura associata. L'esposizione graduale permette di familiarizzare con l'ansia e imparare a gestirla in modo più efficace nel corso del tempo. Può essere utile lavorare con un terapeuta specializzato in fobie o disturbi d'ansia per guidarti attraverso questo processo in modo sicuro e progressivo.

Tuttavia, capisco che l'esposizione graduale potrebbe non essere adatta o confortevole per tutti. In tal caso, ci sono anche altre terapie alternative che potrebbero essere considerate. Ad esempio, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utile nell'affrontare i pensieri distorti o catastrofici legati all'emetofobia. Questo approccio si concentra sul riconoscimento e sulla modifica dei pensieri negativi e irrazionali che alimentano l'ansia.

Un altro approccio terapeutico che potrebbe essere considerato è l'Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR). Questa forma di terapia si è dimostrata efficace nel trattare traumi e disturbi d'ansia, e potrebbe essere applicata anche nell'affrontare la fobia del vomito. L'EMDR coinvolge la stimolazione bilaterale dei sensi (ad esempio, il movimento degli occhi) mentre si lavora sugli eventi traumatici o sulle emozioni legate alla fobia, facilitando il processo di elaborazione e riduzione dell'ansia.

Ricorda che ogni persona è diversa e ciò che funziona per qualcuno potrebbe non funzionare per gli altri. È importante trovare un approccio terapeutico che si adatti alle tue esigenze e che ti faccia sentire a tuo agio. Continua a collaborare con il tuo terapeuta e discuti con lui delle tue preoccupazioni e delle opzioni disponibili.

Auguro che tu possa trovare il trattamento più adatto a te e che possa fare progressi significativi nella gestione della tua emetofobia. Buona giornata!
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Buongiorno, mi spiace molto per la situazione che sta vivendo e comprendo che voglia capire come poter stare meglio rispetto a questa difficoltà specifica.
In linea generale, le fobie specifiche rispondono bene ad un trattamento cognitivo-comportamentale (CBT) sia per la possibilità di lavorare su pensieri maladattivi che potrebbero sostenere questa difficoltà che per l'utilizzo della desensibilizzazione e dell'esposizione graduale. Potrebbe essere interessante prendere in considerazione una terapia di terza generazione cognitivo comportamentale chiamata ACT (Acceptance and Commitment Therapy), che permette di muoversi verso il cambiamento e il benessere psicologico attraverso abilità di consapevolezza con il momento presente e impegno.
Molto bene che lei abbia già un terapeuta e che abbia lavorato sull'ansia. Parli apertamente col suo terapeuta della sua richiesta rispetto alla fobia specifica, potreste trovare insieme la strada migliore per affrontarla.
Cordiali saluti, VM
Sicuramente lavorare sul sintomo per le fobie è molto utile ma se così radicata forse è importante capire, non solo come gestirla, ma anche da dove possa derivare per lavorare sulle "cause" stesse ed agire alla radice.
Gentilissimo utente, ringrazio la sua condivisione.
Mi dispiace sentire che sta affrontando la fobia del vomito. È positivo sapere che è in terapia e che ha già fatto dei progressi nella gestione dell'ansia e degli attacchi di panico.
Nel caso dell'emetofobia, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è spesso considerata una delle migliori opzioni di trattamento. Questo tipo di terapia può aiutarla a identificare e affrontare i pensieri irrazionali legati alla paura del vomito, nonché ad adottare comportamenti più adattivi per gestire la fobia.
L'esposizione graduale è una tecnica comune utilizzata nella TCC per affrontare le fobie, incluso l'emetofobia. Tuttavia, se non è d'accordo con questa metodologia, è possibile esplorare altre opzioni di trattamento con il tuo terapeuta. Alcune alternative potrebbero includere la terapia cognitiva, la terapia dialettico-comportamentale (DBT) o la terapia dell'accettazione e impegno (ACT).
È importante parlare apertamente con il suo terapeuta dei suoi dubbi e delle sue preferenze per trovare il metodo di trattamento che funzioni meglio per lei. Continui a dedicarsi al suo percorso terapeutico e non esitare a chiedere supporto se ne hai bisogno. Le auguro il meglio nel tuo percorso di guarigione. Rimango a sua disposizione.
Dott. Cordoba

Buongiorno! L'emetofobia, la paura intensa e irrazionale del vomito, è una fobia specifica che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita. La tua esperienza, inclusa la fluttuazione dell'intensità della fobia nel corso degli anni e il supporto psicoterapeutico che hai già ricevuto, è abbastanza comune. Il fatto che tu stia già seguendo un percorso terapeutico e che abbia avuto progressi nella gestione dell'ansia e degli attacchi di panico è molto positivo.

Per quanto riguarda i trattamenti efficaci per l'emetofobia, esistono diverse opzioni, alcune delle quali possono essere alternative o complementari all'esposizione graduale (la tecnica più frequentemente utilizzata per le fobie). Ecco una panoramica delle principali opzioni:

1. Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)
La CBT è uno dei trattamenti più efficaci per l'emetofobia e altre fobie specifiche. Include l'esposizione graduale, ma si concentra anche sull'identificazione e sulla ristrutturazione dei pensieri disfunzionali che alimentano la paura. La CBT può aiutarti a esplorare e modificare le credenze irrazionali sul vomito, riducendo così l'ansia associata.

Esposizione graduale: Come menzionato, è spesso parte della CBT. Tuttavia, può essere adattata ai tuoi ritmi e tolleranze. L'esposizione può essere immaginativa (visualizzazione del vomito) prima di passare a situazioni reali.

Ristrutturazione cognitiva: Questo aspetto della CBT ti aiuta a identificare i pensieri automatici legati alla tua fobia (come il timore di perdere il controllo) e a sostituirli con pensieri più realistici e funzionali.

2. Terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing)
L'EMDR è una terapia utilizzata originariamente per trattare i traumi, ma si è dimostrata utile anche per alcune fobie. Anche se non hai subito traumi legati al vomito, l'EMDR può aiutare a elaborare esperienze passate che potrebbero aver contribuito alla formazione della fobia e desensibilizzare le risposte emotive legate a essa. È una tecnica meno diretta rispetto all'esposizione, ma può comunque ridurre l'ansia associata alla fobia.

3. Mindfulness e Terapia di Accettazione e Impegno (ACT)
L'ACT è una forma di terapia cognitivo-comportamentale che incoraggia l'accettazione delle emozioni spiacevoli, piuttosto che cercare di eliminarle. L'obiettivo è quello di ridurre l'evitamento e l'ansia anticipatoria che spesso accompagnano l'emetofobia, insegnando a tollerare il disagio senza cercare di controllarlo.

Mindfulness: La pratica della mindfulness può essere utile per sviluppare la capacità di stare nel presente, riducendo l'ansia anticipatoria. Può aiutare ad affrontare le sensazioni corporee che spesso si associano alla paura di vomitare.
4. Ipnosi clinica
L'ipnosi clinica può essere utilizzata per accedere al subconscio e ristrutturare le paure associate al vomito. Non è una cura magica, ma può essere utile in combinazione con altre terapie, aiutandoti a rilassarti profondamente e a esplorare le cause più profonde dell'emetofobia. Alcune persone trovano sollievo attraverso l'ipnosi, anche se la sua efficacia può variare da persona a persona.

5. Terapia farmacologica
In alcuni casi, specialmente se l'emetofobia è collegata a disturbi d'ansia generalizzati o attacchi di panico ricorrenti, possono essere prescritti farmaci ansiolitici o antidepressivi (come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina - SSRI). I farmaci non curano la fobia, ma possono aiutare a ridurre i sintomi ansiosi, rendendo più facile affrontare la terapia psicologica.

6. Biofeedback e tecniche di rilassamento
Il biofeedback è una tecnica che ti insegna a controllare le risposte fisiologiche legate all'ansia, come il battito cardiaco o la respirazione. Imparare a regolare queste risposte può aiutarti a gestire l'ansia associata all'emetofobia. Altre tecniche di rilassamento, come la respirazione diaframmatica o la meditazione, possono anch'esse essere utili.

7. Terapie complementari
Agopuntura: Anche se non ci sono molte prove scientifiche a supporto dell'efficacia dell'agopuntura per l'emetofobia, alcune persone riferiscono di trovare beneficio nell'utilizzo di questa tecnica per ridurre l'ansia.

Aromaterapia e tecniche di rilassamento: Utilizzare oli essenziali rilassanti (come la lavanda) può aiutare a calmare l'ansia in momenti di forte stress legato alla fobia.


Ogni persona è unica, quindi la terapia più efficace varia da individuo a individuo. Il tuo percorso di psicoterapia può già averti fornito strumenti preziosi, e potresti discutere con il tuo terapeuta l'idea di integrare tecniche nuove, come l'EMDR o l'ACT, o esplorare la possibilità di combinare terapie psicologiche con interventi complementari. L'importante è trovare un approccio che ti faccia sentire a tuo agio e che si adatti alle tue esigenze personali.

Buona giornata e in bocca al lupo con il tuo percorso! Se hai altre domande, sono qui.

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