Buongiorno! Mia figlia era in cura da uno psichiatra a causa di eccessiva emotività, crisi d’ira e m

20 risposte
Buongiorno! Mia figlia era in cura da uno psichiatra a causa di eccessiva emotività, crisi d’ira e molta difficoltà nei rapporti interpersonali. Dopo un anno di psicoterapia, ha deciso di abbandonare perché non c’era più dialogo col medico. Solo in quel frangente lui le ha riferito che soffriva del disturbo borderline e le ha detto che non poteva terminare così le sedute settimanali (anche in tono molto innervosito); così mi ha riferito la ragazza venticinquenne. Secondo lei la psicoterapia è la strada adatta? È rimasta piuttosto sconvolta perché non pensava a questa diagnosi, fatta anche piuttosto drasticamente. Si chiede ancora adesso se può essere corretta… Il medico in questione risultava una persona competente. Ma non doveva allora crearsi un rapporto più empatico tra lui e la paziente? Lei intenzionata a provare con un altro psicologo, cosa ne pensa ? Grazie!
Buongiorno. Non è certo possibile entrare nel merito del racconto che fa o del rapporto che sua figlia ha avuto con lo specialista a cui si è affidata. Però, per come descrive, il rapporto terapeutico sembra essere entrato in una turbolenza emotiva (le cui motivazioni non sono chiare a nessuno) e che ha portato ad una conclusione insoddisfacente, magari anche prematura. Se però sua figlia intende provare a risolvere qualche difficoltà personale che la fa soffrire, può certamente rivolgersi ad un altro specialista e valutare insieme a lui quale strada percorrere; così come potrebbe continuare a provare a comprendere cosa stia accadendo in lei con l’attuale. SG

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Buongiorno, ciò che spesso avviene tra paziente e terapeuta non è cosa semplice da comprendere ad esterni per cui mi terrei lontana da giudizi in merito al terapeuta. Ciò nonostante credo sia fondamentale che il paziente si fidi del terapeuta e che senta di essere in empatia con lui. In linea generale non trovo utile fare una diagosi su una minore se non richiesta all'ultimo incontro ma è anche vero che non conosco le circostanze dell'accaduto. Certo se la diagnosi è esatta trovo estremamente utile e fondamentale che sua figlia continui con una terapia anche cambiando terapeuta soprattutto se parliamo di un adolescente. Spero di esserle stata d'aiuto e rimango disponibile per qualunque altro chiarimento.
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Buon pomeriggio,
Sono sicura che tra sua figlia e li specialista non ci sia stata compliance e non si siano capiti.
Non siamo tutti uguali, sono disponibile ad incontri online.
Cordialmente
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Salve, Mi dispiace per la situazione che si è creata Ma ritengo che sua figlia abbia ancora bisogno di essere seguita. L'unica cosa che ritengo opportuna fare è interrogarsi su che cosa non sia andato a livello relazionale ed utilizzare questo materiale per poter eventualmente riaffrontare la terapia in maniera più funzionale. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL
Buona sera, senza entrare nel merito della vicenda inerente il collega, direi che indipendentemente dalla diagnosi le problematiche presentate da sua figlia possono essere affrontate con una psicoterapia. Importante sarà riprendere quanto accaduto con il precedente terapeuta, come spunto per analizzare le proprie modalità di esperienza affettiva e relazionale. Saluti
Cara utente, non è semplice descrivere cosa succede nella stanza di terapia, professionista e paziente intraprendono un percorso insieme che spesso per chi sta al di fuori non è semplice comprenderne le dinamiche. Non mi permetto di emettere alcun giudizio rispetto all'operato del collega poichè non conoscendo il caso non si esprimere alcun parere. Ciò che mi sento di dirle però è che ogni percorso di terapia e a sè. Ciò che accade in un percorso non è dette che accada anche con altri professionisti. Se la ragazza riferisce che "non c’era più dialogo col medico" forse potrebbe essere utile per lei nel prossimo percorso interrogarsi su consa non ha funzionato, tenendo a mente però anche ciò che ha funzionato per lei.
Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Gentilissima, qualsiasi tipo di rapporto dovrebbe basarsi sulla fiducia, se questa viene a mancare, non si arriva da nessuna parte. Indipendentemente dal motivo, se sua figlia non può più continuare con la persona che l'ha seguita per un anno, è giusto che si rivolga a un'altra persona, deve essere lei la prima a volersi bene e a cercare qualcuno che la possa guidare verso un futuro più sereno.
Qualora lo volesse, resto a disposizione, anche online
Cordialmente
dott.ssa Miculian
Buonasera, sarebbe opportuno che sua figlia esplorasse, approfonditamente in terapia, con l'attuale terapeuta, i motivi che lei ci ha riportato, in modo da chiarire tutti i dubbi ed eventualmente chiudere con consapevolezza questo percorso che è durato un bel pezzo di strada. Poi se è il caso, certamente, iniziare un altra terapia. Un caro saluto
Buona sera, credo che sia importante per sua figlia poter esplorare con il suo terapeuta quanto accaduto durante l'ultima seduta. Le ragioni più o meno consapevoli che fanno interrompere un processo di terapia sono importanti e meritano il tempo per essere approfondite. Successivamente, se lo riterrà, potrebbe iniziare un'altra terapia.
Un caro saluto
Gentile utente, certamente il rapporto di alleanza terapeutica, compliance ed empatia è alla base di qualsiasi buon percorso psicoterapico. Utile, a mio avviso, rivolgersi ad un nuovo terapeuta sia per chiarire i dubbi circa la diagnosi che per provare nuovamente a risolvere e gestire al meglio i motivi di sofferenza di sua figlia. Spero di essere stata di aiuto e porgo cordiali saluti.
Dr.ssa Sara Mammano
Buongiorno,

l'esperienza clinica insegna che vi è una difficoltà nel caso di un disturbo Borderline a tener in piedi la relazione terapeutica. Solitamente i pazienti Borderline seguono al pari della psicoterapia un adeguato piano terapeutico farmacologico. La farmacoterapia insieme con la psicoterapia possono consentire al paziente di avere una vita dignitosa e determinare un ridimensionamento della sintomatologia. Resta il fatto che come per gli altri disturbi di personalità non si può parlare di totale guarigione. Presuppongo che lo psicoterapeuta abbia parlato con sua figlia degli aspetti legati alla sua psicopatologia con il massimo del rispetto e del tatto che la relazione consente. E' molto probabile che sua figlia abbia preso male il feedback rimandato, ma proprio per questo sarebbe opportuno che tornasse dal suo specialista in quanto sarebbe un interessante spunto da cui ripartire e allo stesso tempo un occasione per lei per poter meglio comprendere quale è il suo modo di funzionare all'interno delle relazioni.
Nella speranza che sua figlia possa continuare il percorso iniziato.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve, può capire che ad un certo punto la relazione terapeutica venga meno.
Sarebbe opportuno che sua figlia continui o inizi un percorso di psicoterapia per lavorare sulla gestione della sua emotività.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Buongiorno

è necessario comprendere se lo psichiatra era formato anche in psicoterapia e quale tipologia di approccio aveva instaurato con la ragazza.
Le consiglierei però di cercare una nuova persona che possa supportare sua figlia nelle sue difficoltà, spesso capita che nei lavori terapeutici si entri in una dinamica non funzionale per entrambi e sia necessario un invio ad altro professionista.
Se vuole può chiamarmi o scrivermi per darle ulteriori indicazioni, sia in presenza che online.

dott.ssa Letizia Muzi
Buonasera,
Credo sia davvero impossibile entrare nel merito della correttezza di questa diagnosi, così come del racconto della ragazza.
Quello che invece mi sembra sensato dire è che, a prescindere dalla diagnosi di disturbo borderline, la ragazza potrebbe giovare di un percorso di psicoterapia, anche con un altro terapeuta se il rapporto di fiducia con il primo collega è ormai compromesso.
In questo modo si potrà chiarire la diagnosi e impostare un piano terapeutico adatto alle esigenze della paziente.
Un caro saluto,
Dottoressa Federica Casale
Gentile utente, capita di avere delle battute di arresto anche all'interno della relazione terapeutica. La scelta di intraprendere un percorso è sempre della persona che ne usufruisce, spetta a quest'ultima decidere quando e con chi iniziare. La motivazione è fondamentale quando si lavora psicologicamente, senza la quale nessuno sforzo sarà utile. Capisco che da mamma vorrebbe aiutare sua figlia, e per questo potrebbe ritornare utile anche a lei degli incontri di consulenza genitoriale.
Se ha bisogno mi può contattare online.
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Gentilissima, comprendo la sua apprensione tuttavia il quesito da lei posto invita alla cautela e al massimo rispetto del rapporto professionale intercorso tra sua figlia e lo specialista che l’ha seguita. Le dinamiche in gioco nella stanza di terapia sono così sottili, delicate e mutevoli che non possono essere interpretate o commentate dall’esterno. Se il loro percorso ha avuto questa evoluzione e questa risoluzione esisteranno motivi che non possono essere altro che valorizzati e accolti. Evidentemente, se la ragazza nutre ancora motivazione e predisposizione alla psicoterapia, allora il lavoro fatto non è stato vano. Resto a disposizione e le porgo cordiali saluti
Gentile signora, sicuramente la relazione tra sua figlia e lo Psichiatra deve aver subito qualche scossone emotivo che non è facile nè giusto giudicare dall'esterno. Nella terapia ci sono due attori in gioco: terapeuta e paziente ed entrambi devono stare comodi nel ruolo che occupano, se ciò non avviene è giusto parlarne ed eventualmente interrompere la terapia.
Sul come è stata comunicata la diagnosi non mi esprimo, ma qualora fosse vera (e immagino lo sia poiché fatta da uno Psichiatra), sua figlia ha bisogno di essere seguita da uno Psicoterapeuta e probabilmente anche da uno Psichiatra per valutare l'eventuale terapia farmacologica.
Disponibile per un'eventuale presa in carico, ricevo a Milano ma anche on-line.
Cordialmente,
Dott.ssa Emanuela Graziano
Buonasera, concordo con la collega che trova difficile entrare in merito alla relazione terapeutica tra lo psichiatra in questione e sua figlia. Aggiungerei che momenti conflittuali, emotivamente faticosi o di stallo possono essere necessari e anche molto utili durante il trattamento, purché inseriti in una cornice teorica e all'interno di una buona alleanza terapeutica. Trovo opportuna la decisione di iniziare un nuovo percorso di psicoterapia, intesa come spazio in cui poter costruire una nuova narrazione di sé. Glielo auguro fortemente. Spero abbia o possa trovare anche lei il suo spazio in cui esprimere la sua preoccupazione, la sua sofferenza, e anche le altre parti di se stessa. Un caro saluto, Chiara Petrocchi
Gentile utente, certamente, può incoraggiarla nello scegliere uno psicoterapeuta. Non sempre si trova quello giusto al primo tentativo, non demorda nel caso.

Cordialmente

Dottor Mauro Vargiu

Buongiorno,

Grazie per il Suo messaggio. Comprendo la situazione di sua figlia, che appare delicata e richiede alcune riflessioni.

Per quanto riguarda la diagnosi di disturbo borderline, è importante che venga spiegata in modo chiaro ed empatico, soprattutto quando viene comunicata per la prima volta. Questo disturbo è complesso e richiede una valutazione approfondita. Se la diagnosi è stata percepita come improvvisa o drastica, capisco lo sconvolgimento di sua figlia.

Inoltre, il rapporto terapeutico è un aspetto fondamentale per il buon esito di qualsiasi percorso psicologico, in particolare nei casi di disturbi di personalità. Se la comunicazione con lo psichiatra è venuta meno, ciò potrebbe aver compromesso il dialogo e l’efficacia della terapia. Un rapporto empatico e di fiducia è essenziale.

Riguardo alla possibilità di consultare un altro terapeuta, credo sia una scelta valida. Trovare un professionista con cui sua figlia si senta a suo agio potrebbe essere la chiave per proseguire il percorso in modo più sereno. È importante che si rivolga a uno specialista che abbia esperienza nel trattamento del disturbo borderline, qualora la diagnosi venisse confermata.

Infine, la psicoterapia rimane una delle strade più efficaci, in particolare la terapia dialettico-comportamentale, che ha dimostrato ottimi risultati nel trattamento di queste problematiche. Se sua figlia è disposta a continuare, potrebbe essere la strada giusta per lei, purché si senta adeguatamente compresa e supportata.

Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.

Cordiali saluti,
dottor Matteo Marchesi

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