Buongiorno, mia figlia diciannovenne è in psicoterapia d pochi mesi. Ha trovato una dottoressa che

20 risposte
Buongiorno,
mia figlia diciannovenne è in psicoterapia d pochi mesi.
Ha trovato una dottoressa che a lei piace molto.
Io sono una mamma che sono stata molto invadente nell sfere privata di mia figlia standole addosso,volevo sapere tutto cosa faceva e non .
Me ne sono resa conto parlando con lei e da allora mi sto comportando in maniera sana.
Sempre parlando con lei però mi sono state dette delle cose che mi riguardano,mentre parla durante la terapia con questa dottoressa.
Tipo ; la dottoressa ha detto che tu sei ossessiva compulsiva oppure avevo chiamato un amica di mia figlia per avere un informazione (anche qui logicamente la mia invadenza) e la dottoressa a mia figlia ha detto ; accidenti ha anche il mio numero la dovrò bloccare.
Ecco tutto questo a mio parere pare eccessivo mi sento come se questa professionista vuole mettere mia figlia contro di me,mi sento derisa dalla persona che dovrebbe invece aiutare mia figlia a risolvere i conflitti non a fare ciò.
Nel frattempo mia figlia in questo periodo è molto distante da me e la cosa mi preoccupa molto.
Cosa fare?
Buongiorno,

capisco la sua preoccupazione e il desiderio di proteggere il rapporto con sua figlia in una fase delicata come quella dell'adolescenza, specialmente mentre sta intraprendendo un percorso psicoterapeutico. È importante considerare alcune prospettive in questa situazione, che possono aiutarla a valutare come agire al meglio.

In primo luogo, è normale che un percorso terapeutico possa portare una giovane donna come sua figlia a esprimere e rielaborare dinamiche familiari, anche complesse. La distanza che lei percepisce potrebbe essere un passaggio temporaneo, legato alla necessità di sua figlia di riflettere sui propri confini e sul rapporto con lei. Non significa necessariamente che il legame sia compromesso, ma piuttosto che si stia ristrutturando in una nuova forma, più adulta.

Riguardo ai commenti che sua figlia riferisce, è importante considerare che potrebbero essere interpretazioni soggettive o semplificazioni di quanto detto dalla terapeuta. La psicoterapia è un contesto privato e protetto, dove spesso emergono osservazioni utili per il paziente, ma non sempre destinate a essere comunicate a terzi. Se sente di essere stata descritta in modo che le appare eccessivo o svalutante, potrebbe trattarsi di un’impressione mediata dalla percezione di sua figlia. È essenziale non trarre conclusioni affrettate senza un quadro completo.

Il suo impegno a modificare comportamenti invadenti è un passo molto positivo e dimostra una grande disponibilità al cambiamento. Continui a lavorare su questo aspetto, mostrando a sua figlia che sta rispettando i suoi spazi e le sue scelte, inclusa quella di proseguire la terapia con questa dottoressa.

Se il senso di distanza persiste o la preoccupa molto, potrebbe essere utile proporre a sua figlia di partecipare insieme a un incontro con la terapeuta, qualora lei fosse d’accordo. Questo potrebbe rappresentare un’occasione per chiarire eventuali malintesi e rafforzare la comprensione reciproca.

Infine, consideri l’idea di intraprendere anche lei un percorso di supporto psicologico. Potrebbe essere un’occasione per approfondire le dinamiche familiari, elaborare i suoi vissuti rispetto alla situazione e ricevere strumenti per gestire al meglio il rapporto con sua figlia in questa fase di cambiamento.

Resto a disposizione se desidera approfondire. Un saluto.

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Gentile Utente, credo sia normale sentirsi spaventati da un “terzo” che viene vissuto come se si stesse inserendo nella sua relazione con sua figlia. Da un lato le ricorderei che lei sa solo quello che sua figlia le riferisce rispetto alla sua terapia, quindi la inviterei a non costruire troppo su due frasi buttate lì così, che magari erano in un contesto molto più ampio o comunque accompagnate da altre riflessioni.Allo stesso tempo, se nel tempo si riconosce di essere stata molto invadente con sua figlia, credo questo sia un momento di prova sia per entrambe e per la vostra relazione. Può essere sano un allontamento da parte di sua figlia, che potrebbe portare in futuro ad un avvicinamento ancora più intimo e sano. Penso possa essere un buon momento per lei per lavorare su questi bisogni di controllo, e credo possa far molto bene al vostro rapporto la riprova per sua figlia che lei riesce a mantenere dei sani confini. Mi chiedo anche, se sua figlia le ha riferito questo, se fosse anche un modo più o meno velato per mettere un po’ alla prova il suo bisogno di controllo o di inserirsi nella vita privata di sua figlia. Mi viene la fantasia potessero essere degli “ami” messi lì per vedere se avrebbe abboccato e dimostrato poco progresso effettivo nella sua capacità di distanziarsi dal mondo privato di sua figlia. O magari anche solo la sua capacità di essere criticata in questi aspetti che lei stessa si riconosce come poco sani. Ripeto, lo spazio a volte può aiutare entrambi e soprattutto la relazione. Provi ad avere fiducia in questo percorso. Poi sicuramente ci mancano molti dati. Sua figlia ora è adolescente? E’ un momento importante quello per esplorare se stessi facendo dei lavori di distacco e poi ritorno alla famiglia, per scoprire cosa siamo al di fuori di essa. In tal caso, quello che lei dovrebbe dimostrare è che può essere una base sicura per sua figlia alla quale lei può tornare, ma che le lasci contemporaneamente tutto lo spazio per le sue possibili esplorazioni. Nel frattempo, credo possa essere positivo anche per lei pensare ad iniziare un percorso con uno psicologo o psicoterapeuta per aumentare la sua introspezione e capire perché nel tempo ha sentito il bisogno di mettere in atto queste modalità nel suo rapporto con sua figlia. Un saluto, le auguro il meglio.
Buongiorno, immagino la sua preoccupazione, visto anche il distacco che sente da parte di sua figlia e il fatto che tutto sia avvenuto in pochi mesi. Per quanto riguarda la relazione terapeutica tra sua figlia e la sua terapeuta però, dal momento che la ragazza è maggiorenne, non potrà avere informazioni sul percorso se non da lei stessa, per via del segreto professionale. Il consiglio che mi sento di darle è pertanto quello di concentrarsi sulla relazione tra lei e sua figlia, in cui lei invece ha la possibilità di fare la sua parte. Mettendosi nei panni di sua figlia, per quale motivo ha scelto di riferirle queste cose? E' arrabbiata con lei? Vuole mettere alla prova il suo cambiamento, per vedere se ricade nell'invadenza? O ci sono altri motivi ancora?
Inoltre, se sua figlia la sentiva come troppo invadente, questa distanza potrebbe essere una richiesta implicita da parte sua di provare a relazionarvi in un modo nuovo; sta a lei valutare se può accoglierla oppure se per lei è troppo ed è necessario trovare un modo alternativo ancora per mediare le esigenze di entrambe.
Comunque, dal momento che il cambiamento di sua figlia la sta portando a mettere in discussione anche il suo modo di relazionarsi, potrebbe essere utile anche per lei iniziare un percorso terapeutico (con una terapeuta diversa da quella che già segue sua figlia) per aiutarla a gestire questo cambiamento e le preoccupazioni che ne derivano.
Buongiorno, grazie per aver condiviso il tuo vissuto. La tua preoccupazione è comprensibile e va riconosciuta. Stai affrontando una situazione emotivamente complessa, dove la relazione con tua figlia sta cambiando, e anche il ruolo della psicoterapeuta sembra avere un impatto significativo su di te.

Prima di tutto, alcune riflessioni generali:
1. La distanza di tua figlia: A 19 anni, è normale che i figli cerchino un po’ di indipendenza e autonomia emotiva. Il fatto che tua figlia sia distante non significa necessariamente che stia prendendo le distanze da te in modo permanente, ma potrebbe essere una fase di crescita, in cui cerca di affermarsi come persona separata. Questo è un processo naturale durante l'adolescenza e la giovane età adulta.
2. La psicoterapia di tua figlia: È positivo che tua figlia abbia trovato una terapeuta con cui si sente a suo agio. La psicoterapia può portare a riflessioni profonde e, a volte, i genitori possono sentirsi messi in discussione, soprattutto quando emergono dinamiche familiari che potrebbero non essere state riconosciute prima.

Le tue preoccupazioni riguardo alla dottoressa:
È comprensibile che ti senta turbata da alcuni commenti che hai sentito riguardo al tuo comportamento, come il riferimento alla tua "ossessività compulsiva" o la frase sulla necessità di bloccare il tuo numero. Tuttavia, è importante ricordare che ciò che accade in terapia non sempre riflette la realtà o la totalità della situazione. La terapia è uno spazio protetto dove la tua figlia può esprimere i suoi sentimenti e riflessioni su temi che magari non ha mai condiviso prima, e in questo processo possono emergere espressioni o interpretazioni che non sono sempre oggettive o complete.
- Strumenti terapeutici e riflessioni sulla relazione: Quando la dottoressa menziona cose come la tua "ossessività", potrebbe farlo come uno spunto per stimolare la riflessione della tua figlia su certe dinamiche familiari. Non è detto che questa affermazione debba essere interpretata come un giudizio definitivo, ma piuttosto come un modo per esplorare aspetti che potrebbero influenzare il suo benessere. Potrebbe trattarsi di un'interpretazione parziale o di un’osservazione che serve come punto di partenza per il lavoro terapeutico.
- Inadeguatezza dei commenti: Se alcuni commenti della dottoressa ti hanno fatta sentire giudicata o ferita, è importante che tu lo esprima chiaramente. La terapeuta ha il dovere di rispettare il contesto e le dinamiche familiari, senza alimentare conflitti inutili. Se le sue parole ti sembrano eccessive o inappropriate, è del tutto legittimo che tu faccia presente questa sensazione. La dottoressa, con tutta probabilità, sarà pronta a chiarire i suoi intenti e a spiegare come le sue osservazioni si inseriscono nel percorso terapeutico di tua figlia. La chiarezza in questi casi è fondamentale per non alimentare incomprensioni.

Cosa fare?
1. Parlare direttamente con la dottoressa: Se ti senti a disagio o se percepisci che la terapia sta creando una frattura tra te e tua figlia, il passo migliore potrebbe essere parlare direttamente con la psicoterapeuta, se tua figlia è d'accordo. Potresti chiedere un colloquio con lei, per esprimere le tue preoccupazioni e capire meglio come viene condotta la terapia e come le dinamiche familiari vengono trattate. Fai attenzione a non accusare, ma a spiegare come ti senti e cosa ti preoccupa.
Chiedi chiarimenti riguardo alle osservazioni fatte sulla tua "ossessività" e se ci sono modi in cui potresti migliorare la relazione con tua figlia.
Esprimi come i suoi commenti ti abbiano fatto sentire e chiedi se ci sono modi per evitare che tua figlia percepisca che ci sia un “conflitto” tra te e la dottoressa.
2. Rispettare la privacy della terapia: Sii consapevole che, a meno che tua figlia non scelga di condividere determinati contenuti con te, è giusto rispettare la riservatezza del suo percorso terapeutico. Tuttavia, questo non significa che non puoi fare domande generali o chiedere indicazioni su come poterla supportare al meglio.
3. Sostenere tua figlia senza invadenza: Nonostante la distanza che percepisci, è importante continuare a essere presente per tua figlia, ma rispettando anche la sua autonomia. Puoi darle il supporto di cui ha bisogno senza invadere il suo spazio emotivo. Mostra interesse per la sua terapia, ma cerca di non esercitare pressione sul contenuto della stessa.
4. Terapia familiare: Potrebbe essere utile suggerire un percorso di terapia familiare, dove potresti lavorare con tua figlia e la dottoressa per migliorare la comunicazione e affrontare insieme le difficoltà relazionali. La terapia familiare potrebbe aiutarvi a capire meglio le reciproche esigenze, senza che ci siano incomprensioni o tensioni.
5. Riflessione personale: Riconoscere la tua invadenza è già un passo importante. Continua a lavorare su te stessa per mantenere il giusto equilibrio tra il desiderio di essere presente nella vita di tua figlia e la necessità di darle spazio. Questo ti aiuterà a migliorare la relazione con lei nel lungo periodo.

Le tue preoccupazioni sono valide, ma è fondamentale non trarre conclusioni affrettate. Ciò che accade in terapia non sempre corrisponde a una verità oggettiva, ma è il punto di vista di tua figlia in un dato momento. Se qualche commento ti ha ferito o ti sembra eccessivo, è del tutto legittimo parlarne con la dottoressa. Un dialogo aperto e rispettoso potrà chiarire ogni dubbio. La chiave è continuare a lavorare sulla comunicazione con tua figlia, rispettando il suo percorso, ma anche garantendo che le tue preoccupazioni vengano ascoltate e prese in considerazione.
Un caro saluto
Dott.ssa Marta Landolina
Gentile signora,
grazie per aver condiviso questa situazione, che comprensibilmente può generarle molta preoccupazione e anche un certo senso di smarrimento. È evidente che sta riflettendo profondamente sul suo rapporto con sua figlia, e il fatto che lei abbia riconosciuto il suo comportamento "invadente" in passato e stia cercando di cambiare è un passo molto importante. Non è mai facile mettere in discussione il proprio modo di agire, soprattutto nei confronti di una figlia, ma è un segno di grande amore e volontà di migliorare la relazione.

Da quanto racconta, sembra che sua figlia stia affrontando un momento delicato nel suo percorso di crescita e autonomia, e che la terapia stia probabilmente toccando aspetti di questo processo. È normale che in psicoterapia emergano riflessioni o opinioni che possano riguardare anche le dinamiche familiari. Questo non significa che il terapeuta stia cercando di mettere sua figlia contro di lei, ma piuttosto che stia aiutandola a elaborare i vissuti legati al loro rapporto. Può capitare che alcune frasi riportate possano sembrare scomode o difficili da accettare, soprattutto se ascoltate indirettamente, ma è importante ricordare che l’obiettivo del terapeuta è sostenere sua figlia nel suo benessere psicologico, non creare divisioni.

Il fatto che sua figlia sembri più distante potrebbe essere una fase naturale di questo percorso. Sta crescendo, cercando di costruire la propria identità e di ritagliarsi uno spazio di autonomia emotiva. Questo non significa che lei, come madre, sia meno importante o meno amata, ma che sua figlia ha bisogno di tempo per ridefinire il rapporto con lei in modo più equilibrato. È comprensibile che questo cambiamento possa generare ansia, ma è importante rispettare i tempi e i confini che sua figlia sta cercando di stabilire.

Per quanto riguarda i commenti che ha sentito riferire da sua figlia, se qualcosa le è sembrato poco professionale o offensivo, potrebbe essere utile affrontare la questione in modo costruttivo. Ad esempio, potrebbe riflettere su come questi commenti sono stati percepiti da lei, chiedendosi se possano essere stati interpretati in un modo diverso dal contesto in cui sono stati detti.
Nel frattempo, le consiglierei di continuare a mostrare a sua figlia che è lì per lei, con discrezione e senza invadere i suoi spazi. Può essere utile dirle apertamente che riconosce i suoi sforzi, che le vuole bene e che la rispetta nel suo percorso, lasciandole però la libertà di condividere con lei ciò che desidera, quando lo desidera. Questo può aiutarla a sentirsi sicura del fatto che il vostro rapporto è saldo, anche in un momento di maggiore distanza.

Se sente il bisogno di un ulteriore sostegno per affrontare le sue preoccupazioni, potrebbe considerare un percorso di consulenza per se stessa, per elaborare queste emozioni e trovare nuovi strumenti per rafforzare il rapporto con sua figlia.

Le auguro di trovare la serenità e l’equilibrio che desidera in questa relazione così importante.

Un caro saluto
Buongiorno, grazie per aver condiviso una situazione così delicata e personale. Capisco quanto possa essere difficile per lei, come madre, vedere sua figlia prendere le distanze e avere il timore che questo sia influenzato da ciò che accade in terapia. È evidente che lei sta riflettendo profondamente sul suo ruolo e sul modo in cui le sue azioni possono aver avuto un impatto sulla relazione con sua figlia, e questo è già un passo significativo verso una maggiore comprensione e un rapporto più equilibrato. Dal punto di vista di sua figlia, il processo terapeutico rappresenta un’opportunità per esplorare e rielaborare le sue esperienze, comprese quelle legate al rapporto con lei. È possibile che, nel farlo, emergano sentimenti o dinamiche che, per un certo periodo, possano portarla a prendere le distanze per trovare un proprio spazio emotivo. Questo non significa che stia rifiutando il suo amore o che il legame tra voi si stia spezzando, ma potrebbe essere un passaggio temporaneo necessario per la sua crescita personale. Per quanto riguarda il ruolo della terapeuta, è importante sottolineare che i commenti che sua figlia le ha riportato sono filtrati dalla sua percezione. Potrebbe esserci stato un fraintendimento o un’interpretazione soggettiva delle parole della dottoressa. I terapeuti, di norma, lavorano per aiutare i loro pazienti a costruire relazioni più sane, e non per creare conflitti o contrapposizioni. Tuttavia, comprendo che sentirsi descritta in modo negativo possa essere doloroso e far sorgere dei dubbi. Un modo per affrontare questa situazione potrebbe essere quello di parlare apertamente con sua figlia, esprimendo i suoi sentimenti in modo autentico ma non accusatorio. Ad esempio, potrebbe dirle qualcosa come: "Mi dispiace se in passato sono stata troppo invadente e sto cercando di cambiare perché voglio che il nostro rapporto sia sereno. Sento che ultimamente c’è un po’ di distanza tra noi, e mi piacerebbe capire come posso esserti più vicina rispettando i tuoi spazi." Questo approccio può favorire il dialogo e mostrare a sua figlia che lei è disposta a mettersi in discussione e a crescere insieme a lei. Infine, potrebbe essere utile considerare un percorso di supporto anche per lei, magari con un terapeuta che possa aiutarla a elaborare le emozioni legate a questa fase della relazione con sua figlia. Questo potrebbe offrirle un ulteriore spazio per riflettere su come affrontare i conflitti e le difficoltà in modo costruttivo, senza sentirsi sopraffatta o incompresa. Lei sta facendo il possibile per migliorare il rapporto con sua figlia, e questo è un segnale di grande amore e dedizione. Con il tempo, e con il giusto equilibrio tra ascolto e rispetto dei confini di entrambe, sono fiducioso che riuscirete a trovare una nuova armonia. Un caro saluto, la ascolto con empatia, Dott. Andrea Boggero
Gentilissima, il ruolo genitoriale è molto complesso ed è normale che i genitori vogliano monitorare il benessere del proprio figlio in ogni momento della giornata. Con la crescita, però, questa esigenza di controllo è sempre meno necessaria e diventa naturale allentare un po’ la presa. Qualora però non si verifichi questo rallentamento ,lo stile genitoriale tende a diventare asfissiante: il controllo eccessivo sulla vita dei figli, la pianificazione delle loro attività ne limitano le potenzialità e lo sviluppo generando frustrazione e rabbia. Si parla, in questi casi, di genitori elicottero, le cui modalità educative, pur originate da un senso di protezione, possono influenzare in modo negativo lo sviluppo di autostima e identità dei figli . Premesso ciò, penso che ci sia sempre tempo per recuperare un rapporto genitoriale ostile e la comunicazione può essere un ponte per raggiungere l’obiettivo. Mi dispiace comunque le che sia stata fatta una diagnosi a distanza senza conoscerla, ma cerchi di bypassare e di concentrarsi unicamente sul rapporto con sua figlia che necessita di un confronto diverso caratterizzato da più interazioni leggere e positive.
Cordialità
Dott.ssa Lastella

Buonasera signora, per quanto le affermazioni della terapeuta possano risultare difficili per lei, a mio parere rientrano nel percorso terapeutico di sua figlia. Il percorso che sta affrontando potrebbe essere proprio legato alla costruzione di confini con lei, data magari la sua eccessiva invadenza in passato. In queste situazioni quello che consiglio sempre, se possibile, è un percorso terapeutico anche per il genitore che ha sicuramente bisogno sia di confrontarsi con qualcuno di esterno, sia di trovare delle strategie per affrontare i necessari cambiamenti del figlio. Le suggerisco pertanto di valutare un eventuale percorso anche per sé stessa
Buongiorno,
capisco quanto possa essere difficile trovarsi in questa situazione, soprattutto quando emerge il timore che la terapia di sua figlia possa creare una distanza tra voi. È importante considerare che la terapia è uno spazio personale per sua figlia, dove può esplorare liberamente pensieri e sentimenti. A volte, durante questo processo, emergono percezioni e vissuti che possono risultare difficili da accettare per i genitori.

Il lavoro di uno psicoterapeuta è quello di aiutare il paziente a sviluppare autonomia e consapevolezza, anche rispetto ai rapporti familiari. In alcuni casi, questo può portare un momento di distanza, che però non devono essere lasciati come un rifiuto, ma come una fase di crescita e differenziazione.

La cosa più utile che può fare è continuare a lavorare sul vostro rapporto con empatia e rispetto per i confini di sua figlia. Se sente che le parole della terapeuta la feriscono o la confondono, potrebbe essere utile considerare un confronto diretto con sua figlia per capire meglio i suoi vissuti.

Infine, il suo malessere e le sue preoccupazioni sono validi. In questi casi, può essere molto utile rivolgersi a uno specialista per esplorare i propri sentimenti, riflettere sulle dinamiche familiari e trovare nuovi modi per comunicare con sua figlia.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Gentile utente, mi dispiace molto sapere che lei si senta così. Mi sembra però di comprendere che il dialogo tra lei e sua figlia sia molto migliorato. Ha provato a parlare a sua figlia di come si sente, sapendo queste cose. Provi ad avere un dialogo onesto e sincero con sua figlia per parlare di queste cose. Non sappiamo con esattezza cosa accada nella stanza della terapia ne le parole esatte delle professionista che segue sia figlia. Indagare cosa fa la collega forse non è il punto, ma provi a lavorare sul rapporto che davvero è importante e di interesse per lei quello con sua figlia. A prescindere da ciò che la collega dice o non dice, fa o non fa dal suo punto di vista. Provi a comunicare con sua figlia. Provi anche a rimandarle che sente la distanza e come questa distanza la sta facendo sentire. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno signora, innanzitutto la ringrazio per aver condiviso qui il suo vissuto.
Gli psicologi in genere non etichettano nessuno, né tantomeno danno giudizi. Tuttavia sarebbe molto utile contestualizzare le parole che la terapeuta ha speso nei suoi confronti: ha detto queste parole seriamente, oppure le ha usate come tecnica terapeutica per permettere a sua figlia di differenziarsi da lei? Capisce che ovviamente la situazione cambia e che sua figlia, nel racconto, potrebbe aver frainteso e riportato in maniera non del tutto esatta "i giudizi" del terapeuta. D'altra parte però, comprendere l'origine di questi commenti potrebbe rafforzare ancor di più il suo "lavoro" di intromissione nella vita di sua figlia.
Per questo le consiglio di darsi tempo e di darlo allo stesso modo a sua figlia. Un terapeuta non vorrebbe mai rompere dei legami familiari, ma egli conduce alla differenziazione e alla sanità di alcuni legami che in passato possono essere stati nocivi.
Con il tempo quindi vedrà i risultati della terapia e apprezzerà ancor di più il fatto che sua figlia si stia prendendo cura di sé stessa.
Per ogni altra informazione o dubbio, sono a disposizione.
Gentilissima,
la psicoterapia è un percorso complesso e lungo che aiuta la persona a comprendere meglio se stessi e ciò che si vive, sia a livello emotivo, comportamentale e cognitivo, oltre che relazionale. Difficilmente una specialista avrà l'intento di allontanare le persone tra loro. E' forse importante però per lei comprendere come mai questa invadenza (tra l'altro complimenti che l'ha riconosciuta e ammessa, non è sempre facile e scontato) e come mai si sente allontanata da sua figlia e 'impaurita' che ciò accada. Tutto ciò tenendo sempre in considerazione che sua figlia sta facendo un percorso per comprendere se stessa e andare avanti con le sue capacità e potenzialità, il ché probabilmente implicherà una sorta di allontanamento minimo. Per comprendere tutti questi fattori e dubbi potrebbe esteriorizzarli proprio con un professionista psicoterapeuta che l'aiuti a comprendere la relazione con sua figlia e quindi ciò che risente ora. Inoltre, se minorenne, si ricordi che può sempre richiedere un confronto con la professionista che ha in carico sua figlia per esteriorizzare esattamente questi dubbi, questo però nel momento in cui è minorenne e non se ha raggiunto la maggiore età.
Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Capisco la tua preoccupazione, ma è importante che tu rispetti il percorso terapeutico di tua figlia. La psicoterapia breve strategica si concentra sull’affrontare i problemi pratici e le dinamiche familiari in modo efficace e rapido. Se hai dubbi sul lavoro della dottoressa, sarebbe utile parlarne direttamente con lei in modo costruttivo, cercando di capire come supportare al meglio tua figlia senza invadere il suo processo. È essenziale che tua figlia senta di avere uno spazio sicuro per crescere e risolvere i suoi conflitti.
Buonasera, grazie per la condivisione.
Purtroppo non è possibile sapere fino in fondo cosa sia accaduto nel colloquio con sua figlia, allo stesso tempo immagino che la collega non abbia alcun intenzione di creare una distanza tra di voi.
Vista l'età e il percorso in atto, probabilmente starà attuando un meccanismo di separazione emotivo tipico della fase adolescenziale, che le permette di individuarsi come persona a se stante. Ciò non toglie che la figura genitoriale rimane fondamentale in questo periodo, come supporto a questa individuazione e sostegno in un momento cruciale dello sviluppo della persona.
A presto
VB
Buongiorno, capisco quanto possa essere difficile affrontare questa situazione. È normale sentirsi sopraffatti e confusi quando si parla del rapporto con i propri figli. Mi chiedo se lei abbia mai considerato l'opportunità di intraprendere un percorso di crescita personale parallelo a quello di sua figlia per dedicare del tempo a se stessa, per elaborare le emozioni che sta provando e per trovare nuove strategie per gestire le dinamiche familiari. A volte, un percorso di sostegno psicologico può essere un prezioso alleato per affrontare le sfide della genitorialità.
Resto a disposizione.
Un caro saluto Dott.ssa Valentina De Chiara
Buonasera,
è comprensibile la sua preoccupazione, ma sua figlia è maggiorenne, ed è giusto che intraprenda il SUO percorso, con la sua psicoterapeuta senza intromissioni.
Il ruolo di genitore sicuramente non è facile, e a volte pur volendo far del bene, si creano situazioni di disagio. Ha mai pensato lei di fare un percorso? Com'era sua madre con lei? Così invadente o al contrario molto distante? A volte ci ritroviamo a mettere in atto COPIONI familiari (sia per similitudine o per opposto), senza neanche accorgercene.
La invito ad occuparsi di se stessa, per poter stare bene lei e poi in relazione con sua figlia.
A disposizione.
Un caro saluto
Grazie per aver condiviso i suoi pensieri e le sue preoccupazioni. Il fatto che si sia resa conto di comportamenti invadenti e sta lavorando per modificarli è un passo molto importante e significativo. È naturale che desideri comprendere meglio la situazione e mantenere un rapporto positivo con sua figlia.
Quando un giovane adulto inizia una psicoterapia, possono emergere nuove consapevolezze e dinamiche relazionali. Questo a volte include anche un temporaneo bisogno di distacco per affermare la propria autonomia e ridefinire i confini. È comprensibile che questo distacco possa essere vissuto con preoccupazione, ma può rappresentare un'opportunità per costruire una relazione più equilibrata e rispettosa.
Per quanto riguarda la psicoterapeuta, è importante considerare che ciò che sua figlia le racconta potrebbe riflettere la sua percezione e non necessariamente le intenzioni dirette della dottoressa. La terapia è uno spazio riservato, e il lavoro terapeutico può includere la discussione di dinamiche familiari complesse per aiutare il paziente a elaborare le proprie esperienze e sentimenti. Questo non significa che l'obiettivo sia metterla contro di lei, ma piuttosto sostenere sua figlia nel costruire una maggiore autonomia e consapevolezza.
Le suggerirei di continuare a mostrare apertura e disponibilità al dialogo con sua figlia, rispettando i suoi spazi. Se sente che questa situazione genera molta preoccupazione o incertezza, potrebbe essere utile anche per lei confrontarsi con uno psicologo, che potrebbe aiutarla a gestire questi cambiamenti e rafforzare la relazione con sua figlia in modo sano e costruttivo. Un caro saluto
Buongiorno signora, quanto riporta meriterebbe un colloquio di consulenza per approfondire la tematica, in quanto si presenta complessa e delicata. Resto a disposizione per dubbi e chiarimenti. Un caro saluto.
Bbuonasera gentile Sig.ra,
comprendo come la situazione che descrive possa essere fonte di disagio e stress. Si trova nella posizione di non voler interferire con la terapia di sua figlia e pur riconoscendo che l'invasione dei confini nei confronti di sua figlia sia una sua difficoltà, in questa precisa situazione le sembra che davvero qualcosa sia da correggere. Da una parte le sembrerebbe opportuno intervenire ma dall'altra sa che è proprio l'intervento nelle questioni di sua figlia ciò che dovrebbe modificare. Immagino quanto questa situazione la faccia sentire a disagio. La sua domanda è diretta, lei chiede cosa fare. Da parte mia, mi sento di chiarirle innanzitutto che noi come psicologi cerchiamo di aiutare le persone a mettere in campo risorse interne per trovare le proprie personali soluzioni. Detto questo, le consiglierei di non fare nulla nei confronti di sua figlia e della dottoressa che la sta seguendo. Sembra presentarsi infatti la situazione affinchè Lei possa fare esperienza della non invasività nei confronti di sua figlia la quale in questo momento non sta correndo nessun rischio. Cerchi invece di nutrire fiducia nella capacità di sua filgia di farsi un idea delle persone che incontra, psicologa compresa. Nel comportarsi in modo neutro, senza voler condizionare sua figlia, potrà invece dare prova della sua sincerità e lealtà. Se poi questo comportamento dovesse risultarle impegnativo, le consiglerei di farsi sostenere a sua volta da una/o psocologo di sua fiducia per affrontare al meglio questo passaggio evolutivo sia suo che della ragazza. Cordiali Saluti. Dr.ssa Claudia Quaglieri
Gentilissima paziente,

mi rendo conto che si trova in un momento particolare. Lei sembra presa tra due fuochi, da un lato la consapevolezza di aver agito in modo eccessivamente intrusivo e dall'altro la ricerca di una nuova distanza che forse non la convince. Il rapporto che sua figlia ha con la terapeuta non è una minaccia al suo: il suo ritiro può essere dovuto al fatto che si stia concentrando su di se mettendo un confine oltre il quale lei non riesce a guardare (fatto sconosciuto per lei). Si concentri sul fatto che sua figlia stia meglio, anche starà cercando di imparare come gestire una nuova distanza. Per quanto riguarda i commenti, nè io, nè lei possiamo sapere con quale intenzione siano stati detti. Sono frasi riportate da una ragazza la cui normalità era una madre che le stesse addosso e adesso sta scoprendo un nuovo modo.
Potrebbe dirle che questi commenti la stanno facendo soffrire; dalle sue parole sembra che anche lei non sia felice dell'essere stata troppo presente e forse in quei commenti sente il rimprovero che si sta facendo. provi a essere sincera, provi a chiedere a sua figlia se può andare con lei una volta a conoscere la terapeuta perchè potrebbe tranquillizzarla. Si chieda inoltre, se in questo momento particolare, anche a lei non piacerebbe uno spazio privato di riflessione personale.
resto a disposizione, buona giornata
Francesca Cilento

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