Buongiorno, mia figlia, 13 anni, è una ragazza studiosa carina e ben inserita con i suoi coetanei, f
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Buongiorno, mia figlia, 13 anni, è una ragazza studiosa carina e ben inserita con i suoi coetanei, fa pallavolo a livello agonistico ed è la sua grande passione..fin qui tutto bene, ciò che mi preoccupa è che gli adulti di riferimento ( scuola e sport) mi riferiscono questa sua grande difficoltà nel relazionarsi al mondo adulto, a scuola la difficoltà è proprio nella comunicazione con i professori, nelle verifiche orali ed in generale mi dicono che si vede che è attenta ed interessata ma interviene poco come per timore e non apre bocca, a volte nemmeno se direttamente interpellata….muta. La stessa cosa succede in palestra, non parla con l allenatore e con gli adulti con cui si interfaccia, in partita dovrebbe “urlare” per chiamare la palla e non lo fa…come bloccata, dice che non riesce, che lei ci prova e vorrebbe non essere così ma quando deve aprire l bocca per parlare ad un adulto che non siano i suoi familiari più stretti si blocca, questa cosa la fa soffrire e io e mio marito non sappiamo come aiutarla… Cosa suggerite?
Buongiorno. Questa difficoltà esiste da sempre o da un tempo specifico? Ad ogni modo il mio consiglio è quello di rivolgervi ad uno psicologo che si occupi di questa fascia di età, chiaramente parlandone prima con lei, nel tentativo di capire anche la sua apertura a questo tipo di esperienza, che potrebbe accompagnarla a comprendere l'origine di questi timori e quindi di questa sofferenza. Io lavoro anche con pre-adolescenti, in presenza e online. Qualora voleste prenotare un primo colloquio per approfondire resto a disposizione. Cordialmente, Dott.ssa Sara Torregrossa
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Buongiorno, la situazione che descrive può significare che sua figlia si sente inibita oppure ha timore del giudizio. Dal momento che anche voi genitori fate parte degli "adulti di riferimento", per non dire che siete le figure adulte principali di riferimento per lei, fossi in voi farei attenzione alla relazione con lei, cercando di lasciare che si esprima in tutte le sue modalità, perché sono certa che oltre ad essere una ragazza "studiosa, carina e ben inserita" sia anche molto di più di questo. Siate voi i primi ad ascoltarla e a valorizzare ciò che ha da dire. Va da se che se sua figlia esprime disagio o sofferenza per questa sua difficoltà può essere utile un percorso psicologico per lei e anche un supporto genitoriale per voi genitori. Buona giornata.
Buongiorno, grazie per aver condiviso questa situazione con tanta chiarezza e attenzione. La difficoltà che sua figlia manifesta nel comunicare con gli adulti, nonostante le sue capacità e il suo impegno, potrebbe essere legata a un vissuto di ansia specifica, oppure a una timidezza accentuata nel contesto di relazioni asimmetriche, come quelle con insegnanti o allenatori. Questo blocco può essere molto frustrante per lei, soprattutto se sente il desiderio di esprimersi ma si trova limitata da qualcosa che non riesce a controllare.
Provi a sostenere sua figlia cercando di riconoscere e normalizzare il suo disagio, ovvero facendole capire che le sue difficoltà non sono una colpa e che molte persone affrontano situazioni simili... questo può aiutarla a sentirsi meno sola.
Provi anche a creare insieme a lei piccoli obiettivi concreti: Invitarla a fare un passo alla volta, ad esempio alzare la mano una volta durante una lezione o dire una frase semplice in palestra, per costruire progressivamente la fiducia.
Tuttavia, dato che questo disagio sembra avere un impatto significativo sulla sua serenità e sulle sue attività, le potrebbe essere utile rivolgersi a uno psicologo dell'età evolutiva. Un percorso di supporto potrebbe aiutarla a comprendere le cause di questo blocco, a sviluppare strategie per gestire l'ansia e a rafforzare la sua autostima. Interventi specifici come il training assertivo o tecniche di rilassamento potrebbero essere particolarmente efficaci.
Un confronto precoce con un professionista potrebbe offrire a sua figlia strumenti preziosi per affrontare questa difficoltà e vivere più serenamente le sue relazioni con gli adulti.
Provi a sostenere sua figlia cercando di riconoscere e normalizzare il suo disagio, ovvero facendole capire che le sue difficoltà non sono una colpa e che molte persone affrontano situazioni simili... questo può aiutarla a sentirsi meno sola.
Provi anche a creare insieme a lei piccoli obiettivi concreti: Invitarla a fare un passo alla volta, ad esempio alzare la mano una volta durante una lezione o dire una frase semplice in palestra, per costruire progressivamente la fiducia.
Tuttavia, dato che questo disagio sembra avere un impatto significativo sulla sua serenità e sulle sue attività, le potrebbe essere utile rivolgersi a uno psicologo dell'età evolutiva. Un percorso di supporto potrebbe aiutarla a comprendere le cause di questo blocco, a sviluppare strategie per gestire l'ansia e a rafforzare la sua autostima. Interventi specifici come il training assertivo o tecniche di rilassamento potrebbero essere particolarmente efficaci.
Un confronto precoce con un professionista potrebbe offrire a sua figlia strumenti preziosi per affrontare questa difficoltà e vivere più serenamente le sue relazioni con gli adulti.
Gentilissima,
grazie per aver condiviso la sua esperienza e i suoi vissuti. Il mondo infantile è molto complesso, sicuramente diverso da quello adulto e quindi anche difficile poter interagire e completamente comprendere cosa avviene nei ragazzi in crescita. Ciò che riferisce è difficile da analizzare senza poter parlare a fondo con voi in quanto famiglia e vostra figlia. Uno psicologo potrebbe occuparsi di questo per riuscire a comprendere la situazione e le emozioni che tutti voi risentite così come le difficoltà. Il fatto che sua figlia abbia comunque una maggior scioltezza nel relazionarsi con i suoi coetanei è comunque un aspetto importante e positivo da non sottovalutare o dimenticare, l'aspetto che poi riguarda il relazionarsi col mondo adulto può essere dovuto da numerosi fattori che solo parlando con uno psicologo potranno svelarsi ed essere compresi. Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
grazie per aver condiviso la sua esperienza e i suoi vissuti. Il mondo infantile è molto complesso, sicuramente diverso da quello adulto e quindi anche difficile poter interagire e completamente comprendere cosa avviene nei ragazzi in crescita. Ciò che riferisce è difficile da analizzare senza poter parlare a fondo con voi in quanto famiglia e vostra figlia. Uno psicologo potrebbe occuparsi di questo per riuscire a comprendere la situazione e le emozioni che tutti voi risentite così come le difficoltà. Il fatto che sua figlia abbia comunque una maggior scioltezza nel relazionarsi con i suoi coetanei è comunque un aspetto importante e positivo da non sottovalutare o dimenticare, l'aspetto che poi riguarda il relazionarsi col mondo adulto può essere dovuto da numerosi fattori che solo parlando con uno psicologo potranno svelarsi ed essere compresi. Spero di averle dato un po' più di chiarezza, per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi. Dott.ssa Tommasini
Buongiorno, la difficoltà di sua figlia nel relazionarsi con gli adulti potrebbe avere diverse radici. Il fatto che la ragazza stessa soffra di questa difficoltà e desideri superarla è un segnale prezioso, perché indica una motivazione al cambiamento. Inoltre, da quello che racconta, emerge il ritratto di una ragazza con diverse qualità e risorse: è studiosa, ben integrata con i suoi coetanei e appassionata di sport. Ed è importante sottolineare e dare valore a questi aspetti positivi poiché ciò può aiutarla a riconoscere e rafforzare la fiducia nelle sue capacità. Questo lavoro di empowerment potrebbe essere importante poiché partire dalle sue risorse le permetterà di affrontare con maggiore sicurezza le situazioni che al momento le risultano più difficili. Potrebbe, inoltre, essere utile esplorare con sua figlia, in sede di colloquio psicologico, come vive la relazione con le figure adulte: ad esempio, ci sono stati episodi in particolare o contesti che hanno contribuito a farla sentire insicura o giudicata? Come percepisce se stessa e il suo diritto di "occupare spazio" con la voce? Quali emozioni emergono in questi momenti di silenzio? A volte il corpo e la voce si “bloccano” per “proteggerci” da emozioni che viviamo come troppo intense come la paura, il senso di colpa o la vergogna. In sintesi, potrebbe essere utile lavorare sul vissuto corporeo e sull’espressione delle emozioni per aiutarla a riconoscere e sciogliere eventuali tensioni legate al contatto con gli adulti, o meglio, alle convinzioni che sua figlia potrebbe aver interiorizzato a riguardo (ad esempio, un messaggio implicito del tipo "non devi disturbare"). Questi messaggi, spesso inconsapevoli, possono influire sul comportamento. Per aiutarla, potrebbe essere utile un percorso di supporto psicologico, dove lei possa esplorare con calma questi aspetti e sperimentare modi più liberi di esprimersi. Se lo desidera, possiamo fissare un primo incontro per conoscerci meglio e valutare insieme come intervenire. Un saluto.
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Santa Maria Capua Vetere
Capisco quanto sia difficile per voi, come genitori, vedere vostra figlia vivere questa difficoltà nel comunicare con gli adulti, soprattutto sapendo che lei stessa ne soffre e vorrebbe superarla. Questi segnali indicano un disagio che può essere legato a diverse cause, come la timidezza, l’ansia sociale, o il timore di essere giudicata. È importante che sappia che non è sola e che questo problema, se affrontato con i giusti strumenti, può essere superato.
Un primo passo fondamentale è creare uno spazio sicuro in cui vostra figlia si senta libera di esprimere le sue emozioni e pensieri, anche quelli più difficili. Parlare con lei in modo aperto e non giudicante può aiutarla a sentirsi compresa. Potreste chiederle, con delicatezza, cosa prova in quelle situazioni e cosa pensa la blocchi. Farle sapere che la capite e che siete lì per sostenerla, senza forzarla, è un aspetto cruciale.
Può essere utile cercare insieme delle piccole strategie per affrontare queste situazioni. Ad esempio, iniziare con brevi conversazioni con adulti in contesti meno stressanti, come un negozio o un ambiente familiare, per poi progressivamente affrontare situazioni più impegnative. Il rafforzamento positivo gioca un ruolo importante: lodate ogni piccolo passo avanti che riesce a fare, anche se sembra insignificante.
Tuttavia, dato che la difficoltà sembra estendersi a più contesti (scuola e sport) ed è vissuta con sofferenza, potrebbe essere utile consultare uno psicologo, specializzato in età evolutiva. Un percorso breve potrebbe aiutarla a esplorare le sue paure, capire meglio i suoi blocchi e sviluppare modalità più sicure per comunicare con gli adulti. In questi casi, approcci basati sul gioco, sull’espressione creativa o sull’esercizio graduale delle abilità sociali possono essere molto efficaci.
Nel frattempo, cercate di trasmetterle che questo suo tratto non diminuisce il suo valore. La sua passione per la pallavolo e il suo impegno scolastico dimostrano una grande forza, che può essere la base per superare anche questa difficoltà. Se desiderate approfondire o ricevere indicazioni su come trovare un professionista adatto, rimango a disposizione.
Un primo passo fondamentale è creare uno spazio sicuro in cui vostra figlia si senta libera di esprimere le sue emozioni e pensieri, anche quelli più difficili. Parlare con lei in modo aperto e non giudicante può aiutarla a sentirsi compresa. Potreste chiederle, con delicatezza, cosa prova in quelle situazioni e cosa pensa la blocchi. Farle sapere che la capite e che siete lì per sostenerla, senza forzarla, è un aspetto cruciale.
Può essere utile cercare insieme delle piccole strategie per affrontare queste situazioni. Ad esempio, iniziare con brevi conversazioni con adulti in contesti meno stressanti, come un negozio o un ambiente familiare, per poi progressivamente affrontare situazioni più impegnative. Il rafforzamento positivo gioca un ruolo importante: lodate ogni piccolo passo avanti che riesce a fare, anche se sembra insignificante.
Tuttavia, dato che la difficoltà sembra estendersi a più contesti (scuola e sport) ed è vissuta con sofferenza, potrebbe essere utile consultare uno psicologo, specializzato in età evolutiva. Un percorso breve potrebbe aiutarla a esplorare le sue paure, capire meglio i suoi blocchi e sviluppare modalità più sicure per comunicare con gli adulti. In questi casi, approcci basati sul gioco, sull’espressione creativa o sull’esercizio graduale delle abilità sociali possono essere molto efficaci.
Nel frattempo, cercate di trasmetterle che questo suo tratto non diminuisce il suo valore. La sua passione per la pallavolo e il suo impegno scolastico dimostrano una grande forza, che può essere la base per superare anche questa difficoltà. Se desiderate approfondire o ricevere indicazioni su come trovare un professionista adatto, rimango a disposizione.
Gentilissima, mi sembra importante che abbiate "intercettato" questo aspetto relazionale di vostra figlia. Com era da bambina rispetto a questo comportamento? Sono le figure di autorità che le fanno questo effetto o qualsiasi adulto con cui si interfaccia? Andrebbe approfondito il tema e capire se per vostra figlia questo è vissuto come un problema o no. Potreste chiederle come vive questo aspetto e con lei stessa comprendere se può essere utile l'approfondimento con uno psicologo. Senza drammatizzare, ma unicamente per un maggior benessere della ragazza. L'età che ha è di profondi cambiamenti, che a volte avvengono anche da soli progressivamente, a volte vanno aiutati. Se volete confrontarvi ancora ed approfondire, sono a disposizione. Cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
Buongiorno e grazie per la sua condivisione. Comprendo che il problema di sua figlia possa provocare non poco disagio: non riuscire ad esprimersi liberamente per un blocco emotivo può portare una profonda sofferenza. Da quello che riporta, però, sembra che il problema sia limitato alle figure adulte: con i coetanei presenta le stesse difficoltà? Con tutti gli adulti fa ugualmente fatica, oppure solo con alcuni? Come si sente quando vorrebbe esprimersi, ma non ci riesce? Certamente a livello familiare indagare insieme cosa la porta a sentirsi in quel modo può essere un ottimo aggancio per cercare una soluzione. La cosa importante è cercare di essere comprensivi rispetto al suo vissuto, sforzandosi di comprendere il suo punto di vista, prima di cercare di dare consiglio. Comprendere se ci sono situazioni più difficili rispetto ad altre può essere un buon indizio per comprendere da dove partire. Purtroppo in questo spazio non è possibile fornire indicazioni più precise, mancando la possibilità di approfondire insieme il problema. Naturalmente un percorso psicologico o psicoterapeutico può essere di enorme aiuto, se vi troviate in un momento di forte stallo. Resto a disposizione. Buona fortuna.
Come riporta, sembra che sua figlia stia vivendo un momento difficile, un blocco emotivo che la sta condizionando e non le permette di crescere e sviluppare in egual misura tutte le sue facolta’. Si tratta di sostenerla nel costruire un nuovo assetto del suo vissuto interiore, in modo piu’ armonico.
Sarebbe consigliabile chiedere un aiuto specialistico, una consulenza psicologica per lei e per voi genitori, che la state affiancando.
Cordialmente.
Sarebbe consigliabile chiedere un aiuto specialistico, una consulenza psicologica per lei e per voi genitori, che la state affiancando.
Cordialmente.
Gentile utente,
posso risponderle, non solo come psicologo (e psicologo dello sport), ma anche come allenatore di pallavolo. Mi sono occupato e mi occupo di pallavolo giovanile, da tanti anni.
La dinamica che mi descrive è molto comune e non necessariamente deve essere avvisaglia di una problematica specifica. Comprendo, tuttavia, la sua preoccupazione come genitore e la sua attenzione verso la crescita di sua figlia è ammirevole.
L'età è sicuramente un fattore da tener in considerazione: l'inizio dell'adolescenza per una ragazza è ricca di variabili insidiose che destabilizzano molti aspetti della loro vita, come la visione di sé stessi, l'autostima, la vita di relazione.
Si avverte molto il giudizio degli altri come un pesante macigno sulla testa, in grado di schiacciarci in ogni momento. E i giudizi sono ovunque: a scuola, in palestra, tra gli amici, sui social-media, e anche a casa.
Una personalità che ancora non si è formata, ma anzi è in pieno stravolgimento, può risentire di queste pressioni ambientali, riducendo la capacità di esporsi, di comunicare facilmente e di "chiamare la palla".
Lo sport di squadra può essere davvero di grande aiuto in tal senso. Pian piano, con l'aiuto delle compagne e dei tecnici, l'autostima di sua figlia migliorerà e sentirà in grado di far sentire la sua voce maggiormente, anche con gli adulti, in campo e fuori.
Credo che per identificare la situazione come un problema da risolvere non sia una strategia efficace. Piuttosto, mettetevi nella posizione di ascoltare le sue difficoltà e comprendere i suoi bisogni. Se lei manifesta l'intenzione di aprirsi con uno professionista e avere un ambiente sicuro per affrontare le sue paure e le sue ansie, allora vi consiglio di assecondarla, ma solo successivamente a una sua richiesta personale.
Fare i genitori nella fase dell'adolescenza è un compito impegnativo e voi lo state, sicuramente, facendo nel modo migliore. Lasciate però che lo sviluppo faccia il suo corso e che il carattere di vostra figlia si vada formando momento per momento, senza intervenire sempre e comunque. Spesso si rimane sorpresi da quanto intelligenza emotiva e maturità possono mostrare i nostri figli a quell'età... anche quando hanno, all'apparenza, poco da dire.
Per qualsiasi dubbio o domanda, rimango a vostra disposizione.
Vi auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
posso risponderle, non solo come psicologo (e psicologo dello sport), ma anche come allenatore di pallavolo. Mi sono occupato e mi occupo di pallavolo giovanile, da tanti anni.
La dinamica che mi descrive è molto comune e non necessariamente deve essere avvisaglia di una problematica specifica. Comprendo, tuttavia, la sua preoccupazione come genitore e la sua attenzione verso la crescita di sua figlia è ammirevole.
L'età è sicuramente un fattore da tener in considerazione: l'inizio dell'adolescenza per una ragazza è ricca di variabili insidiose che destabilizzano molti aspetti della loro vita, come la visione di sé stessi, l'autostima, la vita di relazione.
Si avverte molto il giudizio degli altri come un pesante macigno sulla testa, in grado di schiacciarci in ogni momento. E i giudizi sono ovunque: a scuola, in palestra, tra gli amici, sui social-media, e anche a casa.
Una personalità che ancora non si è formata, ma anzi è in pieno stravolgimento, può risentire di queste pressioni ambientali, riducendo la capacità di esporsi, di comunicare facilmente e di "chiamare la palla".
Lo sport di squadra può essere davvero di grande aiuto in tal senso. Pian piano, con l'aiuto delle compagne e dei tecnici, l'autostima di sua figlia migliorerà e sentirà in grado di far sentire la sua voce maggiormente, anche con gli adulti, in campo e fuori.
Credo che per identificare la situazione come un problema da risolvere non sia una strategia efficace. Piuttosto, mettetevi nella posizione di ascoltare le sue difficoltà e comprendere i suoi bisogni. Se lei manifesta l'intenzione di aprirsi con uno professionista e avere un ambiente sicuro per affrontare le sue paure e le sue ansie, allora vi consiglio di assecondarla, ma solo successivamente a una sua richiesta personale.
Fare i genitori nella fase dell'adolescenza è un compito impegnativo e voi lo state, sicuramente, facendo nel modo migliore. Lasciate però che lo sviluppo faccia il suo corso e che il carattere di vostra figlia si vada formando momento per momento, senza intervenire sempre e comunque. Spesso si rimane sorpresi da quanto intelligenza emotiva e maturità possono mostrare i nostri figli a quell'età... anche quando hanno, all'apparenza, poco da dire.
Per qualsiasi dubbio o domanda, rimango a vostra disposizione.
Vi auguro il meglio, Dott. Antonio Cortese
Buongiorno,
da quello che scrive sembra poterci essere uno scambio sincero con sua figlia e che i rimandi ricevuti corrispondano in effetti a un suo vissuto. Può essere un terreno fertile da cui partire. Se sua figlia riconosce che questo "blocco" è per lei fonte di sofferenza può aver senso pensare con lei a una consultazione con un terapeuta che la aiuti a capire che cosa succede nei momenti in cui si sente bloccata e "ad alzare la voce per farsi sentire"...
da quello che scrive sembra poterci essere uno scambio sincero con sua figlia e che i rimandi ricevuti corrispondano in effetti a un suo vissuto. Può essere un terreno fertile da cui partire. Se sua figlia riconosce che questo "blocco" è per lei fonte di sofferenza può aver senso pensare con lei a una consultazione con un terapeuta che la aiuti a capire che cosa succede nei momenti in cui si sente bloccata e "ad alzare la voce per farsi sentire"...
Buongiorno. Potrei supporre che a guidare la chiusura relazionale di sua figlia, oltre al periodo adolescenziale che sta vivendo , potrebbe dipendere da un fattore ansioso è sicuramente da una difficoltà legata all'autostima. Sicuramente un percorso terapeutico potrebbe aiutarla a comprendere cosa le sta accadendo , percepire le sue emozioni e provare a sperimentare modalità differenti che potrebbero supportare la stima che ha di se stessa .
Buongiorno signora, questa cosa potrebbe dipendere da un fattore caratteriale per cui la ragazza tende ad essere in generale timida o intimorita da un confronto con persone più grandi o autoritarie, probabilmente dettato anche dalla giovane età. Non è sintomo di problematiche altre, ma per farla a sentire anche più a suo agio rispetto a questo io le consiglierei di chiedere alla figlia se se la sentisse di provare un percorso di sostegno psicologico proprio per cercare di interfacciarsi in maniera più tranquilla e disinvolta in queste situazioni. un saluto
Buongiorno, la sua condivisione è ricca di dettagli e questo permette di capire qualcosa di più. Se è vero che l'età di sua figlia possa effettivamente portare con sé in senso fisiologico un allontanamento dal mondo degli adulti e una affermazione della propria differenza (che può avvenire anche con il silenzio), è anche importante notare quanto questo comportamento sia pervasivo e apparentemente un po' invalidante per la ragazza. Consiglio di procedere con un percorso psicologico per la ragazza, così che possa trovare uno spazio di ascolto diverso e un interlocutore adulto vissuto come non giudicante, non attento alla performance (diversamente da quanto puà accadere nel caso di allenatori e/o insegnanti). Resto a disposizione.
Buongiorno,
forse ha un timore reverenziale verso gli adulti, il che, alla sua età può essere assolutamente un bene. Con delicatezza la si può incentivare a sperimentare anche altri registri comunicativi.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
forse ha un timore reverenziale verso gli adulti, il che, alla sua età può essere assolutamente un bene. Con delicatezza la si può incentivare a sperimentare anche altri registri comunicativi.
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
Buongiorno, la ringrazio per la domanda. L'adolescenza è l'età in cui più facilmente emergono forme di ansia, ma è anche la fase in cui si definisce l'autostima e il senso di sè. Per questo è importante che i sintomi ansiosi vengano trattati, in modo da non rappresentare l'innesco di altre difficoltà o patologie. Quello che consiglio è di rivolgersi a uno psicologo o a una psicologa per aiutare la ragazza a esplorare i suoi timori e a trovare strategie per gestirli. In casa invece, l'aiuto che si può dare è utilizzare una comunicazione empatica e aperta, che parli anche delle emozioni spiacevoli e delle difficoltà, non in ottica definitoria e negativa, ma riconoscendo il limite come un buon punto di partenza per conoscersi e lavorare su di sè. Spero di essere stata d'aiuto e resto a disposizione. Dott.ssa Anna Tosi
Gentilissima, grazie per la sua condivisione.
A volte può accadere, soprattutto a quest'età, ci si blocchi a causa di un'insicurezza di base.
Sarebbe interessante approfondire questo aspetto con uno specialista in modo da valutare la possibilità di un percorso atto a migliorare l'autostima che, a questa età soprattutto, aiuta anche nella formazione dell'identità personale.
Rimango a disposizione per ulteriori approfondimenti.
Dott.ssa Carla Trovato
A volte può accadere, soprattutto a quest'età, ci si blocchi a causa di un'insicurezza di base.
Sarebbe interessante approfondire questo aspetto con uno specialista in modo da valutare la possibilità di un percorso atto a migliorare l'autostima che, a questa età soprattutto, aiuta anche nella formazione dell'identità personale.
Rimango a disposizione per ulteriori approfondimenti.
Dott.ssa Carla Trovato
Buongiorno, grazie per aver condiviso la sua preoccupazione in modo così dettagliato. È chiaro che lei e suo marito siete genitori attenti e premurosi, e il fatto che vogliate aiutare vostra figlia con questo blocco è molto importante. La situazione che descrive sembra indicare una difficoltà specifica che si manifesta nel relazionarsi con gli adulti di riferimento, specialmente in contesti di valutazione o di autorità. Questa difficoltà potrebbe essere legata a una forma di ansia sociale o a un particolare timore di giudizio. È molto positivo che sua figlia sia consapevole di questo blocco e che voglia superarlo, perché questa motivazione interna è un punto di forza fondamentale. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, il primo passo sarebbe comprendere meglio i pensieri e le emozioni che si attivano in lei in queste situazioni. Quando si trova di fronte a un adulto, potrebbe essere che si attivino credenze come “dirò qualcosa di sbagliato”, “mi giudicheranno” o “non sono abbastanza brava”. Questi pensieri spesso generano una reazione di ansia intensa che può portare al blocco. In contesti come la pallavolo, potrebbe anche esserci una componente legata alla pressione del “dover fare bene” che amplifica la sua difficoltà. Un approccio utile potrebbe essere quello di aiutarla gradualmente a esporsi a queste situazioni in modo meno stressante, lavorando su piccole sfide che possano aumentare la sua sicurezza. Ad esempio, potrebbe iniziare esercitandosi a parlare con un adulto in situazioni più informali o meno impegnative, come salutare un vicino o chiedere informazioni a un commesso. È importante che queste esposizioni siano graduali e che ci sia un rinforzo positivo quando riesce a compiere anche il più piccolo passo. Allo stesso tempo, potrebbe essere utile lavorare con lei per identificare i pensieri che la bloccano e aiutarla a metterli in discussione. Ad esempio, se emerge un pensiero come “Non sono in grado di rispondere bene”, potrebbe essere utile esplorare con lei delle alternative più realistiche, come “Sto facendo del mio meglio e va bene così”. Questo processo di ristrutturazione cognitiva può aiutarla a ridurre l’ansia anticipatoria e a sentirsi più libera di esprimersi. Anche il coinvolgimento degli adulti di riferimento, come gli insegnanti e l’allenatore, potrebbe essere utile. Potreste provare a parlare con loro, spiegando la difficoltà di vostra figlia e chiedendo un approccio che la faccia sentire più supportata e meno sotto pressione. Ad esempio, l’allenatore potrebbe incoraggiarla in modo positivo quando tenta di comunicare in campo, anche se lo fa timidamente. Se queste strategie da sole non bastano, un percorso con uno psicologo potrebbe offrirle uno spazio sicuro dove esplorare queste difficoltà e apprendere tecniche più specifiche, come il rilassamento o la gestione dell’ansia, per affrontare queste situazioni con maggiore serenità. Vedere che sta cercando aiuto per qualcosa che le sta a cuore può rafforzare in lei un senso di controllo e fiducia in se stessa. Vostra figlia sta già dimostrando una grande forza interiore riconoscendo il problema e desiderando superarlo. Con il vostro sostegno e un approccio graduale, può imparare a sentirsi più sicura e a gestire meglio queste situazioni. Resto a disposizione per ulteriori domande o approfondimenti. Dott. Andrea Boggero
Buonasera, darle una risposta senza ben conoscere il contesto e la ragazza è molto difficile, da quanto scrive mi sembra però di capire che vostra figlia è ben funzionante in tutti i suoi ambiti di vita quindi non mi preoccuperei molto, se si considera anche il delicato periodo di transizione che caratterizza questa fascia di età, in particolare.
Tuttavia, dal momento che questo "blocco" è fonte di sofferenza per la ragazza, proverei a proporle di iniziare un percorso con un* collega che la aiuti ad analizzare le dinamiche interne che entrano in gioco quando deve rapportarsi con una figura adulta.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ludovica Virgili
Tuttavia, dal momento che questo "blocco" è fonte di sofferenza per la ragazza, proverei a proporle di iniziare un percorso con un* collega che la aiuti ad analizzare le dinamiche interne che entrano in gioco quando deve rapportarsi con una figura adulta.
Un caro saluto,
Dott.ssa Ludovica Virgili
Intanto è importante il fatto che sua figlia sia consapevole di questa difficoltà e che la percepisca come qualcosa di molto fastidioso.
Di solito squadre sportive a livello agonistico hanno tra il personale quello che viene definito "mental coach", una persona con cui sua figlia potrebbe parlare in modo protetto e provare ad ascoltarsi per cercare di capire che cosa le accade in determinate situazioni.
Diversamente, se può essere utile, possiamo fare un colloquio online direttamente con sua figlia, solo se sua figlia accetta.
Di solito squadre sportive a livello agonistico hanno tra il personale quello che viene definito "mental coach", una persona con cui sua figlia potrebbe parlare in modo protetto e provare ad ascoltarsi per cercare di capire che cosa le accade in determinate situazioni.
Diversamente, se può essere utile, possiamo fare un colloquio online direttamente con sua figlia, solo se sua figlia accetta.
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua preoccupazione su questo tema così delicato. Il timore, il blocco verso figure percepite come "più grandi" può essere legato a molteplici fattori. Vi invito a considerare, insieme a vostra figlia, un percorso di supporto psicologico. Ciò potrebbe darle la possibilità di crearsi uno spazio protetto e privo di giudizio in cui poter esplorare e comprendere queste sue insicurezze. Anche interagire con uno/a psicologo/a potrebbe essere un primo "allenamento", dove, dall'altra parte, vi è un/a professionista sensibile, attento e accogliente. Vi invito a chiederle come potrebbe considerare la proposta. Rimango a vostra disposizione. Un caro saluto! Dott.ssa Federica Bertucci
Buongiorno gentile Utente capisco la sua preoccupazione, perché il blocco che descrive, soprattutto in una ragazza giovane e capace come sua figlia, può sembrare un ostacolo difficile da affrontare. Innanzitutto, è importante sottolineare che lei ha già fatto un passo fondamentale: riconoscere il problema e cercare il modo migliore per supportarla.
La difficoltà di sua figlia nel relazionarsi con gli adulti e nel comunicare in contesti formali potrebbe essere legata a una forma di insicurezza o timidezza marcata, ma potrebbe anche essere un’espressione di una difficoltà più specifica, come l’ansia sociale. È importante capire che, per lei, questo blocco non è una scelta ma qualcosa che probabilmente percepisce come fuori dal suo controllo, e il fatto che ne soffra dimostra la sua consapevolezza e il desiderio di migliorare.
Un primo passo utile è aiutarla a sentirsi capita e accolta, evitando che interpreti questa difficoltà come un “difetto”. È importante che sappia che ciò che sta vivendo non è insolito e che esistono modi per lavorarci. Potreste iniziare con piccole conversazioni, in un contesto sicuro e senza pressioni, su come si sente in queste situazioni. Mostrandole empatia e comprensione, la aiuterete a sentirsi meno sola e a riconoscere che affrontare questo blocco è un processo.
Un altro aspetto da considerare è aiutarla a fare piccoli passi graduali verso il superamento di queste difficoltà. Ad esempio, potreste incoraggiarla a provare a parlare con un adulto in un contesto meno formale o meno carico di aspettative, come chiedere informazioni al commesso di un negozio o esprimere un’opinione durante una conversazione familiare allargata. Successi anche minimi in questi contesti possono rafforzare la sua fiducia.
Inoltre, potrebbero esserle utili strategie pratiche per gestire l’ansia o il disagio, come tecniche di respirazione profonda o visualizzazioni positive prima di affrontare una situazione che trova difficile. Ad esempio, potrebbe immaginare una scena in cui riesce a comunicare con sicurezza, concentrandosi su come si sentirebbe dopo aver superato il momento con successo.
Se il problema persiste o sembra avere un impatto significativo sul suo benessere e sulle sue attività quotidiane, potrebbe essere utile consultare uno psicologo specializzato nell’età evolutiva. Un professionista potrebbe aiutarla a esplorare le cause sottostanti di questo blocco e fornirle strumenti specifici per affrontarlo. Spesso, il solo fatto di avere un supporto esterno può fare una grande differenza per ragazzi in età adolescenziale, poiché sentono di avere uno spazio neutro e non giudicante in cui esprimersi.
Infine, è importante continuare a valorizzare le sue qualità e i suoi successi in altri ambiti, come lo studio e lo sport. Ricordarle che ciò che sta vivendo non definisce il suo valore come persona e che le sue capacità e il suo impegno sono elementi molto importanti.
Con pazienza e il giusto supporto, sono fiducioso che sua figlia possa gradualmente superare questa difficoltà e sentirsi più libera di esprimersi, anche con gli adulti.
Un caro saluto.
Dott. Luca Vocino
La difficoltà di sua figlia nel relazionarsi con gli adulti e nel comunicare in contesti formali potrebbe essere legata a una forma di insicurezza o timidezza marcata, ma potrebbe anche essere un’espressione di una difficoltà più specifica, come l’ansia sociale. È importante capire che, per lei, questo blocco non è una scelta ma qualcosa che probabilmente percepisce come fuori dal suo controllo, e il fatto che ne soffra dimostra la sua consapevolezza e il desiderio di migliorare.
Un primo passo utile è aiutarla a sentirsi capita e accolta, evitando che interpreti questa difficoltà come un “difetto”. È importante che sappia che ciò che sta vivendo non è insolito e che esistono modi per lavorarci. Potreste iniziare con piccole conversazioni, in un contesto sicuro e senza pressioni, su come si sente in queste situazioni. Mostrandole empatia e comprensione, la aiuterete a sentirsi meno sola e a riconoscere che affrontare questo blocco è un processo.
Un altro aspetto da considerare è aiutarla a fare piccoli passi graduali verso il superamento di queste difficoltà. Ad esempio, potreste incoraggiarla a provare a parlare con un adulto in un contesto meno formale o meno carico di aspettative, come chiedere informazioni al commesso di un negozio o esprimere un’opinione durante una conversazione familiare allargata. Successi anche minimi in questi contesti possono rafforzare la sua fiducia.
Inoltre, potrebbero esserle utili strategie pratiche per gestire l’ansia o il disagio, come tecniche di respirazione profonda o visualizzazioni positive prima di affrontare una situazione che trova difficile. Ad esempio, potrebbe immaginare una scena in cui riesce a comunicare con sicurezza, concentrandosi su come si sentirebbe dopo aver superato il momento con successo.
Se il problema persiste o sembra avere un impatto significativo sul suo benessere e sulle sue attività quotidiane, potrebbe essere utile consultare uno psicologo specializzato nell’età evolutiva. Un professionista potrebbe aiutarla a esplorare le cause sottostanti di questo blocco e fornirle strumenti specifici per affrontarlo. Spesso, il solo fatto di avere un supporto esterno può fare una grande differenza per ragazzi in età adolescenziale, poiché sentono di avere uno spazio neutro e non giudicante in cui esprimersi.
Infine, è importante continuare a valorizzare le sue qualità e i suoi successi in altri ambiti, come lo studio e lo sport. Ricordarle che ciò che sta vivendo non definisce il suo valore come persona e che le sue capacità e il suo impegno sono elementi molto importanti.
Con pazienza e il giusto supporto, sono fiducioso che sua figlia possa gradualmente superare questa difficoltà e sentirsi più libera di esprimersi, anche con gli adulti.
Un caro saluto.
Dott. Luca Vocino
Gentilissima, la ringrazio molto per la sua condivisione. Certamente non deve essere facile, né per lei né per suo marito, parlare o vivere questa situazione ed è evidente e più che comprensibile la sua preoccupazione verso la figlia. Da ciò che riporta, sembra che vostra figlia non stia vivendo un periodo sereno e spensierato, che meriterebbe una ragazzina della sua età. Per questo sarebbe importante che voi, in quanto genitori, valutaste la possibilità di una consulenza da parte di un professionista. Nel caso in cui non l'abbiate già fatto, vi consiglierei di parlare con vostra figlia, verbalizzando la vostra preoccupazione per ciò che sta affrontando e dicendole che, per il suo benessere, sarebbe utile che parlasse con qualcuno in grado di aiutarla. Potrebbe essere che vostra figlia si mostri restia verso questa proposta, non preoccupatevi, è normale! Soprattutto se questi comportamenti avvengono principalmente verso gli adulti. Potete comunque provare a proporle il supporto psicologico come una "prova" più che un obbligo. Dicendole che può provare a fare un po' di incontri con la/lo psicologa/o e, se poi ritiene che la cosa sia eccessivamente pesante o poco utile, è libera di non proseguire. Obbligare o costringere una ragazzina solitamente è controproducente, perché alla fine, la scelta di aprirsi o meno al professionista, dipende solo da lei. Per rispondere alla vostra domanda, sicuramente le ragioni possono essere molteplici e sono meritevoli di approfondimento. Sarebbe consono comprendere e conoscere prima il vissuto di vostra figlia, la vostra storia familiare, il suo rapporto con i pari e i suoi rapporti presenti e passati con gli adulti di riferimento. Da quando sono iniziate queste difficoltà? Come si sente lei? Come vive e come ha vissuto questa situazione?
In riassunto, le cose da indagare sarebbero molteplici, pertanto sarebbe importante che vostra figlia iniziasse un percorso di supporto psicologico con un/una professionista in grado di creare un'alleanza con lei e con il quale inizi a "comunicare", anche con diverse modalità, ma che si riesca in qualche modo a creare uno scambio, verbale o non, di informazioni. Oltre a ciò, nel caso in cui per voi genitori la situazione diventi difficile da sostenere, valutate voi stessi la possibilità di un supporto, che possa aiutarvi ad affrontare questa difficoltà. Non trascurate il vostro benessere. Nel caso in cui vi facesse piacere, rimango a disposizione per una prima consulenza (anche online). Un caro saluto. Cordialmente, Dott.ssa Carlotta Cazzin.
In riassunto, le cose da indagare sarebbero molteplici, pertanto sarebbe importante che vostra figlia iniziasse un percorso di supporto psicologico con un/una professionista in grado di creare un'alleanza con lei e con il quale inizi a "comunicare", anche con diverse modalità, ma che si riesca in qualche modo a creare uno scambio, verbale o non, di informazioni. Oltre a ciò, nel caso in cui per voi genitori la situazione diventi difficile da sostenere, valutate voi stessi la possibilità di un supporto, che possa aiutarvi ad affrontare questa difficoltà. Non trascurate il vostro benessere. Nel caso in cui vi facesse piacere, rimango a disposizione per una prima consulenza (anche online). Un caro saluto. Cordialmente, Dott.ssa Carlotta Cazzin.
Gentile utente, le consiglio una psicologa specializzata in adolescenti.
Rimango disponibile per un confronto telefonico ed eventualmente aiutarla a indirizzare meglio sua figlia.
Cordiali saluti
Rimango disponibile per un confronto telefonico ed eventualmente aiutarla a indirizzare meglio sua figlia.
Cordiali saluti
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