Buongiorno, mi chiamo Michele, ho 30 anni e sto cercando aiuto per mia madre, 63 anni, affetta da sc
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Buongiorno, mi chiamo Michele, ho 30 anni e sto cercando aiuto per mia madre, 63 anni, affetta da schizofrenia.
Ringrazio in anticipo chi avrà la pazienza di leggere la sua storia e rispondere al mio messaggio.
La sua malattia ha iniziato a manifestarsi intorno ai 20 anni. Inizialmente praticò meditazione e yoga per contenere gli episodi poi, con il supporto del fratello e l’aiuto dei medici, passò ai primi calmanti.
Intorno ai 30 anni perse la madre per un tumore. A 33 anni, poco dopo il matrimonio, diede alla luce me, e con l’aiuto di mio padre riuscì a tenere sotto controllo gli episodi, almeno inizialmente. Qualche anno dopo perse anche il padre, sempre per un tumore. Mia madre ha studiato lettere e ai tempi praticava la professione di insegnante.
Intorno ai 40 anni i sintomi della malattia si fecero più evidenti. Mio padre era spesso fuori per lavoro, e lo psichiatra dell’AUSL locale non ha mai mostrato un particolare interesse nei confronti di mia madre, che smise di assumere i suoi farmaci.
La situazione è quindi peggiorata molto velocemente. Episodi continui di urla e discussioni con chiunque, in qualsiasi ambiente, per ogni minimo fattore di stress. Fu costretta ad abbandonare la professione, le poche persone rimaste a darle una mano si allontanarono, e mio padre dovette lottare per evitare che io venissi affidato ad una casa famiglia.
Da allora mia madre è stata sottoposta a diversi TSO in seguito ai quali veniva rispedita a casa, dove restava in uno stato semi-vegetativo fino a quando si rendeva conto che avrebbe potuto tranquillamente smettere le cure senza subire alcuna conseguenza.
L’unica esperienza più duratura è stata a Villa Igea (MO), dove accettò un ricovero volontario per la paura di perdermi per sempre. Dopo qualche mese, tornò a casa ed il risultato, purtroppo, è stato sempre lo stesso.
Oggi, dopo una grave crisi finanziaria che ci ha portati a perdere la casa, mia madre vive isolata in una vecchia casa di campagna. Le sue “fissazioni” più grandi sono la religione cattolica e le malattie (fu allontanata da me – anche se solo sulla carta – per accanimento terapeutico), oltre alle tante manie di persecuzione. A differenza di altri che condividono la stessa malattia, la centralità della religione nella vita di mia madre la porta a non essere violenta, né nei confronti degli altri né nei confronti di sé stessa. Per questo motivo, anche quando è in preda ad una forte depressione, non abbiamo il timore che possa commettere gesti sconsiderati.
Negli ultimi anni io e suo fratello ci siamo presi cura di lei, intervenendo nelle situazioni più difficili, collaborando con le forze dell’ordine e cercando, per quanto possibile, di starle vicino. Oggi io sono sposato e aspetto il primo figlio, quindi il tempo che avrò a disposizione per mia madre sarà sempre meno.
I trattamenti a cui è stata sottoposta mia madre sono sempre stati basati sui cosiddetti farmaci antipsicotici “tipici”, ovvero “di prima generazione”, molto potenti e con forti effetti collaterali (es. Alzheimer). So che ormai è in età avanzata, ma vorrei capire se può esistere un trattamento alternativo, che sfrutti farmaci più evoluti che possano portare più benefici che effetti collaterali.
È vero che mia madre vede la psichiatria come uno dei mali del mondo, e rifiuta qualsiasi trattamento, ma non escludo che sia possibile, magari in seguito ad un TSO, indirizzarla verso un percorso dove lei possa realizzare che ha davvero la possibilità di stare meglio e vivere più serena.
La speranza, molto sottile, lo ammetto, è quella di poter affidare mia madre ad un istituto e poi, se le condizioni lo consentiranno, accoglierla in casa per proseguire il trattamento con l’aiuto di mia moglie (laureata in Scienze Sociali).
Un grazie di cuore a tutti coloro che leggeranno questo messaggio.
Michele
Ringrazio in anticipo chi avrà la pazienza di leggere la sua storia e rispondere al mio messaggio.
La sua malattia ha iniziato a manifestarsi intorno ai 20 anni. Inizialmente praticò meditazione e yoga per contenere gli episodi poi, con il supporto del fratello e l’aiuto dei medici, passò ai primi calmanti.
Intorno ai 30 anni perse la madre per un tumore. A 33 anni, poco dopo il matrimonio, diede alla luce me, e con l’aiuto di mio padre riuscì a tenere sotto controllo gli episodi, almeno inizialmente. Qualche anno dopo perse anche il padre, sempre per un tumore. Mia madre ha studiato lettere e ai tempi praticava la professione di insegnante.
Intorno ai 40 anni i sintomi della malattia si fecero più evidenti. Mio padre era spesso fuori per lavoro, e lo psichiatra dell’AUSL locale non ha mai mostrato un particolare interesse nei confronti di mia madre, che smise di assumere i suoi farmaci.
La situazione è quindi peggiorata molto velocemente. Episodi continui di urla e discussioni con chiunque, in qualsiasi ambiente, per ogni minimo fattore di stress. Fu costretta ad abbandonare la professione, le poche persone rimaste a darle una mano si allontanarono, e mio padre dovette lottare per evitare che io venissi affidato ad una casa famiglia.
Da allora mia madre è stata sottoposta a diversi TSO in seguito ai quali veniva rispedita a casa, dove restava in uno stato semi-vegetativo fino a quando si rendeva conto che avrebbe potuto tranquillamente smettere le cure senza subire alcuna conseguenza.
L’unica esperienza più duratura è stata a Villa Igea (MO), dove accettò un ricovero volontario per la paura di perdermi per sempre. Dopo qualche mese, tornò a casa ed il risultato, purtroppo, è stato sempre lo stesso.
Oggi, dopo una grave crisi finanziaria che ci ha portati a perdere la casa, mia madre vive isolata in una vecchia casa di campagna. Le sue “fissazioni” più grandi sono la religione cattolica e le malattie (fu allontanata da me – anche se solo sulla carta – per accanimento terapeutico), oltre alle tante manie di persecuzione. A differenza di altri che condividono la stessa malattia, la centralità della religione nella vita di mia madre la porta a non essere violenta, né nei confronti degli altri né nei confronti di sé stessa. Per questo motivo, anche quando è in preda ad una forte depressione, non abbiamo il timore che possa commettere gesti sconsiderati.
Negli ultimi anni io e suo fratello ci siamo presi cura di lei, intervenendo nelle situazioni più difficili, collaborando con le forze dell’ordine e cercando, per quanto possibile, di starle vicino. Oggi io sono sposato e aspetto il primo figlio, quindi il tempo che avrò a disposizione per mia madre sarà sempre meno.
I trattamenti a cui è stata sottoposta mia madre sono sempre stati basati sui cosiddetti farmaci antipsicotici “tipici”, ovvero “di prima generazione”, molto potenti e con forti effetti collaterali (es. Alzheimer). So che ormai è in età avanzata, ma vorrei capire se può esistere un trattamento alternativo, che sfrutti farmaci più evoluti che possano portare più benefici che effetti collaterali.
È vero che mia madre vede la psichiatria come uno dei mali del mondo, e rifiuta qualsiasi trattamento, ma non escludo che sia possibile, magari in seguito ad un TSO, indirizzarla verso un percorso dove lei possa realizzare che ha davvero la possibilità di stare meglio e vivere più serena.
La speranza, molto sottile, lo ammetto, è quella di poter affidare mia madre ad un istituto e poi, se le condizioni lo consentiranno, accoglierla in casa per proseguire il trattamento con l’aiuto di mia moglie (laureata in Scienze Sociali).
Un grazie di cuore a tutti coloro che leggeranno questo messaggio.
Michele
Buona sera, mi spiace ma da quello che ha descritto non credo ci possano essere cure efficaci..la malattia ormai è cronicizzata e se non ha risposto alle cure prima..non risponderà di certo adesso. Un farmaco che si potrebbe tentare, ma non so se a sto punto valga la pena data la cronicizzazione e l'età di sua madre è la Clozapina, che però ha tantissimi effetti collaterali e si devono fare sempre esami del sangue per controllare, inoltre richiede una certa consapevolezza di malattia (o che comunque ci sia una persona che si assicuri che sua madre prenda sempre la terapia ai dosaggi corretti). Purtroppo non vedo molte altre possibilità se non continuare ad assisterla magari con una terapia depot (iniezione ogni mese) che assicura comunque che la patologia sia un pò piu sotto controllo..esistono ora anche terapia depot che si posson fare ogni 3 mesi evitando quindi farmaci per bocca. Ma non si illuda che sua madre possa guarire. Di assistenza in qualche modo ne avrà bisogno. Il farmaco comunque qualcosa fa..ma non porta ad una remissione completa. Cordiali saluti
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