Buongiorno, mi chiamo Cristina, ho 46 anni e ho un dubbio in relazione al concetto di socialità del
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Buongiorno, mi chiamo Cristina, ho 46 anni e ho un dubbio in relazione al concetto di socialità del quale tanto si parla nell'ambito delle patologie neurodegenerative. Insieme ad alimentazione sana, attività fisica e a tenere allenata la mente, si consiglia la socialità. Io però non penso sia di aiuto ascoltare i pettegolezzi del paese, il profluvio di disgrazie del paese e che ci sono nel mondo. Né mi sembra di aiuto circondarsi di persone che bestemmiano in un bar o in un centro anziani di un piccolo paese. Questa per me non è socialità. Socialità è uno scambio di idee e prospettive, di punti di vista positivi e propositivi, che però raramente trovo nella gente fuori, finendo per preferire documentari e libri. Perché nessuno fa mai questo distinguo? La socialità dovrebbe essere come l'alimentazione, equilibrata e sana, non fatta di ogni schifezza. Come scritto ho 46 anni e dei genitori anziani e tutti e tre ci troviamo dinanzi allo stesso disagio per quanto concerne appunto la socialità. Grazie.
Buonasera Cristina, mi trova assolutamente in linea con quanto da lei scritto, mi occupo proprio di prevenzione in ambito cognitivo e di invecchiamento mentale, e sicuramente le relazioni sociali rappresentano uno dei punti fondamentali per cercare di mantenere il cervello agile e flessibile il più a lungo possibile, infatti il confronto e le relazioni con l'altro aiutano lo sviluppo di alcune importanti funzioni cognitive come attenzione, linguaggio e memoria, inoltre essendo noi esseri sociali rappresentano un punto di forza per quanto riguarda umore e benessere. Proprio per questo ultimo punto però, come dice lei, è importante che siano adeguate, sane e soprattutto che ci arrechino un benessere in più non un disagio. Circondarsi, quindi, di persone e relazioni per noi "sane" è fondamentale.
Resto a disposizione e intanto le auguro una buona serata.
Dott.ssa Ilaria Biasion
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Grazie per le sue considerazioni, che trovo molto sensate.E' vero che le relazioni interpersonali sono importanti, ma è altrettanto vero che devono arrichirci e non creare pesantezza nella nostra vita.Ci sono ambiti in cui questo è possibile, come ad esempio le biblioteche, in cui è possibile partecipare a gruppi di lettura, oppure esistono centri in cui si promuovono attività culturali e ricreative. Non si arrenda e sopratutto non si isoli!
Giuste le considerazioni che fa. Per “socialità” appunto non si intende la qualunque, bensì relazioni ed interazioni che siano stimolanti per l’individuo. Questo è vero se esiste uno scambio piacevole e alla pari. Chiaro che se sto male non mi giova avere chi di continuo mi butta giù.
Saluti
Saluti
Hai ragione Cristina, il momento che stiamo vivendo non è il top per quanto riguarda la socialità, ma ricordati che esistono là fuori persone come te, magari poche, ma esistono!, e hanno voglia di essere felici stando insieme proprio come te. Sposta lo sguardo su quella minoranza.
Salve,
sicuramente una bella riflessione.
Mi spiace sentire che non ha una cerchia di "amici" che stimolano una conversazione interessante.
Ma la socialità è proprio questa: aver creato, negli anni, con scremature, cernite e con accuratezza la rete supportiva della quale abbiamo bisogno.
Questa rete ovviamente è soggettiva, ad alcuni sazia la chiacchera al bar, ad altri no.
Quindi ci si deve adoperare per cercare altro di più stimolante.
Poi c è la socievolezza, quindi il parlare con tutti, il trovarsi a proprio agio in situazioni sociali, come ad esempio bar, con vecchietti, etc etc.
Sono due cose ben distinte.
Ma sicuramente ciò che ci fa sentire adeguati, accolti e stimolati è la socialità quindi la cerchia da noi scrupolosamente scelta, senza scendere ad essere "schizzinosi" e poco umili ovviamente, ma crearsi una buona cornice culturale è fondamentale per non cadere nella frustrazione.
Le consiglio perciò di adoperarsi per creare questa condizione appagante che lei ricerca.
A 46 anni non è facile, siamo sempre più esigenti negli anni (oserei dire PER FORTUNA) e questo rende più difficile trovare persone con le quali sentirsi a suo agio.
Le auguro una buona giornata.
sicuramente una bella riflessione.
Mi spiace sentire che non ha una cerchia di "amici" che stimolano una conversazione interessante.
Ma la socialità è proprio questa: aver creato, negli anni, con scremature, cernite e con accuratezza la rete supportiva della quale abbiamo bisogno.
Questa rete ovviamente è soggettiva, ad alcuni sazia la chiacchera al bar, ad altri no.
Quindi ci si deve adoperare per cercare altro di più stimolante.
Poi c è la socievolezza, quindi il parlare con tutti, il trovarsi a proprio agio in situazioni sociali, come ad esempio bar, con vecchietti, etc etc.
Sono due cose ben distinte.
Ma sicuramente ciò che ci fa sentire adeguati, accolti e stimolati è la socialità quindi la cerchia da noi scrupolosamente scelta, senza scendere ad essere "schizzinosi" e poco umili ovviamente, ma crearsi una buona cornice culturale è fondamentale per non cadere nella frustrazione.
Le consiglio perciò di adoperarsi per creare questa condizione appagante che lei ricerca.
A 46 anni non è facile, siamo sempre più esigenti negli anni (oserei dire PER FORTUNA) e questo rende più difficile trovare persone con le quali sentirsi a suo agio.
Le auguro una buona giornata.
Gentile utente, pur comprendendo le sue perplessità è innegabile che la socialità rappresenti uno dei maggiori fattori di protezione contro l'invecchiamento patologico (esistono numerosi studi scientifici che lo dimostrano). Lo stare insieme agli altra ingaggia la persona da molteplici punti di vista, tra cui quello cognitivo e quello psicologico in termini di 'conferma del sé'. Infatti da un punto di vista cognitivo la persona si trova a dover attivare attenzione e memoria per partecipare attivamente alle conversazioni (anche se si tratta di semplici pettegolezzi), da un punto di vista di conferma del sé, colui che si trova a partecipare ad una conversazione riceve consenso (o dissenso) rispetto alle opinioni che esprime e in questo modo viene comunque 'riconosciuto/confermato' dagli atri che lo ascoltano. Per attivare questi processi non è necessario che si trattino temi di alto livello intellettivo, si può rimanere anche ad un livello di 'leggerezza'; rimane comunque il fatto che ognuno è libero di scegliere la socialità a lui/lei più congeniale, più stimolante, più attrattiva. Grazie per la condivisione, un caro saluto
Gentile Cristina,
la sua osservazione è molto valida. La socialità, come l'alimentazione, dovrebbe essere equilibrata e stimolante. Non si tratta solo di interazione, ma della qualità di queste interazioni. Partecipare a discussioni arricchenti e positive può essere più benefico rispetto a frequentare ambienti che non rispecchiano i propri valori. Potrebbe considerare gruppi di interesse o attività che stimolino il dialogo costruttivo e la condivisione di idee. La ricerca di contesti sociali che siano in sintonia con i propri interessi e valori è fondamentale per un benessere autentico.
Cordiali saluti,
Dott. Michele Scal
Gentile Cristina, mi trova totalmente d'accordo con la sua riflessione. Per fare si che il nostro cervello si mantenga in attività e in salute il più a lungo possibile è necessario che venga sottoposto a situazioni correttamente stimolanti. Tanto più una persona è dedita alla cultura, alla coltivazione degli hobby e delle passioni più impegnate, tanto più avrà bisogno di stimoli alla sua altezza, per intenderci. Comprendo che possa essere frustrante trovarsi all'interno di contesti sociali molto ristretti e poveri di iniziative culturali e/o di spessore come da lei ricercate. All'interno della sua cerchia di amici non ha mai proposto di intraprendere iniziative che possano interpellarla un pò di più? Ad esempio partecipare a cineforum con relativa discussione del film, a club del libro, ad associazioni culturali che magari si occupano di arteterapia, etc. Altrimenti potrebbe sempre prendere in considerazione l'idea di svolgere tali attività al di fuori del suo paese d'origine, sia per fare nuove conoscenze che nuove esperienze.
Dott.ssa Desirèe Pesce
Dott.ssa Desirèe Pesce
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