BuongiornoIl mio ragazzo soffre di ADHD. Purtroppo questa malattia non lo ha abbandonato nemmeno d

24 risposte
Buongiorno
Il mio ragazzo soffre di ADHD. Purtroppo questa malattia non lo ha abbandonato nemmeno da adulto, un po' per la malattia, un po' per pigrizia.. agrapparsi alla malattia è una buona scusa su parecchi punti di vista, purtroppo. Spesso soffre di depressione ed è soggetto a dipendenze di ogni tipo. La mia domanda però è un'altra. Lui ha paura ad avere figli perchè non vuole che anche loro possano passare quello che ha passato lui. È possibile prevenire la malattia in gravidanza? Quante possibilità ci sono che i nostri figli ereditano l'adhd?
Gentile sig.rina,
le cause del disturbo di ADHD non sono note con precisione. Alcuni studi hanno confermato l'influenza di fattori genetici; altri la correlazione con l'esposizione a farmaci in utero, con l'uso di alcool e fumo in gravidanza e con altre condizioni mediche generali. Tuttavia esistono anche fattori ambientali particolarmente sfavorevoli che possono associarsi ad una sintomatologia di tipo ADHD o possono influenzarne il decorso. Quale sia il caso del suo ragazzo non è possibile saperlo perché mancano le informazioni della sua storia.
Inoltre dalla sua descrizione, sembra che il disturbo di ADHD sia associato ad altri la cui entità non è chiara (depressione e dipendenze) e questo spiegherebbe le paure e le reticenze espresse dal suo fidanzato ad avere un figlio.
La inviterei pertanto a riflettere, se non lo avesse già fatto, sugli effetti che un’eventuale genitorialità potrebbe avere sulla vostra storia.
Potrebbe sicuramente risultare utile al suo ragazzo intraprendere un percorso psicologico per affrontare il disagio psichico generato dai sintomi di ADHD.
Rimango a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Antonella Maffettone

Risolvi i tuoi dubbi grazie alla consulenza online

Se hai bisogno del consiglio di uno specialista, prenota una consulenza online. Otterrai risposte senza muoverti da casa.

Mostra risultati Come funziona?
Gentile signora, capisco le sue perplessità. Mettere al mondo un figlio è una grossa responsabilità che va valutata attentamente, soprattutto quando ci si trova di fronte a problematiche di questo tipo. La sua preoccupazione per una eventuale ereditarietà dell’ADHD mi sembra vada di pari passo con quella per il suo compagno che soffre di depressione, dipendenze di vario tipo e immagino altre problematiche importanti. Questioni così importanti necessitano di una riflessione più approfondita che in questo contesto è impossibile fare. Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo per farsi aiutare a capire meglio la situazione, coinvolgendo se necessario, il suo ragazzo. Cordiali saluti
Gentile signora, sicuramente è giusto porsi questi interrogativi, al fine di intraprendere il lungo cammino della genitoralità con consapevolezza e convinzione. Riguardo la genetica, al momento non ci sono risposte e teorie univoche, ma non è assolutamente detto che il bambino debba "ereditare" il disturbo. Credo altresì che, visto il momento delicato che descrive e che state vivendo come coppia, sarebbe utile in prima battuta cercare di superare le vostre attuali difficoltà, che potrebbero venire amplificate dalla nascita di un figlio.
Il mio percorso è perciò che il suo compagno contatti uno psicologo per poter risolvere il problema della dipendenza e del suo tono dell'umore, e contestualmente, lei si possa tranquillizzare che così partireste sicuramente con maggiore serenità e fiducia.
Un gentile saluto, Beatrice
Buongiorno signora. Come lei ha individuato la neurobiologia dell'ADHD ha una base nel genoma. Detto ciò, va riconosciuto che esistono validi centri che sono all'avanguardia sia nella diagnosi che nelle nuove terapie. Tuttavia nessuno potrà sostituirsi alla vostra personale decisione di avere un figlio insieme. Se desidera, ciò che davvero può fare, è contattare un terapeuta per capire se questa è veramente la sua volontà. In bocca al lupo e si prenda il SUO tempo
Gentilissima utente
Non ci sono possibilità di confermare o meno l’ereditarieta del disturbo ma c’è la possibilità di iniziare un percorso di psicoterapia per l’adulto che gli permetta di saper gestire l’adhd e cambiare lo stato di difficoltà che vive e soprattutto di fronteggiare un evenienza futura
Gentile Signora, è un pò difficile darLe delle risposte rispetto all 'ereditarietà del problema, ma se mi consente, La inviterei a riflettere non solo sulle paure del suo compagno, ma anche sulle sue...
Ci sta parlando di depressione, di dipendenze e di utilizzo dei vantaggi secondari della malattia, resterei su questi elementi e Le consiglierei, di richiedere una consulenza di coppia per analizzarli insieme al suo compagno.
Cordialmente
Gentile utente,
consapevole che l'argomento non può essere esaurito in poche righe di risposta, la invito a visitare il sito dell'Associazione Italiana Disturbi da Attenzione ed Iperattività dove potrà trovare espresse in forma esauriente tutte le risposte alle domande che pone.
Detto ciò le paure del suo compagno sono legittime, come legittime sono le sue. La invito a valutare, con il suo compagno, la possibilità di darvi uno spazio condiviso in cui di persona, e con l'attenzione e la cura che merita, dare respiro a quanto qui da lei accennato.
Un caro saluto.
Il problema è che prima di avere dei figli conviene curarsi e stare bene per quello che è possibile. Il disturbo può essere facilitato dalla situazione ambientale e il contesto familiare.
Beh, io credo che lei abbia colto bene il problema. <<...agrapparsi alla malattia è una buona scusa su parecchi punti di vista...>>. Questo ragazzo ha bisogno di cominciare a pensarsi uomo. Tutta quell'ansia va presa in considerazione piuttosto che respinta o trasformata in una diagnosi. E' il caso di avviare un percorso di analisi che gli dia la possibilità di cogliere a fondo il senso di questo disagio.
Salve, sono d'accordo con i miei colleghi, come prima cosa il suo ragazzo dovrebbe recarsi in un centro specializzato per la sindrome dell'attenzione e fare un batteria di test. Gli specialisti potrebbero valutare il grado del disturbo. In seguito in questi centri potrebbe fare sia una visita psichiatrica ed essere seguito psicologicamente. Come ci spiega il suo compagna soffre anche di dipendenze e si trincera dietro al sintomo ADHD senza reagire. Effettivamente prima di pensare ad un figlio bisogna riflettere molto e cercare di stare bene, è una grande responsabilità mettere al mondo un bimbo quando non si sta bene. Ci pensi bene si faccia aiutare anche lei in modo di analizzare e mettere in atto dei giusti comportamenti per come aiutare il suo compagno, la saluto cordialmente, dott.Eugenia Cardilli.
Prenota subito una visita online: Primo colloquio individuale - 60 €
Per prenotare una visita tramite MioDottore, clicca sul pulsante Prenota una visita.
Gentile signora,
l'ADHD è un disturbo multifattoriale e non genetico (ossia non è l'effetto diretto di una alterazione nel genoma del padre del nascituro), perciò ad oggi non è possibile affermare che si trasmetta direttamente da padre a figlio. Stesso discorso vale per il disturbo depressivo o per le dipendenze. D'altronde
decidere di avere un figlio significa sapersi immaginare non più come figli, bensì come genitori. Questo passaggio è molto delicato e complesso ed implica un lavoro esistenziale e soggettivo che la futura mamma ed il futuro papà devono affrontare. Inoltre un figlio è frutto del desiderio condiviso dei due partner, ma dalle sue parole emergono delle reticenze almeno del suo compagno. Consiglio qualche colloquio di coppia per chiarirvi entrambi le idee. Un cordiale saluto, dottoressa Margherita Maggioni.
Salve chiaramente l'ADHD non è una patologia organica per cui è stato identificato il gene che porta a.. Si tratta di un disturbo del comportamento che in età scolare e adolescenza si manifesta con iperattività e conseguente difficoltà a mantenere l'attenzione. Di fatto non si tratta di un disturbo che si mantiene nell'età adulta, in quanto diagnosticato da tutti i manuali del settore come disturbo dell'infanzia e dell'adolescenza, ma evolve, semmai, in altro.
Al di là di ciò cosa rende difficile il vostro rapporto? cosa pensa possa essere per lui fonte di disagio? Come diceva un mio paziente una volta "il figlio è il coronamento di un progetto comune". Avete voi questo progetto comune?
Gentile Signora, buongiorno. Mettere al mondo un figlio è una grossa responsabilità. Sicuramente è importante prevedere un ambiente famigliare più tranquillo possibile, perché, indipendentemente dall'eventuale fattore genetico, comunque è l'Ambiente che può favorire o correggere tale problema. L'ADHD è un problema serio, che ha bisogno di una valida terapia, perchè col tempo non si risolve. Va valutata attentamente, soprattutto per quello che riguarda il possibile padre. le parlo chiaramente: ritiene che il suo ragazzo sia in grado di garantire un ambiente adeguato per la nascita e la crescita di un bambino? se la sua risposta è "si", tutto bene, diversamente, c'è il rischio di far crescere un infelice, anche se le terapie hanno avuto molti progressi. L'ambiente famigliare conta tantissimo, per qualsiasi tipo di nascituro. Questioni così importanti necessitano di una riflessione più approfondita che in questo contesto è impossibile fare. Le consiglio di rivolgersi a uno psicologo per farsi aiutare a capire meglio la situazione, coinvolgendo il suo ragazzo. Cordiali saluti, Enrico Piccinini
Gentilissima, dal punto di vista dell'ereditarietà non è possibile in questo momento stabilire una correlazione. Tuttavia, la progettualità di un figlio è un fattore da tenere in debita considerazione, perché va calata nella realtà della relazione e della salute attuale Sua e del Suo compagno. È possibile che l'etichetta patologica diventi per alcune persone identitaria: Più che per pigrizia, quindi, A volte una resistenza è legata al fatto che cambiare significare modificare una parte di se, che diventa medesimezza e quindi familiarità (io sono anche quella persona che ha quella patologia...). Il consiglio migliore sarebbe quella di rivolgersi a un centro specializzato per poter fare le indagini diagnostiche del caso e seguire un percorso qualora ve ne sia l'indicazione. La progettualità del figlio in questo senso potrebbe essere un motore molto valido per il Suo compagno per poter mettersi nelle condizioni di essere il miglior padre possibile. In bocca al lupo! Cordialità, DMP
Buongiorno, ha provato a rivolgersi ad uno psicologo per chiarire meglio la sua situazione e comprendere meglio i suoi timori?
Cara utente, le cause dell’insorgenza del disturbo sono ancora una questione irrisolta. Viene ipotizzato un malfunzionamento del sistema nervoso centrale, soprattutto a livello dell’area corticale prefrontale e in relazione ai circuiti dopaminergici e noradrenergici. Gli studi che mostrano livelli di dopamina e noradrenalina inferiori alla norma sono alla base delle terapie farmacologiche con metilfenidato (conosciuto ai più come Ritalin). È stato messo in evidenza anche un ruolo dei fattori genetici, tuttavia gravità, evoluzione e prognosi del disturbo dipendono da fattori legati all’ambiente sociale ed educativo in cui il bambino si trova inserito.
Riguardo all’eziopatogenesi le cause identificate sono multiple: fattori genetici (maggiore incidenza del disturbo nell’ambito della stessa famiglia); fattori ambientali che possono attivare la predisposizione genetica (elevato livello d’ansia della madre, fumo di sigaretta e abuso di alcol in gravidanza, condizioni socioeconomiche disagiate, nascita pretermine, basso peso alla nascita, basso indice APGAR, problemi di salute nei primi anni di vita, scarso accrescimento staturo-ponderale, esposizione al piombo); fattori socio-ambientali (famiglia, scuola).
Come può vedere le variabili da prendere in considerazione sono davvero tanto, il mio invito è quello di intraprendere un percorso con il suo compagno durante il quale potervi prendere cura sia dei vostri desideri che dei vostri timori rispetto ad un'eventuale genitorialità.
Le faccio tanti auguri, d.ssa Pamela Arrais
Buongiorno non ci sono ancora studi che dimostrano l'ereditarietà in questo disturbo. Consiglierei a lei e al suo compagno di intraprendere una psicoterapia individuale o di coppia per affrontare i propri disagi , problemi che poi si ripercuotono sulla relazione e di conseguenza sull'arrivo di un bambino. un caro saluto
Gentile utente di miodottore, le cause del disturbo di ADHD non sono note con precisione. Sono stati effettuati molteplici studi a riguardo. È emerso, come già le diceva la collega picansi, che sia i fattori genetiche che le variabili ambientali possono esser determinanti a tal proposito. È vero anche che esistono delle condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli che possono associarsi ad una sintomatologia di tipo ADHD e ne possono rinforzare il decorso. In virtù di quanto sopra, e come già correttamente indicatole dalla collega la inviterei pertanto a riflettere, se non lo avesse già fatto, sugli effetti che un’eventuale genitorialità potrebbe avere sulla vostra storia. Potrebbe sicuramente risultare utile al suo ragazzo intraprendere un percorso psicologico per affrontare il disagio psichico generato dai suoi stessi sintomi. Rimango a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Cordiali saluti,
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, comprendo la perplessità nel compiere una scelta così importante. Per quanto l'uso di sostanze stupefacenti in gravidanza o la componente genetica possano favorire l'insorgenza di alcune patologie, tra cui l'ADHD, vi sono molteplici altri fattori (alcuni ancora sconosciuti) che possono determinare il disturbo in questione. Mi sembra di capire che, indipendentemente da questa scelta, suo marito non stia bene. Vi consiglio di contattare uno psicologo affinché suo marito possa trovare un equilibrio: un elevato benessere percepito dei genitori favorisce lo sviluppo psicoemotivo dei figli. Sono a disposizione per eventuali chiarimenti. Un caro saluto. Dott.ssa Alessandra D'Antonio
Gent.ssima utente, comprendo benissimo la preoccupazione rispetto ad una scelta così importante pertanto consiglierei un percorso psicologico al fine di superare le difficoltà individuali che potrebbero contribuire e facilitare il manifestarsi di un'eventuale problematica di questo tipo. Non c'è prova rispetto ad una prevalenza di fattori di rischio genetici su quelli ambientali e viceversa, i due fattori potrebbero agire in concomitanza ed influenzarsi reciprocamente. Detto questo, un maggiore benessere psicologico da parte dei genitori è importante per favorire un ambiente positivo adatto alla crescita di un bambino. Un caro saluto
Gentile sig.ra, capisco le preoccupazioni individuali e come coppia, ma il problema va focalizzato in modo diverso. L'ADHD è un disturbo che si estende per tutto lo span di vita ed è difficile da diagnosticare, perchè si correla a tanti altri. Come esperto di ADHD, anche in età evolutiva,ritengo che il problema da porsi non è l'ereditarietà, ma l'ambiente educativo in cui il bambino crescerà. Le variazioni temperamentali, che sono tratti geneticamente predefiniti (livello di attività, regolazione ritmi biologici, ricerca o evitamento di situazioni nuove, adattabilità, umore prevalente, livello di attenzione, intensità delle reazioni emotive, distraibilità, soglia di attenzione sensoriale) variano normalmente su un continuum dal positivo al negativo. Il problema si pone quando alcuni tratti temperamentali “difficili” incontrano un ambiente familiare, che mal gestisce queste situazioni. Alcuni studi (in Carey, 2004) hanno evidenziato come la variabile che prediceva l’invio allo specialista di bambini (40 del gruppo sperimentale e 30 del gruppo di controllo) con tratti fortemente iperattivi era la difficoltà dei genitori di gestire il comportamento dei figli, i problemi emozionali, i problemi scolastici, lo stile educativo permissivo. L’eziologia dell'ADHD, appare complessa ed implica più componenti, in cui gli aspetti biologici e quelli ambientali interagiscono in maniera circolare. Diversi studi epidemiologici (in Masi et al., 2005) rilevano che fattori di svantaggio socioeconomico e problemi familiari si trovano spesso associati con l’ADHD, così pure fattori familiari e sociali più adeguati, potrebbero essere un “fattore protettivo”, di questa “vulnerabilità” biologica individuata nell’ADHD. Allo stato attuale, però, non è ancora chiaro come interagiscano tra di loro tutte queste componenti nel determinare il disturbo .La ricerca ha individuato tra i fattori protettivi nell’infanzia per lo sviluppo di disturbi del comportamento, che divengono la base per il futuro sviluppo deviante nell’adolescenza, i seguenti elementi ( Hastings et al. 2000 ):L’interesse per gli altri;L’empatia; Una relazione positiva, calda ed empatica madre-figlio;Le competenze sociali;i comportamenti prosociali. La relazione madre- figlio, così come lo stile educativo genitoriale è fondamentale per lo sviluppo dell’empatia, nonché del comportamento prosociale nei bambini e ragazzi. Fondamentale accanto all’empatia la capacità di autocontrollo, come modalità di gestione e modulazione delle emozioni negative, quali per esempio la collera, che spesso rappresentano la miccia d’innesco dei comportamenti aggressivi (Salfi e Monteduro, 2003). Tra le caratteristiche dei soggetti antisociali si è individuata una strutturazione cognitiva “di minaccia”, che ben spiegherebbe la frequente risposta aggressiva (Goleman, 1999; Fedeli, 2005 ). Nel senso che la realtà circostante viene percepita come ostile e aggressiva.
La ricerca, sempre più concorda nell’indicare dei chiari percorsi di azione per queste problematiche: Attivare programmi d’intervento precoci e preventivi; Elaborare e realizzare programmi educativi nell’infanzia che prevedano l’insegnamento di abilità quali l’empatia e l’autocontrollo;
Educare alla prosocialità. Attivare programmi precoci di formazione per i genitori per migliorare la loro competenza educativa; Formare gli insegnanti, realizzare programmi educativi e formativi già dalla scuola dell’infanzia. Non è sola presenza del comportamento aggressivo ad essere necessariamente un precursore di un futuro infausto, ma il deficit di abilità prosociali (Rutter, 1994), (Loeber, 1997, in Kokko e Pulkinen 2000). Il comportamento aggressivo e quello prosociale non vengono più visti come poli opposti in continuum, ma come caratteristiche che possono coesistere nello stesso individuo (Feshbach e Feshbach, 1986, in Kokko e Pulkinen 2000). I soggetti potrebbero non avere una solida continuità nei comportamenti, quindi alternare quelli aggressivi ai prosociali. (Tratto da Monteduro F..(2012).Percorsi prosociali per iperattività, deficit di attenzione e disturbi del comportamento. Il trttamento multilivello. Franco Angeli)
Gentilissima utente, non è possibile stabilire con certezza l'ereditarietà del disturbo ADHD dal momento che si tratta di una patologia che presenta molteplici fattori di rischio e di protezione, sia personali che ambientali. Capisco le preoccupazioni e vi inviterei ad affrontarle insieme ad un terapeuta dal momento che sembrano esserci più variabili in essere (la tendenza alle dipendenze, la depressione, il vantaggio secondario della malattia) la cui modalità di gestione e la condivisione di coppia è un presupposto fondamentale per una futura genitorialità.
Saluti, Dott.ssa Giorgia Colombi
Buongiorno,

Comprendo la preoccupazione del suo ragazzo riguardo alla possibilità di trasmettere l'ADHD ai figli. L'ADHD ha una componente genetica, il che significa che c'è una certa probabilità che i figli possano ereditarlo, ma non è una certezza. Non esiste, ad oggi, un modo per prevenire direttamente l'ADHD durante la gravidanza, poiché è legato a fattori genetici e biologici, ma ci sono molti fattori ambientali e comportamentali che possono influire positivamente sullo sviluppo del bambino.

È importante ricordare che, anche se esiste una predisposizione genetica, molti bambini che ereditano questa predisposizione non svilupperanno necessariamente il disturbo, o potrebbero manifestarlo in forme più lievi rispetto al genitore. Inoltre, una diagnosi precoce e un ambiente familiare supportivo possono fare una grande differenza nel gestire l'ADHD e nel fornire al bambino gli strumenti necessari per affrontare le difficoltà che possono emergere.

Ciò che può essere utile è avere un dialogo aperto e sereno su questi timori, valutando insieme se il desiderio di avere figli è ostacolato principalmente dalla paura dell'ereditarietà o se ci sono altre preoccupazioni da affrontare. Potrebbe essere utile anche informarsi a fondo sulle possibilità di gestione e supporto per l'ADHD, sia per il presente che per il futuro.

Un cordiale saluto e un incoraggiamento per tutto!
Massimo Martucci, Psicologo a Milano, Psicoterapeuta, Ipnoterapeuta e Neurotrainer
Gentile, L'ADHD, ha una componente genetica significativa.
Studi scientifici indicano che se un genitore ha l' ADHD, c'è una probabilità maggiore che anche i figli possano svilupparlo.
Le stime suggeriscono che la probabilità di ereditare l'ADHD è compresa tra il 40% e il 60%.
Tuttavia è importante notare che il disturbo è influenzato anche da fattori ambientali, quindi non solo genetici.
Attualmente non esistono esami specifici per diagnosticare l'ADHD, in quanto è un disturbo neurologico e comportamentale che di solito viene diagnosticato durante l'infanzia, una volta che i sintomi diventano evidenti.
Saluti,
Fortuna Brochetta Psicologa cognitivo comportamentale Napoli

Esperti

Simona Sinatra

Simona Sinatra

Psicologo, Sessuologo

Roma

Gloria Belà

Gloria Belà

Psicologo

Fermo

Luca Di Tommaso

Luca Di Tommaso

Psicologo

Zagarolo

Veronica Cintori

Veronica Cintori

Psicologo

Saint-Vincent

Davide Tempesta

Davide Tempesta

Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta

Padova

Angela Gilardi

Angela Gilardi

Internista, Pediatra

Milano

Domande correlate

Vuoi inviare una domanda?

I nostri esperti hanno risposto a 18 domande su Sindrome da deficit di attenzione e iperattività
  • La tua domanda sarà pubblicata in modo anonimo.
  • Poni una domanda chiara, di argomento sanitario e sii conciso/a.
  • La domanda sarà rivolta a tutti gli specialisti presenti su questo sito, non a un dottore in particolare.
  • Questo servizio non sostituisce le cure mediche professionali fornite durante una visita specialistica. Se hai un problema o un'urgenza, recati dal tuo medico curante o in un Pronto Soccorso.
  • Non sono ammesse domande relative a casi dettagliati, richieste di una seconda opinione o suggerimenti in merito all'assunzione di farmaci e al loro dosaggio
  • Per ragioni mediche, non verranno pubblicate informazioni su quantità o dosi consigliate di medicinali.

Il testo è troppo corto. Deve contenere almeno __LIMIT__ caratteri.


Scegli il tipo di specialista a cui rivolgerti
Lo utilizzeremo per avvertirti della risposta. Non sarà pubblicato online.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.