Buongiorno. Ho una curiosità ,è lecito chiedere al proprio terapeuta cose sulla sua vita(dove vive ,

19 risposte
Buongiorno. Ho una curiosità ,è lecito chiedere al proprio terapeuta cose sulla sua vita(dove vive ,età, gusti personali) io della mia terapeuta dopo quasi un anno non so praticamente nulla. So benissimo che sono lì per parlare di me,ma fa cmq strano parlare della propria vita ad una "sconosciuta "
Buongiorno, certo, lei può porre al terapeuta tutte le domande che desidera. Sarà poi lei/lui a decidere come e se rispondere.
Spesso in terapia viene utilizzata anche la tecnica del "self-disclosure", attraverso la quale il medico o il professionista che opera nell’ambito delle professioni d’aiuto rivela, in modo cosciente e intenzionale, una propria esperienza personale al paziente. Anche questo, se utilizzato in modo corretto, può essere terapeutico!

Spero di aver risposto alla sua domanda.
Un caro saluto,
Dr. Francesca Nicolazzi

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Salve,
nel momento in cui il percorso è iniziato da qualche incontro e si è stabilito un certo tipo di fiducia, può capitare di essere curiosi della vita e degli interessi del terapeuta, un po’ anche per capire meglio chi si ha di fronte.
Generalmente, il terapeuta tiene distinta la propria vita privata da quella lavorativa, non per saccenza, perché vuole rimanere distaccato o perché si crede superiore, ma perché questo potrebbe inficiare il lavoro terapeutico. Può capitare che il terapeuta faccia spontaneamente un'autoapertura e racconti un qualcosa di sé, perché ritiene che quella determinata cosa in quel determinato momento possa essere vantaggiosa per la terapia.
Capisco che possa risultare strano parlare di cose private ad uno sconosciuto, ma la terapia si fonda anche su questo, considerato il fatto che lo psicologo non può prendere in carico conoscenti stretti o amici intimi, proprio perché la troppa confidenza inficerebbe la terapia, non lasciando la persona totalmente libera di raccontare cose anche delicate di sé.
Le auguro una buona giornata,
Cordiali Saluti.
Salve, ritengo che molto dipenda dal tipo di relazione di alleanza che si sia costruita col terapeuta, a volte è il terapeuta stesso che decide quanto aprirsi ed esporsi, io personalmente ad esempio utilizzo molto spesso utilizzo molto spesso quelli che sono chiamati degli svelamenti poiché a volte mi rendo conto che questo possa essere un utile strumento di condivisione e di sintonizzazione con il paziente ma non è detto che un terapeuta debba agire in questo modo.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera, un percorso terapeutico basato su una buona alleanza fornisce uno spazio assente da giudizio in cui il paziente è libero di esprimere i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue difficoltà e, perché no, le domande che gli vengono alla mente. La invito quindi a parlare con la sua terapeuta di tale questione, sono certa che sarà molto utile per il vostro lavoro assieme. Un cordiale saluto, dott.ssa Laura Sanchini
Carissima, questo dipende molto dall'orientamento del terapeuta e dal suo stile personale; diciamo che negli ultimi anni in letteratura è sempre più presente, anche nell'orientamento psicoanalitico che per tradizione punta più sulla neutralità del terapeuta, una modalità che prende il nome di "disvelamento", per la quale il professionista scegli di condividere alcuni aspetti della propria esperienza e vita privata in una dinamica relazionale che si fa più reciproca e profonda. Resto a disposizione per qualsiasi cosa. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Buongiorno, dipende molto dall’orientamento e dallo stile personale. Detto questo quindi, è del tutto plausibile.

Saluti

MT
Gentile Utente, al suo terapeuta può chiedere qualunque cosa lei abbia piacere, poi così come lei sicuramente ha la libertà di parlare o meno delle sue cose anche la collega avrà la libertà di rispondere o meno alle sue domande.

Spero di essere stato utile, se avesse dei dubbi o curiosità mi scriva pure in chat.

Dottor Mauro Simonetti
Salve, è una domanda legittima che a molti viene. Si è curiosi di conoscere di più il proprio terapeuta. Dipende molto dall'approccio del professionista e dalla situazione ma spesso è lo stesso psicologo ad aprirsi al paziente su alcune situazioni inerenti gli argomenti della terapia. Risulta meno comune invece che si presenti liberamente come persona. La relazione terapeutica è, seppur determinata da caratteristiche specifiche, una relazione tra due persone, quindi è più che lecito chiedere cose sulla sua vita, nella modalità e tempistica giusta, parlando liberamente dei motivi che spingono a fare quelle domande, come per esempio sentire che "fa strano raccontarsi ad una sconosciuta". Spero di esserle stato utile, se avesse qualche altra domanda può scrivermi in chat. Dott. Andrea Mussini
Capisco il suo sconcerto e le rispondo dicendole che vi sono professionisti che prediligono purtroppo conservare il più assoluto riserbo sulla loro vita, rifacendosi ad un modello di relazione con il paziente ormai obsoleto. Oggi è infatti sempre più condivisa la disponibilità a fare autorivelazione perché questa narrazione può essere di aiuto all'alleanza terapeutica . La condivisione di esperienze può essere utile al paziente anche per avere ulteriori riferimenti ed ispirazione nel suo percorso di miglioramento .
Buonasera, non esiste una risposta giusta o sbagliata, in quanto dipende dall’orientamento dello psicoterapeuta e dal suo stile personale nel lavorare. Detto questo proverei ad affrontare direttamente con la terapeuta questa curiosità che lei ci ha descritto riguardante la vita sua vita privata. Possono essere momenti molto preziosi e di aiuto per una relazione terapeutica. Rimango a disposizione qualora avesse ulteriori dubbi o perplessità. Un caro saluto. Francesca Coricelli - psicologa
Caro utente,
credo dipenda molto anche dall'approccio/metodo di lavoro del terapeuta: c'è chi preferisce un maggiore distacco, chi invece no.
Personalmente, lavoro molto con il mio Sé, che considero una fondamentale risorsa terapeutica insieme al Sé dei miei pazienti. Questo comporta che mi viene spontaneo, nel corso di una seduta, anche far riferimento a mie esperienze personali pregresse per consolidare il lavoro terapeutico. E, se anche il paziente avesse delle curiosità sulla mia persona, non ci vedo nulla di male. Mi piace rispondere e cerco di usare quelle domande/curiosità per consolidare l'alleanza terapeutica e far crescere il lavoro terapeutico, dando un orientamento soggettivo e significativo.

Cordiali saluti,
VS
Salve,
la mia indicazione è quella di chiedere e condividere con il/la collega le tue domande sarà lui/lei a dirti se possono o no. Io lavoro molto sulla conoscenza a volte miei esempi di vita possono essere d'aiuto alle persone che si rivolgono a me e quindi è un valore aggiunto all'interno delle sedute.
Rimango a disposizione
Un saluto
Dott.ssa Margherita Motta
Buongiorno; personalmente ritegno lecito riportare proprio questo interrogativo al suo terapeuta così come lo sta porgendo a noi.
Qualsiasi psicologo comprenderebbe la sua ragione (il farle strano aprirsi ad una sconosciuta), considerando anche che tenersi questo dubbio per sé potrebbe interferire con il naturale processo terapeutico in quanto potrebbe creare delle resistenze.
La sua è una richiesta sana che cerca di dare rilievo ad una dimensione molto importante nel percorso terapeutico, ovvero la relazione terapeuta-paziente.
Lo svelarsi di alcuni tratti della vita dello psicologo, ovviamente in quantità regolata, ben gestita e funzionale al percorso, non può che rinforzare il rapporto di fiducia nella relazione, senza contare che questa richiesta ha il potenziale di attivare discussioni molto dense e profonde.
La bellezza del conoscersi, può solo che arricchire.
buona giornata
Buongiorno, immagino sia strano parlare e far sapere i propri aspetti personali ad una persona di cui non si sa nulla, però il supporto psicologico prevede un rapporto asimmetrico perche possa funzionare quindi non sarebbe consono fare certe domande. Tuttavia se le vengono certe domande e vuole farle, sarà compito della sua terapeuta spiegarle che non è il caso. Personalmente sostengo la completa onestà se non si sente a suo agio in ogni aspetto della sua relazione con il proprio terapeuta.
Ti rispondo da paziente, prima che da terapeuta: all'inizio può capitare, come a te, di farsi domande sulla persona che si ha davanti e di chiedersi cosa fa o come la pensa su determinate cose... con l'esperienza ti dico che più andrai avanti e meno questo aspetto sarà importante. Questo tipo di domande, però, possono presentarsi durante un percorso di questo tipo. Parlane con la persona che ti segue e deciderà lei se risponderti o meno e che valore dare a queste tue eventuali domande. Stai tranquillo e fidati della relazione che avete intrapreso. Un saluto
È del tutto comprensibile avere curiosità riguardo alla vita del proprio terapeuta, poiché la terapia crea una relazione di confidenza e intimità emotiva, e può far nascere la voglia di conoscersi reciprocamente. Tuttavia, è importante tenere presente che il focus della terapia dovrebbe rimanere sul paziente e sulle sue esperienze e bisogni.

Il terapeuta segue delle linee guida etiche e professionali che stabiliscono che il centro della terapia è il paziente e il suo benessere. Per questo motivo, il terapeuta tende a mantenere una certa distanza personale per evitare di influenzare la terapia o di generare dinamiche non utili per il processo di cura.

Le informazioni personali condivise dal terapeuta possono essere limitate e professionali, come il suo background accademico e professionale, il tipo di approccio terapeutico utilizzato e altre informazioni utili per la terapia stessa.

Sebbene sia normale provare la voglia di conoscere meglio il terapeuta, ricorda che l'obiettivo principale della terapia è aiutarti a comprendere meglio te stesso, affrontare le tue difficoltà e sviluppare strumenti per migliorare il tuo benessere emotivo. Se hai domande riguardo al processo terapeutico o al rapporto con il terapeuta, non esitare a condividerle in sessione per affrontarle insieme.

Se senti il bisogno di una maggiore connessione o di avere una visione più chiara del rapporto terapeutico, puoi discutere di queste emozioni e delle tue curiosità con il terapeuta stesso. Il terapeuta sarà in grado di spiegarti meglio le dinamiche della terapia e rispondere alle tue domande in modo appropriato.
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Gentile Utente,
penso sia importante che lei possa sentirsi libera di porre domande al suo terapeuta. Sarà poi il professionista a decidere a quali dare risposta e a comprendere le ragioni dietro ciascuna di esse.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Un caro saluto.

Dott.ssa Valeria Venturin
Buongiorno caro utente, penso che si deve sentire libero di porre le domande che desidera. Eventualmete, sarà poi il/la professionista a rispondere a quelle che reputa possono esserle di aiuto al suo percorso e uno spunto in più di riflessione per lei. Cordialmente. Dott.ssa Martina Mari.
Gentile utente, capisco la sua curiosità e l'affettività che può sorgere dopo un periodo di tempo passato in terapia. È naturale chiedersi di più sulla persona con cui si sta condividendo tanto di sé stessi. Tuttavia, nella relazione terapeutica, lo spazio è pensato per essere interamente dedicato a lei e al suo percorso. Il terapeuta ha il compito di mantenere una certa riservatezza, non per creare distanza, ma per permettere a lei di esplorare i suoi pensieri e sentimenti in modo libero e senza condizionamenti esterni. Questa riservatezza fa sì che l'attenzione sia centrata su di lei, evitando che informazioni personali del terapeuta possano in qualche modo influenzare il processo. Detto questo, se sente il bisogno di parlare di questo argomento durante una seduta, può essere utile esplorarlo insieme alla sua terapeuta. Potrebbe emergere qualcosa di importante riguardo a come vive la relazione terapeutica o al modo in cui si rapporta agli altri nella sua vita. Cordialmente

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