Buongiorno,ho sofferto delle cosiddette "pseudovertigini", perche' in assenza di alcun quadro cl
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Buongiorno,
ho sofferto delle cosiddette "pseudovertigini", perche' in assenza di alcun quadro clinico (tutti i risultati dei vari test effettuati sono risultati negativi: visite specialistiche con otorini, TAC, ECG e analisi del sangue) i miei disturbi (instabilita' mentre camminavo, senso di testa leggera) sono stati imputati ad una condizione di ansia e somatizzazione.
Mi e' stato prescritto quindi il Citalopram che ho preso pero' solo per 3 mesi perche' mi sono sentita meglio (i sintomi sono praticamente scomparsi). Quindi erroneamente ho fatto il fai da te e ho deciso di sospenderlo senza consultare il medico, facendo una riduzione abbastanza veloce: ho avuto per due settimane i soliti sintomi da sospensione (nausea, scosse alla testa, sensazione di febbre, ecc) poi sono spariti pero' ora a distanza di due mesi dalla sospensione i sintomi sono tornati anche se in maniera diversa.
Quello che vorrei chiedere e': il fatto che l'assunzione del farmaco mi ha fatto stare bene e alla sua sospensione sto di nuovo "conciata" (ho capogiri al pc e davanti al telefono, pulsazioni alla testa, ecc) significa che la diagnosi fatta dal medico (somatizzazione da ansia/pseudovertigini) era giusta e che quindi quella era la cura giusta? E' una conferma di cio'?
Grazie in anticipo.
Elisa
ho sofferto delle cosiddette "pseudovertigini", perche' in assenza di alcun quadro clinico (tutti i risultati dei vari test effettuati sono risultati negativi: visite specialistiche con otorini, TAC, ECG e analisi del sangue) i miei disturbi (instabilita' mentre camminavo, senso di testa leggera) sono stati imputati ad una condizione di ansia e somatizzazione.
Mi e' stato prescritto quindi il Citalopram che ho preso pero' solo per 3 mesi perche' mi sono sentita meglio (i sintomi sono praticamente scomparsi). Quindi erroneamente ho fatto il fai da te e ho deciso di sospenderlo senza consultare il medico, facendo una riduzione abbastanza veloce: ho avuto per due settimane i soliti sintomi da sospensione (nausea, scosse alla testa, sensazione di febbre, ecc) poi sono spariti pero' ora a distanza di due mesi dalla sospensione i sintomi sono tornati anche se in maniera diversa.
Quello che vorrei chiedere e': il fatto che l'assunzione del farmaco mi ha fatto stare bene e alla sua sospensione sto di nuovo "conciata" (ho capogiri al pc e davanti al telefono, pulsazioni alla testa, ecc) significa che la diagnosi fatta dal medico (somatizzazione da ansia/pseudovertigini) era giusta e che quindi quella era la cura giusta? E' una conferma di cio'?
Grazie in anticipo.
Elisa
Gentile Elisa, come lei stessa intuisce, il fatto che il farmaco abbia fatto retrocedere i sintomi (le “pseudovertigini”) e che la sua sospensione li abbia fatti tornare, può logicamente far supporre che ci sia una relazione tra il variare dei sintomi e il farmaco stesso. Occorre evidenziare però che non conosciamo le eventuali altre variabili che possono essere intervenute nella sua vita in contemporanea all’inizio e alla sospensione del farmaco, variabili che possono avere avuto un ruolo nella scomparsa prima e nel ripresentarsi poi, dei sintomi stessi. Se, come le e’ stato suggerito dal medico, le sue “pseudovertigini” fossero di origine psicosomatica, il farmaco, antidepressivo, potrebbe aver agito sui meccanismi chimici del malessere (quella stessa ansia che il medico ipotizza essere alla base della somatizzazione) migliorando il suo stato di benessere e, di conseguenza, facendo sparire le “pseudovertigini”. La differenza tra un farmaco antidepressivo ed una psicoterapia e’ che la psicoterapia permette di stare di nuovo bene in profondità, e non di tamponare il malessere (le pseudovertigini -> l’ansia) “cancellandolo” in maniera chimica. A partire da questo presupposto, una psicoterapia psicoanaliticamente orientata potrà aiutarla a risalire alle cause (anche e scoprattto inconsce) del suo malessere, malessere che si presenta non sul piano emotivo, ma in sintomi che sono solo apparentemente di natura fisica. Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti. Un saluto, Marta Corradi
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Salve Elisa, come sottoliato dalla collega il farmaco agisce attivamente sul sintomo, in questo caso le vertigini. Ma laddove il sintomo non sia di natura organica, bensì psicologica, questo effetto durerà solo in concomitranza con l'assunzione del farmaco, riproponendosi, come è successo a lei, una volta sospesa l'assunzione o in particolari momenti stressanti della sua vita. Se non vuole far dipendere il suo benessere dall'assunzione di un farmaco le consiglio un percorso psicologico o psicoterapico che possa agire sia sul sintomo che sulle possibili cause dello stesso, di modo da debellarlo o imparare a gestirlo in maniera più matura e consapevole. Le faccio un grosso in bocca al lupo e rimango disponibile per eventuali chiarimenti. Saluti, Francesca
Potrebbe essere una spiegazione plausibile. Ad ogni buon conto oggi il problema è non tanto la diagnosi quanto la terapia! Sarebbe cosa buona e giusta ricontattare il medico e valutare con lui come proseguire la cura e, se eventualmente, abbinare un supporto psicoterapico che le permetta di governare e conoscere meglio il suo funzionamento
Gentilissima Elisa, come capirà sono opportune ulteriori indagini. Quello che mi preme sottolineare è la necessità di seguire scrupolosamente la terapia proposta dal medico e se le è possibile affiancare al trattamento farmacologico anche un lavoro psicologico per comprendere meglio l'origine dei disturbi che non hanno da quanto esprime una causa somatica e migliorare a lungo termine compliance e la propria condizione di salute.
Salve, effettivamente non si sospendono i farmaci senza scalarli, inoltre prima di sospendere va sempre prima consultato il medico che li ha prescritti. Capisco che lei ha notato un miglioramento quindi li ha sospesi, ma è anche vero che il farmaco fa sparire i sintomi ma non le cause. Quindi sarebbe bene che lei eseguisse un lavoro psicologico su di sè , tramite l'elaborazione potrebbe con l'aiuto della psicoterapeuta riuscire a contattare quali sono le cause del suo malore, infatti come può constatare avendo sospeso il farmaco i suoi sintomi sono ricomparsi, la saluto cordialmente, dott.Eugenia Cardilli.
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Salve, concordo sulla necessità di intraprendere un percorso psicoterapico in associazione alla cura farmacologica, che potrebbe aiutarla a risolvere le cause della sua difficoltà. E, come lei stessa ha compreso, prima di modificare il dosaggio dei farmaci è sempre buona norma rivolgersi allo psichiatra. Saluti
Buongiorno Elisa. Si potrebbe essere una spiegazione plausibile, ma per avere un quadro più chiaro e non cadere nell'errore, le suggerisco di ricontattare il suo medico e valutare con lui la situazione. Avendo lavorato in neurologia, le posso dire che al nostro ambulatorio di neuropsicologia afferivano molti casi simili al suo, pseudovertigini, disturbi da conversione, disturbi funzionali e cosi via, ossia molti sintomi e disturbi per i quali i pazienti venivano inviati presso un reparto neurologico per gli esami specifici che poi risultavano negativi, e quindi imputabili a disagi psicologici più o meno consapevoli. Per la mia esperienza, oltre al farmaco dunque andrebbe affiancato un percorso psicoterapico, l'unione di entrambi le darà unn maggiore beneficio e una possibilità maggiore di non andare in contro a "recidive"post interruzuone farmacologica.
Un caro saluto
dott.ssa A. Sidari
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Buongiorno Elisa, condivido l'opinione dei colleghi che mi hanno preceduto circa l'opportunità di affiancare al trattamento farmacologico un aiuto di tipo psicoterapeutico per rimuovere le cause delle "pseudovertigini" le quali fanno pensare proprio a una conversione fisica di questioni di origine emotivo-relazionale sottostanti. Corpo e mente sono strettamente intrecciati, molto più di quanto tendiamo a credere, perciò agire su entrambi i fronti è a volte necessario, come le recidive in assenza del farmaco sono lì a dimostrare, almeno fino a che non si rimuovono e rimodellano le cause di origine psicologica. I sintomi sono solo la punta dell'iceberg, pertanto curare gli stessi solo attraverso i farmaci non basta, è importante scendere per così dire alla base dell'iceberg, con un percorso d'aiuto protetto e graduale. Cordiali saluti. Dott.ssa Marisa Faioni
Salve. Riprenda in mano con lo Psichiatra la parte farmacologica è contemporaneamente si affidi ad uno psicologo. La aiuterà a elaborare meglio una condotta adeguata per la risoluzione del suo problema.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Gentilissima, le consiglio di ritornare dal suo medico curante per approfondire la questione.
Gentile Elisa, sembrerebbe azzeccata la diagnosi del suo medico ma se la cura le leva i sintomi, quando sta meglio, invece di sospenderla, cerchi di capire quali sono le sue fonti di ansia e somatizzazione. Così facendo, quando col suo medico, scalerà la cura, sarà in grado di gestire le ansie ed i sintomi non si ripresenteranno. Consiglio di affiancare alla terapia farmacologica, una psicoterapia.
Salve, il fatto che ci sia assenza di un quadro clinico e che l'assunzione del farmaco le abbia giovato e la sua sospensione abbia riportato i sintomi fisici da lei descritti può confermare la diagnosi di somatizzazione da ansia del suo medico. Le suggerisco di tornare dal suo medico e seguire le sue prescrizioni per poter così iniziare un percorso psicoterapeutico che la supporterà a comprendere e gestire la sua ansia. I sintomi fisici di solito sono dei campanelli di allarme che il suo corpo le invia per comunicarle che c'è qualcosa che non è più in equilibrio.
Un saluto
Un saluto
Salve. Se come dice il suo medico il problema ha come origine uno stato di ansia sottostante, le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta quantomeno per una consulenza. I farmaci possono aiutare a ridurre i sintomi ma non sono la soluzione definitiva del problema. Il suo corpo esprime un disagio emotivo che forse lei non riesce ad ammettere o che comunque non vuole affrontare in modo diretto.
Buongiorno Elisa,
Mi pare che lei abbia già maturato una risposta alla sua domanda tuttavia non escluderei l' importanza di combinare al trattamento farmacologico un intervento di psicoterapia che possa aiutarla a gestire l' ansia ed i sintomi fisici ad essa correlati. L' intervento cognitivo comportamentale è ad oggi ritenuto uno dei più efficaci nell' affrontare un disturbo ansioso. Non esiti a contattare uno psicoterapeuta con questa formazione, cordiali saluti, Federica Rossi.
Mi pare che lei abbia già maturato una risposta alla sua domanda tuttavia non escluderei l' importanza di combinare al trattamento farmacologico un intervento di psicoterapia che possa aiutarla a gestire l' ansia ed i sintomi fisici ad essa correlati. L' intervento cognitivo comportamentale è ad oggi ritenuto uno dei più efficaci nell' affrontare un disturbo ansioso. Non esiti a contattare uno psicoterapeuta con questa formazione, cordiali saluti, Federica Rossi.
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