Buongiorno, ho bisogno di un parere. Sono un ragazzo giovane diagnosticato con un disturbo di person
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Buongiorno, ho bisogno di un parere. Sono un ragazzo giovane diagnosticato con un disturbo di personalità, a detta della mia terapeuta borderline ma non solo. Faccio terapia ormai da un anno e mezzo e durante questo lasso di tempo ho ottenuto molti risultati, soprattutto per quanto riguarda la disregolazione emotiva e il lavoro su diversi traumi, nonché per il funzionamento generale. Il problema che però persiste e che non mi consente di affidarmi completamente alla terapia è il seguente: alle volte tendo a idealizzare la mia terapeuta pensando che sia la migliore, ma molto spesso alla prima parola fuori posto o appena mi accorgo che qualcosa da parte sua non mi va a genio, la svaluto completamente, pensando che con lei non riuscirò mai a guarire del tutto da questo disturbo. Inoltre, ciò in realtà riguarda anche me stesso, perché avendo un Sé ancora fragile, tendo a idealizzarmi e svalutarmi di continuo, con conseguenti difficoltà a livello di autostima e a prendere decisioni coerenti con ciò che voglio, nonché a mantenere relazioni soddisfacenti, visto che un giorno sto bene nella mia relazione e un altro vorrei andarmene perché sento il contrario.
Ora, la mia terapeuta segue un approccio cognitivo comportamentale e sistemico relazionale. Con lei mi trovo abbastanza bene, ma visto quando ho riportato non riesco ad affidarmi del tutto. La mia domanda quindi è se ci sono degli approcci terapeutici consigliati in particolare per questi miei sintomi, nel caso in cui decidessi di cambiare terapeuta. Vorrei qualcuno a cui potermi affidare totalmente per davvero e con cui poter guarire da questo mio modo di funzionare, sltrimenti così la vita a livello relazione con me e con gli altri è davvero dura. Grazie mille
Ora, la mia terapeuta segue un approccio cognitivo comportamentale e sistemico relazionale. Con lei mi trovo abbastanza bene, ma visto quando ho riportato non riesco ad affidarmi del tutto. La mia domanda quindi è se ci sono degli approcci terapeutici consigliati in particolare per questi miei sintomi, nel caso in cui decidessi di cambiare terapeuta. Vorrei qualcuno a cui potermi affidare totalmente per davvero e con cui poter guarire da questo mio modo di funzionare, sltrimenti così la vita a livello relazione con me e con gli altri è davvero dura. Grazie mille
Buongiorno,
Purtroppo la situazione che lei descrive è coerente con il disturbo che le è stato diagnosticato, è quindi improbabile pensare che cambiando approccio o cambiando terapeuta la situazione migliori, anche perchè è lei per primo ad ammette che quello che descrive è un atteggiamento che lei ripropone in tutti i suoi rapporti con gli altri e anche con sè stesso.
Se desidera sperimentare un approccio diverso è libero di farlo ovviamente, ma non mi aspetterei miracoli per quanto riguarda questo aspetto di sè.
In alternativa, se non l'ha già fatto, parli di questa sua perplessità alla persona che già la segue per vedere se riuscite ad impostare insieme un lavoro in tal senso.
Cordialmente
Dott. Giacomo Caiani
Purtroppo la situazione che lei descrive è coerente con il disturbo che le è stato diagnosticato, è quindi improbabile pensare che cambiando approccio o cambiando terapeuta la situazione migliori, anche perchè è lei per primo ad ammette che quello che descrive è un atteggiamento che lei ripropone in tutti i suoi rapporti con gli altri e anche con sè stesso.
Se desidera sperimentare un approccio diverso è libero di farlo ovviamente, ma non mi aspetterei miracoli per quanto riguarda questo aspetto di sè.
In alternativa, se non l'ha già fatto, parli di questa sua perplessità alla persona che già la segue per vedere se riuscite ad impostare insieme un lavoro in tal senso.
Cordialmente
Dott. Giacomo Caiani
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Buongiorno, ho letto dei suoi dubbi legati all’idealizzazione e successiva svalutazione della terapeuta e di se stesso. Certamente sono vissuti molto duri da sostenere. Si tratta, però, di caratteristiche che potrebbero pienamente rientrare nella diagnosi che le ha proposto la sua terapeuta e far parte, quindi di un tipo di funzionamento su cui andare a lavorare in terapia. Leggo che si trova in generale bene con la specialista con cui sta facendo il percorso terapeutico e ha ottenuto dei buoni risultati. Il mio invito è di portare queste informazioni in terapia, raccontando i suoi dubbi e le sue alternanze idealizzazione-svalutazione. Può essere una parte fondamentale del vostro percorso la possibilità di lavorare apertamente su questi vissuti. Gli approcci cognitivo-comportamentale e sistemico relazionale sono assolutamente validi e fruttuosi. Le auguro di superare questa impasse al meglio. Dott.ssa M. Cristina Zantomio
Gentile utente, lei sta acquisendo un'enorme consapevolezza su come funziona lei nei rapporti. La dinamica che racconta rispetto alla sua terapeuta e anche a se stesso o alle sue relazioni è un sintomo tipico della diagnosi che l'è stata data. Valuti la possibilità di raccontare proprio ciò che sente alla sua terapeuta, questo le permetterà di riflettere sul suo funzionamento. Rileggendo insieme tale vissuto, costruendo e ricostruendo pensieri e memoria su questo suo modo di vivere le relazioni con sè e con l'altro. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
buongiorno, i suoi dubbi sono preziosi e io le consiglierei di poterne parlare direttamente con la sua terapeuta in seduta, ciò consentirà ad entrambi di poter capire meglio cosa stia succedendo e se i motivi siano oggettivi o legati fisiologicamente al percorso. Nello specifico della sua richiesta, data anche la diagnosi che accenna qui, le suggerirei di pazientare nel prendere decisioni che possano risultare 'agite' senza averne prima compreso le motivazioni profonde; come saprà all'interno dei sintomi della sua diagnosi sono ben presenti anche gli 'acting out' e le oscillazioni nel rapporto con gli oggetti di investimento (idealizzazione/svalutazione repentine); un anno e mezzo è un tempo breve per trarre le somme della fiducia che può riporre nella sua terapeuta e le cose sembra stiano comunque procedendo bene
salve, mi sembra che la dinamica relazionale che sta sperimentando con la sua terapeuta sia in linea con il funzionamento di personalità da lei descritto, le suggerisco di parlarne direttamente con la sua terapeuta perchè partire dalla vostra relazione e poter lavorare sulla dinamica idealizzazione/svalutazione le consentirà di sfruttare la relazione terapeutica come una palestra in virtù delle relazioni personali che costruirà fuori dal contesto clinico.
Salve, svalutazione e idealizzazione sono alla base delle problematiche da lei riportare. Solitamente l'approccio cognitivo-comportamentale è molto utile per comprendere i propri comportamenti e pensieri per cercare di agire in maniera differente a questo modello si può sicuramente aggiungere un approccio che vada nel profondo a ricercare le basi di questo suo modo disfunzionale.
Spero di esserle stata d'aiuto
Spero di esserle stata d'aiuto
"Affidarsi totalmente" non è una cosa facile, soprattutto per chi è stato tradito nel corso dell'infanzia. Affidarsi è un risultato che probabilmente lei raggiungerà, ma è ancora presto. La percepisco insofferente, forse addirittura frettoloso. Non si muova, non scappi, non cerchi altrove. Sta lavorando bene, questo anno e mezzo è stato fruttuoso. Prosegua. Non cerchi fuori quello che le manca, deve stabilizzare le sue oscillazioni che se esistono hanno un senso. Lei è chiamato a passare a una visione interiorizzata dell'esperienza, è un processo di riscrittura del suo vocabolario interiore. Dalla scissione, fuga, agito alla riflessione, elaborazione, sensibilizzazione. Si chieda sempre cosa accade dentro di lei di fronte ogni evento, per esempio perché a una certa esperienza lei reagisce con l'idealizzazione? Niente avviene per caso. Crescere significa migliorare progressivamente la nostra conoscenza dell'ignoto che ci abita. Attraverso la terapia lei deve delineare sempre con maggiore precisione il suo mondo interno di cui quello esterno non è che un mero riflesso. Se subisce queste variazioni di umore vuol dire che ci sono cose che vivono dentro di lei di cui ignora persino l'esistenza. Buon viaggio
Buongiorno! Nel rispetto della relazione terapeutica con la collega, mi limiterò a condividere solo qualche pensiero. Se diamo per diagnosticato un Disturbo Borderline di Personalità, la tendenza ad idealizzare/svalutare è piuttosto caratteristica, è uno dei segni distintivi insieme a tutti gli altri di cui scrive. Immagino, inoltre, che non sia riducibile alla relazione con la collega, perché probabilmente caratterizza ogni relazione per lei significativa. È ragionevole immaginare che potrebbe riprorporsi anche nella relazione con un altro/a professionista, con un approccio diverso. Se sente il desiderio di un lavoro più profondo, perché non discuterlo e analizzarlo con la collega? Si prenda il tempo necessario per cogliere il valore e il senso della sua domanda. In fondo, a pensarci bene, lei sta ponendo una questione relazionale (che riguarda lei e la terapeuta) al di fuori della relazione; sta parlando DI, invece di parlare CON. In bocca al lupo
Salve,
Quello che descrive come disturbo borderline, ossia la difficoltà a mantenere un’immagine stabile di sé e degli altri concerne l’oscillazione tra idealizzazione e svalutazione. Tale oscillazione potrebbe essere parte di un conflitto interiore tra il desiderio di protezione e paura di essere deluso o abbandonato. La dinamica in questione meriterebbe uno spazio terapeutico dedicato.
Prima di considerare un cambio di terapeuta, potrebbe condividere apertamente con la sua attuale terapeuta le difficoltà di affidamento e la tendenza a svalutare. Questo confronto diretto potrebbe non solo rafforzare la relazione terapeutica, ma offrirle uno spazio per osservare e rielaborare questi scambi. Altrimenti, se vuole ricostruire un nuovo percorso che rispecchi più i suoi desideri e conoscere i significati inconsci del suo caso può pensare alla psicoterapia psicoanalitica e lavorare con il transfert.
Se vuole approfondire, sono qui.
Cari saluti
Quello che descrive come disturbo borderline, ossia la difficoltà a mantenere un’immagine stabile di sé e degli altri concerne l’oscillazione tra idealizzazione e svalutazione. Tale oscillazione potrebbe essere parte di un conflitto interiore tra il desiderio di protezione e paura di essere deluso o abbandonato. La dinamica in questione meriterebbe uno spazio terapeutico dedicato.
Prima di considerare un cambio di terapeuta, potrebbe condividere apertamente con la sua attuale terapeuta le difficoltà di affidamento e la tendenza a svalutare. Questo confronto diretto potrebbe non solo rafforzare la relazione terapeutica, ma offrirle uno spazio per osservare e rielaborare questi scambi. Altrimenti, se vuole ricostruire un nuovo percorso che rispecchi più i suoi desideri e conoscere i significati inconsci del suo caso può pensare alla psicoterapia psicoanalitica e lavorare con il transfert.
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Cari saluti
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno e grazie per la sua condivisione.
Da quello che leggo credo che la sua terapeuta stia facendo un ottimo lavoro, naturalmente ci possono essere sono momenti di difficoltà, in terapia si mettono in gioco difese e atteggiamenti che fanno parte della nostra struttura di personalità, per questo credo che la cosa migliore sia quella di parlarne con la sua terapeuta , i momenti più fruttuosi a livello terapeutico credo che siano proprio i momenti critici che se gestiti ci permettono di evolvere.
Un caro saluto
Dott.ssa Germana Ambrosi
Da quello che leggo credo che la sua terapeuta stia facendo un ottimo lavoro, naturalmente ci possono essere sono momenti di difficoltà, in terapia si mettono in gioco difese e atteggiamenti che fanno parte della nostra struttura di personalità, per questo credo che la cosa migliore sia quella di parlarne con la sua terapeuta , i momenti più fruttuosi a livello terapeutico credo che siano proprio i momenti critici che se gestiti ci permettono di evolvere.
Un caro saluto
Dott.ssa Germana Ambrosi
Buongiorno, dal suo disturbo di personalità non si guarisce mai completamente ma bisogna imparare a conviverci. Attraverso la terapia vengono individuate le strategie più funzionali per affrontare le difficoltà quotidiane per stare meglio con sé stessi e gli altri. Lei riferisce di stare meglio e di aver imparato tanto dal percorso con la sua terapeuta, ma allo stesso tempo riferisce di non fidarsi completamente. Se non c è fiducia e non si crea una "alleanza terapeutica" sarà molto difficile "stare bene nella relazione". La invito a riflettere se secondo lei esiste un "terapeuta perfetto" oppure un professionista in grado di offrirle qualcosa che attualmente nel suo percorso non ha trovato. Solo lei può rispondere a questa domanda e scegliere se cambiare o meno professionista. La saluto cordialmente
Buongiorno,
grazie per aver condiviso la sua esperienza. Da quanto racconta, ha già fatto un lavoro molto significativo in terapia, soprattutto sul fronte della disregolazione emotiva e dei traumi, e questo è un segnale di grande impegno e capacità di mettersi in gioco. È naturale, nel percorso terapeutico, sperimentare alti e bassi nel rapporto con il terapeuta, soprattutto in presenza di un disturbo di personalità, come quello borderline, che può portare a oscillazioni tra idealizzazione e svalutazione. Questi aspetti sono spesso centrali nel trattamento e possono diventare parte del lavoro stesso in terapia.
Per quanto riguarda la sua domanda sugli approcci terapeutici, è importante sapere che il disturbo borderline di personalità risponde bene a diversi approcci validati scientificamente. Tra questi, segnale:
DBT (Terapia Dialettico-Comportamentale) : sviluppato appositamente per il disturbo borderline, si concentra sulla regolazione emotiva, la tolleranza alla sofferenza e il miglioramento delle relazioni interpersonali.
Terapia Focalizzata sul Transfert (TFP) : è un approccio psicodinamico che lavora sulle dinamiche relazionali e sui conflitti interni, spesso emersi nel rapporto terapeutico.
Schema Therapy : particolarmente efficace per lavorare sugli schemi di pensiero e comportamenti disfunzionali, combinando elementi di diverse teorie psicologiche.
EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) : molto utile per trattare i traumi alla base del disturbo e le difficoltà connesse.
Quello che descrive riguardo alla difficoltà di affidamento completo alla sua terapeutica e alle oscillazioni tra idealizzazione e svalutazione è un aspetto comune nelle relazioni per chi vive queste difficoltà, ed è un tema che può essere affrontato con la sua terapeutica attuale, specialmente se il rapporto ha già dato risultati positivi. Tuttavia, se sente il bisogno di esplorare altre possibilità, potrebbe prendere in considerazione uno degli approcci citati sopra.
Rivolgersi a uno specialista che conosca bene il disturbo borderline e abbia esperienza con gli interventi sopra indicati può essere davvero prezioso per costruire una relazione terapeutica solida e proseguire nel percorso di guarigione.
Per approfondire valutare meglio le sue esigenze, il consiglio di rivolgersi a uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
grazie per aver condiviso la sua esperienza. Da quanto racconta, ha già fatto un lavoro molto significativo in terapia, soprattutto sul fronte della disregolazione emotiva e dei traumi, e questo è un segnale di grande impegno e capacità di mettersi in gioco. È naturale, nel percorso terapeutico, sperimentare alti e bassi nel rapporto con il terapeuta, soprattutto in presenza di un disturbo di personalità, come quello borderline, che può portare a oscillazioni tra idealizzazione e svalutazione. Questi aspetti sono spesso centrali nel trattamento e possono diventare parte del lavoro stesso in terapia.
Per quanto riguarda la sua domanda sugli approcci terapeutici, è importante sapere che il disturbo borderline di personalità risponde bene a diversi approcci validati scientificamente. Tra questi, segnale:
DBT (Terapia Dialettico-Comportamentale) : sviluppato appositamente per il disturbo borderline, si concentra sulla regolazione emotiva, la tolleranza alla sofferenza e il miglioramento delle relazioni interpersonali.
Terapia Focalizzata sul Transfert (TFP) : è un approccio psicodinamico che lavora sulle dinamiche relazionali e sui conflitti interni, spesso emersi nel rapporto terapeutico.
Schema Therapy : particolarmente efficace per lavorare sugli schemi di pensiero e comportamenti disfunzionali, combinando elementi di diverse teorie psicologiche.
EMDR (Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) : molto utile per trattare i traumi alla base del disturbo e le difficoltà connesse.
Quello che descrive riguardo alla difficoltà di affidamento completo alla sua terapeutica e alle oscillazioni tra idealizzazione e svalutazione è un aspetto comune nelle relazioni per chi vive queste difficoltà, ed è un tema che può essere affrontato con la sua terapeutica attuale, specialmente se il rapporto ha già dato risultati positivi. Tuttavia, se sente il bisogno di esplorare altre possibilità, potrebbe prendere in considerazione uno degli approcci citati sopra.
Rivolgersi a uno specialista che conosca bene il disturbo borderline e abbia esperienza con gli interventi sopra indicati può essere davvero prezioso per costruire una relazione terapeutica solida e proseguire nel percorso di guarigione.
Per approfondire valutare meglio le sue esigenze, il consiglio di rivolgersi a uno specialista.
Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Quello che lei sente per la sua terapeuta descrive perfettamente il funzionamento borderline.
Quindi in realtà si guarisce "restando".
Non è la terapeuta a fare la differenza, ma lei.
Lei che sceglie di restare nonostante l'imperfezione.
Lei che sceglie di restare nonostante l'impulso le dica di andarsene.
Una cosa che credo sarebbe molto terapeutica per lei (non so se l'ha già fatto) sarebbe dire alla sua terapeuta questi sentimenti. Poterli esplicitare quando si presentano. Sperimentare che la sua terapeuta resta, che la accoglie e la contiene in questo suo funzionamento, perché sicuramente uno dei sentimenti più profondi che si porta dietro è non essere amabile/amato proprio a causa di questa sua ambivalenza.
La terapia è innanzitutto l'interiorizzazione di una relazione riparativa.
Si dia questa bella chance!
Quindi in realtà si guarisce "restando".
Non è la terapeuta a fare la differenza, ma lei.
Lei che sceglie di restare nonostante l'imperfezione.
Lei che sceglie di restare nonostante l'impulso le dica di andarsene.
Una cosa che credo sarebbe molto terapeutica per lei (non so se l'ha già fatto) sarebbe dire alla sua terapeuta questi sentimenti. Poterli esplicitare quando si presentano. Sperimentare che la sua terapeuta resta, che la accoglie e la contiene in questo suo funzionamento, perché sicuramente uno dei sentimenti più profondi che si porta dietro è non essere amabile/amato proprio a causa di questa sua ambivalenza.
La terapia è innanzitutto l'interiorizzazione di una relazione riparativa.
Si dia questa bella chance!
Buongiorno, il trattamento di elezione per il disturbo borderline di personalità è la terapia dialettico comportamentale. Detto questo le suggerirei di continuare con la sua terapeuta visto che ha ottenuto buoni risultati fino ad ora. Ricordiamoci sempre che l'aspetto relazionale paziente-terapeuta dovrebbe essere considerato di uguale importanza. Suggerirei di lavorare proprio su questo aspetto (idealizzazione/svalutazione) essendo tra l'altro una caratteristica del disturbo, prendendo come spunto i pensieri che ha appena descritto.
buongiorno è sempre difficile potersi affidare a qualcuno, soprattutto in una relazione profonda come la psicoterapia. per potere effettuare un cambiamento nelle nostre modalità relazionali è necessario del tempo. lei descrive con chiarezza le sue difficoltà e a mio parere non è questo il momento di allontanarsi dalla sua terapeuta, perchè spesso proprio quando crediamo che la terapia non funziona è il segnale che invece si è nella direzione giusta. lei è già riuscito ad ottenere un grande risultato ossia essere seguito dalla stessa persona per un anno e mezzo.
Buonasera, nei hai parlato con la tua terapeuta? Nel senso, le hai detto come ti senti quando percepisci che lei abbia detto una parola che senti come "fuori posto"? Perché questa è la prima cosa da fare! Quello che descrivi fa parte del tuo disturbo, ne è uno dei sintomi, quindi la cosa migliore che puoi fare per te è parlarne direttamente con lei, facendolo ogni volta che accade. Sono certa che ne verrà fuori un gran bel lavoro e sarà l'occasione buona per iniziare a liberarti di questo modo di funzionare. Detto questo, a causa di questo diciamo sintomo che descrivi, c'è il rischio importante che qualunque altro terapeuta non vada bene, quindi ti suggerisco di continuare a lavorare su te stesso con questa terapeuta e vedrai che piano piano riuscirai ad affidarti. In bocca al lupo!
Gentile utente, il fatto che lei alternativamente svaluti e idealizzi la sua terapeuta è proprio il succo del lavoro terapeutico da svolgere in questo momento. Questi sono modi con cui lei entra in relazione con l'altro, cosa che chiaramente prescinde dalla terapeuta con cui ha a che fare. Cambiare terapeuta, non può essere risolutivo di questa difficoltà, anzi trattarla proprio con lei e proprio a partire da queste emozioni potrà aiutarla. I tempi sono lunghi per fare un'operazione del genere, ma con l'impegno ce la potrà fare.
DOtt. Paolo Di San Diego
DOtt. Paolo Di San Diego
Buongiorno, ciò che descrive è proprio una caratteristica della personalità borderline e, anche se a lei possa sembrare tanto, un anno e mezzo di terapia non può cancellare questo suo modo di relazionarsi alle persone, terapeuta compreso.
Quale tipo di terapia? qualunque sia quella che sta seguendo, se ha instaurato, nonostante tutto, una buona relazione e sente di avere fatto progressi, continui su questa strada o corre il rischio di dover ricominciare tutto da capo.
In bocca al lupo per tutto.
Dott.ssa Maria Romanelli
Quale tipo di terapia? qualunque sia quella che sta seguendo, se ha instaurato, nonostante tutto, una buona relazione e sente di avere fatto progressi, continui su questa strada o corre il rischio di dover ricominciare tutto da capo.
In bocca al lupo per tutto.
Dott.ssa Maria Romanelli
Le modalità relazionali che lei descrive sono tipiche del disturbo borderline. Se vuole cambiare terapeuta , provi con l'approccio psicoanalitico che spesso dà buoni risultati nel trattamento del borderline. Comunque , ricordi che le terapie funzionano solo se hanno alla base una forte alleanza terapeutica che aiuta ad affidarsi completamente e a superare i momenti di crisi che inevitabilmente ci sono. Sarebbe bene che si spegasse con l'attuale terapeuta, in modo da essere sicuro di fare una scelta ponderata e non un agito dovuto ad un momento di difficoltà. Un saluto
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