Buongiorno ho 52 anni e all’età di 22/23 anni ho sofferto di attacchi di panico e ansia. Adesso dici

17 risposte
Buongiorno ho 52 anni e all’età di 22/23 anni ho sofferto di attacchi di panico e ansia. Adesso diciamo che sto molto meglio come panico ed ansia però sono diventato ipocondriaco ed ho il terrore per ogni male che mi viene penso di avere un tumore . Ho paura a fare esami medici ed anche andare dal dottore , preferisco non sapere che magari sapere di avere qualcosa e non vivere più dall’ansia di morire ….. ho due figlie piccole e sto male a pensare di morire e non potermele godere. Le mie bimbe mi chiedono di andare a visitare paesi esteri ma io Ho paura a prendere l’aereo ( difatti non l’ho mai preso ) e devo sempre trovare scuse , idem con treni perché ho paura che deraglino , adesso con ste guerre ho paura che scoppi una guerra nucleare e pensavo di fare i passaporti per la mia famiglia per scappare in qualche paese lontano se dovessero lanciare delle bombe …insomma ci sarebbe da ridere per queste stronzate che sto dicendo ma a me mi fanno vivere veramente male….. la paura mi sovrasta e mi divora …. Perché ho queste paure? Perché ho paura della morte e di morire ? Sono andato da una psicologa x 1 anno, mi faceva parlare della mia vita , ho capito tante cose del mio cararattere ma l’ipocondria e le paure non mi sono passate …. Ho speso tanti soldi e praticamente sono come prima. Quale è l’indirizzo psicologico migliore per curare l’ipocondria e queste paure ? Ringrazio anticipatamente chi mi risponderà
Buongiorno. Innanzitutto quello che sta provando non sono certo "stronzate", come dice lei. Le emozioni che proviamo sono sempre legittime, e lei ha descritto molto bene il malessere che prova. Spesso le nostre emozioni, come la paura, sono però "dirottate" sulle cause più varie, che non sono però al cuore della questione. Percepisco dalle sue parole un senso di pericolo costante, che probabilmente si manifesta attraverso la paura di malattie, guerre ecc. ma che avrà radici più profonde. Un lavoro di terapia come quello che ha fatto, che aiuta a capirsi e conoscersi meglio, sicuramente non è inutile. Forse occorre tenere più il focus su questo senso di pericolo: perché si sente minacciato? Cosa è successo a 22 anni che l'ha segnata così? Cosa o chi la aiuta a sentirsi al sicuro? Forse sono i temi che possono, col tempo, aiutare ad affrontare i timori.
Riguardo l'indirizzo metodologico, ognuno ha i suoi pregi e la sua efficacia. Un approccio legato al qui ed ora, a tecniche comportamentali può aiutare ma mi sembra che il suo vissuto sia anche molto diffuso, quindi un approccio che preveda una prospettiva più ampia, come quello sistemico relazionale, può essere indicato.
Credo, poi, che un buon percorso di terapia non debba limitarsi troppo rigidamente ad un approccio, ma sfruttare le risorse che più possono adattarsi al bisogno del cliente.
Spero di esserle stato utile.

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Buongiorno, non credo esista un approccio psicologico 'migliore' per la gestione della paura che succedano eventi incontrollabili, bensì penso le serva un buon inquadramento per capire su cosa lavorare ancora e come farlo. Racconta di stare meglio, immagino rispetto alla gestione dell'ansia e degli attacchi di panico per come li ha conosciuti in passato. Ma probabilmente l'origine di quei sintomi 'lavora' ancora dentro di lei: il tema di fondo potrebbe essere la gestione della paura dei pericoli imprevedibili, andando a capire cosa ancora la attivi oggi e a cosa ci riporti del nostro passato, durante la crescita e nel periodo prima della comparsa dei primi sintomi, attorno ai 22- 23 anni. Per la mia esperienza, spesso chi porta problematiche che hanno a che fare col controllo è abituato a dare valore e attenzione più ai bisogni altrui che ai propri, che infatti riporta come 'stronzate' su cui dovrebbe/ vorrebbe ridere. Non credo lo siano, anzi. Se ne prenda cura, con la sua psicologa o con qualcuno a cui affidarsi. Per chi è abituato a dare, invece di ricevere, penso sia già un grande passo verso la guarigione,
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, le paure e le fobie non sono mai 'stronzate' dal momento in cui causano un disagio significativo e limitano la vita delle persone. Se posso darle un consiglio la terapia cognitivo-comportamentale ha delle ottime evidenze scientifiche nel trattamento di disturbi d'ansia e fobie e può aiutarla a lavorare sui suoi pensieri disfunzionali tramite tecniche specifiche.
cordialmente
Dott.ssa Lisa saccardo
Gentile utente, ha tutto il diritto di stare bene, godersi le sue figlie e poter avere una vita normale. Quello che le succede non sono "stronzate" ma disagi importanti di cui prendersi cura. Le cause di questi disturbi sono profonde e trenta anni di vita con questi disturbi pesano molto. Anzi deve avere molte capacità per conviverci. da così tanto tempo. Il lavoro che ha già fatto è comunque una buona base, non lo svaluti, diciamo che ora un ulteriore lavoro trova un terreno già "lavorato". Rispetto all'orientamento, mi sento di dire che quello che conta è la persona che sceglie, il suo stile personale, la fiducia che si instaura. In base a questo le tecniche funzionano, altrimenti rimangono sterili esercizi. Si prenda cura di sè con affetto, non si maltratti perchè prova queste cose. Questa sua richiesta è già un passo in avanti. Cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Buongiorno, le sue difficoltà devono essere rispettate ed ascoltate. Evidentemente qualcosa torna a turbare la sua serenità e si insinua nel suo quotidiano in maniera così prepotente e a tutti questo ci sarà un perchè. Io le proporrei di riniziare un percorso psicoterapeutico. Il mio indirizzo è analisi bioenergetica e si tratta di una terapia psicocorporea la quale attraverso il doppio approccio verbale e di ascolto ed attivazione corporea va a riconnettere la ns. testa (parte cognitiva), il ns. cuore (emozioni) e il ns. corpo (sensazioni corporee), sbloccando corazze e riattivando la ns.. energia interiore. Se desidera approfondire sono a disposizione on line o in presenza. Cordiali saluti. Dott.ssa Alessandra Domigno
Caro utente, innanzitutto la ringrazio per aver condiviso qua la sua situazione.
Io le consiglierei una terapia di tipo cognitivo-comportamentale; può leggere anche lei, facendo una piccola ricerca, che è la terapia elitaria per molte problematiche, soprattutto quelle riguardanti gli aspetti ansiosi.
Dott.ssa Giada Valmonte
Buongiorno, i sintomi che lei porta ovvero la paura delle malattie e della guerra sono assolutamente legittime. Siamo effettivamente in un momento socio-storico che porta facilmente a preoccuparsi e ad avere paura.
L'efficacia di una psicoterapia dipende anche dalle aspettative e dalla fiducia che riponiamo nel terapeuta. Direi che la sua tendenza ad essere timoroso influenza la qualità della relazione con i terapeuti.
Grande rilevanza ha comunque sempre la motivazione che porta ad intraprendere un percorso. La terapia insegna a convivere con le proprie tipologie caratteriali una volta scoperte e conosciute. Quindi ogni terapia può funzionare se si crea una buona alleanza paziente-terapeuta e comunque il percorso e la motivazione si co-costruiscono in ogni seduta. Cordiali saluti B. Addario
Gentile utente,
ciò che descrive ha sicuramente diritto ad essere attenzionato affinché possa esserci un cambiamento che sposti la sua attivazione rispetto a come vive gli eventi. Il senso delle cose cambiano a seconda della nostra percezione, di come le vediamo e soprattutto sentiamo.
Mi sembra importante affrontare la situazione in un contesto professionale che possa darle un aiuto concreto.
Non penso sia possibile dirle cosa è meglio scegliere nel suo caso, tutti gli approcci possono essere buoni se lei sta bene nella relazione terapeutica che porterà il terapeuta a valutare e scegliere tecniche adatte al momento che vive. Sarà possibile allora promuovere la sicurezza che sta dentro di lei e che è l'unica a cambiare lo stato delle cose
Cordiali saluti
Dott.ssa Aida Faraone
Buongiorno,
Non penso che le sue paure ed emozioni, che riferisce nel testo, possono essere definite "stronzate": ogni forma di disagio interiore merita di essere validato e considerato, nella dovuta importanza.
Consideri come dietro la paura della morte personale possono nascondersi numerosi temi. A tal fine, riterrei utile indagare cosa possa aver dato origine a questo tipo di timore (sembrerebbe che l'origine possa essere rintracciabile all'età di insorgenza degli attacchi di panico); dunque, a volte la paura della morte personale è "semplicemente" legata ad un trauma vissuto e connesso al lutto, per cui si rende necessario un lavoro terapeuticamente orientato sul vissuto traumatico.
Altre volte, invece, la paura della morte nasconde altri tipi di timori, ad esempio quella del limite, della possibilità di non avere più alcun controllo, della passività e dell'impotenza; in questi ultimi casi, si notano altre caratteristiche personologiche presenti nell'attualità della persona a conferma del focus e il lavoro terapeutico si orienta maggiormente alla correzione di determinati assunti cognitivi e/o paure non propriamente consapevoli alla persona.
In sintesi, ciò che riterrei necessario fare nel contesto di una terapia, oltre ad un lavoro primariamente focalizzato sulla sintomatologia invalidante, è fare maggiore chiarezza rispetto alla reale natura di questa paura, al fine di procedere con l'orientamento terapeutico più adatto a lei.

Sperando di esserle stata d'aiuto,
Rimango disponibile anche per consulenze online,

Dott.ssa Elisa Folliero
Salve,sono molto colpita dal fatto che lei chiamo.il suo disagio con l'appellativo "stronzate".Mi viene da chiederle che rapporto ha con i suoi bisogni e necessità. Reprimere aspetti di sé stessi può portare talora a manifestazioni somatiche importanti.
In questo caso io utilizzerei un mix composito di analisi bioenergetica e mindfulness, per slatentizzare le cause profonde del disagio prima e lavorare sull'impatto dei pensieri disfunzionali subito dopo.
Chiaro che poi la situazione è la sua storia andrebbero ben studiate.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
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Buongiorno non esiste un approccio più valido di altri sicuramente il suo percorso precedente le è stato molto utile per conoscersi ed è attraverso la conoscenza di sè che si arriva a comprendere le proprie paure ma se non si è sentito soddisfatto ha fatto bene ad interrompere , però le consiglio di riprendere la psicoterapia con un altro terapeuta se vuole sono a sua disposizione . Buona giornata
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Gentilissimo, mi dispiace leggere quanta sofferenza sta vivendo in questo momento!
per rispondere alla sua domanda: esistono degli approcci validi evidence based sia nel trattamento dell 'Ansia da malattia ( ex ipocondria) sia nel mantenere i risultati ottenuti a lungo termine.
L'approccio cognitivo-comportamentale utilizza un protocollo specifico che, al contempo, viene adattato ad hoc sul paziente.
se le occorre qualche informazione in più, non esiti a contattarmi: sarò felice di risponderle e chiarirle ogni dubbio! =)
Gentile utente, comprendo quanto possa essere complesso vivere con le paure che lei racconta, e posso solo immaginare quanto sia invalidante per lei. Spesso capita che le nostre paure vadano ad insinuarsi in molte situazioni di vita che tendenzialmente non c'entrano nulla con il focus principale, sul cos'è che davvero ci spinge e ci crea sofferenza. il lavoro che lei ha già fatto sul riconoscere delle parti di se è di fondamentale importanza, perchè aiuta a capire da dove parte tutto, cosa davvero le fa paura e come quel tipo di malessere colpisca anche altre aree di se. Purtroppo il non agire, anche ad esempio non facendosi delle visite specialistiche per scongiurare il problema, è un qualcosa che crea sollievo in un primo momento, ma non fa altro che mantenere il problema, ancorandolo ancora di più. penso che il lavoro successivo da fare sia proprio quello di imparare ad adottare delle strategie comportamentali funzionali, che possano aiutarla a gestire in maniera più serena la vita di tutti i giorni, cercando comunque sempre di capire quali sono i suoi bisogni e validarli. Mi sento però di dirle che tutte le emozioni che viviamo, anche l'ansia, hanno una funzione adattiva e ci servono, per cui va bene che ci siano, il problema è quando il livello si alza oltrepassando la soglia limite, ma su quello per fortuna si può lavorare. le auguro una buona giornata, sperando di esserle stata utile, Dott.ssa Carmen Tedeschi
Salve, quella che lei chiama ipocondria è ancora un disturbo d'ansia specifico sulla sua salute. Le assicuro che è molto comune e che si può risolvere con una buona psicoterapia (che viene fatta da uno psicologo-psicoterapeuta e non solo psicologo), che sia però di tipo cognitivo-comportamentale, la quale in maniera anche graduale potrà farla esporre alle situazioni che le generano ansia. In bocca al lupo!
Buongiorno. Sono comprensibili i suoi dubbi ed è evidente il dolore che sta provando. Innanzitutto, risposte emotive e comportamentali (ad esempio paura e difficoltà a prendere l'aereo) possono derivare da un complesso di "pensieri automatici", cioè pensieri irrazionali e negativi che a loro volta fanno parte di un sistema di credenze apprese (nella sua famiglia di origine e/o con esperienze negative da adulta) che costituiscono il modo in cui lei rappresenta Sè e il mondo. Alcuni di essi possono comprendere la previsione che gli eventi futuri andranno male o l'ingrandimento sproporzionato delle possibilità negative. Ciò può alimentare ansia e difficoltà a gestire stress e preoccupazioni. Il primo passo è identificare tali pensieri, valutare le prove che li sostengono e quelle che li disconfermano, diminuendo il rimuginio (una preoccupazione cronica per eventi futuri) e sostituirli con pensieri nuovi e alternativi positivi. Ciò può essere raggiunto prendendo consapevolezza di ciò e con la pratica, attraverso varie tecniche, ad esempio training attentivo, detached mindfulness, tecniche di esposizione immaginativa, tecniche di meditazione guidata, in maniera tale che venga modificato il modo in cui si relaziona ad immagini e pensieri maladattivi, senza considerarli parte di Sè ma distaccandosi da essi, in quanto non corrispondono alla realtà. L'approccio più indicato, a parer mio, è il cognitivo-comportamentale.
Personalmente, mi occupo di tali disturbi. Se interessata, mi trova a sua disposizione, anche online.
Ad ogni modo, le auguro un grande in bocca al lupo per tutto.
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
Torino e Asti
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Buongiorno! Il problema che lei presenta è un disturbo d'ansia, che nella forma principale è di ipocondria, ma non solo: sono presenti anche altre fobie (dell'aereo, dei treni, delle guerre...). Non posso, logicamente, che consigliarle il mio approccio, che la porta ad affrontare uno ad uno i suoi problemi, con protocolli specifici di trattamento. Cordialità

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