Buongiorno, ho 36 anni e sono la mamma di due bimbe di 3 e 6 anni. Sono una persona particolarmente

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Buongiorno, ho 36 anni e sono la mamma di due bimbe di 3 e 6 anni. Sono una persona particolarmente ansiosa e soffro di attacchi di panico e ansia da parecchi anni ormai. Da quando sono diventata mamma pero, la mia ansia è fuori controllo ed è mutata in qualcosa di intrusivo e invalidante. Ho il terrore di morire, di avere un tumore o un infarto. Sono finita più volte in pronto soccorso di notte per un attacco di panico. Mi fisso per ogni minimo dolore di avere qualcosa che non va. Ieri sera ho passato tutto il tmpo a cercare su internet sintomi e diagnosi perchè mi sono convinta che ho un tumore allo stomaco. Tutto perché ho perso qualche etto da venerdì ad oggi ma non credo di aver mangiato meno o aver fatto qualcosa per perdere peso, e soffrendo di reflusso, che ha gli stessi sintomi del tumore allo stomaco, sono andata in panico totale. Ho paura di lasciare le mie figlie, di non vederle crescere, di non avere tempo. Ho paura che se dovessi morire loro non si ricorderebbero di me oppure si ricorderebbero una mamma arrabbiata o triste. Ho dei sensi di colpa più grandi di una casa e non so perchè. Se capita di discutere prima di andare a dormire il senso di colpa non mi lascia tregua. Succede anche nel caso in cui le mie figlie si addormentino da sole, magari dopo avermi chiesto di stare con loro ma magari non ci sono riuscita perché dovevo fare lavatrici, i piatti, roba da sistemare ecc. Il senso di colpa è talmente forte che in quei casi non riesco a lasciarle dormire da sole in cameretta. Devo portarle nel lettone con me perché nel caso in cui mi capiti qualcosa di notte, non voglio che abbiano il ricordo di una mamma arrabbiata e prima di dormire devo svegliarle e digli che le amo profondamente, che io ci sarò sempre. Ho delle crisi di pianto continue con dei nodi alla gola talmente forti da togliermi il respiro. Inoltre se ci sono momenti felici mi portano al terrore perché mi sono convinta che più un evento è felice, più io sono felice, più capiterà sicuramente qualcosa di brutto a me o alla mia famiglia. A tal proposito sono arrivata al punto di pensare in ogni momento al peggio, alla cosa più brutta che possa capitare perché così facendo, punendomi psicologicamente (per che cosa non lo so, credo di non meritarmi di essere felice ma non perché)e stando male fino a piangere disperata o andare in panico, mi sono convinta di non farlo accadere e di tenere così al sicura la mia famiglia. Però così non vivo più. Ho iniziato più volte una terapia farmacologica da un neurologo ma l'ho interrotta a causa delle gravidanze e sotto consiglio del medico. Sto seguendo una terapia psicologica da diversi mesi (quasi 8) ma sembra non mi stia portando da nessuna parte. Non vedo miglioramenti, anzi mi sembra di peggiorare. Mi sembra di farmi solo una chiacchierata ma senza risultato.Sono stanca di tutto questo perché sta rovinando la mia vita e mi fa arrabbiare perché non lo faccio di proposito e se cerco di fermare questo circolo vizioso vado ancora più in panico. Mi sento impotente e non vedo la fine. Vi chiedo un consiglio perchè non so più dove sbattere la testa.
Vi ringrazio in anticipo per le risposte e i consigli che vorrete darmi.
Gentile Signora, la sua sofferenza passa dritta attraverso le sue parole, quello che sta vivendo è davvero u a situazione difficile.
Spesso la Psicoterapia, soprattutto all’inizio riacutizza il dolore e la sofferenza. Se, però sente che il lavoro che sta facendo con la sua terapeuta “sia solo una chiacchierata” le consiglio di parlarne in seduta, può essere un ottimo spunto per capire in quale direzione state andando.
Da quello che descrive mi sembra che gli estremi per riprendere una terapia farmacologica ci sono, anche di questo potrebbe parlare con la terapeuta.
Non molli, ha diritto a stare meglio e glielo auguro davvero.
Un caro saluto.
Dott.ssa Emanuela Graziano

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Gentile utente questa è una situazione molto importante da gestire e da affrontare. I farmaci sono utili per il contenimento del sintomo ma non sono risolutivi da soli, è come quando si ha una gamba rotta, per esempio, e si prendono gli antidolorifici per lenire il dolore, ma se l'osso non viene correttamente messo in asse non si avrà mai una guarigione! Bisogna lavorare non tanto sulle cause ma sulle soluzioni disfunzionali che vengono adottate per gestire questo tipo di situazione. Non bastano pochi consigli e queste poche righe ma La invito seriamente a considerare un approccio diverso alla sua situazione dal momento che il percorso che sta seguendo non le porta beneficio. Sono disponibile ad aiutarLa in questa situazione.
Cara signora, la sua sofferenza arriva potente anche qui.
Immagino che la terapia psicologica possa essere proprio il luogo in cui depositare tanto dolore, lei può portare tutto questo dolore e andare oltre quella che chiama "una chiacchierata".
E' possibile prendersi cura di sé, percepire un po' di benessere e rendersi conto che è reale e non prelude ad altro che a quel benessere. Questo è anche quello che può trasmettere ai suoi figli ed è quello che le auguro di cuore.
Salve,
gli attacchi di panico possono essere trattati con successo attraverso l'ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. La prima per la gestione del sintomo sinché sarà invalidante la seconda per poter guardare ad un benessere più a lungo termine. La psicoterapia richiede del tempo prima che possa dare i suoi frutti. Continui il percorso di pari passo con il trattamento farmacologico vedrà che con il tempo uscirà dalla morsa dei suoi sintomi.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Signora buonasera.
Il suo racconto di vita è molto difficile e averlo espresso in modo così sentito e coinvolgente, fa trasparire tutta la sofferenza e la preoccupazione.
A farle chiedere aiuto e sostegno è senza dubbio il senso di responsabilità verso le sue figlie e l'amore che ha per loro. Sapere di dover porre rimedio a quello che le accade giornalmente per garantire loro la giusta sicurezza che una casa e una famiglia dovrebbe trasmettere.
Partire da una considerazione: ha scritto che sono 8 mesi che segue un percorso psicoterapeutico, ma non riscontra alcun beneficio, né miglioramento. Ha provato a parlare di questo con il collega che la segue? Gli ha confidato le sue sensazioni sull'andamento della terapia? E' nel suo diritto chiedere se ci sono altre soluzioni, altre strategie utili, oppure se dovete considerare la possibilità di chiedere supporto a un altro collega, anche questo è nel suo diritto.
L'appoggio di uno psicologo rimane, ad ogni modo, il miglior consiglio che mi sento di darle.
L'obiettivo per lei deve essere quello di imparare il più possibile dalla sua ansia, conoscerla nelle manifestazioni, nelle situazioni in cui si verifica più spesso (luoghi o momenti della giornata), notare come reagisce solitamente agli attacchi d'ansia e in cosa trova conforto, quali comportamenti la fanno sentire meglio, in qualche maniera.
Attraverso questo tracciamento dell'ansia, pian piano, potrà cominciare a distaccarsene, trovando le strategie mirate di prevenzione e gestione. Perché l'ansia non si cancella, ma si impara a gestire. Essere preoccupata per la salute delle sue figlie, per il loro futuro, per garantire loro la sicurezza affettiva ed economica di cui hanno bisogno, implica ansia e stress! Non può e non deve evitarlo, ma al contempo non ne deve subire le conseguenze psicologiche e fisiche. Quindi sarà necessario acquisire consapevolezza di questi fenomeni mentali e controllarne il potenziale negativo. Allo stesso tempo, tornare a godere delle cose belle della vita!
Anche questa è una sua responsabilità di mamma, insegnare alle sue figlie ad apprezzare il dono della vita fino in fondo, a inseguire il loro sogno di felicità, di soddisfazione. Può fare ciò solo con un esempio positivo. Ecco perché è fondamentale che lei trovi il sostegno adatto a riscoprire il valore delle emozioni positive, lo scopo della vita, il sogno di realizzare qualcosa di importante. Vivendo questa esperienza di rinascita personale sarà più facile per lei essere una mamma positiva, fiduciosa, ispiratrice e compassionevole.
Si dia questa opportunità.

Spero di averla confortata in qualche modo. Se vuole, sono a sua disposizione per qualsiasi domanda o informazione. Anche tramite consulenza online.
Un caro saluto, Dott. Antonio Cortese
Gentile Signora, la vita di uscita che ha intrapreso: farmaci associati a psicoterapia, sono quelle indicate nel caso da lei descritto. Se la psicoterapeuta o lo psicoterapeuta a cui si è rivolta non la soddisfa, forse è il caso di cambiare. La sensazione di farsi solo una chiaccherata non è quella congruente con un percorso che invece dovrebbe stimolarla a riflettere su se stessa, su associazioni alla sua storia, su focalizzazioni e spiegazioni al suo malessere. Credo che una soluzione possa esserci. Provi a parlarne con chi la segue e a cambiare se è il caso.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno,
posso comprendere quanto sia faticoso affrontare l'ansia soprattutto in un momento così delicato come quello della maternità. È evidente che lei stia vivendo un grande tormento interiore, caratterizzato da una serie di pensieri ossessivi, sensi di colpa e paure che sembrano condizionare profondamente la sua vita quotidiana e il rapporto con le sue figlie.

La sua esperienza di attacchi di panico e ansia e i sintomi che descrive sono comuni in persone che affrontano disturbi d'ansia e, purtroppo, possono risultare molto invalidanti e difficili da gestire. È comprensibile che lei si senta frustrata e stanca di questa situazione, soprattutto se non vede miglioramenti nonostante gli sforzi che sta facendo attraverso la terapia farmacologica e psicologica.

È importante ricordare che il percorso verso il benessere mentale può essere lungo e tortuoso, e che i miglioramenti possono richiedere tempo e pazienza. Tuttavia, se si sente che la terapia attuale non sta producendo i risultati desiderati o addirittura peggiora la situazione, potrebbe essere opportuno riconsiderare il piano terapeutico con il suo terapeuta e il suo medico curante.

Potrebbe essere utile esplorare altre opzioni terapeutiche specifiche per affrontare i disturbi d'ansia e migliorare le capacità di coping. Inoltre, potrebbe essere utile esaminare se ci sono fattori esterni o stressori nella sua vita che potrebbero contribuire ai suoi sintomi e cercare di affrontarli in modo più efficace.

È importante anche cercare sostegno e comprensione da parte della sua rete di supporto, inclusi familiari che potrebbero essere in grado di offrire un supporto emotivo prezioso durante questo periodo difficile.

Infine, è importante ricordare che non è sola in questo percorso e che ci sono risorse e professionisti disponibili per aiutarla ad affrontare l'ansia e migliorare il suo benessere mentale. Continui a impegnarsi nel suo percorso verso la guarigione e non esiti a chiedere aiuto quando ne ha bisogno.

Cordiali saluti, dott.ssa Camilla Persico
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto così difficile e doloroso. Mi sento innanzitutto, in base alle informazioni condivise, di suggerirle un percorso di psicoterapia cognitivo comportamentale, la più efficace per la sintomatologia che descrive. Dalle sue parole trapelano chiaramente l' ansia, il senso di colpa e la sofferenza per i pensieri intrusivi e i timori che l' accompagnano durante il giorno. Mi sento di rassicurla che un percorso adeguato e motivazione da parte possano aiutarla a gestire le sue difficoltà nel migliore dei modi. Resto a disposizione, Dr.ssa Melodia
Gentilissima utente, prima di tutto voglio dirti che non sei sola e che è coraggioso chiedere aiuto e confrontarsi con i propri sentimenti e paure. È comprensibile che la maternità possa aumentare l'ansia e le preoccupazioni, ma è importante cercare aiuto professionale per affrontare queste emozioni in modo sano.
Sembra che la terapia psicologica che stai seguendo non stia avendo gli effetti desiderati, e potresti prendere in considerazione di parlare con il tuo terapeuta della possibilità di cambiare approccio terapeutico o richiedere un diverso tipo di intervento. La terapia cognitivo-comportamentale potrebbe essere un'opzione da esplorare per affrontare i tuoi pensieri catastrofici e il senso di colpa.
Inoltre, potresti considerare di consultare un terapeuta esperto in terapia familiare o sistemica, che possa aiutarti a esplorare e affrontare i legami tra le tue ansie e le dinamiche relazionali all'interno della tua famiglia.
Infine, è importante anche prendersi cura di te stessa e avere degli spazi e momenti per te stessa per ricaricarti emotivamente. La meditazione, lo yoga, l'attività fisica, la lettura o qualsiasi hobby che ti faccia sentire bene possono essere modi efficaci per gestire lo stress e l'ansia.
Ricorda che il percorso verso il benessere emotivo può essere lungo e complicato, ma non arrenderti e continua a cercare il supporto di professionisti che possano aiutarti a trovare le risposte che cerchi. Spero che troverai la strada per superare le tue paure e vivere una vita più serena e soddisfacente. Rimango a tua disposizione per un eventuale colloquio conoscitivo.
Dott. Cordoba
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente,
Mi spiace moltissimo che stia vivendo una situazione che abbassa in maniera così drastica la sua qualità di vita. Spesso la nascita dei figli porta all'acutizzarsi di alcuni disturbi che erano presenti già in modo lieve nella nostra vita e ci mette davanti alle nostre paure e ai nostri nodi non risolti. I sintomi che descrive rientrano certamente nel quadro di un disturbo d'ansia, una condizione molto difficile da gestire per la persona che ne soffre ma che può essere certamente risolta con le cure adeguate. Come le hanno consigliato altri colleghi, la prima cosa da fare al momento è parlare apertamente con il proprio terapeuta spiegando i motivi del proprio disagio e chiedendo di vedere il piano terapeutico da lui/lei stilato, così che possiate concordate lo svolgimento delle sedute e del percorso. Potrebbe anche domandare al proprio psicoterapeuta quale approccio segue nella cura dei suoi pazienti (cognitivo-comportamentale? sistemico-relazionale? psicanalitico? strategico?) in modo tale da poter decidere autonomamente se lo ritiene l'approccio più adatto a lei visto che non tutti gli indirizzi teorici sono risultati altrettanto efficaci nella cura della sintomatologia ansiosa. Contatti se possibile anche uno psichiatra (in questo caso il neurologo credo sia meno indicato perché non sembra che i sintomi siano da attribuire ad una causa organica quanto ad una sofferenza psichica) che deciderà se è il caso o meno di prescriverle una cura famacologica adatta alla sua situazione. Dalle sue parole traspare un livello di sofferenza piuttosto alto che sicuramente inficia il livello di benessere percepito sia da lei che dalla sua famiglia.
Le auguro tutto il meglio e resto a disposizione se ha bisogno di qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Giorgia Maimone
Mi dispiace sentire che sta affrontando un periodo così difficile a livello emotivo. La sua ansia sembra essere molto intensa e sta avendo un impatto significativo sulla sua vita quotidiana e sul suo benessere. È importante che continui la terapia psicologica e ne discuta apertamente con il suo terapeuta riguardo ai risultati attuali. Potrebbe essere utile valutare anche un supporto farmacologico, considerando la sua situazione e l'efficacia passata della terapia farmacologica. Un approccio integrato potrebbe fornire un maggiore sollievo dai sintomi e un supporto adeguato. Rimango a disposizione per ulteriori dubbi o chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Gentile utente, dal suo messaggio si percepisce tutta la fatica e il dolore che sta affrontando. Quando l'ansia è così pervasiva diventa invalidante e intacca la qualità della nostra vita. E' prezioso che lei stia già facendo un percorso psicologico, tuttavia se non lo ritiene efficace le consiglio di parlarne direttamente con il suo psicologo. L'approccio cognitivo-comportamentale propone i trattamenti e le tecniche più efficaci per la gestione dell'ansia e degli attacchi di panico. Deve avere pazienza e fiducia in se stessa e nelle sue risorse che sicuramente sono tantissime e preziose. Le auguro di fare un percorso che le permetta di avere maggiore consapevolezza rispetto alle sue paure che sono, appunto, solo paure e di imparare ad affrontare la vita e le difficoltà facendo appello a tutte le sue risorse e capacità. Non sono mai le situazioni a generare l'ansia dentro di noi, bensì sono i pensieri che noi facciamo sulle situazioni a provocarci l'ansia. Infatti, ciò che le capita si chiama ansia anticipatoria cioè una preoccupazione sproporzionata rispetto a una situazione che percepiamo come difficile o minacciosa. Le auspico di poter fare un lavoro sui suoi pensieri, ristrutturandoli con l'aiuto di uno psicoterapeuta e acquisire maggiore fiducia in se stessa. La vita la affrontiamo grazie alle nostre risorse e se non siamo consapevoli delle risorse che abbiamo non ci sentiremo in grado di affrontare neanche il più piccolo ostacolo. Lei è giovane, ha tutta la vita davanti a sè e merita di viverla in uno stato di serenità e benessere. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Buongiorno, chiaramente è pervasa dall'ansia, che sta prendendo la forma di sintomi ipocondriaci ed ossessivi. La strada giusta è quella intrapresa, la psicoterapia cui eventualmente può affiancare una terapia ansiolitica al bisogno. Mi stupisce tuttavia la sua definizione di "chiacchierata" per descrivere la terapia. Lei sta lavorando sul suo cambiamento? Non basta infatti solamente parlare dei propri problemi per liberarsene, non vorrei avesse assunto un atteggiamento troppo passivo nei confronti del cambiamento.
Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi con noi. Comprendo le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, e mi dispiace per i vissuti negativi che queste le provocano. Qualora dovesse ritenerlo opportuno o necessario, mi rendo disponibile a cominciare con lei un percorso , che potrebbe tornarle utile per esplorare ed approfondire le sue emozioni, esperienze e valori al fine di trovare una strada percorribile e ritrovare la serenità.
Tenga a mente che il benessere mentale è una priorità, e trovare il professionista giusto può fare la differenza.
Qualora dovesse avere dubbi, domande, o perplessità riguardo al mio lavoro non esiti a contattarmi.
Un caro saluto, dott. Daniele D’Amico
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Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza. Mi rendo conto del disagio che sta provando e delle difficoltà che sta vivendo.
Un parere psicologico per essere funzionale necessita di tanti dettagli, di ascolto e di una forte fiducia da entrambe le parti. Per tale ragione le assicuro la mia disponibilità se fosse interessato a ricevere maggiori informazioni e uno spazio sicuro in cui poter parlare.
Dott.ssa Veronica Guidi
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Gentile signora, convivere con un disturbo d'ansia è davvero invalidante e mi dispiace molto per i sintomi che lei descrive. Essere madre implica tanto impegno e buona parte delle sue forze, al momento, sono impegnate a gestire i pensieri rimuginanti.
Come le hanno suggerito potrebbe essere utile far emergere in terapia questa sua sensazione e chiedere di intraprendere la terapia farmacologica.
In moltissimi casi l'utilizzo del farmaco potrebbe migliorare non solo le condizioni sintomatologie, ma anche l'andamento della psicoterapia.
Potrebbe essere molto utile un approccio cognitivo comportamentale. Resto a disposizione.
Dott.ssa Federica Cavallo
Carissima,
Mi dispiace molto per il periodo che sta passando. Questo dolore non fa vivere bene Lei e nemmeno le persone che la amano, come le sue bambine. A volte può succedere che anche quando iniziamo a chiedere degli aiuti concreti questi possano essere utili a risolvere il problema per il quale li abbiamo richiesti. L'atteggiamento vincente in questi casi è capire con le figure con cui sta già lavorando cosa non ha funzionato e aggiustare il tiro o cambiare rotta.
L'ansia disfunzionale è una brutta bestia ma se addomesticata con strategie pratiche che richiedono di cambiare quello che abbiamo fatto fino ad oggi, pur con le buoni intenzioni ma che non ci è stato utile, può tornare nella sua soglia di funzionalità.
Se vuole parlare in modo più approfondito con me per capire se potrebbe esserle d'aiuto lavorare insieme, la invito a prenotarsi per un primo colloquio gratuito.
Le auguro il meglio
Un caro saluto
Dott.ssa Vita
Buongiorno, un percorso breve strategico potrebbe includere una valutazione dettagliata dei sintomi e dei fattori scatenanti dell'ansia, seguita dall'identificazione delle cause specifiche che contribuiscono ai tuoi attacchi di panico e alla tua ansia generalizzata. Potrebbe essere utile sviluppare strategie pratiche per gestire l'ansia e i pensieri catastrofici, insieme a tecniche di rilassamento e di gestione dello stress. Un approccio focalizzato sull'identificazione e sul cambiamento dei pensieri distorti potrebbe aiutarti a modificare i tuoi schemi mentali negativi. Potrebbe essere anche opportuno valutare nuove opzioni terapeutiche o farmacologiche, se ritenuto necessario. Resto a disposizione, anche online.
Cordiali Saluti. Dott. Scala Michele






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