Buongiorno, ho 29 anni e ho problemi di BED da 4anni. Per un po' sono stata seguita da una psicolo

17 risposte
Buongiorno, ho 29 anni e ho problemi di BED da 4anni.
Per un po' sono stata seguita da una psicologa che mi ha aiutata con TCC a breve termine, poi ho letto e seguito il programma di Fairburn e sono stata bene per un periodo.
Il problema si è ripresentato, sono tornata dalla psicologa e ora mi domando se continuare questo tipo di terapia in quanto non mi sembra risolutiva.
Magari è una stupidaggine e non c'entra nulla, ma per gran parte della mia vita ho avuto questo raffreddore psicosomatico, a cadenza settimanale regolare, finito quello ora mi abbuffo con cadenza settimanale regolare, come se dovessi dare sfogo a non so neanche io cosa.
Quale tipologia di psicologo sarebbe più adatta al mio problema?
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL

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Buongiorno, i suoi dubbi mi sembrano legittimi. Ne può parlare con la sua terapeuta ma anche consentirsi di provare un approccio terapeutico psicodinamico se in questa fase della sua vita sente la necessità di risalire alle dinamiche profonde e inconsce che stanno alla base dei sintomi che riporta. Le auguro vivamente di trovare la persona giusta per lei!
Buongiorno, la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza perché si può capire la sua sofferenza. Quanto alla sua domanda io non credo che ci sia un approccio più o meno adatto, piuttosto le consiglio di stabilire una buona relazione terapeutica dentro la quale lei possa sentirsi accolta e sostenuta nel suo percorso. Il lavoro si fa insieme sempre, le auguro buona fortuna
Buongiorno, potrebbe provare con una terapia psicodinamica con un professionista che si occupi anche di emdr. In ogni caso prosegua un percorso di cura.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentile utente, le suggerirei di orientarsi verso buna psicoterapia psicodinamica; anche se in apparenza più lunga e impegnativa in realtà garantisce di andare a fondo del problema, per risolverlo (come peraltro dimostrano molte ricerche).Come giustamente ha esposto, i sintomi tendono a riprenstarsi.
Rimando a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Molti auguri e un caro saluto.
Dott.ssa Laura Ramundo
Gentile utente di mio dottore,

continui pure il percorso psicoterapico, vedrà che con il tempo riuscirà ad avere i risultati sperati. Non è importante l ' approccio metodologico, ma piuttosto l'alleanza terapeutica che si viene a creare tra specialista e paziente ai fini della guarigione.
In bocca al lupo!
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile utente, la sua descrizione è piena di sigle, scadenze, ridondanza.
Forse c'è la necessità di far emergere maggiormente le sue emozioni, la sua interiorità, al di fuori da questi rigidi schemi.
Anch'io , come i miei colleghi, le consiglierei una psicoterapia con orientamento dinamico, in particolare l'analisi immaginativa che, con l'ascolto del corpo e l'uso dell'immaginario, potrebbe dare voce a vissuti molto profondi che il suo corpo per ora agisce in modo compulsivo.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cari saluti
Dottoressa Lorena Menoncello
Buongiorno. Leggendo la sua condivisione credo possa essere importante valutare 2 possibilità, in qualche modo anche legate tra loro: da una parte è possibile considerare l'ipotesi che stia vivendo una semplice ricaduta se dice che dopo la terapia svolta con la sua psicologa, dalla quale oggi è tornata, è riuscita a star meglio; dall'altra è possibile che stia emergendo la sua necessità di continuare e proseguire il suo lavoro di cambiamento personale dopo la terapia svolta. Il mio suggerimento, dunque, è di condividere con la sua psicologa ciò che ha condiviso con noi in questo spazio e confrontarsi direttamente con lei per individuare insieme quale possa esser in questo momento la migliore direzione da intraprendere per lei, considerando, nel caso scegliesse di cambiare professionista ed approccio terapeutico, che per una psicoterapia efficace, più che il particolare orientamento terapeutico risulta essere un fattore determinate la relazione terapeutica tra il cliente ed il professionista. Un saluto, Dott. Felice Schettini
L'importante è che lavori sulle emozioni. La psicoterapia è indicata, orientamenti diversi se ne occupano in modo diverso, quindi dovresti più che altro capire tu quale approccio si adatta meglio alle tue caratteristiche. Visto che vieni già da un'esperienza TCC, se possiamo escludere la variabile legata alla figura terapeutica proverei qualcosa di molto diverso, quindi di tipo psicodinamico.
Gentile utente, con i disturbi dell'alimentazione (ma in generale con tutti i disturbi clinici) la terapia cognitivo-comportamentale è tra quelle che ha portato a significativi cambiamenti durante e dopo l'intervento. In particolare il programma messo a punto da Fairburn è quello che utilizzo anche io nella mia pratica clinica ed è quello molto utilizzato nel lavoro con i vari disturbi dell'alimentazione. Consiglio di parlare dei suoi dubbi con la sua psicologa e sono sicura che le darà tutte le risposte di cui necessita.
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Buongiorno, se sente che la terapia non è risolutiva o che l'ha aiutata solamente in parte può parlarne con la sua psicologa ed esprimerle dubbi e pensieri relativi al percorso che avete sin qui intrapreso. Nel caso volesse cambiare terapeuta e/o approccio mi sento di suggerirle una breve ricerca rispetto ai diversi modelli e valutare quale secondo lei potrebbe 'calzarle'. L'alleanza terapeutica è invero ciò che muove la terapia dando origine ad una danza diversa per ciascuno. Se è interessata ad esplorare i significati del suo 'raffreddore psicosomatico' o dei cicli del suo disturbo forse le sarebbe d'aiuto un approccio psicodinamico o gestaltico. Un caro saluto e a disposizione anche on line. Maria dr. Zaupa
Gentile utente, da un punto di vista delle evidenze scientifiche, la terapia cognitivo-comportamentale (in particolar modo la CBT-E) è la terapia più indicata per i disturbi dell'alimentazione e della nutrizione. Detto questo, è molto importante anche l'alleanza terapeutica con il proprio terapeuta, a prescindere dal tipo di orientamento psicoterapeutico. Parlerei dei suoi dubbi e delle sue difficoltà con la sua terapeuta di modo da comprendere insieme quale direzione prendere, che può essere sia continuare la terapia già in atto sia cambiare terapeuta.
Rimango a disposizione. Buona giornata, dott.ssa Dafne Devetta
Salve, ne parli con la sua terapeuta . In via del tutto generale non conoscendo il suo caso nello specifico probabilmente un approccio EMDR potrebbe essere utile. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Salve. Grazie per il suo quesito e per aver trovato anche la modalità di “sfogarsi” in modo altro, che non quello col corpo. Il suo interrogativo è molto interessante e credo che in questi casi una psicoanalisi sia più indicata: certamente è un percorso lungo, a tratti faticoso, ma che le permette di farsene qualcosa di tutta questa situazione. L’obiettivo sarebbe più lavorare sui suoi sintomi e secondariamente ci sarebbe quello terapeutico (certo ugualmente importante). Rimango a disposizione per delucidazioni. Cordialmente. Greta Tovaglieri
Buongiorno, mi spiace per la sua ricaduta, consiglierei di lavorare su un fronte diverso, magari con collega ad orientamento psicodinamico o umanistico...
In bocca al lupo
Cordiali saluti
Salve, come ribadiamo spesso su questa chat, non c'è un approccio più giusto di un altro. Quello che fa funzionare la psicoterapia è la qualità della relazione che si stabilisce tra pz e pstp. Le suggerisco di fare 1 incontro conoscitivo con due o tre psicoterapeuti di diversi orientamenti e di scegliere quello dove si è sentita più accolta. Rimango a disposizione, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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Buongiorno. Capisco la frustrazione di vivere con il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) e di sentirsi bloccata in un ciclo che sembra difficile da spezzare. Il fatto che la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) e il programma di Fairburn abbiano avuto un effetto temporaneo è una chiara indicazione che questi approcci hanno funzionato in parte, ma non hanno affrontato tutte le radici del problema.

Quello che descrive, in particolare l'alternanza tra raffreddore psicosomatico e abbuffate, suggerisce che potrebbe esserci un bisogno emotivo profondo, forse non completamente consapevole, che cerca espressione e sfogo. È come se il suo corpo stesse cercando un modo per manifestare un disagio interiore, prima con il raffreddore e ora con il comportamento alimentare.

Un approccio terapeutico che potrebbe essere utile in questa situazione è lo psicodramma moreniano o altre metodologie attive, che aiutano ad esplorare e rappresentare in modo simbolico ed emotivo i sentimenti e le esperienze che non riesce a verbalizzare. Lo psicodramma permette di mettere in scena, di "vedere" e di interagire con parti di sé, con situazioni e persone significative, favorendo una comprensione più profonda delle dinamiche che sottostanno ai comportamenti come il BED. Questo tipo di approccio potrebbe aiutarla a entrare in contatto con i suoi bisogni emotivi irrisolti e a trovare modi più adattivi per gestirli.

Inoltre, un approccio psicodinamico o un lavoro di analisi delle emozioni legate all'infanzia e alla famiglia potrebbe aiutarla a comprendere quali meccanismi sono stati attivati e che ancora oggi portano a comportamenti compensatori come le abbuffate. Spesso, nei disturbi alimentari, ci sono delle difficoltà nel gestire le emozioni o dei bisogni non soddisfatti che vengono manifestati attraverso il cibo.
Le suggerisco di cercare uno psicoterapeuta che possa aiutarla a esplorare questi aspetti più profondi del suo mondo emotivo e a lavorare su una comprensione più completa di se stessa e del suo rapporto con il cibo.
D.ssa Raileanu

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