Buongiorno, faccio psicoterapia e prendo psicofarmaci da 20 anni, avendo cambiato circa 9/10 psicote

18 risposte
Buongiorno, faccio psicoterapia e prendo psicofarmaci da 20 anni, avendo cambiato circa 9/10 psicoterapeuti. Purtroppo con scarsi risultati. Quindi il problema sono io che non riesco a fare passi in avanti. Il mio problema principale da sempre è che non riesco ad avere relazioni sentimentali, non sono mai uscito con una ragazza ad oggi che ho più di 40 anni. In realtà il mio problema è che non riesco neanche a conoscerne. Qualsiasi psicoterapeuta mi può dire, fai questo o quello, ma non riesco ad agire. Ad esempio in palestra non riesco a parlare con una ragazza, l'unico posto in cui ce la faccio è se lavorano in bar (però devo avere un buon umore)...loro non si fanno avanti. Tuttavia ho sempre ricevuto rifiuti anche della sola conoscenza. Ciononostante ho una buona autostima.
Tutte queste difficoltà mi portano comunque a pensieri suicidari e a volte essendo solo non so cosa fare. Sono seguito, ma vorrei cambiare psicoterapeuta, non vedendo passi in avanti.
Dove abito io le persone sono più chiuse e probabilmente non c'è il contesto favorevole che si può avere in grandi città o altre zone d'Italia, ma non vorrei che questa sia una scusa, ed essere in grado di raggiungere l'obiettivo comunque.
Immagino che essere in questa situazione alla mia età non sia nella norma ma è normale provare costante sofferenza tutta la vita perché non si raggiungono dei risultati? Perché a me sta capitando questo..dovrei fare psicoterapia tutta la vita o dovrei arrivare ad uno stato che se anche non avrò mai una relazione nella mia vita dovrei comunque stare bene? (ammetto comunque che per diverse settimane dell'anno sto anche bene da solo, ma la maggior parte no)
Buongiorno, direi che il primo problema a questo punto è il non riuscire a farsi aiutare. Qualsiasi psicoterapia tu voglia ri-iniziare occorrerebbe partire da questo. I tentativi fatti hanno portato a credere che ci sia una difficoltà in questo senso. Non si tratta di non riuscire a seguire consigli o prescrizioni (che in una psicoterapia non dovrebbero esserci o essere molto rari).

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L’essere umano non è geneticamente programmato per stare solo , nasciamo nell’utero di nostra madre e nei primi anni se non siamo accuditi siamo destinati a morte certa. Vorrei però mettere l’accento su quello che definisco un amore, un incontro sano. Io parlerei di reciproca apertura. Quando conosciamo qualcuno chiediamoci se accade in una reciproca apertura, se c’è passione per ciò che può nascere da una relazione nuova, dove siamo tra la tentazione nostalgica di persistere nel già noto e la sfida lanciata dall'ignoto e raccolta dalla propria curiosità di mondo. Innamorarsi ci dà l’opportunità di fare esperienza di contatto intuitivo”, intuere vedere da dentro con ciò intendendo“ una conoscenza infrasensoriale o trans-razionale, una conoscenza profonda di noi molto diversa da quella del pensiero razionale. Le relazioni sane sono esito di esperienze attraverso le quali le proprie storie personali si sono reciprocamente dischiuse. Storie aperte al proprio diventare zolla fecondabile dalle storie altrui, e simultaneamente, aperte al proprio divenire seme e fiore e radice nella storia dell’altro.
Buonasera,
grazie della sua condivisione.
Le consiglio innanzitutto di condividere questi pensieri con il suo attuale terapeuta.
A volte rimaniamo "intrappolati" in COPIONI familiari per continuare ad aderire al sistema famiglia (a volte anche senza averne consapevolezza). Ci "raccontiamo" di voler cambiare ma in realtà stiamo bene così, e non facciamo niente per cambiare le cose.
Con i miei pazienti in terapia facciamo questo tipo di riflessioni.
Non possiamo scappare da noi stessi, e ci può seguire il miglior terapeuta al mondo, ma se non siamo noi a fare il primo passo si rimane fermi.
In bocca al lupo.
Buongiorno a lei.
La sua descrizione è molto accurata e denota un suo forte impegno nello sbloccarsi.
Nonostante tutto questo, leggendo il suo racconto, sembra che ci sia una stretta correlazione tra la relazione terapeutica e le relazioni "fuori dalla stanza di terapia", entrambe, in un certo senso, non hanno una loro evoluzione.
Il tema della relazione potrebbe essere un aspetto da approfondire insieme a quello delle credenze del sè che boicottano il suo ingaggio nella relazione stessa.
un cordiale saluto
Gentile utente, grazie per aver condiviso le sue difficoltà.
I percorsi psicoterapeutici possono essere lunghi e complessi, dipende da tanti fattori, prima di tutto una buona alleanza con il professionista. Si chieda dunque se si sente a suo agio, se si fida del lavoro che state facendo. Successivamente potrebbe influire il tipo di persorso che sta facendo. Ci sono delle tecniche che potrebbero aiutarla a "sbloccare" la sua problematica. Non so che tipo di terapia sta facendo per cui la invito a guardarsi intorno eventualmente ma anche a guardarsi dentro. La resistenza al cambiamento potrebbe essere anche un meccanismo di difesa. Ne parli con il suo terapeuta e decida poi liberamente cosa fare. In bocca al lupo!
Gentile utente di mio dottore, parli con il suo psicoterapeuta di tutti gli aspetti di cui ha parlato qui. E' importantissimo avere dei confronti che portano ad un chiarimento rispetto alle problematiche da lei evidenziate anche per il proseguimento proficuo del trattamento terapeutico. Alla base del poter star bene c'è l'alleanza terapeutica che viene a costruirsi proprio mediante la relazione di fiducia paziente terapeuta. Le sconsiglio di cambiare ancora specialista, non è questa la soluzione. Nella speranza con queste poche righe di aver accolto e orientato la sua richiesta... Cordiali Saluti Dott. Diego Ferrara
Buongiorno, la psicoterapia solitamente ha la finalità di farci conoscere aspetti e dinamiche di noi che ci caratterizzano nel nostro agire quotidiano e sul nostro modo di relazionarci. Forse dovrebbe indirizzare il suo percorso piu' in profondità oltre a capire come fare in modo pratico. L'azione deve essere sostenuta da consapevolezza sia di come ci poniamo e sia di cosa suscita ik rifiuto ricevuto. Inoltre è importante il confronto tra il suo psicoterapeuta e lo psichiatra che la segue nella cura farmacologica
Buonasera, comprendo la frustrazione e il peso di una situazione che si protrae da molto tempo, nonostante l’impegno e il percorso terapeutico intrapreso. Anche se ha cambiato diversi terapeuti e approcci, il fatto che stia cercando un nuovo modo per affrontare la sua difficoltà è un segnale positivo della sua determinazione.

Riguardo al suo obiettivo di avere relazioni significative, potrebbe essere utile considerare alcune prospettive diverse, anche in relazione alla sua esperienza con le terapie.
Dato che ha riscontrato difficoltà nel passare dalla teoria all'azione, una terapia orientata all’azione come lo psicodramma, la terapia cognitivo-comportamentale di terza generazione (come l'ACT, Acceptance and Commitment Therapy) o la Terapia Metacognitiva potrebbe aiutarla. Questi approcci lavorano molto sul “fare” nel qui e ora, piuttosto che sull’analisi esclusiva del passato o del problema. Potrebbe sperimentare, ad esempio, un contesto in cui “provare” azioni o relazioni, mettendo in scena situazioni come quelle che trova difficili.

Il fatto che stia valutando un cambio terapeutico e continui a cercare nuove vie è segno di grande resilienza. Qualsiasi decisione prenda, il supporto di un terapeuta che lavori in modo più concreto potrebbe davvero rappresentare una nuova opportunità.
Un saluto






Buongiorno,

Comprendo la frustrazione che provi dopo un percorso terapeutico lungo e il desiderio di avere relazioni significative. Non significa che “il problema sia tu”. Spesso, lavorare su relazioni implica esplorare non solo le azioni (come parlare con qualcuno), ma anche i pensieri e le convinzioni che influenzano le tue interazioni.

Considerare un terapeuta che ti aiuti non solo con il “cosa fare” ma anche a esplorare il “cosa provi” può essere utile. A volte, il benessere non dipende solo dal raggiungere un obiettivo specifico, ma dal trovare serenità indipendentemente dalle circostanze. Il desiderio di cambiamento è comprensibile, ma il percorso può richiedere pazienza e un approccio personalizzato.

Continua a cercare il supporto che meglio risponda ai tuoi bisogni, rispettando il tuo ritmo e le tue emozioni.

Un saluto,
Dott. Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Buonasera, non conosco nulla di lei, del suo passato e delle valutazioni che i colleghi hanno fatto, ma mi sembra che il tema delle difficoltà relazionali possa impattare anche nelle relazioni con gli psicoterapeuti che ha scelto. Bisognerebbe anche sapere dopo quanto tempo ha interrotto, che frequenza aveva nelle sedute, perché i risultati non sono sempre immediati soprattutto se non sono soddisfatte certe condizioni. Se desidera cambiare nuovamente terapeuta, prima di passare ad un altro, cerchi di manifestare ciò che pensa e ascolti la valutazione che le viene data. La cura non è solo richiesta di azioni ma nutrimento e nuova strutturazione all'interno di un rapporto, quello con lo psicoterapeuta. Forse la specializzazione di cura che ha scelto per lei non è adatta? O ha scelto professionisti con approcci di cura diversi? Prima di demordere è necessario valutare tanti fattori. Vivere la vita che si desidera è sempre possibile.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
salve, aver cambiato 9-10 professionisti vuol dire forse che quando arriva ad un punto dove deve fare cambiamenti .... si ferma e inizia con un altro/a? ci potrebbero essere indirizzi più opportuni o meno opportuni anchein riferimento al bisogno. le consiglierei di non demordere. se vuole apprfoondire la questione sono disponibile ad ascoltare più nel dettaglio la sua problematica. oltre che a Roma effettuo colloqui -online per persone che abitano fuori la capitale. cordialmente
carlo benedetti michelangeli
Buongiorno caro utente, grazie per la sua toccante lettera. Una intensa sofferenza per non avere mai avuto relazioni sentimentali e sessuali, a 40 anni, è comprensibile, ed è comprensibile e legittimo il forte desiderio di risolvere questa situazione, che, in ogni caso non è in contraddizione allo stare bene da soli. Del resto, si può desiderare veramente la solitudine quando questa è una scelta, non l'unica possibilità. Trovo sano il suo desiderio di riuscire ad avviare una/delle relazioni, ma questa è una di quelle situazioni in cui diventa impossibile capire in che modo inconsciamente allontana le donne che le piacciono o anche non nota quelle a cui può interessare, solo attraverso delle righe scritte, senza vedersi di persona. La terapia qui è indispensabile per capire quali "sbagli" commette e cosa potrebbe aiutarla a rapportarsi in modo migliore e più naturale con le donne. Avrei piacere che mi scrivesse per poter avviare un dialogo.
Buongiorno, Il problema fondamentale nel lavoro introspettivo è proprio il lavoro introspettivo. Il terapeuta non suggerisce, ,ma ci guida verso la conoscenza, la realtà che si vive aiutando con consapevolezza a chiarire le motivazioni che non ci fanno interagire in modo inadeguato. Probabilmente l'orientamento psicoterapico che dovresti seguire è quello analitico. Ricorda che se veramente si vuole si può.
Gentilissimo, innanzitutto grazie per aver condiviso la sua difficoltà. In un percorso di psicoterapia il terapeuta mette a disposizione della persona gli strumenti per affrontare la problematica. Relativamente alla sua, sarebbe opportuno lavorare sul suo copione di vita e esplorare le convizioni che sottostanno ad esso.
Le auguro di riuscire a lavorare su questo.
Cordialità.
Buon giorno, sarebbe interessante capire su cosa hai lavorato fino ad ora in terapia, sono però sicura che il lavoro che hai fatto fino ad ora abbia comunque portato a dei passi avanti anche se per il momento magari sono difficili da vedere. Il consiglio che mi viene da darti è di parlare con il/la tuo/a attuale terapeuta per affrontare questo blocco del "passaggio all'azione" e vedere che resistenze ci possono essere. Quello che vorrrei sottolineare è anche l'importanza di portare fuori dal setting terapeutico ciò che si fa durante le sedute; può succedere, a volte, che si ,deleghi all'altro ciò che invece dovremmo fare noi nella vita di tutti i giorni.
Rimango a disposizione.
Un caro saluto Dott.ssa Lorena Ghiotto Psicoterapeuta e Psicodrammatista.
Buongiorno e grazie per aver condiviso apertamente la tua storia e le difficoltà che hai vissuto in questi anni di percorso terapeutico. È comprensibile che, dopo un cammino lungo e complesso, le domande e le riflessioni sul senso della terapia e sulle proprie capacità di avanzare possano sorgere in maniera intensa.

Per prima cosa, voglio dirti che il tuo vissuto non è insolito: ogni persona ha un ritmo diverso in terapia e alcuni temi, specialmente quelli legati all’intimità e alle relazioni, possono richiedere più tempo e, a volte, approcci diversi. Il fatto che tu sia stato costante nella ricerca di un aiuto, nonostante le difficoltà, è già un segnale di una forte resilienza e desiderio di migliorare.

Riguardo al tema della sofferenza costante, non è raro chiedersi se sia possibile raggiungere uno stato di benessere anche senza ottenere alcuni obiettivi, come una relazione sentimentale. Tuttavia, il processo terapeutico non si limita a risolvere specifici problemi “pratici,” ma mira anche a lavorare su aspetti più profondi e a costruire un equilibrio interiore. Potresti trovare utile, in questa fase, confrontarti con un terapeuta che utilizzi approcci diversi rispetto a quelli già provati, come l’EMDR o tecniche basate sulla regolazione emotiva, per esempio.

Infine, tieni a mente che, sebbene il contesto possa avere un suo peso, la crescita personale e la costruzione di relazioni significative possono comunque realizzarsi. È normale avere momenti di scoraggiamento, ma credo che con un supporto professionale adeguato e, forse, qualche cambiamento nella modalità terapeutica, potresti trovare una via per scoprire nuove modalità di relazionarti con gli altri e, prima di tutto, con te stesso.

Se hai altre domande o senti il bisogno di discutere ulteriormente alcuni aspetti, sono qui per ascoltarti e supportarti. Sono disponibile anche online. Cordialmente Dott. Tiziana Vecchiarini
Capisco quanto sia dolorosa e frustrante per lei questa situazione e la sofferenza che deriva dalla sensazione di non riuscire a raggiungere i risultati desiderati, nonostante il lungo percorso terapeutico intrapreso. In una terapia breve strategica, l’obiettivo iniziale potrebbe essere quello di ridurre il peso delle aspettative e l’autocritica, che potrebbero bloccarla nell’azione, attraverso un processo che le permetta di distinguere gradualmente ciò che può controllare da ciò che è al di fuori del suo controllo.

Un approccio utile potrebbe essere quello di sviluppare una “strategia di piccoli passi” che non punti subito alla conoscenza di una ragazza, ma piuttosto a familiarizzare con il contatto sociale in modo progressivo e senza la pressione dell’obiettivo sentimentale. Ad esempio, proporsi di iniziare conversazioni molto semplici in ambienti come la palestra o i luoghi pubblici — anche solo per un saluto o una breve interazione informale — può aiutarla a costruire gradualmente maggiore comfort e naturalezza. Questi piccoli successi, accumulati, potrebbero ridurre i pensieri negativi e aumentare la fiducia nelle sue capacità.

Inoltre, consideri l’idea di lavorare, in parallelo, sulla possibilità di migliorare la qualità del tempo passato da solo, sfruttando le settimane in cui sta bene come base per esplorare altre attività o interessi che possano arricchire la sua vita indipendentemente dalle relazioni sentimentali. Questi passi possono sostenerla nel raggiungere un equilibrio tra il desiderio di relazione e un appagamento personale più stabile, diminuendo la sofferenza legata all'assenza di una relazione e portando a una maggiore serenità.
Buongiorno a lei. Sono del parere che tutto quello che cerchiamo o rincorriamo o consideriamo la condizione per essere felici é una brutta trappola che ci allontana dai nostri obiettivi. Non so di quale psicoterapia abbia fatto esperienza. Le consiglio di contattare uno psicoterapeuta di scuola Frankliana, che potrà rintracciare sul sito ALAEF.

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