Buongiorno, è giusto negare a dei bambini di 10 anni di scegliere con quali compagni effettuare l’in

24 risposte
Buongiorno, è giusto negare a dei bambini di 10 anni di scegliere con quali compagni effettuare l’intervallo, ed imporre la maestra i gruppi di gioco? Conoscendo che all’interno della classe ci sono bambini che subiscono prese in giro da parte di alcuni compagni?
Grazie per la risposta
Salve, credo che proprio perchè ci siano questi compagni che ne prendono ingiro degli altri, la maestra stia cercando di farli interagire, conoscere e comprendere le motivazioni dei litigi per promuovere l' inclusione.
La dott.ssa Sara Englaro

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Buongiorno, grazie per la sua domanda. È molto significativo che si preoccupi di un tema così importante per il benessere emotivo e sociale dei bambini. Quello che descrive riguarda non solo la gestione di regole e dinamiche scolastiche, ma anche la necessità di tutelare i piccoli in un’età in cui il senso di appartenenza e le relazioni tra pari hanno un ruolo cruciale nello sviluppo. Imporre gruppi di gioco può essere una scelta didattica che mira a promuovere l’inclusione, aiutando i bambini a interagire con tutti i compagni e a sviluppare competenze sociali. Tuttavia, questa pratica deve essere gestita con grande sensibilità, soprattutto in una classe dove alcuni bambini subiscono prese in giro o esclusioni. Forzare interazioni senza lavorare prima sulle dinamiche relazionali può amplificare il disagio di chi si sente vulnerabile. Perché un approccio come quello descritto sia efficace, è fondamentale che l’insegnante crei un ambiente sicuro e rispettoso per tutti i bambini. Se ci sono episodi di prese in giro, è essenziale che vengano affrontati apertamente e tempestivamente. La maestra potrebbe, ad esempio, guidare attività che favoriscano l’empatia, il riconoscimento delle emozioni altrui e la collaborazione. Questo tipo di intervento può aiutare i bambini a vedere il gioco con tutti i compagni come un’opportunità, piuttosto che come una costrizione. D’altra parte, negare completamente ai bambini la possibilità di scegliere con chi stare durante l’intervallo potrebbe far perdere loro un momento importante di autodeterminazione e di costruzione delle loro relazioni sociali. Una via di mezzo potrebbe essere quella di alternare momenti di gioco strutturato, in cui si formano gruppi guidati, a momenti più liberi, dove i bambini possono scegliere i propri compagni. Questo approccio equilibra la necessità di insegnare il rispetto reciproco e l’inclusione con il bisogno dei bambini di sentirsi autonomi. Nel caso specifico di bambini che subiscono prese in giro, è cruciale intervenire in modo mirato. Le prese in giro, anche se possono sembrare episodi isolati o "normali" per l’età, possono avere un impatto significativo sull’autostima e sul senso di sicurezza dei bambini. L’insegnante dovrebbe lavorare su queste dinamiche con attività educative, favorendo un dialogo aperto e rafforzando nei bambini l'idea che ogni compagno merita rispetto e accoglienza. In sintesi, il principio non è tanto scegliere se sia “giusto” o “sbagliato” imporre gruppi, ma piuttosto chiedersi come garantire che questa scelta contribuisca al benessere e alla crescita di tutti i bambini. Fornire loro un contesto in cui si sentano sicuri e valorizzati è la base per qualsiasi regola o attività proposta. Se è una figura di riferimento per uno di questi bambini o per la classe, non esiti a condividere queste riflessioni con l’insegnante. La collaborazione tra scuola e famiglia è essenziale per affrontare questioni così delicate e per trovare le soluzioni migliori per il gruppo e per i singoli. Resto a disposizione. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, la ringrazio per la sua domanda. Vorrei comprendere meglio, cosa intende per "imporre" alla maestra? Sarebbe utile avviare un dialogo aperto con le insegnanti e con gli altri genitori, in modo da avere una visione più chiara delle dinamiche scolastiche e delle prese in giro. Potrebbe essere anche utile un breve percorso di supporto per affrontare le preoccupazioni riguardanti il benessere dei bambini che la affliggono. Un caro saluto
Buon pomeriggio. Sarebbe giusto educare al rispetto e alla cooperazione, lasciando comunque che ognuno sia libero di scegliere la compagnia preferita, senza escludere, al tempo, la possibilità di coinvolgere e lasciarsi coinvolgere in giochi di gruppo.
Il gruppo si presta ad essere uno spazio importante dove confrontarsi, mettersi in gioco e dove disagi e/o comportamenti inadeguati possano emergere, essere osservati e trasformati in occasioni di crescita per tutti, in presenza di un facilitatore e, nel caso della classe, in assenza di uno specialista, di un docente! Saluti
Salve, la questione di come gestire la socializzazione e i gruppi di gioco durante l’intervallo scolastico è complessa e deve considerare diversi aspetti pedagogici ed educativi. In generale, è importante trovare un equilibrio tra la necessità di far crescere le capacità sociali dei bambini e la loro libertà di scelta, garantendo al contempo un ambiente sicuro e inclusivo per tutti. Pertanto, non è sbagliato che la maestra imponga la formazione di determinati gruppi per garantire inclusione e rispetto, soprattutto in classi con problemi di bullismo. Tuttavia, è importante bilanciare questa misura con momenti in cui i bambini possano scegliere liberamente, imparando a gestire le loro relazioni e sviluppando un senso di autonomia.
Buongiorno, capisco la preoccupazione. È davvero difficile vedere i bambini in situazioni in cui non si sentono liberi di scegliere o in cui vivono disagi relazionali, come ad esempio le prese in giro. La "libertà di scelta", soprattutto a quell'età nel gioco, diviene fondamentale per sviluppare un senso di autonomia e di sviluppo nelle relazioni con i pari.
Può essere (ipotizzo) che la maestra stia cercando di gestire il gruppo in modo da prevenire eventuali conflitti o per cercare di equilibrare le dinamiche tra i bambini, magari per evitare che alcuni si sentano esclusi. Ovviamente sarebbe importante che anche le maestre siano consapevoli (sapete per caso se lo sono?) delle difficoltà presenti nella classe e cerchino magari di lavorare per favorire un ambiente di gioco inclusivo, dove ogni bambino si senta accettato.
Potrebbe quindi parlarne con la maestra per trovare una soluzione e strategie adeguate che bilanci la libertà di scelta del singolo bambino con il rispetto delle dinamiche di gruppo.
Resto a disposizione.
Un caro saluto Dott.ssa Lorena Ghiotto Psicoterapeuta e Psicodrammatista.
Buongiorno. Si e no, nel senso che in tutte le cose il troppo stroppia. Dal punto di vista didattico ha senso perchè è un modo per cercare di ridurre il problema da lei citato. Se eccessivo, cioè negando tutti gli spazi ai bambini per giocare tra di loro nei piccoli gruppetti che naturalmente si formano, potrebbe risultare frustrante.
Dipende dalla situazione che si é creata in classe. Forse la maestra impone i gruppi di gioco proprio perché ha percepito problemi di relazione tra compagni. Le si può proporre di dedicare una parte del suo tempo all'educazione alla cooperazione e alla prosocialità in genere. Esistono programmi ben strutturati proprio per questo. Può contattare la dott.ssa Fiorella Monteduro o informarsi sul Modello Training Abiità Prosociali (T.A.P.) teorizzato dalla stessa e dal dott. Donato Salfi.
Buongiorno, grazie per la Sua richiesta. Sarebbe opportuno capire che cosa intenda per "imporre i gruppi di gioco". Forse dietro questa decisione c'è una precisa scelta pedagogica: se, come asserisce, sono emerse alcune problematiche relazionali, potrebbe essersi reso necessario un intervento diretto e mirato. Da come la descrive, però, sembra quasi un’azione didattica caduta dall'alto che, forse (e ribadisco, forse), per alcuni ragazzi è vissuta come restrittiva e, soprattutto, poco chiara. L’ideale sarebbe quindi parlarne direttamente con l’insegnante, palesando eventuali difficoltà emerse. Cordialmente. Dott.ssa Pirazzini
Buonasera,
Ipotizzo che la scelta dell’insegnante sia orientata a favorire una coesione del gruppo classe, che altrimenti potrebbe dividersi in sottogruppi con il rischio di emarginare i bambini più introversi o meno integrati. Ovviamente le informazioni sono troppo poche per darle una risposta, ma le consiglio di parlarne con l’insegnante per condividere con lei le sue preoccupazioni e per comprenderne le motivazioni, che probabilmente avranno un carattere psicopedagogico.
Un caro saluto
Buonasera, la questione che poni è molto interessante e tocca due aspetti fondamentali: il diritto dei bambini alla libera scelta e il ruolo educativo dell’adulto nel favorire relazioni positive e inclusive.

Negare completamente la possibilità di scegliere con chi trascorrere l’intervallo potrebbe essere percepito dai bambini come una limitazione della loro libertà e potrebbe generare malcontento. Tuttavia, lasciare che le dinamiche di esclusione o derisione si perpetuino senza intervento può essere altrettanto dannoso, specialmente per i bambini più vulnerabili.

La scelta della maestra di imporre i gruppi di gioco potrebbe essere una strategia per promuovere l’integrazione e prevenire situazioni di esclusione o bullismo. Tuttavia, perché questa scelta sia educativa e non semplicemente percepita come autoritaria, è importante che:
1. Venga spiegata ai bambini. I bambini devono capire il perché di questa decisione, ad esempio: “Stiamo cercando di conoscervi meglio tra tutti e creare un ambiente in cui ognuno possa sentirsi accolto e rispettato.” Questo favorisce un clima di accettazione e responsabilità condivisa.
2. Sia flessibile. Si potrebbero alternare momenti in cui i gruppi sono assegnati a momenti in cui i bambini possono scegliere liberamente. Questo permetterebbe di bilanciare il bisogno di integrazione con il diritto alla libertà di scelta.
3. Si lavori anche sulle relazioni. Il problema delle prese in giro o del bullismo deve essere affrontato con percorsi educativi mirati. La costruzione di un ambiente di rispetto e collaborazione non passa solo dall’imposizione di regole, ma anche dall’insegnamento di empatia, accettazione e gestione dei conflitti.

In sintesi, imporre i gruppi può essere un intervento temporaneo utile, ma è fondamentale che sia accompagnato da un progetto educativo più ampio. Altrimenti, si rischia di spostare il problema altrove senza risolverlo davvero.

Se desideri approfondire o discutere strategie specifiche, resto a disposizione, sono disponibile anche online.
Cordialmente
Dott. Tiziana Vecchiarini
Ovviamente da questa domanda capisco che lei ritiene che le questioni si risolvono con un si o un no. E che ci sia qualcuno che magicamente risolva questioni complesse. Purtroppo anche la psicologia non da risposte con un si o un no, è uno spazio in cui ci si confronta per trovare in noi stessi le risposte anche a situazioni importanti e difficili.
Salve gentile utente, grazie per aver condiviso la sua situazione.

La questione di come gestire i gruppi di gioco e socializzazione tra bambini è delicata, soprattutto in un contesto in cui emergono dinamiche di esclusione o prese in giro. Negare ai bambini la possibilità di scegliere con chi trascorrere il tempo durante l'intervallo può avere diverse implicazioni. Da un lato, la decisione della maestra potrebbe essere motivata dal desiderio di favorire l'inclusione e di ridurre situazioni di esclusione sociale. Dall'altro, è importante considerare che consentire ai bambini di fare proprie scelte sociali, pur in un contesto di supervisione, è un'opportunità di apprendimento per sviluppare competenze relazionali, come l'empatia e la gestione dei conflitti.

In questo caso, potrebbe essere utile riflettere su come le dinamiche di gruppo siano gestite complessivamente e su come si possa promuovere un ambiente inclusivo senza ledere la libertà di scelta dei bambini. Ogni decisione dovrebbe, idealmente, avere come obiettivo il benessere e la crescita sociale dei più giovani, evitando che situazioni di disagio vengano ignorate.

Per ogni eventuale approfondimento sono a sua disposizione, anche online, il primo colloquio è gratuito. Un caro saluto,
Dott Mauro Terracciano
Buonasera,

la questione che solleva è delicata, e mi permette di esplorare alcuni aspetti. Da un lato, strutturare i gruppi può essere uno strumento per insegnare ai bambini a relazionarsi con tutti, promuovendo inclusione e rispetto reciproco. Questo approccio può aiutare soprattutto quei bambini che hanno difficoltà ad integrarsi o che subiscono prese in giro, poiché con l'intervento dell'insegnante si possono creare dinamiche di gioco più equilibrate e meno escludenti.

Dall'altro lato, la possibilità di scegliere i propri compagni di gioco è un'opportunità di espressione e di costruzione di relazioni significative per i bambini, che possono sviluppare la capacità di prendere decisioni e di gestire le proprie preferenze sociali.

In una situazione in cui alcuni bambini sono soggetti a prese in giro, è fondamentale che l'insegnante sia attenta a monitorare le dinamiche di gruppo. Idealmente, un compromesso potrebbe prevedere sia momenti in cui i bambini possano scegliere i compagni con cui giocare, sia momenti in cui vengono proposti gruppi misti. Questo tipo di gestione bilanciata può aiutare a sviluppare sia il senso di appartenenza sia l'inclusività, riducendo i rischi di esclusione e di prese in giro.

Grazie a lei per aver posto una domanda così importante, che tocca non solo l'aspetto relazionale dei bambini, ma anche il loro benessere emotivo e sociale.
Buongiorno, e grazie per la domanda. Per dare un commento ci vorrebbero più informazioni sulla classe, sul perchè di questa scelta e sugli spazi dove avviene la ricreazione. In generale, mi connetto al modello educativo anglosassone, la scuola dovrebbe lavorare affinchè i i bambini imparino a stare con tutti i compagni, non sostenendo coppie esclusive. Questo non deve essere però una forzatura. Cordiali saluti,
Salve, grazie mille di aver posto il suo dubbio. Probabilmente le intenzioni della maestra (immagino dalle poche righe che lei ha scritto, non conosco la maestra, gli alunni e le dinamiche nello specifico), sono benevole, ossia di far sì che la classe attraverso giochi di gruppo, possa fare squadra, conoscersi meglio e non favorire solo piccoli gruppetti ma la conoscenza di personalità diverse. Se trova la cosa "strana" o poco utile, può esprimere la sua opinione alla maestra in modo che anche lei possa avere delle vere delucidazioni e non navigare per supposizioni. La comunicazione aiuta sempre, in ogni tipo di relazione. In bocca al lupo!
Buongiorno, penso che abbia sollevato un tema sul quale riflettere: quanto gli adulti dovrebbero "influenzare" la vita dei ragazzi, specie molto giovani?
In generale consiglio sempre di avere una ottima comunicazione inter-professionale, così da affrontare al meglio ogni discorso. Per quanto riguarda la sua domanda, non avendo abbastanza elementi è difficile rispondere, tuttavia penso che l'obiettivo della maestra sia quello di "alleggerire" la situazione.
Buona giornata,
Dottor Stefano Ferraris
Buongiorno gentile Utente, la questione che pone è delicata e merita una riflessione attenta. È comprensibile che il desiderio di scegliere liberamente i compagni con cui giocare sia importante per i bambini, perché rappresenta un momento di espressione personale e di libertà. Tuttavia, è altrettanto comprensibile che la maestra voglia gestire questi momenti per evitare dinamiche poco inclusive o per proteggere quei bambini che potrebbero essere presi di mira o esclusi.
Imporre dei gruppi può avere un intento educativo, ad esempio insegnare ai bambini a interagire con tutti i compagni e a costruire relazioni più inclusive. Tuttavia, è fondamentale che questo avvenga in un contesto di rispetto e comprensione dei bisogni emotivi di ciascun bambino. Se l’imposizione dei gruppi causa frustrazione o accentua dinamiche di disagio, come le prese in giro, è importante che la maestra riveda il modo in cui organizza questi momenti.
Potrebbe essere utile adottare un approccio più equilibrato, dove si alternino momenti di gioco strutturato, con gruppi assegnati dall’insegnante, a momenti liberi in cui i bambini possano scegliere con chi giocare. Questo consente di favorire sia l’inclusione che l’autonomia.
Inoltre, per gestire i casi di prese in giro o esclusione, sarebbe opportuno che la scuola lavorasse su progetti educativi mirati, come attività di sensibilizzazione sull’empatia, il rispetto e la valorizzazione delle diversità. L’obiettivo non dovrebbe essere solo prevenire episodi di esclusione, ma creare un clima di classe sereno e solidale.
Se ha dubbi sulla gestione della situazione, potrebbe essere utile parlarne con la maestra, esprimendo le sue osservazioni in modo costruttivo, per capire meglio le sue intenzioni e trovare insieme soluzioni che tutelino il benessere dei bambini.
Un caro saluto saluto.
Dott. Luca Vocino
Buongiorno,
Non è nè giusto nè sbagliato in sè. E' una strategia educativa che va contestualizzata per comprenderla.
Dott. Marco Cenci
Ciao, mi sembra una logica troppo rigida sia in un caso che in un altro. Potrebbe essere utile tavolta proporre i gruppi di gioco ed altre volte invece lasciare la libertà ai bambini di scegliersi. Entrabe le forme possono avere una loro funzione educativa e di crescita, se combinate insieme.
Buongiorno,
sarebbe opportuno si aprisse alla possibilità di confrontarsi direttamente con l insegnante. Potrebbe manifestare i suoi dubbi e le sue preoccupazioni in un contesto protetto come quello di un colloquio in privato. Chissà che non si apra la possibilità di veder accolta la propria richiesta.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Amica o Amico,
è difficile con così pochi elementi dare una risposta. Immagino, tuttavia, che la maestra stia cercando di far integrare i bambini, facendoli uscire dalle solite compagnie. La cosa migliore è parlare con la maestra e chiedere spiegazioni.

con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buongiorno, e grazie per la sua domanda.
La situazione che descrive è complessa e tocca aspetti legati alla socializzazione, alla gestione delle dinamiche di gruppo e al benessere emotivo dei bambini. Il suo desiderio di limitare la libertà di scelta durante l'intervallo può avere le sue motivazioni educative, come promuovere l'inclusione o prevenire situazioni di esclusione o bullismo. Tuttavia, è essenziale che queste decisioni siano accompagnate da un dialogo aperto e da un'osservazione attenta delle relazioni tra i bambini che solo la maestra può avere, lavorando a stretto contatto con il gruppo classe per gran parte del suo tempo.
Quando esistono episodi di presenze in giro o disagio, è certamente importante intervenire per creare un ambiente scolastico sicuro e rispettoso, lavorando su temi come l'empatia e il rispetto reciproco, ma senza che le direttive diventino punitive o percepite come tali.
La invito a condividere queste riflessioni con la scuola e, se la situazione dovesse causare un disagio significativo ai bambini coinvolti, valutare insieme come intervenire per limitare il problema.
Buongiorno utente, il suo messaggio non è chiaro: credo che intenda dire: è giusto che la maestra imponga i gruppi di gioco? La prima cosa che mi viene in mente è: di che cosa è a conoscenza esattamente la maestra? E per quale motivo cerca di gestire lei i gruppi? Ovviamente l'ideale è che siano lasciati liberi, ma forse esistono delle dinamiche/situazioni (tipo bullismo) che richiedono una maggiore presenza e controllo. Le suggerisco di parlarne lei stessa con la/le maestre in modo da esporle le sue ragioni e evidentemente capire le sue/le loro. Suggerisco anche di non formarsi un'idea definitiva in seguito a chat tra genitori, dove spesso sono le persone più problematiche a tirare le fila.
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