Buongiorno Dottori, Vi scrivo per richiedere vostro parere perché la mia morosa soffre di dipendenz

19 risposte
Buongiorno Dottori,
Vi scrivo per richiedere vostro parere perché la mia morosa soffre di dipendenza da alcol ora è in cura con un psichiatra/psicoterapeuta che le sta dando una terapia a base di EN, campral, proxetina, quetiapina, olanzapina e solo il talofen al bisogno. In questo periodo ha avuto molte ricadute rubando anche del vino e a volte bevendo anche prodotti per la pulizia di casa anche se pochissime quantità perché scoperta da me.... Il medico consigliava di farla ricoverare nella clinica di Torino ma lei non ne vuole sapere ... Cosa ne pensate? Avete consigli?
Buongiorno, ha provato a parlare insieme alla sua morosa con il medico che l'ha in cura? La situazione è complessa. Lei ha pensato ad un aiuto psicologico per sè? Anche lei sta vivendo un forte disagio e magari un sostegno la può aiutare a gestire meglio la situazione.
Ho posto più domande che risposte, ma le risposte non possono arrivare nell'immediato, vanno costruite. La saluto cordialmente Silvia Ragni
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Salve quella che sta vivendo é una situazione molto difficile e complessa. Le persone che vivono accanto a soggetti con dipendenze, di qualsiasi natura, si trovano a sperimentare come lei confusione ed immagino molta sofferenza. Darle dei consigli da parte mia sarebbe riduttivo rispetto ad un quadro che non conosco nella sua interezza. L'unico suggerimento é quello di rivolgersi ad un professionista che la possa supportare in questo momento ed aiutare a trovare una modalità di gestione del problema.
In bocca al lupo.
Buongiorno, mi spiace per la situazione; la dipendenza è sempre una condizione impegnativa, ma si può affrontare e risolvere. Una dipendenza da alcol si definisce tale quando vi sono due caratteristiche importanti: 1) la tendenza ad aumentare le dosi per ottenere l'effetto desiderato; 2) un disagio fisico e psichico con una serie di sintomi caratteristici (tremori, nausea-vomito, insonnia, agitazione psicomotoria ecc.). Tale condizione di malessere è nota come astinenza e avviene in seguito alla cessazione o riduzione improvvisa di uso massiccio di alcol.
La dipendenza pertanto si configura come il ricorso all'alcol per eliminare la condizione di astinenza, con un aumento nel tempo delle dosi alcoliche. Se vi sono queste caratteristiche occorre immediatamente sottoporsi ad una disintossicazione medicalmente assistita in regime di ricovero. Il ricovero deve essere mirato a disintossicarsi dall'alcol. In questo caso è evidente la necessità della disintossicazione, se la sua compagna giunge ad assumere sostanze presenti in "prodotti per la pulizia". Dopo la disintossicazione occorre affrontare la dipendenza da un punto di vista psicologico, in particolar modo poichè le persone che hanno attraversato problemi di questo tipo con l'alcol, proveranno molte difficoltà (o saranno impossibilitate) nel tornare a bere quantità moderate di alcolici. Il rapporto con l'alcol diviene così il rapporto con la dipendenza da alcol. Ho visto che si tratta della sua compagna ("morosa"). In questi casi c'è da dire che i problemi dell'alcol investono anche la coppia, per questo è indicata una terapia familiare, affinché la sua fidanzata non si senta isolata e stigmatizzata. Quando vi sono dei farmaci o sostanze a causare un disturbo psicologico, la rete familiare o il rapporto di coppia può fornire un sostegno importante, a volte necessario. In ogni caso, direi che l'urgenza del momento riguarda il ricovero/disintossicazione e l'aiuto psicologico che renda consapevole la sua compagna di questo percorso, rimuovendo le resistenze al ricovero. Un cordiale saluto. G. Lombardo
Buongiorno, il ricovero in alcologia potrebbe essere certamente un'opzione ma sicuramente bisogna lavorare sull'accettazione di tale intervento, che renderebbe lo stesso anche più efficace. Se non lo aveste già fatto, potreste pensare di rivolgervi a un servizio specialistico, di tipo ambulatoriale, per le dipendenze (pubblico o privato accreditato) che segua la sua compagna in modo strutturato dal punto di vista medico, sociale e psicologico, per programmare ulteriori interventi/inserimenti in struttura e che possa fornire uno spazio di supporto anche a lei in quanto compagno che deve vivere questa complessa situazione.
Le consiglio di farsi aiutare per sopportare meglio la situazione e per aiutare a sua volta la sua morosa che avrebbe bisogno, se ne sentisse la necessità, di un aiuto massiccio.
Buon pomeriggio oltre agli psicofarmaci che tipo di psicoterapia sta seguendo?
In caso di informazioni mi contatti pure.
Cordiali saluti
Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Gentile utente, non conoscendo il caso non mi permetto di emettere pareri sulle scelte mediche e di cura della sua partner. Sei i colleghi ritengono che il ricovero potrebbe essere la condizione migliore e protettiva per la sua compagna, credo che potrebbe essere importante fidarsi dei curanti. Provi a parlare con la sua compagna per comprendere come mai non è disposta ad un ricovero? Cosa teme? Cosa immagina all'idea di un periodo in un contesto protetto? Immagino la situazione sia assai complessa e delicata potrebbe anche lei pensare ad un supporto che la sostenga in questo momento così faticoso. Cordialmente Dott.ssa Alessia D'Angelo
Salve, di fronte ad una situazione così articolata il primo passo è quello di sentire il medico curante della sua morosa.
In seconda battuta potrebbe risultare utile per lei fare un ciclo di consultazioni con un collega che si occupa di questi problemi nello specifico.
In questo modo potrà imparare a rispondere con comportamenti adeguati agli eccessi della sua morosa.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Certamente la situazione è complessa, forse un centro o una clinica sarebbero indicati per un certo periodo. Nel frattempo anche lei potrebbe essere di aiuto un sostegno psicologico
Dottorato Fiori marika
Buongiorno a lei, da quello che riferisce mi sembra che la sua fidanzata sia stata presa in carico attraverso un approccio integrato, da una parte attraverso l'intervento per un supporto farmacologico di uno psichiatra e dall'atra l' intervento di uno psicoterapeuta per un sostegno psicologico. Rispetto al trattamento mi sento di tranquillizzarla. La complessità che ruota intorno alle "Dipendenze" necessita di interventi complessi. Rispetto all'indicazione di ospedalizzazione del medico, ipotizzo che ci sia bisogno di un Contenimento importante che solo una struttura ospedaliera può dare.
Mi sento di dirle che il percorso della sua fidanzata sarà probabilmente lungo e la invito a spostare l'attenzione su se stesso. A volte per sostenere le persone a cui siamo legati e per capire le dinamiche complesse che ruotano intorno alla relazione abbiamo bisogno di essere sostenuti.
La saluto.
Dottoressa Franca Gagliardi.
Dalla descrizione che dà della sua compagna, pur senza addentrarmi in particolari per cui non ho informazioni esaustive e adeguate, ho l'impressione generale che il quadro clinico sia più complesso e non riducibile solamente a una situazione di etilismo, poiché oltre alle ricadute sembrano esservi verosimili comportamenti anticonservativi il luogo di una impulsività discontrollata, cosa che potrebbe giustificare un ricovero in struttura. Certamente affrontare la dipendenza sarebbe un primo passo per poi passare a un trattamento psicoterapico strutturato.
Cordialità
Buongiorno,
spiacente per quanto racconta. Potreste prevedere uno spazio con il medico curante ed entrambi voi. Eventualmente ci sono dei centri di riferimento sui territori per le dipendenze che potreste contattare.
Saluti
Gentilissimo, grazie per la condivisione e per affidarsi a noi innantitutto. La situazione che sta vivendo è estremamente complessa, e capisco quanto possa essere faticoso approcciare e cercare di interagire positivamente con la sua morosa in questo momento. Credo che forse parlare insieme al medico curante e spiegare quanto sta accadendo potrebbe delinearvi soluzioni che magari individualmente sono difficili da mettere in pratica.
cordiali saluti
AV
Buongiorno, la persona che descrivi, ha un quadro di anamnesi psicologica clinica molto critica. Sono d'accordo con lo Psichiatra, ma se la paziente è irremovibile, consiglio un percorso psicoterapeutico per aiutare la persona a modificare lo stile di vita per non cadere nell'errore comportamentale.
Un caro saluto.
D.ssa Vincenza Papeo
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Gentile utente, sarebbe necessario capire da quanto tempo la sua compagna ha intrapreso il percorso con lo psichiatra psicoterapeuta. Consideri che l'effetto terapeutico dei farmaci non è immediato, ma richiede almeno due settimane; mentre, le ricadute, per quanto deludenti e scompensanti, vanno intese come parte integrante del percorso di riabilitazione, nonchè indicatori di fenomeni che vanno compresi.
Se però il percorso è stato intrapreso da tempo, senza però produrre effetti benefici, allora potrebbe suggerire alla sua compagna di rivolgersi ad un/a altro/a professionista. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa
Che tenerezza...era tanto che non sentivo l'espressione "morosa" e nel leggere la sua lettera non mi è arrivata solo la grande preoccupazione ma anche tutte le cure, la dedizione e il supporto che esclusivamente chi ama sa dare. La situazione della sua morosa è complessa, purtroppo le dipendenze portano ad auto-sabotaggi continui. Chi vive con una persona affetta da dipendenza può aspettarsi di tutto: menzogne, furti, sotterfugi. Sono persone che si perdono nella dipendenza e come capita alla sua morosa, c'è da aspettarsi di tutto; ma la sua morosa è anche fortunata perchè c'è chi le rimane accanto e se ne prende cura. Ammiro la forza che ha nel rimanere, ma la esorto anche a cercare un aiuto per se stesso, a cercare e trovare degli spazi personali di sostegno e ricarica perchè se si perdono le forze non si è più d'aiuto ne a se ne all'altro. Ha presente quando le hostess prima del decollo descrivono le manovre di sicurezza? Dicono sempre che quando scende la mascherina per l'ossigeno e si hanno bambini o persone più fragili accanto, prima dobbiamo indossare noi la mascherina, poi aiutare l'altro, perchè se manca a noi la forza non c'è più speranza per nessuno. La saluto e le auguro il meglio per lei e la sua morosa
Buongiorno, sembra davvero che la terapia farmacologica sia più che completa a dir poco. Lei appare come il care-giver e mi chiedo come sta vivendo, se riesce ancora a prendersi cura di sè, mantenere le sue relazioni... Sappiamo quanto oneroso sia fungere d'aiuto in situazioni così complesse. sicuramente un percorso di coppia potrebbe sbloccare alcune risorse ancora non evidenziate. Ricordo anche la possibilità di frequentare i gruppi di prevenzione (A.A. o CAT) che rivelano una buona efficacia. Cordiali saluti. B.C.
E' molto difficile rispondere alla sua domanda non conoscendo la gravità della situazione della sua compagna. Inoltre sarebbe scortese e poco rispettoso intromettersi nel lavoro dello psichiatra e contestare la valutazione del medico. Mi chiedo però cosa spinga lei a chiedere un consiglio qui invece che chiederlo a questi professionisti, alla sua compagna e a se stesso.
Una dipendenza ha le sue radici in una sofferenza che ha condizionato la formazione della personalità. Affrontarla con una psicoterapia é come una corsa contro il tempo, in quanto non porta ad un sollievo immediato mentre l'alcol placa subito il bisogno ed é sempre a portata di mano. La "ricaduta" é la cosa più probabile. Una terapia farmacologica a volte riesce a tenere a bada alcune manifestazioni o anche a prevenirle, ma non tocca le ragioni a cui risale la dipendenza stessa e dunque non "libera". Tutto questo non vuol dire che non c'é soluzione, anzi sono davvero tante le persone che si sono rialzate e hanno ripristinato le loro funzioni, il loro valore, la loro dignità. Tutte queste persone hanno un punto in comune: hanno deciso di rialzarsi. Quasi sempre la persona si sente schiava, non libera né capace di liberarsi. Continua a pensare che vorrebbe non avere la dipendenza, a volte é disperata e pensa di non farcela più, si domanda che senso ha la sua vita vissuta in questo modo. Questa é la trappola: confonde il desiderio con il progetto. Le piacerebbe tornare alla libertà, non vorrebbe altro dalla vita, ma non pensa che é necessario deciderlo. Soprattutto, non pensa che può. Per questo motivo mette spesso in atto comportamenti autolesionistici che dicono a sé e agli altri che non c'é più margine di ripresa. Se dovesse realizzare che é sempre possibile prendere la vita nelle proprie mani e decidesse di farlo, allora ogni strada può essere quella giusta, si tratterà di scegliere quella più consona alla sua realtà di vita e alla sua persona. La psicoterapia, il farmaco, la comunità... non ci sono soluzioni giuste o sbagliate in assoluto. Auguro ogni bene a lei e alla sua morosa.

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