Buongiorno Dottori, Sono uomo e ho 24 anni. In precedenza, vi avevo scritto per spiegarvi la mia si
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Buongiorno Dottori,
Sono uomo e ho 24 anni. In precedenza, vi avevo scritto per spiegarvi la mia situazione, ma a causa della mancanza di spazio, non sono riuscito a esprimere in modo chiaro la situazione terribile, da assoluto incubo, che sto vivendo. Ecco perché voglio riprendere la terapia. Tuttavia, intanto che mi procuro i mezzi per farlo, desidero rivolgervi una domanda.
Ho avuto due genitori completamente assenti nella mia infanzia, e questa è l'origine di tutti i miei problemi psicologici, o come li si preferisca chiamare. Fra le terribili conseguenze della mancanza di amore di mio padre, (fra cui c'è confusione enorme sulla mia identità sessuale e mancanza di amici maschi), vorrei chiedervi un consiglio su questo: come impedire, permanentemente, cioè per sempre, agli altri di ferirmi.
Sono ipersensibile e fragile emotivamente, e mi faccio condizionare in modo copioso dagli eventi esterni, ma soprattutto dalle parole degli altri. A scuola i miei amici sapevano che erano in grado di offendermi, e piu' io me la prendevo, piu' loro lo facevano. Ma anche in casa la stessa cosa. Specialmente mia madre sa di avere presa su di me, e da brava persona tossica quale è, non perde occasione per punzecchiarmi e indurre una reazione in me (ciò che dico non è fantasticheria: è quanto ho appreso crescendo in terapia).
Quindi la mia domanda per voi è: come diventare "intoccabili"? Come lasciarmi scivolare addosso tutte le provocazioni o tutto quello che gli altri dicono su di me?
Concludo con una questione molto importante che non mi è chiara, e su cui il terapeuta stesso non seppe rispondermi. Io ho imparato che ora che sono adulto, dovrei esprimere in modo chiaro i miei bisogni, poiché nessuno è tenuto a "leggermi nella mente" per capire ciò di cui ho bisogno. Però a me capita, devo dire con una certa regolarità, una cosa diversa. Ogni volta che faccio presente in modo chiaro qualcosa, mi viene risposto che sono "io a sentirmi così". Ricordo che due mesi fa dissi a una persona "mi sono sentito ferito quando mi hai detto questo", e quella persona mi rispose "il fatto che TU ti sia sentito ferito non vuol dire che IO ti abbia ferito". Ed effettivamente, è un'obiezione assolutamente corretta. Perché se ci penso, se A dice a B, "sei una bellissima persona", e B risponde "mi sono sentito ferito dal fatto che tu mi reputi una bellissima persona", è evidente che non sia A ad avere ferito B, ma B che si sia sentito ingiustamente ferito da quello che, di fatti, è un complimento.
Attenzione: con questo non sto dicendo che io credo di avere SEMPRE torto nel sentirmi ferito, può darsi tranquillamente che l'altra persona avesse proprio questo scopo (come mia madre).
Per favore Dottori, non rispondetemi che ho sollevato troppe cose o che questi sono "argomenti terapeutici" che dovrò approfondire in seguito. Non sono stupido, so bene che si tratta di cose afferenti all'autostima, che hanno origini antiche, e che vanno elaborate col tempo.
Se vi ho scritto, è perché sento il bisogno di cominciare da ORA a smettere di "agganciare" a mia madre e a quanti altri mi lanceranno frecciatine e punteranno a farmi sentire in difetto. Sono sicuro che c'è qualcosa che potete consigliarmi grazie alla vostra conoscenza.
Vi saluto e grazie tante.
Sono uomo e ho 24 anni. In precedenza, vi avevo scritto per spiegarvi la mia situazione, ma a causa della mancanza di spazio, non sono riuscito a esprimere in modo chiaro la situazione terribile, da assoluto incubo, che sto vivendo. Ecco perché voglio riprendere la terapia. Tuttavia, intanto che mi procuro i mezzi per farlo, desidero rivolgervi una domanda.
Ho avuto due genitori completamente assenti nella mia infanzia, e questa è l'origine di tutti i miei problemi psicologici, o come li si preferisca chiamare. Fra le terribili conseguenze della mancanza di amore di mio padre, (fra cui c'è confusione enorme sulla mia identità sessuale e mancanza di amici maschi), vorrei chiedervi un consiglio su questo: come impedire, permanentemente, cioè per sempre, agli altri di ferirmi.
Sono ipersensibile e fragile emotivamente, e mi faccio condizionare in modo copioso dagli eventi esterni, ma soprattutto dalle parole degli altri. A scuola i miei amici sapevano che erano in grado di offendermi, e piu' io me la prendevo, piu' loro lo facevano. Ma anche in casa la stessa cosa. Specialmente mia madre sa di avere presa su di me, e da brava persona tossica quale è, non perde occasione per punzecchiarmi e indurre una reazione in me (ciò che dico non è fantasticheria: è quanto ho appreso crescendo in terapia).
Quindi la mia domanda per voi è: come diventare "intoccabili"? Come lasciarmi scivolare addosso tutte le provocazioni o tutto quello che gli altri dicono su di me?
Concludo con una questione molto importante che non mi è chiara, e su cui il terapeuta stesso non seppe rispondermi. Io ho imparato che ora che sono adulto, dovrei esprimere in modo chiaro i miei bisogni, poiché nessuno è tenuto a "leggermi nella mente" per capire ciò di cui ho bisogno. Però a me capita, devo dire con una certa regolarità, una cosa diversa. Ogni volta che faccio presente in modo chiaro qualcosa, mi viene risposto che sono "io a sentirmi così". Ricordo che due mesi fa dissi a una persona "mi sono sentito ferito quando mi hai detto questo", e quella persona mi rispose "il fatto che TU ti sia sentito ferito non vuol dire che IO ti abbia ferito". Ed effettivamente, è un'obiezione assolutamente corretta. Perché se ci penso, se A dice a B, "sei una bellissima persona", e B risponde "mi sono sentito ferito dal fatto che tu mi reputi una bellissima persona", è evidente che non sia A ad avere ferito B, ma B che si sia sentito ingiustamente ferito da quello che, di fatti, è un complimento.
Attenzione: con questo non sto dicendo che io credo di avere SEMPRE torto nel sentirmi ferito, può darsi tranquillamente che l'altra persona avesse proprio questo scopo (come mia madre).
Per favore Dottori, non rispondetemi che ho sollevato troppe cose o che questi sono "argomenti terapeutici" che dovrò approfondire in seguito. Non sono stupido, so bene che si tratta di cose afferenti all'autostima, che hanno origini antiche, e che vanno elaborate col tempo.
Se vi ho scritto, è perché sento il bisogno di cominciare da ORA a smettere di "agganciare" a mia madre e a quanti altri mi lanceranno frecciatine e punteranno a farmi sentire in difetto. Sono sicuro che c'è qualcosa che potete consigliarmi grazie alla vostra conoscenza.
Vi saluto e grazie tante.
Gentile utente, mi rendo conto dell'urgenza del suo messaggio e dei suoi temi che ha riportato nella domanda. Come probabilmente si aspetta e teme, è impossibile rispondere in maniera precisa ed esaustiva alla sua domanda, in quanto non conosco lei nè la sua situazione familiare. Non esiste un metodo per essere "intoccabili" o per non essere feriti: è necessaria la consapevolezza di cosa vuol dire per lei essere fragile e delle sue difficoltà relazionali, in particolar modo con la sua famiglia. Ciò che posso consigliarle è di rivolgersi, se ha questa urgenza, ai numeri predisposti all'ascolto e al supporto psicologico telefonico oppure ad un professionista privato. Un caro saluto.
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Buongiorno, grazie per averci raccontato la sua storia. Lei desidererebbe sentirsi meno vulnerabile e meno sensibile agli attacchi esterni che vive con molta sofferenza. Inoltre chiede come mai nel momento in cui tenta di esprimere i suoi bisogni all'altro, sente che vengono in qualche modo screditati o poco riconosciuti. Come giustamente da lei affermato è consapevole che solo in un percorso terapeutico potrà migliorare il suo benessere. Attraverso il rinforzo della sua autostima potrà crearsi la possibilità di non venire ferito dagli altri, così come il saper apprendere come mettere dei sani confini tra sé e l'altro. Deve attendere purtroppo che inizi un percorso affinché la sua situazione possa migliorare perché è solo così che potrà lavorare sul suo disagio.
Resto a disposizione per ulteriori necessità, un caro saluto.
Resto a disposizione per ulteriori necessità, un caro saluto.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buonasera gentile utente, mi dispiace non poterle essere molto d'aiuto, ma la situazione che ha descritto non può essere risolta o affrontata in questo contesto sarebbe riduttivo e poco professionale. Come ha riconosciuto lei potrebbe esserle utile iniziare un percorso per capire sì l'origine del suo malessere, ma soprattutto per poter costruire delle risorse per far fronte al suo dolore. Le posso solo dire che è impossibile ed è umano rimanerci male davanti alle critiche e per certi versi è anche sano. C'è chi soffre di più e chi soffre di meno davanti ad una critica (anche se sensata), ma vivere come se nulla fosse è anche poco auspicabile.
Saluti Dott.ssa Angela Correggia
Saluti Dott.ssa Angela Correggia
Salve, i contenuti sono diversi ed i temi andrebbero approfonditi.
Quello che emerge è un intenso timore del giudizio negativo e non vorrebbe farsi condizionare dalle critiche che riceve.
Questo forse non è proprio possibile l’obiettivo è imparare a stare dentro i nostri temi più dolorosi e a non farsene condizionare. Un lavoro psicoterapeutico le potrebbe essere utile per lavorare ad imparare a tollerare giudizi negativi e a riscoprire nuove parti di se’ .
Resto a disposizione.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Daniela Chieppa
Quello che emerge è un intenso timore del giudizio negativo e non vorrebbe farsi condizionare dalle critiche che riceve.
Questo forse non è proprio possibile l’obiettivo è imparare a stare dentro i nostri temi più dolorosi e a non farsene condizionare. Un lavoro psicoterapeutico le potrebbe essere utile per lavorare ad imparare a tollerare giudizi negativi e a riscoprire nuove parti di se’ .
Resto a disposizione.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Daniela Chieppa
Gentile utente, concordo con i miei colleghi che questi temi andrebbero approfonditi in un altro contesto. Tuttavia vorrei invitarla a riflettere e distinguere due tipi di critica: la critica costruttiva che consiste nel criticare un comportamento, quella distruttiva in cui la critica è rivolta alla persona. Nella prima situazione, anche se la critica ci ferisce, abbiamo la possibilità di riflettere e poi, successivamente, magari provare a cambiare quel tipo di comportamento e quindi crescere. Nella seconda situazione, questo non è possibile, quindi è distruttiva poiché ci sentiamo impotenti nel fare qualcosa, per cui finiamo per sentirci schiacciati. Inoltre le persone, di fronte alla critica distruttiva si mettono sotto accusa e spesso tutto sommato sono d'accordo con la critica che gli viene fatta. Aggiungo anche che, spesso, chi subisce in modo più distruttivo la critica è a sua volta giudicante verso di sè e gli altri. Prendere consapevolezza di sé è un inizio per aumentare l'autostima e avere valide difese per proteggersi.
Resto a sua disposizione. Cordiali Saluti. Dott.ssa Restituta Cocchia
Resto a sua disposizione. Cordiali Saluti. Dott.ssa Restituta Cocchia
Buonasera, tutto ciò che ha espresso è molto interessante e per cercare di trovare l'origine del disagio che prova ed eventualmente permettersi di sentirsi meglio, sarebbe consigliato un percorso di psicoterapia sistemico relazionale al fine di prendere in considerazione anche il contesto in cui si manifestano i suoi malesseri.
Buona serata
Dott. Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Buona serata
Dott. Raffaello Di Monte
Dott.sa Luisa Anibaldi
Salve, le rinnovo quanto detto precedentemente. Inizi al più presto un nuovo percorso terapeutico. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, mi spiace deluderla, ma concordo con i colleghi. Purtroppo non esiste un consiglio che possa aiutarla nell'immediato, bisognerebbe conoscere meglio la sua storia e comprendere da dove derivi questa sua sensibilità alle "critiche". Solo attraverso una maggiore consapevolezza di sè e della sua storia potrà imparare a farsi scivolare maggiormente i commenti che ora la feriscono. Cordiali saluti
Salve, se siamo in relazione con qualcuno ci esponiamo non solo alle sue critiche ma anche ad esperienze che possono nutrirci, farci stare bene, emozionarci. Non parlo solo delle relazioni intime, ma anche di relazioni più superficiali. E' la complessità dell'esistere: è uno scambio incessante fra me e il mondo. Accompagnato da un terapeuta può sperimentare delle esperienze correttive nel luogo protetto del setting. Per ora può fare tesoro del lavoro che ha già svolto. La sua perseveranza nel cercare le risorse per garantirsi la continuazione della psicoterapia parla della sua motivazione a stare meglio. Cordiali saluti Dott Espedito Longo
Buongiorno. Grazie di essersi esposto e condiviso con noi dettagli della sua vita intimi e privati. Purtroppo noi non possiamo dare consigli. Il nostro ruolo è quello di costruire con il paziente un rifugio caldo e accogliente in cui la persona si racconta la sua vita con una conspevolezza diversa e imparare a rendersi consapevole delle risorse per creare benessere e cambiamento. Questo per dire che il suo benessere dipende da lei e non da un estraneo che, se pur esperto, la guiderebbe secondo le sue personali inclinazioni. Se le critiche ci fanno male, i consigli veloci e superflui non sono da meno. Ci permetta di aiutarla all'internodi un percorso terapeutico. Un abbraccio.
Carissimo, ho letto con attenzione quanto condiviso qui. Il primo scritto mette in luce in maniera chiara la sua forte delusione legata al non essere stato capito: la relazione instaurata con il terapeuta ha dato solo piccoli frutti iniziali. Si percepisce il suo disarmo ma anche la sua nuova richiesta di aiuto alla luce di una necessità profonda di ascolto. Purtroppo la sua “esperienza terapeutica” pare le abbia lasciato un segno così come quella familiare/amicale (che espone qui sopra, nel secondo scritto). Emerge una sua spiccata sensibilità, una curiosità introspettiva, si vede che ha lavorato su di sé. Le tematiche che ha messo in campo sono tante ma strettamente connesse fra loro. Purtroppo non è possibile fornire una ricetta miracolosa di risoluzione. Comprendo la sfiducia, la necessità che null’altro possa “toccarla”, la ricerca di uno scudo che possa difenderla dagli attacchi esterni ma, ciò di cui necessita ha bisogno di tempo. Tempo per mettere in correlazione i vissuti del passato con quelli del presente e finalmente legittimare il Suo Essere a tutti, come è giusto che sia. Immagino non sia facile riprendere le fila di un “viaggio dentro di sé” ma sono convinta che questa possa essere la strada più utile da percorrere. Le auguro ogni bene e resto a sua disposizione in caso di approfondimenti maggiori. Un caro saluto.
Buongiorno, ho letto con interesse il suo vissuto e capisco quanto sia penoso doversi sentire la vittima di offese altrui.
Certamente la sua domanda merita una disamina profonda di ciò che accade in lei in tali occasioni ma la "forza" di una persona, il non sentirsi troppo con "la pelle sottile" ha molto a che fare con la conoscenza di sè.
Se conosco e imparo ad accettare le mie fragilità ed i miei punti di forza non dovrò dipendere dal giudizio degli altri per definire me stesso, perché l'ho compreso primariamente io.
Buon percorso.
Certamente la sua domanda merita una disamina profonda di ciò che accade in lei in tali occasioni ma la "forza" di una persona, il non sentirsi troppo con "la pelle sottile" ha molto a che fare con la conoscenza di sè.
Se conosco e imparo ad accettare le mie fragilità ed i miei punti di forza non dovrò dipendere dal giudizio degli altri per definire me stesso, perché l'ho compreso primariamente io.
Buon percorso.
Buongiorno,
mi pare tu abbia già ben compreso un meccanismo dell'interazione sociale, che avviene in alcuni gruppi o con alcuni individui: se io mi offendo quando l'altro ha intenzione di offendermi, il gioco persiste, poichè sto aderendo alla richiesta che l'altro mi pone.
Se scambio un'offesa con un complimento, perchè in passato, in altra relazione, è accaduto qualcosa del genere, commetto un errore di valutazione e risulto inadeguato sul piano relazionale. Occorre apprendere ad accettare i complimenti, indagando che mi succede se lo accetto? ...
E cosi via...
Entriamo ora nel merito di un'altra faccenda: la costruzione delle certezze su di te ti può permettere maggior autodifesa, tuttavia, apprendere che farne delle emozioni e dei sentimenti che proviamo, credo sia quel che può fare di un uomo un vero uomo. Ma su quest'ultimo punto, sono in gioco secoli di storia e storie ...
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
mi pare tu abbia già ben compreso un meccanismo dell'interazione sociale, che avviene in alcuni gruppi o con alcuni individui: se io mi offendo quando l'altro ha intenzione di offendermi, il gioco persiste, poichè sto aderendo alla richiesta che l'altro mi pone.
Se scambio un'offesa con un complimento, perchè in passato, in altra relazione, è accaduto qualcosa del genere, commetto un errore di valutazione e risulto inadeguato sul piano relazionale. Occorre apprendere ad accettare i complimenti, indagando che mi succede se lo accetto? ...
E cosi via...
Entriamo ora nel merito di un'altra faccenda: la costruzione delle certezze su di te ti può permettere maggior autodifesa, tuttavia, apprendere che farne delle emozioni e dei sentimenti che proviamo, credo sia quel che può fare di un uomo un vero uomo. Ma su quest'ultimo punto, sono in gioco secoli di storia e storie ...
Un saluto cordiale
dott.ssa Marzia Sellini
Buongiorno, capisco la sofferenza di cui parla e dalle sue parole si percepisce anche il profondo livello di consapevolezza. Quel che richiede e cioè di non sentirsi vulnerabile o troppo fragile agli "attacchi" altrui a mio avviso riguarda la sfera dei confini; intendo imparare a mettere dei confini come costruire il proprio giardino dal quale potrà poi scegliere lei chi far entrare o quando e chi no. Allo stesso tempo iniziare a stare più su di lei, radicato e non lasciar che giudizi altrui possano ferirla così facilmente e iniziare a sentire profondamente le sue ragioni e i suoi diritti di essere.
Come già da lei scritto un percorso terapeutico con i suoi tempi è ciò che potrebbe aiutarla. Se desidera io sono a disposizione. Un caro saluto. Dott.ssa Alessandra Domigno
Come già da lei scritto un percorso terapeutico con i suoi tempi è ciò che potrebbe aiutarla. Se desidera io sono a disposizione. Un caro saluto. Dott.ssa Alessandra Domigno
Buongiorno gentile utente. Comprendo molto bene i suoi problemi. Sicuramente il fatto che abbia questa lucidità e consapevolezza dei suoi vissuti, è già qualcosa che la "porta avanti" quando riprenderà la terapia. In questo momento quello che può fare da solo è ricordarsi che esiste la soggettività, e quindi ognuno di noi è differente da un altro, anche per come vive la realtà. Inoltre, se le riesce può utilizzare l'ironia, che è una risorsa preziosa. se le dicono che è brutto, anzichè prendersela, può rispondere "che ci posso fare, mi hanno fatto così...", oppure "anche tu non scherzi...". Capisco che è un problema di autostima, ma quella cresce anche con prove personali.L'infanzia è determinante per la formazione della personalità, ma oggi lei è un adulto, si focalizzi sull'oggi e le sue risorse. Ultima cosa: gli altri ci feriscono nella misura in cui noi lo permettiamo. Questo le permette di riconoscere che non deve cambiare gli altri ma imparare a difendersi. Mi sembra di aver fatto un Bignami della psicologia. Li prende come spunto di riflessione. Appena possibile riprenda la terapia e vedrà che andrà meglio. Un cordiale saluto dott.ssa silvia Ragni
Buongiorno, mi dispiace che stia attraversando questo momento difficile e comprendo quanto possa essere doloroso sentirsi feriti dalle parole e dai comportamenti degli altri. È positivo che voglia iniziare a lavorare su questi aspetti fin da ora.
Per ridurre la vulnerabilità alle provocazioni altrui, può essere utile lavorare sul rafforzamento dell'autostima e sulla gestione delle emozioni. È importante ricordare che il cambiamento richiede tempo e pratica costante. Continuare il percorso terapeutico potrà offrirle strumenti personalizzati e un sostegno professionale nel suo processo di crescita.
Le auguro il meglio nel suo cammino.
Un caro saluto
Per ridurre la vulnerabilità alle provocazioni altrui, può essere utile lavorare sul rafforzamento dell'autostima e sulla gestione delle emozioni. È importante ricordare che il cambiamento richiede tempo e pratica costante. Continuare il percorso terapeutico potrà offrirle strumenti personalizzati e un sostegno professionale nel suo processo di crescita.
Le auguro il meglio nel suo cammino.
Un caro saluto
Gentile utente di mio dottore,
la definizione di sé e dei confini nelle relazioni richiede un lavoro su di sé importante. La psicoterapia potrebbe aiutarla in tal senso. Non esistono consigli che possano sbloccare una situazione del genere; queste non sono cose che possono risolversi dal oggi al domani. Le auguro vivamente che possa riprendere la terapia quanto prima, vedrà che con il tempo potrà trovare tutte le risposte che cerca.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
la definizione di sé e dei confini nelle relazioni richiede un lavoro su di sé importante. La psicoterapia potrebbe aiutarla in tal senso. Non esistono consigli che possano sbloccare una situazione del genere; queste non sono cose che possono risolversi dal oggi al domani. Le auguro vivamente che possa riprendere la terapia quanto prima, vedrà che con il tempo potrà trovare tutte le risposte che cerca.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
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