Buongiorno dottori, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni sono andata da psicologi, psichiatri, preso medi

17 risposte
Buongiorno dottori, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni sono andata da psicologi, psichiatri, preso medicine a fasi alterne ma quando l'ho tolte sono stata sempre male (pur vero che i percorsi di psicologia erano molto poco efficaci perché non ho trovato bravi professionisti forse boh). Ho tic molto visibili e sintomatologia forte quali nausea, formicolii in tutto il corpo, spilli e bruciore in tutta la pelle, tremori, difficoltà a deglutire, mi va via il respiro in maniera severa (o la respirazione si altera), confusione mentale, senso di svenimento, quando sono in ansia sbaglio le parole oppure sono molto impacciata nei movimenti, insonnia a volte grave (nel senso che non dormo per niente magari 2 o 3 giorni di fila), derealizzazione, depersonalizzazione, picchi depressivi con pianto, agorafobia, vampate di calore o di freddo, salivazione abbondante, mi stanco subito, difficoltà a concentrarmi, tensione muscolare...
Mi sono stati trovati asma, allergia a polvere e graminacee, reflusso, turbinati del naso ipertrofici, 2 soffi al cuore, ipotensione e sto cercando, con i medici, di arrivare alle terapie ma devo fare ancora qualche esame.
Il punto è:
- prendevo psicofarmaci
- ho intrapreso una psicoterapia
-la psicoterapia + farmaci mi ha portato ad un livello alto di benessere
- decido di avere un figlio
- decido di sospendere gli psicofarmaci seguita dai medici
- sto malissimo al momento della sospensione ma sopporto
- volevo cominciare a cercare un figlio ma lo psicologo ha detto che era meglio di no, che avevo cominciato da poco a stare meglio e che era giusto che mi godessi la nuova vita, quindi smetto la ricerca.
- mi riprendo dai sintomi da sospensione e ricomincio a fare una vita tranquilla anche se non come con i farmaci ma sopporto e vado avanti.
- i sintomi piano piano diventano più forti e certe cose che mi piaceva fare ora non riesco più a farle perché sto malissimo fisicamente, non riesco ad andare in facoltà, lavorare, andare a cena fuori, prendere l'auto, prendere il treno a volte è una tribolazione, a volte anche fare la spesa (amo fare la spesa), mangiare, ecc.
-la psicoterapia pare non funzionare più come prima (perché i sintomi sono devastanti e per quanto io mi sforzi non vedo risultati ma pare che io vada all'indietro) e il mio psicologo mi dice che i sintomi non sono sintomi e che non li devo chiamare così; che è impossibile che io svenga in auto anche se lo sento e se per due volte sono andata fuori strada; che gli psicofarmaci non servono a niente e che i sintomi così gravi sono praticamente colpa mia perché me li creo con la mente (ok ma perché se prima avevamo già fatto dei grandi progressi dopo aver tolto i farmaci sti progressi si sono vanificati in parte? Non è che il mio pensiero si è modificato e poi ho avuto i sintomi,ma il contrario. Se vedo che mi sento sempre male quando sto in macchina ovvio che poi pensi che qualcosa non quadri); mi dice che mi devo chiedere qual è il problema perché in realtà non c'è, ci ho provato ma non da risultati; mi ha detto di salire in macchina e aspettare che l'ansia passi, l'ho fatto ma in un ora e mezza non passa ma fa su e giù velocemente; quando espongo certi pensieri e preoccupazioni la sua risposta la sento un pò troppo aggressiva e questo mi fa sentire poco a mio agio e non compresa.
- sono passati 4 mesi e mezzo dalla sospensione.

Ho ricontattato la mia psichiatra che mi dice che non posso stare così e che lo stress fa cmq male al corpo e porta a più probabilità di ammalarsi di altre malattie, che le medicine vanno a ristabilire la parte biologica che è stata squilibrata dall'ansia, che bisogna vedere il rischio/beneficio, che gli psicofarmaci fanno male come qualsiasi altro farmaco ma se servono vanno prese per avere una buona qualità di vita, che si stupisce della radicalità dello psicologo di non collaborare con la psichiatria a discapito del mio benessere e che secondo lei devo riprendere i farmaci.
Io ho paura di riprendere i farmaci perché:
- sono stata male con sintomi da sospensione
- perché la gente ti dice che è per non impegnarmi, per aggirare il problema, per avere la pappa pronta, che mi avveleno il corpo e mi ammalerò, che è tutto nella mia testa e che posso farcela da sola ma che non voglio, che sarei una tossicodipendente e che potrò diventare un pericolo per la società a lungo andare (cioè diventerei violenta o omicida anche se non ho mai sperimentato certi effetti mah)
- mi sentirei di aver perso e di essere una perdente
- di avere effetti molto negativi sulla mia salute a lungo andare
Però stare così mi sembra un inferno e mi sta creando problemi, mi sembra di perdermi le occasioni della vita e ho paura di non riuscire ad avverare dei miei sogni dettati dall'orologio biologico e dall'età (non solo di diventare madre ma anche lavorative) perché non si ha la certezza di quanto sarà lungo il percorso ed il mio è già di 22 anni. Ho cercato di sintetizzare ma volevo farvi capire il quadro completo.
Voi cosa mi consigliereste?
Gentile utente, mi spiace per la difficile situazione che lei sopporta da tantissimo tempo. Tenga conto che i risultati migliori si ottengono sempre associando la terapia psicologica e quella farmacologica. I suoi disturbi sono molto pesanti e non è certo una questione di buona volontà o cattive intenzioni se lei si trova con così tanti problemi.
Sicuramente uno psichiatra saprà dosare e scegliere per lei gli psicofarmaci più adatti, anche quelli compatibili con una gravidanza. Lei in passato ha avuto una buona reazione alla terapia farmacologica associata alla psicoterapia e questo le offre buone prospettive.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti
Cordiali saluti
Dottoressa Lorena Menoncello

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Buonasera, ritengo che debba riflettere sulla terapia sia farmacologica che psicoterapica al fine di comprenderne gli esiti anche positivi. Inoltre l' associazione di entrambe le strade possa essere una buona modalità nel fronteggiare le sue difficoltà. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Cordiali saluti
Dott.ssa Aitella
Buonasera, ritengo che la pesantezza che è costretta a sostenere in assenza di combinazione psicoterapia e farmaci sia evidente ed eccessiva. Se ha sentito il bisogno di risentire la psichiatra forse lo crede anche lei.
Resto a disposizione se lo desidera.
Un caro saluto
Dott.ssa Cristina Villa
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, vivere in modo così faticoso e sentire la pesantezza del giudizio sulla sua volontà non fa che aggravare la situazione. Ha fatto bene a sentire la psichiatra ma ritengo fondamentale che lei possa trovare uno psicoterapeuta, uomo o donna che sia, con il quale sentirsi accolta e compresa. Se i farmaci agiscono si sintomi attenuandoli, la relazione terapeutica sana le parti che sentono di non avere un appoggio.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Caro utente mi dispiace per la situazione complessa che sta vivendo. Ciò che posso consigliarle è di riprendere la terapia combinata , quindi farmacologica e psicoterapeutica insieme poiché è la formula migliore per lei.
Molte donne con patologie gravi assumono farmaci e intraprendono una gravidanza , sicuramente lo Psichiatra di riferimento , una volta informato saprà prescrivere e dosare il farmaco più adatto .
Rimango a disposizione
Saluti
Dott.ssa Camplone
Gentile utente di mio dottore,

un ripristino di sintomi cosi forte dopo una psicoterapia, può esser causato da uno scompenso di natura organica dovuto ad una sospensione improvvisa dei farmaci. Questi ultimi solitamente vanno scalati nel tempo, e lo scalaggio può aver bisogno in alcune circostanze di un anno. Si confronti con lo psichiatra di riferimento in merito a tale aspetto, potrebbe ripristinare una terapia di mantenimento che possa supportarla ma allo stesso tempo pensare ad una diminuzione graduale dell'assunzione che l organismo viva come naturale e non di botto in maniera traumatica. Nella speranza con queste poche righe di aver orientato la sua domanda.

Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentilissima, grazie per aver condiviso i suoi vissuti così dolorosi. Se sente di non stare bene e vede che anzi la situazione sembri peggiorare, come suggerito da altri colleghi, sarebbe opportuno rivalutare una terapia farmacologica insieme al percorso psicoterapeutico. Con la psichiatra potrà valutare la terapia giusta con leo, ricordandosi di parlarne sempre con il medico sul suo possibile desiderio futuro di interrompere i farmaci, in modo che possa interromperli gradualmente ed evitare effetti collaterali difficili da gestire. Le consiglierei anche di seguire un percorso di diagnosi psicologica da uno psicoterapeuta per indirizzare al meglio sia la terapia farmacologica sia quella psicologica. Resto a disposizione per ulteriori necessità, un caro saluto.
Salve, situazione complessa quella che ci racconta quindi non è possibile darle risposte importanti. Le suggerisco vivamente di inziare un serio percorso con uno psichiatra che le curerà la parte farmacologica e uno psicologo che analizzerà cosa le accade. Non esiti. Cordiali saluti Professor Antonio Popolizio
Buongiorno , la ringrazio per aver scelto di condividere il suo stato d’animo. Emerge un quadro veramente difficoltoso perché in primis lei non si sente supportata dal suo terapeuta e dal suo psichiatra nel suo desiderio di avere un figlio e raggiungere un pieno benessere. La sua attenzione , tuttavia si è concentrata solo ed esclusivamente sul desiderio trascurando l’essenziale, ovvero vivere un benessere che sia fonte di vissuti e sensazioni pieni di autonomia e tranquillità. La sua richiesta di collaborare allo psicologo e al medico psichiatra mi sembra legittima, avere una visione d’insieme per entrambi mi sembra favorevole per il percorso psicoterapeutico e medico. Le consiglio di riprendere le fila attraverso un incontro dove chiede espressamente la loro collaborazione. Inoltre nell’area farmacologica, mi sembra opportuno riflettere sul significato che ha per lei assumere farmaci e di conseguenza capire il rapporto con il medico Psichiatra. Potrebbe questo, richiedere di mettersi, in completa fiducia nelle mani dell’altro e fidarsi, lei se la sente? Riprenda da questo punto. Rimango a disposizione , cordialmente Dott.ssa Mirella Pepi
Salve. I farmaci possono essere, in alcune situazioni, un valido aiuto alla psicoterapia. I farmaci agiscono sui sintomi e la psicoterapia può lavorare meglio sulle cause. Ciò che funziona in psicoterapia è la relazione terapeutica che permette l'alleanza terapeutica tra terapeuta e paziente. Sento che lei si giudica troppo, pensi al suo benessere e non si senta drogata se ha bisogno di farmaci, anche perché lei sta cercando di lavorare sulle cause e non vuole solo attenuare i sintomi coi farmaci. Il giudizio attiva la vergogna, non permettendo di lavorare sulla fiducia in se stessi ma fa essere in balia degli eventi della vita per paura di sbagliare, fa sentire sbagliati. Le fragilità non vanno combattute, vanno comprese, sono un aiuto e non un ostacolo, possono trasformarsi in punti di forza se vengono espresse, vissute ed integrate con i vissuti emotivi repressi e con l'espressione corporea. Una tensione fisica provoca una tensione psicoemotiva e una tensione psicoemotiva provoca una tensione fisica. Lei si trova in questo circolo vizioso che si autoalimenta. Nella mia esperienza, col lavoro psicocorporeo bioenergetico lavoro su entrambi i livelli, con dei micromovimenti si rilassano le tensioni muscolari che liberano le tensioni emotive, liberando le tensioni emotive si indaga più profondamente sulle cause del malessere che impedisce di realizzare i desideri. Il tutto fatto con il rispetto dei tempi e dei limiti di ognuno. Solo il rispetto permette di strutturare la fiducia in se stessi. Man mano che si struttura la fiducia in sé stessi, si possono iniziare a diminuire i farmaci. Si fidi di lei e faccia la scelta che sente buona per lei e non quella che pensa buona per lei. Sono disponibile per approfondimenti. Distinti saluti
Salve, ha vissuto, grazie all'associazione di terapia farmacologica e psicoterapia, un periodo di benessere. Opportunamente sostenuta ha mobilitato delle risorse di cui adesso sembra non ricordare la provenienza. Eppure lei è la stessa persona. Riprenda il suo percorso e cerchi di consolidare quei processi che ha attivato. Un nodo che mi sembra importante sciogliere è proprio il giudizio negativo sulla terapia farmacologica, si confronti con il suo terapeuta e valutate insieme la questione. La vostra alleanza potrà giovarne. Cordiali saluti
Buongiorno gentile utente
Il malessere che descrive e’intenso, poiché in questo momento non riesce più a fare quello che faceva prima. Credo che abbia fatto bene a contattare lo psichiatra, perché insieme allo psicologo può aiutarla a ristabilire un equilibrio per tornare a svolgere le sue attività quotidiane, i suoi impegni.
Cordialmente
Sara Chiara Pompili
Gentile utente,
la situazione che descrive è sicuramente da attenzionare. In questi casi è necessario un intervento di rete dove il corpo e la mente vengono curati al fine di stabilire un equilibrio necessario per la quotidianità.
Si affidi a professionisti con i quali sente di stare meglio e abbandoni l'idea di poter fare da sola.
Cordiali saluti
Dott Aida Faraone
Gentile Utente, mi spiace per il quadro che ci ha portato, che merita una conoscenza approfondita della sua persona nel complesso. Sarà sicuramente possibile una buona qualità di vita dato che in passato l'associazione di una terapia farmacologica con la terapia psicoterapica è riuscita. Sarà importante che lei affronti l'opportunità che offrono i medicinali e le sue resistenze al riguardo: ne parli con la sua psicologa, sarà importante, e si fidi delle sue sensazioni. Resto a disposizione per una terapia psicoterapica anche online.Saluti ed in bocca al lupo
Buongiorno, dopo il suo lungo racconto mi sento di dirle di seguire una terapia farmacologica,( che aveva buoni esiti, quindi perchè sospenderla?) associandola alla psicoterapia. La sinergia è molto efficace. Cordiali saluti, dott.ssa Silvia Ragni
Buongiorno,
provare a togliere i farmaci è un tentativo legittimo, il fatto che abbia avuto questa volta una ricaduta e sia ritornata la sintomatologia, non vuol dire che questo sia un fallimento, né che lei non abbia buona volontà, né che i risultati ottenuti siano vanificati; come scrive lei aveva da poco raggiunto un buon benessere, forse non era ancora il momento, ma ha fatto bene e provare in accordo con i medici che la seguono. Questo non vuol dire che non sarà mai possibile, ma, a volte, quando la sintomatologia è troppo invalidante e intensa, è difficile avere lo spazio libero nella mente e nel proprio funzionamento affinché anche la psicoterapia possa essere efficace. In questi casi mi sento di dirle che spesso è la combinazione di psicoterapia e farmacologia la più efficace nel produrre dei cambiamenti anche duraturi.
Le auguro il meglio,
Cari Saluti

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