Buongiorno dottore, volevo porre un quesito rispetto a una situazione che sto vivendo. Mio padre, da

17 risposte
Buongiorno dottore, volevo porre un quesito rispetto a una situazione che sto vivendo. Mio padre, da metà agosto ha iniziato a non uscire più di casa, dopo un episodio di attacco d ansia alla guida. Non guida più, si è allontanato da tutti, ha perso peso ed è caduto in una sorta di depressione. Siamo stati già da tre specialisti e ora sta facendo una terza cura, che sembra produrre qualche risultato. Il tutto sembra legato a dei sensi di colpa che lui ha nei confronti di noi figli, poiché 24anni fa ci ha lasciati ed è andato a vivere con una compagna con cui ha avuto una figlia ( ora 24 anni). Noi nn abbiamo mai avuto conflitti pesanti in questi anni, nn abbiamo mai accettato la sua compagna, ma la la figlia dopo 16 anni si. Ora continua a dire che ha questo sensi di colpa nei confronti di me e mio fratello, che nn si perdona di averci lasciato a quei tempi ( io ora ho 39 anni e mio fratello 44). Abbiamo cercato in tutti i modi di consolarlo, di aiutarlo, ma lui è molto ostinato, dice che ormai nn può recuperare, che nn tornerà più come prima ( era un uomo molto conosciuto per la sua allegria e spensieratezza e per il suo lavoro sempre in giro tra la gente e nn stava nemmeno un gg senza vederci). Vive con questa compagna con cui è in crisi da anni, ma dice che ormai è troppo tardi cambiare. A questo punto le dico che noi cerchiamo di stargli vicino ma sembra quasi che la causa dei suoi problemi siamo noi, quando ci vede ( successo poche volte in questi tre mesi) sembra nn stare meglio, anzi dice che gli ricordiamo tempi passati che nn si perdona. A questo punto, è peggio se ci parliamo o insistiamo per vederlo? Perché mi sembra che stia peggio quando vede noi. Io nn so come comportarmi.
Salve, mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso poiché comprendo il disagio sperimentale. Ritengo utile che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici, onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono la sofferenza in atto impedendole il benessere desiderato. Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico connesso con la genesi della sofferenza in atto. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL

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Buon pomeriggio, innanzitutto la ringrazio di aver condiviso questa esperienza e mi dispiace molto del disagio che ha espresso. Posso solo provare ad immaginare quanto possa essere difficile per lei convivere con questa situazione. A volte capire come agire e identificare la scelta giusta da fare verso qualcun altro, può non essere affatto semplice, per questo scoprire le nostre modalità di agire e scoprire ciò che vogliamo davvero sembra essere un fattore fondamentale. Suo padre sembra mettere in atto dei comportamenti che le creano molta confusione. Un obbiettivo di un percorso psicologico, può essere quello di chiarire questa confusione e cercare di trasformarla in benessere. Una terapia psicologica potrebbe permettergli di conoscersi meglio e di sviluppare delle strategie utili per poter vivere al meglio il presente, costruendo delle basi solide al fine di affrontare in maniera efficace il futuro. Sarebbe uno spazio solo per lei alla scoperta di se stessi. In caso volesse, io sono a completa disposizione, in presenza ma anche Online. Dott. Matteo De Nicolò
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Salve, uno stato ansioso è sempre un segnale di disagio che non va sottovalutato e la cui causa sottesa va indagata. Poco per volta la psicoterapia farà affiorare, se ben accettata da suo padre e ben condotta, l'origine del conflitto interno che sta vivendo. Ignorate le sue difese e, se ne avete voglia, fatevi sentire e interagite con lui con naturalezza, nonostante la sua visione negativa delle questioni passate irrisolte, a dimostrargli che l'affetto può fare molto per lui e che niente è irrimediabilmente perduto. Cordialmente, dr.ssa Daniela Benvenuti
Salve, da quello che racconta il problema di suo padre sembra più collegato alla sua.incapacità di guidare l'auto (a causa della paura del ripresentarsi di un attacco d'ansia) più che ai sensi di colpa per avervi abbandonato.
Se è così, spingere la persona a riprendere a uscire di casa, a tornare a guidare, ecc. non funziona, anzi a volte peggiora il problema perchè la persona si sente incompresa, e ciò aumenta la sua depressione e mancanza di voglia di vivere. Allora, che fare?
Beh, a volte funziona il contrario, stranamente. Lei e chi sta intorno a suo padre dovreste scoraggiarlo ad uscire, scoraggiarlo a riprendere a guidare, che è meglio stare in casa, che fuori ci sono solo pericoli, che ormai é vecchio, e via così...
Per reazione, anche solo per dimostrarvi che avete torto, farà il contrario.
Un caro saluto
Buonasera. Innanzitutto mi dispiace per le difficoltà che sta vivendo suo padre. Rispetto alla sua domanda finale, credo sia importante poter continuare a parlare con suo padre, non forzando le cose ma rispettando i suoi tempi ed accettando anche che possa sperimentare un malessere o sensi di colpa quando vi vedete.
Infine, ritengo importante suggerirle di incoraggiare suo padre di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta, se non ci si è rivolto tra le cure menzionate, e di farlo anche lei individualmente se sentisse la necessità di avere un supporto ed un proprio spazio di esplorazione e di elaborazione per affrontare l'esperienza che sta vivendo. Un saluto, Dott. Felice Schettini
Buongiorno,

Il malessere di suo padre è fonte di sofferenza anche per lei; potrebbe fare presente a suo padre quanto questa situazione la preoccupi e allo stesso tempo cercare di trovare le parole giuste affinché lui possa decidersi a farsi aiutare. Le sindromi ansiose/depressive possono esser curate con l' ausilio della psicoterapia e della farmacoterapia. Nella speranza di aver orientato la sua richiesta di aiuto.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Gentile Utente, suo padre sta contattando una fragilità importante, ma ancor più ne sta mostrando l’effetto passivizzante, che lo lascia in una posizione di resa e che sembra davvero toccare ciascuno di voi famigliari che lo circonda. Quest’uomo si sta sentendo in colpa, ma nonostante le vostre rassicurazioni non riesce a smettere di accusarsi, come se la colpa che si contesta fosse così radicata e profonda da non ammettere repliche. Credo che il vero nodo della questione non sia vederlo o non vederlo, se voi figli avete desiderio di incontrare vostro padre, incontratelo (in tutta questa vicenda le “vittime” a suo tempo siete stati lei e suo fratello, ed ora sembrate quasi essere i “carnefici”). Il punto sta nella chiusura ostinata di papà nel dolore, e l’unica posizione pensabile in questi casi è quella di mostrargliela in modo caldo e non accusatorio, e sperare che decida di fare davvero qualcosa per ridurre quel dolore che non sparirà da solo. Eventualmente può pensare di chiedere un consulto psicologico per essere indirizzato in questa comunicazione affatto semplice. Un caro saluto
Salve, non menziona l'età di suo padre ma credo trattasi di persona anziana. In questa fase della vita piuttosto delicata emergono spesso fragilità prima assenti e può presentarsi uno stato depressivo ansioso con paure e angosce immotivate; talvolta scatenato da eventi stressanti, ma non necessariamente. Potrebbe essere utile un approccio integrato con inserimento di farmaco antidepressivo e supporto psicologico.
Buongiorno, come mai collegate il non volere uscire ai sensi di colpa verso un passato che non ritorna? Credo che oltre alla terapia farmacologia vostro padre dovrebbe trovare un sostegno psicologico. Potete chiedere a chi lo seguirà il modo di comportarvi più corrispondente alle sue problematiche. Intanto potreste chiedergli se e come vi vuole vedere.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Buongiorno, si sente molto la fatica rispetto la situazione che suo padre sta vivendo ed il senso di impotenza che ne consegue. La sua lettera ha molti particolari tuttavia alcuni punti meriterebbero un approfondimento. Cogliendo la sua preoccupazione di figlio mi sento di suggerirle di accompagnare suo padre ad un percorso di terapia psicologica e chiedere, se possibile, a tal proposito, l'aiuto dello psichiatra (mi sembra di aver capito che è seguito dal punto di vista psico-farmacologico) per un percorso che possa coinvolgervi e sbloccare la situazione. Gli aspetti legati al senso di colpa e alla generalizzazione potrebbero confermare una diagnosi di depressione tuttavia è importante intraprendere un percorso di valutazione e di trattamento mirati. Le auguro di trovare la strada. dr. Maria Zaupa
Gentile utente, da quello che scrive immagino che suo padre stia affrontando un periodo per nulla semplice e capisco che anche voi figli siate preoccupati. Per comprendere bene il problema, si dovrebbe effettuare una valutazione psicologica con suo padre e comprendere il disturbo psicologico sotteso al suo malessere. Immagino che la cura che sta seguendo sia di tipo farmacologico. Se è così, è utile abbinare anche un trattamento psicoterapeutico. Spero di averle dato uno spunto di riflessione, per dubbi e domande mi può contattare online e sarà mia premura risponderle.
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Salve, grazie per aver espresso il suo disagio ed aver chiesto aiuto. Da quello che ha scritto, la vostra situazione potrebbe trarre beneficio da un percorso di psicoterapia familiare che aiuti suo padre a chiarire l’origine dei suoi sensi di colpa ed eventuali malintesi nati nel rapporto con voi figli, nonché a comprendere la natura del suo legame con l’attuale compagna e quanto i suoi sensi di colpa nei vostri confronti condizionino tale scelta affettiva. Resto a sua disposizione nel caso decidesse di esplorare meglio le dinamiche familiari che hanno determinato, nel tempo, un tale stato di cose. Saluti, dott.ssa Rosanna Benedetto
Buongiorno, nella sua domanda ci sono molte sfaccettature ed emergono dei punti focali della vostra relazione passata e presente. (separarsi da chi?) Io le consiglio al di là dell'andamento terapeutico di suo padre, di accompagnarlo con un percorso terapeutico parallelo, il suo, durante il quale metterà sul piatto tutte le emozioni che sta vivendo e che ha vissuto per riuscire a trovare la risposta alla sua domanda iniziale. Quello che è giusto dipende da lei, non c'è una risposta univoca, se lei capisce come stare in questa relazione aiuterà suo padre a trovare il suo posto.
Saluti Giulia Venanzangeli
Salve, l'episodio ansioso è sintomo del profondo conflitto che da anni cova e lavora nella mente di suo padre e che non riesce più a gestire emotivamente . Averne parlato con voi è un passo importante perché è riuscito a manifestare apertamente il motivo della sua sofferenza. Avrebbe bisogno di un supporto psicologico per affrontare e risolvere definitivamente quanto lo turba da anni. Parlatene con calma, con affetto, facendogli sentire la vostra vicinanza e il comune intento di risolvere il tutto. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buonasera, capisco bene la situazione difficile che state vivendo lei da un lato e suo padre dall'altro. Suo padre è una persona che inizia ad essere anziana e che sta entrando in contatto con paure di fragilità e il suo occhio forse ora è rivolto ad un bilancio di vita che però lui sembra vivere in maniera impietosa nei propri riguardi. Lei come figlio cerchi di fare quel che profondamente sente e se desidera stargli vicino, tenti con gentilezza e accoglienza. Un percorso psicoterapeutico forse potrebbe aiutarla ad affrontare le sue questioni familiari del passato ma anche del presente e far pace con alcune parti poco chiarite. Se vuole sono a disposizione. Cordiali saluti. Dott.ssa Alessandra Domigno
Salve, sembra che suo padre stia facendo una sorta di bilancio della sua vita.
Dopo aver vissuto al massimo adesso è costretto da se stesso alla resa dei conti.
Credo che voi , pur rassicurandolo, poco possiate rispetto a questa condizione ansiogena che lo paralizza.
Si offra di accompagnarlo da uno psicoterapeuta uomo, poi ci penserà il collega a cercare di convincerlo a rimanere.
Li potrebbe avere uno spazio sicuro dove elaborare i suoi sensi di colpa e tornare a stare meglio.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Carissima,
rispondo al quesito che ha posto: "È peggio se ci parliamo o insistiamo per vederlo? Non so come comportarmi".
La sua confusione è comprensibile, non può leggere nella mente di suo padre. L'unica soluzione è chiedere a suo padre di cosa ha bisogno e rispettare la sua richiesta, riducendo la preoccupazione su questo problema.
Rimango a disposizione.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Daniela Voza

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