Buongiorno, dopo diversi anni ho "scoperto" che mia madre soffre di Disturbo Narcisistico Patologico

21 risposte
Buongiorno, dopo diversi anni ho "scoperto" che mia madre soffre di Disturbo Narcisistico Patologico con associati disturbi dell'umore. Ovviamente lei nega di aver qualsivoglia problema che anzi ribalta sul sottoscritto. In più mia sorella è totalmente succube di mia madre, avallando ogni sua presa di posizione. Sono riuscito a portare entrambe da uno psichiatra di Alessandria nella speranza che diagnosticasse in modo chiaro la "patologia" a mia madre. Ci ha somministrato un Minnesota Test II. Risultato: mia madre non ha nulla di patologico, mentre quello problematico sarei io, cioè l'esatto opposto di quello che mi aspettassi. Mi ha addirittura prospettato una terapia col litio. Dopo qualche settimana di incredulità (e contro il parere delle persone che mi conoscono) torno dallo psichiatra per mettermi a disposizione ed iniziare la terapia col litio (pur di ricucire con la mia famiglia ero disposto a tutto). Cosa fa lo psichiatra? Nega di avermi mai suggerito la terapia col litio e minimizza il disturbo di mia madre a meri screzi famigliari tra madre e figlio. Per inciso, ho subito un processo penale per violenza accusato da mia madre (finito con la mia piena assoluzione) e sto subendo un processo civile dove madre e sorella vogliono impossessarsi di tutta l'eredità famigliare. La domanda è: possibile che uno psichiatra non veda un disturbo così conclamato? Possibile che il Minnesota Test II non sia indicato per questo tipo di disturbi? Ovviamente dopo le dichiarazioni di quello psichiatra mia madre e mia sorella si sentono ancora più convinte di essere dalla parte del giusto...
Gentilissimo, che cosa intende lei per "scoperto"? Sua madre ha ricevuto la diagnosi di narcisismo in seguito ad un percorso di psicoterapia? In caso contrario, quali fattori in particolare la portano a questa conclusione? Mi colpisce profondamente che nel tentativo di aiutare sia la madre che la sorella, la risposta che ha ricevuto sia stata quella di sottoporsi lui stesso a trattamento farmacologico: con quale giustificazione? Oltretutto, perché ha acconsentito presentandosi? Le raccomando assolutamente di rivolgersi prima ad uno psicoterapeuta e solo in seguito, sotto indicazione di quest'ultimo, ad uno psichiatra. Ritengo che data le circostanze ci siano più fattori su cui intervenire (non da meno approfondire le circostanze sia del processo penale che civile). In merito al test somministrato è sicuramente valido per una approfondita analisi delle caratteristiche di personalità, il problema sopraggiunge nel momento in cui le risposte della persona a cui è somministrato non siano completamente veritiere.
Rimango a disposizione nel caso di aggiornamenti futuri.
Un caro saluto

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Buonasera. È possibile che la vostra sia una famiglia complessa con diversi aspetti di fragilità? Immagino che tuttavia a oggi sia difficile ricomporre il quadro, forse stratificato negli anni. A questo punto, se tale eventualita' fosse reale, sarebbe più opportuno che ciascun elemento tutelarsi e curasse la propria serenità piuttosto che armare una guerra improbabile
Buongiorno,
non dice quanti anni ha, il che farebbe la differenza. E non mi è chiaro di che tipo di aiuto ha bisogno qui. Ma provo a dirle la mia.
Mi colpisce la sua rabbia e il suo senso di ingiustizia. Come mai è così importante per lei che qualcuno dichiari ufficialmente "malata" sua madre? Questo cosa cambierebbe rispetto al suo comportamento? Le propongo provocatoriamente di farsi bastare le sue percezioni rispetto a quanto sua madre le faccia in qualche modo del male per staccarsi da lei quanto basta a difendersi, in tutti i sensi. Se secondo lei soffre di disturbo narcisistico, attento a non lasciarsi manipolare e a non cadere nelle sue reti. Si costruisca una sua vita, indipendente da sua madre e da quello che lei gli dice o quello che lei vorrebbe per lei. Non gli dia il peso che darebbe a una persona "normale". Con i narcisisti bisogna rinunciare all'equità. Se pensa sia malata, e tra l'altro contenta di esserlo (cioè non consapevole), non può aspettarsi che cambi, proprio perché il problema non esiste e quindi non può essere risolto. Quello di sua madre. Il suo invece si, se smette di dipendere da quello che sua madre fa o dice. Ovviamente è molto difficile e richiede un lungo lavoro, ma è una direzione che la incoraggerei a valutare. Si faccia aiutare. Di solito riesce ad essere aiutato solo chi lo chiede.
Resto a disposizione.
Un saluto
Buonasera! Come mai parla di disturbo narcisistico? Qualcuno l'ha precedentemente valutata? Perché è così importante una diagnosi di sua madre? Capisco il rammarico di vivere una situazione familiare così intricata, ma bisogna un po ' distinguere i vari ambiti. Intanto il test valuta le caratteristiche di personalità e lo psichiatra avrebbe potuto rilasciare un qualcosa di scritto. Semmai ci fosse possibilità, dovrebbe far valutare sua madre da uno psicoterapeuta anche solo per sentire un secondo parere. Non dice quanti anni ha lei e quanti ne ha sua sorella, elementi importanti per valutare quanto potete essere autonomi e indipendenti nelle decisioni sul vostro futuro. Gli ulteriori problemi di eredità possono essere di competenza di un bravo avvocato. In base alla legge lei, in quanto figlio, ha gli stessi diritti di sua sorella. Immagino che ci siano tanti elementi di cui non ha parlato, compreso suo padre di cui non fa cenno. Qui posso solo dirle che vive una situazione invischiata emotivamente e che un supporto le sarebbe comunque di aiuto.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, leggendo la sua domanda noto che lei non ci ha scritto dei dati molto importante per dare una risposta adeguata, la sua età, di sua sorella e molto importante l'età di sua mamma. Inoltre sarebbe bene sapere chi ha fatto la diagnosi uno psichiatra, uno psicoterapeuta o lei? Il comportamento dello psichiatra, alquanto strano nei suoi comportamenti, fa un test importante ed attendibile a sua mamma, ma che lei mette in dubbio. Però fa una diagnosi a lei non richiesta, gli prescrive un medicinale non indifferente e poi lei si reca nuovamente da lui per farselo prescrivere e lui nega di averglielo prescritto. Il tutto è molto confuso e surreale, sarebbe utile per lei recarsi da uno psicoterapeuta e cercare di elaborare le dinamiche nell'ambito della sua famiglia, cordiali saluti, dott. Eugenia Cardilli.
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Gentile Utente, ci sono alcune zone d'ombra nella sua richiesta, che impediscono di essere esaustivi nella risposta. Chi ha formulato la diagnosi di Disturbo Narcisistico di personalità a sua madre, lo Psichiatra? al riguardo riferisce della somministrazione del "semplice" Minnesota II. "Semplice" non perché non abbia potere statistico o diagnostico, ma perché è un test auto-report nel quale le persone devono rispondere se hanno o meno delle difficoltà secondo il proprio giudizio e coscienza. Inutile dire che spesso risultano invalidi (controlli se i valori L e K sono i più alti del protocollo oppure >65) e per questo vanno SEMPRE inseriti all'interno di una batteria di test, per essere integrati e supportati. Resta comunque un clima familiare molto complesso e con numerose estensioni legali, caratteristiche per le quali offrirle un consulto risulta scomodo e difficile. Ricordi, qualora andasse in un contesto di CTU o CT Peritale, che può nominare un Consulente di Parte Psicologo che la assista rispetto alle valutazioni psicologiche che verranno effettuate. Resto a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti, un caro augurio di buona fortuna
Buongiorno, mi permetta una domanda: che cosa cambia per lei sapere o non sapere che sua madre soffre di "Disturbo Narcisistico Patologico con associati disturbi dell'umore"?

Cordialmente,

mg
Buonasera, la invito a rivolgersi ad uno psicoterapeuta che la potrà aiutare a comprendere le dinamiche della sua famiglia e quale ruolo lei ha all'interno di essa. Un solo test non basta, i test vanno confrontati con le osservazioni e informazioni dei colloqui sostenuti. Cordiali saluti dottoressa Adriana Casile
Gentile utente. Sono d'accordo con i pensieri dei colleghi. Anche da parte mia le vorrei consigliare un collega psicoterapeuta per comprendere meglio le dinamiche familiari create e gli stati d'animo o emotività che si instaurano tra voi. Riguardo la questione eredità le consiglierei un altro tipo di professionista (avvocato) per tutelare i suoi diritti. Tutte queste dinamiche sarebbero meglio gestite con l'aiuto di uno psicoterapeuta. Come ultima cosa, un test fatto solo una volta può dire poco sulla personalità. E' utile approfondire con colloqui psicoterapici. Un caro saluto.
Dott. Emiliano Tavanxhiu
Quello che colgo da quanto scrive è una situazione familiare alquanto complessa sul piano relazionale con risvolti legali. Alcuni passaggi non mi sono chiari: dice di aver scoperto che sua madre soffre di alcuni disturbi, quindi era stata già effettuata una diagnosi prima della visita dallo psichiatra? Da chi? Mi mancano alcuni elementi, come la vostra età, e alcuni passaggi mi risultano strani, meriterebbero un approfondimento. Se il punto centrale per lei è capire chi è dalla parte del giusto non le posso rispondere ma immagino abbia un legale che la segue relativamente al processo. Sul piano psicologico noto che per lei è molto importante mantenere il legame familiare, visto che era disposto a tutto pur di ricucire con la famiglia, ma sicuramente la situazione è molto pesante sul piano emotivo per cui mi sento di suggerirle di contattare uno psicoterapeuta: potrebbe aiutarla intanto a fare chiarezza in una situazione che a me appare un po' confusa e sicuramente sarebbe utile al suo benessere psicologico.
Cordiali saluti.
Buon giorno. La prima riflessione che mi viene è legata alla diagnosi di disturbo narcisistico, da chi è stata fatta? Se è gia stata diagnosticata perchè chiedere nuovamente un'altra valutazione? Condivido i suggerimenti dei miei colleghi rispetto l'importanza di un contatto con uno psicoterapeuta, meglio se specializzato in disturbi della personalità, con lo scopo di raccogliere più informazioni. Per quanto concerne soldi e beni dovrebbe rivolgersi ad un avvocato o notaio in modo da prendere le giuste precauzioni e tutele.
Si rimane a disposizione
Saluti, Dott.ssa Giulia Mattalia
Gentile utente, sembra che per lei sia fondamentale avere una diagnosi per sua madre, in che modo crede che questo possa esserle utile per ricucire i rapporti con lei e sua sorella. Inoltre lei ha in mente una diagnosi ben precisa e mi chiedo in base a cosa si sia fatto questa idea che per altro non viene confermata da un test di personalità. Sarebbe importante avere molte informazioni ancora, tra cui la sua età. Le faccio una domanda che vuole essere uno spunto di riflessione: in che modo occuparsi della diagnosi di sua madre è importante per lei?
Le auguro tutto il bene
Buonasera,
ci sono diversi punti della sua richiesta che andrebbero approfonditi. La sensazione generale che si ricava dalla sua descrizione è che vi accusiate reciprocamente cercando un "giudice" (psichiatra o psicoterapeuta) che dia ragione all'uno o all'altro certificando qualche disturbo mentale. A prescindere dalla diagnosi presunta o certificata di sua madre e di sua sorella, certamente potreste cercare una giusta distanza che permetta uno svincolo da dinamiche familiari così difficili e di non facile risoluzione. Non conosco la sua età e non so se vive con la sua famiglia di origine o da solo e se in questo momento ci sono i presupposti per una maggiore autonomia.
Inoltre, come mai lei accetta un trattamento farmacologico a seguito di una richiesta iniziale di diagnosi per sua madre? Forse sente la necessità di un trattamento di qualche tipo? Sarebbe comprensibile vista la difficile situazione familiare e tra l'altro certamente una via praticabile, dal momento che qualsiasi trattamento è possibile solo se la richiesta parte dall'interessato. Le consiglio di rivolgersi ad uno psicoterapeuta che, capita in maniera approfondita la situazione, le potrà proporre un percorso con l'obiettivo di una migliore gestione di questa difficile situazione.
Per la questione legale un avvocato saprà tutelare i suoi diritti, che tra l'altro sono gli stessi di sua sorella.
Buongiorno, le suggerisco di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, coinvolgendo anche sua mamma e sua sorella, per cercare di trovare l'equilibrio emotivo che le manca.
Cordiali saluti
Dott.ssa Loredana Aiello
Salve la storia che racconta è complessa. Il rapporto familiare appare piuttosto conflittuale, tanto che lei stesso descrive dissidi legati alla gestione dell'eredità.
Si chiede se il test MMPI-2 possa diagnosticare un eventuale disturbo narcisistico: il test è uno strumento che valuta caratteristiche di personalità ma in particolar modo si sofferma su aspetti psicopatologici, tanto che spesso molti psicologi si soffermano sulla descrizione degli stessi.
Di fatto è uno strumento molto potente che ci dà tante informazioni, non solo sugli aspetti psicopatologici, ma anche sul funzionamento, sulle caratteristiche cliniche di un soggetto, nonchè su eventuali esiti di un trattamento. Comunque non è l'unico strumento che può permettere di fare diagnosi: oltre numerosi test psicodiagnostici, anche una serie di buoni colloqui permettono di identificare i tratti distintivi di un'organizzazione di personalità. Immagino che chi ha fatto questa diagnosi a sua madre abbia impiegato uno di questi strumenti.
Leggendo la sua storia mi colpisce anche il fatto che lo psichiatra prima le consigli il litio e poi neghi di averlo fatto. Fossi in lei proverei a rivolgermi ad un nuovo specialista, non solo per capire se opportuna o meno una terapia farmacologica, ma a supporto suo in un momento di crisi come quello che ci descrive. Il fatto di percepire madre e sorella come nemiche, al di là delle diagnosi vere o presunte, non deve essere affatto facile.
Mi auguro che scelga un modo per ristabilire un certo equilibrio nel suo nucleo familiare, almeno per la parte che le compete.
Cordialmente M.Elena Cinti
Salve, non aggiungerei molto alle risposte che ha avuto fino ad adesso. Le suggerirei di approcciarsi ad una terapia che possa aiutarla ad identificare meglio cio che la spinge in una direzione piuttosto che in un'altra che la renda maggiormente consapevole dell'origine il suo malessere. Mi sembra che ci siano molte domande alle quali vorrebbe delle risposte e la realtà viene sempre filtrata attraverso i nostri occhi in base a chi siamo e alle nostre esperienze, fare chiarezza dentro di se potrebbe aiutarla ad identificare la "vera" domanda e di conseguenza, forse, a trovare le risposte che cerca.
Cordialmente Olga Guardiani
Buongiorno. Come già rilevato mancano molti dati importanti. Partiamo da pochi punti chiari. Un test come l'MMPI ha una restituzione anche scritta, dei profili o della sintesi, che lei dovrebbe avere ricevuto o che può richiedere e dovrebbe essere congiunta alle osservazioni scritte del professionista che l'ha vista. Un test psicologico inoltre accompagna la diagnosi ma si colloca in un iter di qualche colloquio che permette di definire la diagnosi.
Dunque lei dovrebbe avere un test con cui eventualmente, se alcune cose non fossero ancora chiare, potrebbe anche rivolgersi a un csm per richiedere la conferma di una diagnosi, avendo cura di conservare le indicazioni scritte (quelle consegnate ad esempio in caso di proposta di terapia farmacologica). Almeno rimetterebbe qualche punto chiaro alla sua situazione. Detto ciò, sembra che in casa cerchiate di rimpallarvi diagnosi e colpe, ma lei vive in un contesto di fragilità familiare, in cui pare che i confini tra chi è normale/patologico non siano così netti e si sono create tra voi dinamiche non sane di dipendenza reciproca, che permangono anche nel conflitto. Questo potrebbe essere un punto di osservazione che potrebbe aiutarla.
Descrive una situazione non molto chiara. I dati sono insufficienti. Come hanno suggerito i miei colleghi, sarebbe opportuno che lei si rivolgesse ad uno psicoterapeuta, per poter fare chiarezza di una situazione dove il nucleo familiare è in difficoltà. Cordiali saluti
Buongiorno. Non è chiaro cosa intenda per "scoperto": ha fatto Lei una diagnosi? Su quali presupposti? Rispondendo alla Sua domanda: il test di personalità di per sè non diagnostica nulla ed è pericoloso se assunto acriticamente, senza essere inserito in una procedura clinica che comprenda il colloquio. E' di supporto al professionista, non si sostituisce ad esso. La situazione familiare è complessa e le etichette diagnostiche vengono utilizzate come mezzo per giustificare dei comportamenti da un lato, e intraprendere azioni legali gravi dall'altro: ognuno cerca un professionista che dia ragione del sentirsi alla luce di un disturbo conclamato. Non è evidentemente una via che possa portare a "ricucire", come Lei dice di voler fare. Mancano una serie di elementi per poterLa aiutare con un "consiglio", ma ciò che è certo che è: 1) Lei non può costringere, se non vi è la motivazione e la volontà, i Suoi familiari a un percorso psicologico/psichiatrico; 2) Fare diagnosi "per conto proprio", online o per associazione di idee e conoscenze, è pericoloso, oltre che poco utile; 3) più che un'etichetta diagnostica, mi concentrerei sulle dinamiche familiari, sui vissuti sottesi e sui modi con i quali avvengono gli scambi. Contatti un terapeuta con cui chiarire la situazione, è evidentemente fonte di sofferenza e al di là delle "colpe", penso che rimettere assieme i pezzi e ridurre lo stato di angoscia associato potrebbe solo esserLe di aiuto. Cordialità, DMP
Gentile utente, concordo con i colleghi sulla scarsa chiarezza della situazione. Le consiglio in ogni caso di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per comprendere meglio il quadro completo e magari trovare uno spazio personale di elaborazione dei suoi vissuti insieme ad uno specialista. Questo percorso potrebbe aiutarla a vedere il tutto da un'altra prospettiva e ad affrontare la situazione con un adeguato sostegno.
Buongiorno gentile utente. Dalla sua domanda pubblicata emerge una situazione relazionale complessa, da attenzionare. I test non sono degli strumenti infallibili, tuttavia danno la possibilità al professionista e al paziente di poter avere una fotografia su alcune caratteristiche e funzionamento individuali, questo però all'interno di una interazione clinica, tra lei e il professionista. Questo processo che è allo stesso tempo una vera e propria relazione con un altro può portare ad una consapevolezza maggiore ed a un' assunzione delle proprie scelte di vita. Il mio consiglio è che lei possa rivolgersi ad un professionista della salute mentale con il quale poter fare un lavoro psicoterapeutico ad hoc sul tema delle relazioni. Un saluto e buona vita.

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