Buongiorno, da un pó tempo ho iniziato a frequentare un ragazzo di 25 anni con cui mi trovo beniss

18 risposte
Buongiorno,
da un pó tempo ho iniziato a frequentare un ragazzo di 25 anni con cui mi trovo benissimo. Purtroppo però questo ragazzo ha iniziato a avere atteggiamenti con me particolari: gelosie improvvise senza un motivo, momenti in cui voleva lasciarmi senza che ci fosse una vera motivazione ecc
Diceva di stare benissimo con me ma allo stesso tempo preferiva allontanarsi per paura di soffrire, per paura che mi potessi stancare di lui e dei sui comportamenti
Questo ragazzo è seguito da una specialista che le ha diagnosticato la sindrome dell’abbandono.. so che il percorso è lungo e ci dovrà lavorare molto sopra. Solo che non so bene come poterlo aiutare, lui cerca sempre rassicurazioni e io cerco di dargliele in ogni modo.. vorrei sapere però come comportarsi con una persona che ha questi pensieri? Premetto che i pensieri non sono costanti, ma quando gli prendono non riesce a fidarsi di quello che gli dico
Scrivo qui perché vorrei veramente stargli vicino, ci tengo tanto a lui e vorrei nel mio piccolo aiutarlo in qualche modo, ma non so bene come poterlo fare e se c’è un modo per poterlo aiutare
Grazie mille
Buonasera. Esistono diverse strategie per poter aiutare in questo tipo di situazioni. Lo stargli vicino e dimostrare il suo affetto vuol dire già molto. Potrebbe esserle utile rivolgersi a uno specialista per discuterne meglio.

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Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè capisco quanto questa situazione possa impattare sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale innanzitutto che lei faccia chiarezza circa ciò che sente e ciò che prova verso questa persona, ritagliandosi uno spazio d'ascolto per elaborare pensieri e vissuti emotivi legati alla situazione descritta pertanto la invito a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, una delle caratteristiche di chi soffre della paura di essere abbandonato…è mettere alla prova l’altro per capire “se resta” o se …come si aspetterebbe in realtà…se ne va. Questo comporta la paura di lasciarsi andare a un sentimento profondo per paura poi di “affrontare un eventuale abbandono” e quindi si difende attuando un atteggiamento di “sto bene da solo” e “voglio star con te ma solo se mi assicuri che ci sarai sempre”. La sfida per lei è…esserci…se davvero ci tiene deve capire che fa parte della sua paura questo atteggiamento e deve decidere lei se accettarlo o se fa fatica parlarne apertamente con lui e magari anche con il terapeuta che lo ha in cura.
Buongiorno, la sua difficoltà è più che comprensibile: non è semplice trovare la giusta chiave per poter aiutare una persona che ha queste paure. Ha provato a parlarne apertamente e a chiedere cosa potrebbe aiutarlo, anche in considerazione di ciò che è emerso nel suo percorso diagnostico e delle strategie che sta costruendo con il suo terapeuta?
Se sente che stare accanto a questa persona la sta affaticando e che si trova ormai senza strumenti, può essere utile uno spazio personale dove poter condividere questa fatica e trovare nuove strategie.
Resto a disposizione. Un caro saluto,
Dott.ssa Valentina Marasso Brandone
Buongiorno,
lei descrive un rapporto piuttosto speculare del tipo "io sto male" (lui) e "io ti salverò" (lei).
Ognuno fa una parte, ma di parti ne abbiamo tante.
Cosa può succedere se questo ragazzo ritrovasse la fiducia in sé stesso e scoprisse che può camminare con le sue gambe? Autonomo lui, desidererebbe una persona altrettanto autonoma.
Nella possibilità (auspicabile che ciò avvenga) Le consiglio di farle vedere da subito il Suo lato autonomo (dotato di valore aggiunto, ovvero il piacere di stare bene insieme, svincolato dalla mia voglia di curarti).
Lasci che sia la psicoterapeuta ad occuparsi delle "dinamiche abbandoniche" facendogli capire che Lei può donargli la sua gioia di stare con lui, ma che in momenti di crisi, ammettendo la propria impotenza, farà un passo indietro.
In parole povere sostituisca all'"io ti salverò" l'"io proverò ad aspettarti".
Le suggerisco una citazione di Fritz Perls:
"Io sono Io. Tu sei Tu.
Sono responsabile per la mia vita e tu per la tua.
Non sono venuto nel mondo per soddisfare le tue aspettative,
nè tu rispondi al mio.
Se le nostre strade si incrociano, sarà meraviglioso, ma se così non fosse, dovremo andare avanti separatamente.
Perché non mi amo se tradisco me stesso,
e non ti amo se cerco di essere come desideri, invece di accettarti come sei.
Tu sei Tu e Io sono Io. "
La saluto Cordialmente.
Buongiorno giovane donna, i tuoi sentimenti sono preziosi questo vuol
Dire che -capisco e comprendo l’esperienza unica dell’ innamoramento, e il desiderio di “coltivare” questo amore, ma è altrettanto importante tutelate la tua sensibilità ed emotività . Ci sono condizioni emotive che vanno supportate si ma osservare con la giusta distanza. Buon amore. Buoni amori
Cara ragazza, indubbiamente un atteggiamento rassicurante e accogliente può essere d’aiuto, ma non faccia l’errore di pensare che possa risolvere le problematiche del suo ragazzo, questo spetta a lui ed al suo percorso.
Le auguro buona fortuna,
Giada Bruni
Buongiorno, le difficoltà che descrive sono normali. Il fatto che sa di volergli stare vicino è già un buon punto di partenza. Ne ha parlato con lui direttamente di come si sente? Gli ha chiesto che cosa potrebbe fare lei per aiutarlo? Forse una buona idea sarebbe quella di assistere ad una sua seduta con il terapeuta, sempre che lui accetti ovviamente. Magari lavorare insieme sul rapporto e su ciò che provate entrambi può essere utile.
Cordiali saluti, dott.ssa Kravos Kerol
Buongiorno. Capisco quanto sia importante per lei aiutare questo ragazzo durante il suo percorso. È evidente che tiene molto a lui e vuole supportarlo nel miglior modo possibile.
Affrontare la sindrome dell'abbandono può essere un percorso complesso e richiedere tempo e pazienza. È positivo che stia cercando di comprendere le sue esigenze e di essere presente per lui.
In situazioni come queste, l'empatia e la pazienza sono fondamentali. Cerchi di ascoltarlo attentamente quando ha bisogno di esprimere le sue preoccupazioni e paure. Rassicurarlo può essere utile, ma potrebbe anche essere benefico suggerire che continui a lavorare con la sua specialista per affrontare queste sfide in modo più completo.
Offrirgli un ambiente sicuro in cui sentirsi accettato e compreso può essere un grande supporto. Tuttavia, è importante anche mantenere dei limiti sani. Ciò significa essere disponibili ma anche rispettare i propri bisogni e i propri confini emotivi.
Non si aspetti di risolvere tutto da sola. Spesso, il sostegno di un professionista può fare la differenza. Potrebbe essere utile suggerirgli di continuare a lavorare con la sua specialista e, se necessario, con uno psicologo specializzato nella sindrome dell'abbandono.
Essere una persona libera e sicura , autentica è una buona soluzione a questi problemi relazionali. Tale atteggiamento consente a lei di sapere che i conflitti che lui porta nella relazione sono certamente problemi affettivi che lui deve risolvere in terapia. Per quanto riguarda lei se appunto è libera sicura e autentica potrà riparare con la sua spensieratezza tali riedizioni copionali del suo ragazzo, attraverso un amore sincero ma non preoccupato Altrimenti lui si incartera ' nei suoi personali conflitti creando la cosiddetta profezia che si auto avvera, indurrà in lei la paura dell'abbandono proiettandole il suo copione. Quindi forse potrebbe valutare un supporto e un rinforzo per gestire al meglio tali grovigli. Un saluto
Buongiorno, il fatto che il suo fidanzato stia seguendo una terapia è un'ottima cosa. È la migliore forma di aiuto che lui stesso si possa dare. La paura dell'abbandono affonda le sue radici nella storia personale, spesso in vicende relazionali antiche, che solo la persona che le ha vissute può elaborare, fino a scegliere attivamente nuove e più sane modalità di approccio alle relazioni affettive. Ciò che lei può fare è stargli vicino e vivere la gioia dello stare insieme, ma senza assumersi altri "compiti di aiuto" che non le competono e che finirebbero per distorcere la natura del vostro rapporto. Cordiali saluti
Buongiorno, il fatto che il suo compagno sia in cura da un terapeuta è una risorsa molto importante in quanto ha la possibilità di acquisire progressiva consapevolezza rispetto al suo funzionamento e di come questi aspetti clinici possano influenzare anche la sua relazione di coppia acquisendo modalità relazionali più funzionali.
Comprendo il suo desiderio di cercare delle strategie per rassicurare il suo partner, tiene molto a lui e si percepisce. Inoltre penso non sia semplice sentire e vedere la persona che si ama portare una sofferenza così profonda.
Mi sento però di suggerirle di non alimentare i comportamenti disfunzionali del suo compagno dandogli rassicurazioni costanti e disponibilità di accudimento ogni volta che la paura dell'abbandono si fa sentire in modo significativo. Non è il modo più funzionale affinchè il suo partner riesca in terapia ad attraversare quella paura così invalidante, la quale sicuramente avrà un senso alla luce della sua storia di vita. Quindi affonda le sue radici in un passato relazionale molto doloroso che ha strutturato immagini negative di sè e di sè nella relazione con gli altri.
L'iper accudimento potrebbe influenzare quindi la capacità del suo partner di lavorare sui suoi vissuti abbandonici in terapia poichè godrebbe del vantaggio secondario che questi sintomi comportano nella relazione con lei.
Potrebbe essere molto utile confrontarsi con il suo compagno rispetto al lavoro che sta facendo in terapia, e validargli positivamente l'impegno e la fatica che costa lo stare in un percorso psicoterapeutico. Validargli che non è semplice lavorare su stesso, ma che lei è fiduciosa nelle risorse che potrà sviluppare.
Lei deve mantenere il ruolo di compagna di vita, non di cura.
La paura dell'abbandono farà meno male quando lui capirà di poter essere il porto sicuro di se stesso e di conseguenza gestire i propri bisogni di accudimento in modo funzionale all'interno di una relazione.
Può esserle utile un supporto psicologico da parte di un professionista, per dar ascolto anche quelli che sono i suoi vissuti nella relazione con il partner. Anche ciò che lei prova, la possibile fatica che deve affrontare nei momenti di crisi etc e nel lungo percorso di cura del suo partner, merita di essere accolto.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Buongiorno mi spiace per la sua situazione.
La posso aiutare, ma il problema è senz'altro del suo ragazzo. Sono disponibile con colloqui online a risolvere la questione del suo compagno.
Cordiali saluti Dott.ssa Laura Francesca Bambara
Ciao,

È ammirevole la tua dedizione nel cercare di comprendere e supportare il tuo ragazzo nella sua situazione. La sindrome dell'abbandono può essere difficile da gestire, sia per chi ne soffre sia per i loro partner o le persone care. Questa sindrome spesso ha radici in traumi o esperienze passate e può influenzare profondamente il modo in cui una persona percepisce le relazioni e interagisce con gli altri.

Ecco alcuni suggerimenti su come potresti approcciare la situazione:

Ascolta senza giudicare: Quando lui esprime le sue paure o insicurezze, ascoltalo con empatia. Cerca di non minimizzare o invalidare le sue emozioni, anche se potrebbero non avere un fondamento nella realtà.

Rassicurazione: Capisco che gli stai già dando rassicurazioni, e questo è ottimo. A volte potrebbe essere utile ripeterle, ricordandogli dei momenti felici o delle ragioni per cui sei con lui.

Comunicazione aperta: Parlate insieme delle vostre paure e delle vostre aspettative nella relazione. Sapere che c'è un canale di comunicazione aperto può essere di grande aiuto.

Stabilire dei confini: Sebbene sia importante essere comprensivi e supportivi, è anche fondamentale per te stabilire dei limiti chiari per proteggere il tuo benessere emotivo.

Educati sulla sindrome dell’abbandono: Avere una comprensione più profonda di ciò che sta attraversando può aiutarti a navigare meglio nella relazione e a rispondere in modo più efficace alle sue paure.

Consigliati con un professionista: Considera l'idea di consultare uno specialista o di unirvi a gruppi di supporto per partner di persone con problemi simili. Questo potrebbe offrirti strumenti e strategie specifiche per aiutare entrambi nella relazione.

Ricorda che è importante prenderti cura anche di te stessa e delle tue esigenze. Sostenere una persona cara in un percorso di guarigione può essere impegnativo, quindi assicurati di avere il supporto e le risorse di cui hai bisogno.

Ti mando un abbraccio virtuale e ti auguro il meglio per te e il tuo ragazzo.

Con affetto,
Ilaria.
Buon pomeriggio e grazie per aver condiviso la tua esperienza. Già stai facendo tantissimi per il tuo fidanzato. Hai mai pensato di proporgli qualche incontro terapeutico di coppia? Potrebbe essere un valido supporto.
Rimango a disposizione.
Dr Samanta Carrubba - Caltanissetta
Gentile utente,
è ammirevole la devozione e l' empatia che dimostra al suo fidanzato, ma forse pecca di onnipotenza se si accanisce troppo nel volerlo aiutare a tutti i costi( Lo sta già facendo! ) ...Nessuno si salva da solo, ma in questo caso c'è già un terapeuta che lo sta supportando nell'analisi e nell'elaborazione di quelle emozioni spiacevoli e di quei vissuti angoscianti, abbandonici o deprivanti che certamente affondano le radici nel suo
sviluppo psicoaffettivo.
Lei sta già svolgendo un buon lavoro nell' ascoltarlo ...continui solo ad affiancarlo, senza giudicarlo... Si ponga ad una giusta distanza. Lei stessa avrebbe bisogno di uno spazio suo di elaborazione di questo senso di impotenza...
Con il tempo e con la terapia il suo ragazzo riacquisterà autostima, sarà più sicuro di i sé e comincerà a "dipendere" dalle sue risorse interne, non più dalle rassicurazioni degli altri.
Un caro saluto.
Dott.ssa Giuseppina Cavallo
Pieve di Cento ( Bo)
Buongiorno utente, mi sembra che stia già facendo molto cercando di comprendere la paura e il disagio che il suo ragazzo manifesta in diversi modi. Anche per lei non dev'essere facile, soprattutto perche le continue rassicurazioni che fa sembrano durare poco e non potrà andare avanti cosi. Credo che debba concedersi uno spazio anche per lei, oppure può valutare un percorso di coppia. Ne parli con un terapeuta, un saluto. Dott.ssa Angela Ricucci
Salve, credo che lei stia già aiutando il suo ragazzo, rimanendo ferma al suo posto nonostante i suoi abbandoni e i suoi attacchi. Sicuramente, continuando ad essere la sua base sicura lo aiuterà nel suo percorso, ma attenzione al rischio per lei di cadere nella sindrome della crocerossina o altrimenti detta "sindrome di Wendy". In questo caso non esiti a farsi aiutare a sua volta.
Cordialmente Maria Nasti

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