Buongiorno, da più di 2 mesi soffro di depressione ansiosa reattiva. Ho lavorato 24 anni in una RSA

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Buongiorno, da più di 2 mesi soffro di depressione ansiosa reattiva. Ho lavorato 24 anni in una RSA con utenti anziani. Ma dal 2020, a causa della pandemia, della morte di 40 anziani su 100, e con la paura e lo stress in cui noi operatori ci siamo ritrovati a lavorare senza un sostegno psicologico, sono finito in born out. Ho resistito due anni lavorando in condizioni di continua tensione, cercando di resistere. Ma a metà del 2022, per profonda disperazione, ho lasciato il lavoro. Quindi mi sono preso tempo per recuperare forze ed equilibrio mentale fino alla fine dell'anno 2022 (ho 58 anni) e mi sono sentito sollevato da un grande peso. Ma, quando all'inizio di quest'anno ho cominciato a provare a "rientrare" nell'ambiente RSA, a fare colloqui di lavoro, a visitare nuove case di riposo, sono nuovamente "crollato", fino a svegliarmi la mattina del 19 Febbraio con una fortissima ansia che scompare solo la sera, e da allora è così fino ad oggi. Prendo Zoloft al mattino, Xanax e Lendormin prima di coricarmi. Sono molto preoccupato perché lo Zoloft, dopo 2 mesi, pare non faccia effetto. Persistono quotidianamente forte ansia dal risveglio al tardo pomeriggio, crisi di pianto e disperazione. Sono molto preoccupato e ringrazio in anticipo chi mi potrà in qualche modo aiutare a risalire da questo baratro... Grazie.
Salve caro utente
Mi dispiace tanto
Comprendo la situazione traumatica che ha vissuto. Credo debba richiedere colloqui di sostegno psicologico accanto alla terapia farmacologica

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Buonasera, mi sembra che lei abbia abbastanza chiari gli avvenimenti che le hanno scatenato la sua situazione attuale. Mi chiedo però come mai abbia poi deciso di ritornare nell'ambiente che le aveva causato tanto stress negli anni precedenti. Per quanto concerne la terapia farmacologica, questa andrebbe discussa con lo psichiatra che la segue poiché se non riscontra miglioramenti sarà sua cura calibrarla meglio. Inoltre, è molto importante in questo tipo di patologie associare alla terapia farmacologica anche una terapia psicologica, dove poter indagare maggiormente il valore perturbante dell'evento traumatico da lei vissuto e intesserlo meglio nella sua storia di vita. Rimango a sua disposizione per ulteriori informazioni, cordiali saluti DM.
Salve,
esperienze dolorose e spiacevoli possono condurci a condizioni di profondo smarrimento e inquietudine.
Spesso un evento stressante o comunque spiacevole può essere interpretato come insuperabile o irrisolvibile. Ciò compromette la nostra quotidianità, inducendoci a rinunciare a cose prima piacevoli, rendendoci meno produttivi sul lavoro o isolandoci dalle persone a noi care. Il rischio è quello di arenarsi in un presente disperato, dominato da sentimenti di tristezza, rabbia e colpa, in cui diventa impossibile scorgere prospettive alternative, rimuginando su ciò che è accaduto o sulla condizione che si sta vivendo nell’illusione che ciò aiuti quantomeno a trovare una spiegazione.
La depressione reattiva è un tipo di depressione che solitamente risponde bene alla psicoterapia, anche meglio che alla cura farmacologica. Nello specifico, un percorso di tipo Cognitivo-Comportamentale può aiutare a migliorare e nella maggior parte dei casi guarire, lavorando nella maniera più congeniale alla sua situazione specifica, dopo un'accurata valutazione psicologica.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti e, qualora volesse, per un colloquio conoscitivo.
Cordiali Saluti.
Salve, ritengo utile esporre la questione al medico che ha prescritto i farmaci, figura professionale più competente in materia.
Tenga presente che la letteratura scientifica è concorde nel sostenere l'efficacia dell'intervento combinato ossia costituito da farmaco più psicoterapia dunque la invito, qualora non lo avesse fatto, a richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
I farmaci possono lenire i sintomi, ma non farli sparire del tutto. Ci sono le sue emozioni i suoi sentimenti che chiedono di essere ascoltati , compresi, accolti, indirizzati. Quello che lei descrive è un affresco della sua sensibilità che le dona la meravigliosa capacità di essere ricettivo ed empatico sul lavoro. Aver vissuto, come operatore sanitario, un momento così critico come quello della pandemia ha lasciato una pesante traccia dentro di lei . Se desidera un consiglio mi sento di dirle di iniziare con il rispettare questa sua ansia e di continuare il suo percorso chiedendo consulenza psicologia con la finalità di imparare a capirla quest'ansia e a governarla con equilibrio e saggezza fino a risolverla . Un caro saluto.
Buongiorno e grazie per aver chiesto un nostro parere. Dal suo preciso racconto ci fa capire che ha ben presente i motivi e le cause della sua sofferenza attuale e questo è già un buon punto di partenza; il mio consiglio, tagliando corto, è assolutamente quello di iniziare un percorso con un professionista della salute mentale per andare ad indagare nel profondo come mai si è instaurata proprio questa sintomatologia. La terapia farmacologica gioca un ruolo molto importante nel trattamento dei sintomi, ma ad essa va affiancata una terapia con uno psicoterapeuta al fine di lavorare sul problema alla fonte.
Spero che seguirà il mio consiglio; rimango a disposizione online per eventuali consigli o chiarimenti.
Cordialmente, dottor Moraschini.
Buongiorno, mi dispiace per il disagio che sta vivendo in questo momento. Comprendo bene a quale carico di stress e di lavoro gli operatori di RSA siano quotidianamente sottoposti e non oso immaginare a quale carico abbiano dovuto far fronte nella pandemia.
I casi di Burn out in questi contesti sono altissimi. Ritengo che sia utile per lei affiancare alla terapia farmacologica anche un percorso psicoterapico che le dia la possibilità di elaborare il trauma che ha vissuto. La psicoterapia inoltre le consentirebbe di avere uno spazio in cui poter riflettere anche sul significato che ora ha per lei la ricerca del lavoro.
Dott. Iacopo Curzi
Salve. La terapia farmacologica può aiutare ma l'integrazione con una buona psicoterapia che aiuta a prendere consapevolezza delle proprie fragilità, a recuperare la fiducia in se stessi e a trasformare i punti fragili in punti di forza si può attivare un processo di cambiamento che aiuta a vivere meglio le difficoltà della vita. Il suo è stato un vissuto traumatico. Nella mia lunga esperienza di psicoterapeuta corporea ogni vissuto va compreso. Lavorando sui limiti, il rispetto, sulle sensazioni, emozioni, con micromovimenti corporei che aiutano e non essere invasi dalle sensazioni e dalle emozioni, si possono affrontare i vissuti traumatici che bloccano la vitalità. Sono disponibile per approfondimenti. Distinti saluti
Buongiorno, mi dispiace molto per la situazione. A volte i traumi legati a situazioni drammatiche come la pandemia riemergono anche a distanza di tempo. Innanzitutto, le consiglio di affidarsi a un/a professionista per svolgere una consulenza psicologica e una successiva psicoterapia. Inoltre, penso sia fondamentale rivolgersi a un/a psichiatra per regolare la terapia farmacologica essendo che sembra che lo Zoloft non faccia effetto. Le ricordo che la psicoterapia associata alla terapia farmacologica ha risultati migliori in termini di tempo, durata e sintomi rispetto alla terapia farmacologica sola. Rimango a disposizione se ha altri dubbi o domande o se vuole svolgere una consulenza. Le auguro il meglio. Dott.ssa Rota
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Buongiorno, le consiglio di prendersi cura del suo malessere psicologico per evitare di trascinare una situazione così bloccata.
Faccia qualche colloquio con un analista della sua zona; le sconsiglio terapie che promettono risultati concreti, veloci e sicuri.
Un saluto

LM
Buongiorno gent. utente, dalle sue parole emerge il forte disagio che sta vivendo e forse insistere nel riprendere il lavoro nelle RSA è qualcosa che ostacola il suo benessere attuale. Probabilmente il trauma di quei mesi è stato per lei molto più profondo di quel che è riuscito ad oggi ad ammettere a se stesso e il solo riposo o eccitamento non è stato sufficiente. A mio avviso dovrebbe iniziare un percorso psicoterapeutico per elaborare il suo trauma e ripartendo da lì comprendere cosa è stato smosso di così importante e profondo, dove è oggi e cosa vorrebbe per se' nel suo futuro. Io se desidera sono disponibile in presenza o on line. Cordialità. Dott.ssa Alessandra Domigno
Gentile utente, immagino che gli operatori che hanno lavorato in strutture di cura durante la pandemia abbiano fatto i conti con un forte stress emotivo. Lo so che ricevere un sostegno psicologico in quel periodo sarebbe stata un' azione importante per il benessere psicologico dei sanitari. Molte persone hanno sviluppato un disturbo post traumatico da stress (PTSD) a seguito della pandemia. Oltre la terapia farmacologica ha pensato di poter avviare un percorso psicoterapeutico? Le consiglio questa strada perché a differenza dei farmaci, la psicoterapia porta dei cambiamenti significativi anche dopo aver concluso la terapia stessa.
Se ha bisogno di ricevere altre risposte, mi può contattare anche online.
In bocca al lupo!
Buona giornata
Dott.ssa Melania Filograna
Buongiorno e grazie per la sua condivisione, la ricerca che abbiamo a disposizione indica che la terapia farmacologica raggiunge una efficacia notevolmente superiore se assunta in concomitanza ad una terapia di "parola". Come ha riconosciuto il suo bisogno di riprendere equilibrio in una situazione critica potrà concordare anche oggi che sono necessarie altre azioni: un setting dove possa analizzare e fare esperienza emotiva di queste preoccupazioni. Le consiglio di confrontarsi con lo psichiatra di riferimento per lo Zoloft e mi rendo disponibile per percorsi di sostegno psicologico o orientamento ai servizi sul territorio.
Beatrice Priori
Gentile, percepisco la sofferenza che esprime, mi dispiace davvero per la situazione che riporta e mi rendo conto di quanto possa essere complicato conviverci. La prima cosa che mi sento di consigliarle è un consulto psicologico, anche online, che accompagni la terapia farmacologica e che possa aiutarla ad affrontare il disagio espresso al fine di ritagliarsi uno spazio per comprendere meglio ciò che prova e cosa potrà farla stare meglio, elaborare i pensieri e i vissuti emotivi rivolgendosi ad un esperto con un approccio che si basi sull’accoglienza e ciò che è utile per la persona, valorizzando le sue risorse personali, aiutandola così a divenire artefice del racconto della propria vita, dando al corpo lo spazio e l’ascolto che merita. Iniziare un percorso per sentirsi meglio richiede coraggio, ma è già un importante passo iniziale verso il cambiamento. Resto a disposizione per ulteriori indicazioni e ad incontrarla. Cordiali saluti dott. Paolo Notarangelo
Buongiorno, mi dispiace sentire che stai attraversando un periodo difficile di depressione ansiosa reattiva. È comprensibile che l'esperienza lavorativa nella RSA, specialmente durante la pandemia, abbia avuto un impatto significativo sulla tua salute mentale. La perdita di tanti anziani e il lavoro senza un adeguato sostegno psicologico hanno contribuito allo sviluppo di burnout.

Hai fatto tutto il possibile per resistere alle condizioni di tensione per due anni, ma alla fine hai dovuto prendere la difficile decisione di lasciare il lavoro. È stato un atto di autoconservazione importante per recuperare le tue energie e il tuo equilibrio mentale. È normale che quando hai tentato di tornare nel contesto della RSA, la tua ansia si sia intensificata, probabilmente a causa dei ricordi e delle emozioni associate all'esperienza passata.

È incoraggiante che tu abbia cercato aiuto medico e che stia assumendo farmaci come lo Zoloft, il Xanax e il Lendormin. Tuttavia, è importante tenere presente che i farmaci antidepressivi possono richiedere del tempo per fare effetto completo. È consigliabile continuare a monitorare la tua risposta al trattamento e discutere eventuali preoccupazioni con il tuo medico. Potrebbe essere necessario apportare regolazioni alla dose o considerare altre opzioni di trattamento.

Durante questo periodo difficile, è cruciale cercare un supporto emotivo e professionale. Considera l'idea di rivolgerti a uno psicologo o a uno psicoterapeuta specializzato nella gestione dell'ansia e della depressione. Lavorare con un professionista può offrirti un ambiente sicuro per esplorare le tue emozioni, sviluppare strategie di coping e riacquistare un senso di equilibrio.

Nel frattempo, prenditi cura di te stesso nella misura del possibile. Cerca di adottare uno stile di vita sano, includendo una dieta equilibrata, l'esercizio fisico regolare e un adeguato riposo.
Ricorda che la guarigione richiede tempo e pazienza. Non essere troppo duro con te stesso e cerca di essere gentile e compassionevole con te stesso durante questo percorso. Sebbene possa sembrare difficile al momento, ci sono molte persone e risorse disponibili per aiutarti a risalire da questo baratro. Non esitare a chiedere sostegno a familiari, amici o professionisti qualificati.
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Gentile utente, percepisco l'angoscia che lei vive e sono contenta di sapere che sia già seguito con una terapia farmacologica che, seppur coi suoi limiti, può aiutarla ad avere sollievo.
Tuttavia spesso i soli farmaci non bastano e l'affiancamento di un percorso psicologico potrebbe aiutarla a rielaborare il suo gravoso vissuto e a creare delle strategie per gestire le emozioni ad esso collegato.
Nella speranza che questo confronto possa esserle stato utile, resto a disposizione anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Elena Sinistrero
Buongiorno. Lei sta attraversando un momento così difficile e mi dispiace molto per questo. La depressione ansiosa reattiva è una forma di ansia che si manifesta in seguito a un evento traumatico o a un forte stress. I sintomi possono includere stanchezza, tristezza, nervosismo, umore instabile e disturbi del sonno. La psicoterapia è il trattamento di prima linea per questo tipo di depressione, ma le opzioni di trattamento tipiche includono anche il ricorso a forme di auto-aiuto, il supporto sociale, i gruppi di sostegno e i farmaci tra cui sicuramente gli antidepressivi serotoninergici e gli ansiolitici . Tuttavia, i farmaci possono avere effetti collaterali e non funzionare per tutti. Le consiglio di parlare con il suo medico per trovare il trattamento più adatto a lei. Le auguro il meglio. Dott.ssa Francesca Gottofredi
Buonasera.
Il carico assistenziale ed emotivo degli operatori sanitari è tanto, proprio per questo è fondamentale prendersi cura anche della propria salute mentale. Burn out rimanda proprio ad uno stato di allerta fortissimo, si bruciano letteralmente le proprie energie fisiche e mentali.
Chiedere aiuto è stato un grande passo di coraggio che ha fatto per prendersi cura del suo malessere. Infatti, rispetto alla terapia farmacologica le consiglio di condividere con il medico che gliel’ha prescritta, i suoi pensieri, i suoi dubbi etc. in modo tale da favorire una relazione di fiducia e di confronto perché i riscontri dei pazienti sono preziosi per i professionisti.
Siccome sta cercando di inserirsi nuovamente nel mondo lavorativo, può valutare se rivolgersi anche ad uno psicologo affinché possa essere supportato nell’affrontare questo rientro e accogliere le sue emozioni in uno spazio di contenimento e supporto.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Un caro saluto, Dott.ssa Martina Orzi
Gentile utente, premetto che è importante avere maggiori elementi per formulare una qualsiasi diagnosi e che è sempre importante escludere prima eventuali cause organiche. In ogni caso, che si tratti di ansia, depressione o entrambe, la letteratura ci dice che la terapia farmacologica da sola non è sufficiente per la risoluzione di questi disturbi e che è importante associare una terapia psicoterapica a quella farmacologica poiché i farmaci fungono solo da stampella temporanea.
In generale l'ansia è una risposta fisiologica del corpo, pertanto, si presenta con tutta una serie di sintomi fisici. Tuttavia il sintomo psicosomatico (escluse le cause organiche) va sempre letto come una spia della macchina, ci dice che qualcosa non funziona, quindi, in realtà non è negativo perché è un modo del corpo di comunicarci che qualcosa non sta funzionando bene, qualcosa ci fa stare male. Se noi ignoriamo il sintomo e lo togliamo a tutti i costi senza capire la sua natura, la sua voce, cosa ci porta, cosa ci dice, non risolveremo davvero il problema e il malessere rimarrà, magari cambierà solo forma. Quindi benvenuto sintomo, ti faccio amico, imparo ad ascoltarti. Cosa mi stai dicendo? Dobbiamo guardare il sintomo nella sua cornice, ne suo contesto e se il sintomo è di natura psicologica è importante cominciare un percorso finalizzato al proprio benessere.
L'approccio cognitivo-comportamentale propone trattamenti e tecniche molto efficaci per la gestione dell'ansia, del disturbo depressivo e del disturbo di panico. Le auguro il meglio e resto a disposizione. Dott.ssa Arianna Savastio
Gentile utente, rientrare nell'ambiente lavorativo di una RSA dopo aver vissuto un trauma come quello della pandemia può essere estremamente difficile, soprattutto per lei che ha già sperimentato burnout o depressione ansiosa reattiva.
Molto spesso, le persone sperimentano molti conflitti emozionali contemporaneamente per cui un conflitto può essere, ad esempio, permanentemente attivo e un altro solo temporaneamente. Di norma, i conflitti si influenzano a vicenda pertanto, in un insieme di fattori interagenti, sorgono reazioni mentali più forti, che possono essere osservate sotto forma di depressione, ansia e si verificano sintomi come ad esempio, sindrome da burnout (il più delle volte conflitti a lungo termine e molto attivi)
Quando si verifica una esperienza traumatica una persona nota anche il contesto che accompagna l'intera situazione di conflitto. Queste circostanze rimangono sempre invisibilmente presenti nel nostro subconscio.
Stimoli che attivano queste circostanze dell’esperienza conflittuale sono ad esempio:
1. situazione di conflitto ricorrente o situazione simile;
2. ritorno in luoghi specifici coinvolti nel conflitto;
3. oggetti e stanze;
4. prodotti alimentari coinvolti nel conflitto o consumati in quel momento;
5. composti chimici specifici negli alimenti o negli oggetti che sono stati toccati;
6. pensieri specifici che hanno accompagnato il conflitto;
7. sentimenti specifici che si sono verificati durante i conflitti

Queste circostanze sono attivate dai cinque sensi:
• percorso ottico: colori e forme specifici
• percorso acustico: sistemi di allarme con suoni specifici (cane di Pavlov - campanello)
• percorso sensoriale: materiali specifici toccati al momento del conflitto
• percorso olfattivo: odore specifico del corpo
• percorso dei sapori: sapori di mela o noce
Tutte le possibilità sopra menzionate possono manifestarsi contemporaneamente, a seconda del conflitto, si verificano reazioni nella psiche: il cervello, il sistema nervoso, gli organi diventano immediatamente attivi.
Se l'ambiente lavorativo continua a generare ansia e disagio, potrebbe essere utile valutare alternative, lavoro in struttura con carichi emotivi meno intensi.
Per eliminare le registrazioni aggravanti nel sistema nervoso è molto importante un'attenta spiegazione della situazione generale e risoluzione del conflitto emozionale, che le consentirà di guardare in modo nuovo la drammatica esperienza conflittuale che è stata codificata nel cervello e nel corpo da un punto di vista emotivo, attribuendo un nuovo significato che le permette di trovare nuove potenzialità, un notevole sollievo, che a loro volta innescano il ripristino della salute e prospettive sulla vita.
Un caro saluto. Dott.ssa Beata Bozena Rozborska

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