Buongiorno, Chiedo gentilmente un parere circa un episodio negativo avuto con la mia psicoanalista

17 risposte
Buongiorno,
Chiedo gentilmente un parere circa un episodio negativo avuto con la mia psicoanalista.
In sostanza da gennaio faccio due sedute di psicoanalisi settimanali per motivi di depressione e tendenza all'isolamento. Spendo circa 600 euro al mese per questo percorso e nonostante il mio umile stipendio, ho dato sempre massima priorità a questo perché sono stata molto male. La terapia è andata benissimo senza mai nessun problema, sono anzi ero molto motivata. Premetto che non avrei mai immaginato che avrei dovuto svolgere non una ma due sedute settimanale e l'unica cosa che mi rimprovero è che, avrei in realtà dovuto fare bene i conti con le spese che avrei dovuto affrontare e magari negoziare un onorario leggermente inferiore. Non lho fatto perché non ne avevo il coraggio e tutto ad ogni modo è andato sempre bene. Fino a che, questo mese, per via di altre spese urgenti, realizzo che non posso stare più con l'acqua alla gola e che, essendo praticamente da sola, se ho delle urgenze devo poterle affrontare economicamente ma soprattutto serenamente. Quindi, molto ingenuamente, parlo con l'analista, seppur con molta fatica ed imbarazzo, e con la massima assertività, in punta di piedi, chiedo di poter ridurre le sedute da 8 a 6. Morale della favola: l'analista si è trasformata. Da seconda mamma sana sulla quale poter contare, è diventata aggressiva, mi ha rimproverata con toni piuttosto passivo-aggressivi dicendo che con questa scelta avrei deciso io per lei o peggio, che ho voluto essere io la terapeuta tra noi due. (mi sembrava più corretto ridurre le sedute anziché chiedere un aiuto per ridurre il costo mantenendo le 8 sedute, pensavo anzi di essere corretta e di non arrecare disagi). Inoltre le ho riportato come ulteriore motivazione, che mi è aumentato esponenzialmente il costo dell'affitto, lei pensava che fosse un aumento che avremmo dovuto dividere tra coinquilini (100 euro in tre) ma quando le ho precisato che in realtà si trattava di un aumento di 100 euro a persona, si è messa a ridere.. Ma come, a me questa cosa dell'affitto mi causa stress e frustrazione e lei ride? Si è anche intromessa facendosi i conti con la mia assicurazione sanitaria privata facendomi presente che alcune sedute me le rimborsano parzialmente.. In realtà ottengo un misero rimborso di 40 euro. Insomma si è sentita probabilmente aggredita e io altrettanto data la sua reazione.. Anzi mi sono sentita non creduta e presa un giro.. E lei lo sa che questo è un punto cruciale sul quale lavoriamo (l'essere creduta - riconosciuta). Ma scusate, cosa c'è da psicoanalizzare se le dico che ho altre esigenze e che ondevitare di mollare, preferisco garantirmi la terapia riducendo di sole 2 sedute? Inoltre, sinceramente non mi sono sentita di presentarmi all'ultima seduta e dire tutto ciò a voce e ho preferito scriverle, dicendole che questa sua reazione mi ha delusa tantissimo.. Lei mi risponde che "capisce che anziché chiarire a voce, preferisco inviarle dei messaggi, COSÌ COME FACCIO GIA CON MIA MADRE". Ma che risposta è? Mi fa presente inoltre che, quando le mando il planning dei miei orari lavorativi per programmare le sedute del mese successivo, anziché scrivere la "sua" disponibilità, scrivo "la mia" disponibilità.. Ma cosa dovrei scrivere? Quando le mandavo i miei orari, io l'ho sempre intesa come "ecco qui ci sono i miei orari lavorativi, scelga lei a suo libero piacimento quando fare le sedute perché io a parte il lavoro, sono SEMPRE disponibile.. Sono delusa, molto delusa. cosa ne pensate? È normale che io non sia libera di decidere di ridurre le sedute senza che la terapeuta si arrabbi in questo modo? Preferisco interrompere tutto sinceramente e questa cosa mi fa molto male.. Non abbiamo mai avuto alcun problema, alcun disaccordo, nulla. Avevo molta ansia nel dirle questa mia esigenza, infatti questo è il risultato che temevo. Secondo voi sbaglio a pensarla così? Cosa dovrei fare?
buonasera.
capisco il senso di frustrazione e di rabbia che il cambiamento di atteggiamento della sua terapeuta possa aver suscitato il lei, tuttavia mi preme dirle che il rapporto terapeutico è un processo di crescita a due protagonisti, e , soprattutto quando si tratta di una terapia che si protrae per molto tempo è comune che ci sia ad un certo punto un "empasse" dove emergono sentimenti negativi.
Una buona terapia dovrebbe trarre spunto da questi "blocchi" per programmare strategie di crescita funzionali al benessere del paziente.
Sono a sua disposizione per ulteriori consulti, anche online
Dott.ssa Laura Bova

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Gentile Signora,
non ho motivo di dubitare di quanto lei scrive circa gli atteggiamenti assunti ultimamente dalla professionista che la segue, sembra con discreto successo, da tempo.
Tuttavia lei pare avere ultimamente tratto conclusioni negative sulla terapeuta che vorrebbe confermate da terzi, cioè sta "triangolando" altri nel problema, richiedendo implicitamente una "collusione" che non è proprio corretto fornire.
Temo che debba necessariamente assumersi totalmente la responsabilità di interrompere questa relazione terapeutica oppure di proseguirla "negoziandone" le condizioni nei modi e tempi che le riusciranno, senza farsi forte di pareri di professionisti estranei al vostro contratto.
Tenga conto che ogni terapeuta ha un suo stile di lavoro, ma anche una propria personalità: lei non ha alcun obbligo di proseguire il suo percorso con quella particolare persona, se in qualsiasi modo l'ha delusa (o viceversa), ma non può cercare sponde a sostegno del suo sconcerto in colleghi della sua terapeuta che sono totalmente estranei ai fatti in questione.
Spero comprenda il senso della mia risposta e che questo la stimoli a trarre le conseguenze di quanto le sta accadendo in autonomia.
Cordiali saluti.
Buona sera, mi dispiace per la sua esperienza, soprattutto perché questo empass non è stata l'occasione per l'evoluzione del vostro rapporto, ed anche perché quando si va in terapia si mostra la parte più fragile e debole di sé. La sua analista è sicuramente una professionista preparata visto anche i progressi che avete fatto, ma la psicoterapia è anche una relazione fatta di persone con i propri limiti e può succedere esattamente come nella vita quotidiana di rimanere delusi. Le consiglio di fare una lista delle sue priorità di questo momento per scegliere il da farsi. Rimango a sua disposizione per un confronto o sostegno. Anche on-line. Buona serata, dott.ssa Sara Pascoli.
Cara utente, ogni terapia è fatta di persone. In quanto persone ognuno di noi può avere dei momenti di fatica, colludere con il paziente, fare delle cose che senza volerlo posso ferire, o deludere il paziente. Se lei si sente delusa dalla sua analista è giusto che lei prenda la decisione che ritiene più giusta per sé. Non sta a noi dirle se la terapeuta ha fatto bene o ha fatto male, se lei deve restare in analisi o andare via. Sicuramente, come da lei stessa raccontato, il vostro lavoro di analisi è stato proficui ed utile. Il mio consiglio e fare una lista delle sue priorità, e magari anche una valutazione costi benefici, in questo momento della sua vita, rispetto a questo percorso. Segua le sue sensazioni. In bocca a lupo Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buonasera! Prendere una posizione in proposito potrebbe rivelarsi tanto scivoloso quanto improduttivo. Credo, invece, che Vi trovate di fronte un'occasione preziosa, che vale l'impegno di paziente e analista. Sta accadendo qualcosa che sembra essere significativo (per entrambe). Mi consenta un'espressione poco tecnica, faccio il tifo per Voi. In bocca al lupo
Gentile signora, mi sento di dirle che la sua relazione terapeutica è preziosa anche in questo momento; anche e proprio nel momento in cui si sente delusa, arrabbiata, forse non compresa. Le consiglio di riportare in terapia quanto invece ne sta uscendo: la sua rabbia, la delusione, il senso di tradimento e tutte le emozioni che attualmente la attraversano. Potrà lavorare proficuamente su "come sta" in queste emozioni; su come agisce quando si sente delusa, quando si sente arrabbiata e tradita. Forse troverà qualche corda che risuona e potrà lavorare nel "qui e ora" su un "là e allora". Comunque si senta libera, perché lo è (controlli a tale proposito il contratto terapeutico iniziale), rispetto alle sue decisioni sulla prosecuzione o la rimodulazione (rispetto al numero delle sedute non certo per il compenso) del suo rapporto terapeutico. Accolga comunque la possibilità che nelle relazioni umane, lei può fare il suo meglio ma, a volte, questo può non essere abbastanza. Buon lavoro! Filomena Annigliato
Gentile Ricercatrice di Verità, comprendo la sua profonda delusione, che probabilmente arriva per accompagnarla verso un cambiamento importante: talvolta abbiamo bisogno proprio di sentirci traditi per iniziare a creare una nostra nuova autonomia! La invito a dare tempo al tempo e a pretendere un confronto adulto con la sua analista: se non ne sarà soddisfatta, potrebbe valutare l'idea di trovare un nuovo professionista con cui elaborare l'accaduto e proseguire il suo cammino. In tal caso sono qui per lei. Nel frattempo le faccio tanti auguri.
Gentile utente, comprendo la sua delusione e rabbia circa quanto è accaduto. Mi sento, però, di dirle che sono proprio questi momenti nella relazione terapeutica che servono per evolvere nel suo percorso di analisi. Potreste proprio ripartire da questa "rottura" e "riparare" la vostra relazione. La "rottura" del rapporto all'interno di un percorso di psicoterapia può essere un momento doloroso per entrambi le parti.
Le auguro il meglio. Dottoressa Pepe.
Gentile cliente, nella relazione terapeutica l'alleanza è fondamentale e nel percorso terapeutico può succedere che vi siano delle 'rotture' sane ed evolutive del processo di cambiamento. Sento molto la sua frustrazione ed ansia per quanto successo. In questo particolare momento può decidere se riparare, esplorando quanto successo con la sua terapeuta, e proseguire il rapporto, oppure decidere di chiudere il contratto terapeutico. In entrambi i casi è importante per lei prendersi cura di quanto successo, della sua delusione e di quanto sente di aver bisogno e che non si sente riconosciuto; parlarne può essere un punto di svolta per lei, ed anche per la sua terapeuta. Un caro saluto, Maria dr. Zaupa
Buongiorno. "Cosa dovrei fare...?"... Parlare di quello che quasta situazione le fa provare con la SUA terapeuta. Se avete avuto un legame che lei stessa definisce essere stato buono perchè non provare a fidarsi che possiate trovare la strada insieme?. In tutti i rapporti dobbiamo confrontarci con ciò che ci rispecchia e ci fa sentire accolti e ciò che ci fa sentire una differenza e lontanza con l'altro...entrambe esperienze fondamentali per crescere...Buon lavoro!
Buona sera. Non si senta obbligata a svolgere due sedute a settimana se economicamente non può, secondariamente aldilà della rabbia della sua analista, a proposito della modalità con cui le ha risposto credo volesse comunicarle di essere più assertiva e capace di affrontare le situazioni,visto che il suo percorso le stava offrendo una esperienza emozionale correttiva. La saluto. Dott.ssa Agostini Maria Grazia
Buonasera, concordo con i colleghi circa il fatto che questo sia un momento utile alla sua crescita personale, perché può esprimere e far valere assertivamente le sue opinioni, affrontando il rischio di deludere la "mamma buona", parlando delle sue difficoltà e prendendo una decisione in modo autonomo, senza farsi definire dall'altro - che potrebbe essere la sua terapeuta o noi a cui chiede un parere in merito - o senza passare al contrattacco se si sente aggredita, o ancora, senza entrare in una infruttuosa spirale vittimistica. Colga questa situazione come un'opportunità e si sentirà di aver fatto dei passi avanti.
Un cordiale saluto
Dott.ssa Marina Bonadeni
Salve, non posso assolutamente dare un giudizio sulla terapia in corso e ancor meno sulla mia collega perché sono assolutamente estraneo al vostro rapporto. Comprendo benissimo le difficoltà economiche che deve affrontare e l'impegno finanziario che le crea non poche difficoltà. Cerchi di trovare il modo per dialogare con la giusta serenità col suo terapeuta, necessario per ottenere risultati. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno,
mi sembra che la relazione terapeutica che ha creato con la sua psicoterapeuta si sia, com'è normale dopo anni, rafforzata, al punto da rievocare mentalmente figure del passato che sembra si riattualizzino nella stanza della terapia. Questo è anche un po' uno dei pilastri della terapia psicoanalitica, che come saprà è un tipo di terapia particolare, con distinte caratteristiche rispetto ad altre forme di terapia e molto più profonda per certi aspetti.
Detto ciò, vorrei normalizzarle quanto successo con la sua terapeuta e cogliere l'accadimento come spunto per riflettere insieme sui sentimenti che le ha suscitato la sua reazione e quali bisogni ha sentito di avere, a tal proposito.
Sperando di esserle stata d'aiuto,
Dott.ssa Elisa Folliero
Buonasera come d' accordo con I colleghi penso che lei debba analizzare a più ampio raggio la situazione.
Sicuramente deve parlare delle sue emozioni alla sua terapeuta senza paura.
Il legame che si crea tra paziente e terapista è qualcosa di unico.
Non abbia timore.
Saluti cordiali
Gentilissima, questo è il suo momento. L'occasione per mettere in pratica tutto quello che ha imparato da questa relazione terapeutica. Affronti personalmente la sua terapeuta con calma, parlando del suo malessere. Una relazione terapeutica troppo serena è sospetta. Capisco la sua frustrazione e la sua rabbia. Questa volta le trasformi in energia. Sicuramente tempo addietro avrebbe "abbozzato" Ora si sta ribellando. Solo dopo il confronto, deciderà se restare o andarsene.Le faccio tanti auguri, rimango a disposizione, cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
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Buongiorno,

Comprendo quanto possa essere stato difficile affrontare questa situazione, soprattutto in un contesto di fiducia e vulnerabilità come quello della psicoanalisi. Da una prospettiva psicodinamica, la relazione terapeutica è un aspetto centrale del lavoro analitico, e ogni interazione tra paziente e terapeuta ha un significato che va oltre il contenuto esplicito. Ciò che è emerso in questo scambio potrebbe essere parte del processo stesso, dove si riattivano dinamiche profonde che toccano temi sensibili come il bisogno di essere ascoltati, riconosciuti e rispettati.

La reazione della sua terapeuta, seppur percepita come inaspettata e forse aggressiva, potrebbe essere vista come un tentativo di evidenziare un conflitto interno non ancora del tutto elaborato. Forse, dietro la sua richiesta di ridurre le sedute, c’è una parte di sé che sta cercando di affermare una maggiore autonomia, e la terapeuta potrebbe aver reagito a questa come se ci fosse un rischio di "fuga" o di interruzione del percorso. In terapia, le dinamiche di potere, controllo e riconoscimento reciproco sono sempre presenti, e in questo caso potrebbero essersi attivate in modo inconsapevole da entrambe le parti.

Il fatto che lei si sia sentita presa in giro o non creduta tocca un punto centrale del lavoro che state affrontando: il bisogno di sentirsi riconosciuta nella propria realtà e nelle proprie emozioni. La risata della terapeuta, per quanto possa essere stata percepita come inappropriata, potrebbe rappresentare una dissonanza comunicativa, ma anche il riflesso di una modalità di gestione della tensione da parte sua. Ciò non toglie che il suo vissuto merita di essere esplorato e compreso, non liquidato.

La sua scelta di comunicare tramite messaggi e la risposta della terapeuta che richiama una dinamica familiare (con sua madre) può indicare che si stanno toccando temi relazionali profondi, dove il bisogno di chiarezza e di separazione emotiva si confronta con un desiderio di mantenere il legame. La terapia, per sua natura, porta a rivivere conflitti e ferite passate, ed è possibile che questo episodio stia attivando aspetti non risolti della sua storia personale.

È comprensibile che si senta delusa e confusa, ma proprio questa frattura nella relazione terapeutica potrebbe essere un’opportunità preziosa per esplorare più a fondo ciò che si sta muovendo dentro di lei. Il suo vissuto, le sue aspettative, e le modalità in cui comunica i suoi bisogni potrebbero essere argomenti di grande rilevanza terapeutica. Invece di interrompere la terapia, potrebbe essere utile portare apertamente questa delusione e i suoi sentimenti nella prossima seduta, per vedere cosa emerge dal confronto diretto.

La relazione con la terapeuta è lo specchio di dinamiche più ampie, e il lavoro terapeutico spesso si nutre proprio di questi momenti di crisi e incomprensione.

M.G.
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