Buongiorno cari dottori, il mio non lo considero un problema grave ma vorrei esporlo comunque. Part

17 risposte
Buongiorno cari dottori, il mio non lo considero un problema grave ma vorrei esporlo comunque.
Parto col dirvi che sono una persona normopeso ma che da sempre (ho 29 anni) ha un problema con il cibo.
Tutto inizia nei momenti di noia, quando sono stressato, se sono triste o arrabbiato, insomma quasi sempre finisco per usare il cibo come sfogo, una sorta di ansiolitico praticamente. Mangio di tutto dolce e salato, non le definirei delle vere e proprie abbuffate, piuttosto dei ripetuti spuntini.
La mia è come una dipendenza, se non mi sfogo sul cibo poi entro in una sorta di crisi, non saprei come definirla, è un misto di ansia e perdita del controllo...
Mi piacerebbe mangiare correttamente, seguire una sana alimentazione, ma con questo problema non riesco.
Quale modo potrei attuare per porre fine a questo corcolo vizioso?
Salve, innanzitutto la ringrazio di aver condiviso questa esperienza. Anche se non tramite l'abbuffate, lo sfogare sul cibo il nostro malessere può essere il sintomo di un sistema che ha bisogno di sfogare la propria frustrazione in una direzione, più o meno funzionale. Il desidero di mangiare correttamente, potrebbe anche essere collegato alla possibilità, prima, di affrontare quelle ansie e quei malesseri che la portano a questa perdita di controllo. Una terapia psicologica potrebbe permettergli di conoscersi meglio e di sviluppare delle strategie utili per poter vivere al meglio il presente, costruendo delle basi solide al fine di affrontare in maniera efficace un futuro che a tratti può sembrare angoscioso. Sarebbe uno spazio solo per lei alla scoperta di se stessi. In caso volesse, io sono a completa disposizione, in presenza ma anche Online. Dott. Matteo De Nicoló
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Salve, lei dice di utilizzare il cibo per contenere lo stress o altri sentimenti negativi, capirne meglio l'origine e perchè utilizza proprio il cibo potrebbe aiutarla. Il fatto che si sia mosso per provare a comprendere meglio il suo disagio è un importante punto di partenza. Tuttavia qualsiasi ipotesi formulata sulla base delle sole informazioni presenti nel suo scritto sarebbe a mio avviso riduttivo a fronte di una situazione complessa come la sua (tutte quelle che riguardano il vissuto umano lo sono). La invito per questo a contattarmi in privato, anche con un semplice messaggio se vuole; mi limiterei a farle solo qualche ulteriore domanda in modo da offrirle una consulenza più accurata. Cordiali saluti Dott. Antonio Panza.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno, innanzitutto la ringrazio per essersi aperto ed aver portato questo suo disagio. Inizio con il dirle che lei ha già fatto un passo importante nel prendere coscienza che c'è qualcosa di disfunzionale nel suo rapporto con il cibo. Da qui si può partire chiedendo aiuto ad uno psicoterapeuta che l'aiuterà a comprendere i motivi per cui il cibo è diventato uno strumento per esprimere le sue emozioni, aiutandola poi a trovare modalità nuove e più funzionali per gestire il suo mondo interno. Un caro saluto. Dr.ssa Zandali
Gentile utente, grazie per aver condiviso
Sicuramente, avere contezza di avere un problema, è già un bel passo in avanti: il prossimo step, potrebbe essere quello di valutare la possibilità di meglio esplorarsi attraverso un percorso di psicoterapia, ancor meglio se con uno psicosomatista (dato il suo caso specifico, quindi la possibilità di poter lavorare anche sul corpo).
Il cibo è anche veicolo di emozioni, quindi non è un caso se, assieme agli alimenti, introduciamo tutta una serie di altri elementi meno tangibili, che possono essere buoni e nutrienti ma anche per noi nocivi (esattamente come un piatto di pasta vs un pacchetto di merendine)...
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione in più, e resto a disposizione anche online
Cordialmente, Dr Eliana Nola
Gentile utente, grazie per aver condiviso con noi la sua esperienza. Il cibo spesso è veicolo di molte emozioni. Possiamo ipotizzare, da ciò che lei descrive, che nei momenti di "noia, stress, rabbia, tristezza", dentro di lei succeda qualcosa che vada immediatamente santo, è possibile che queste sensazioni/emozioni siano per lei complesse da sentire e gestire. Potrebbe essere utile per lei riflettere sui pensieri che affiorano nella sua mente in quei momenti, cosa c'è di così doloroso per lei nello stare in quelle sensazioni? Cosa pensa in quei momenti?
Potrebbe esplorare tali vissuti con il supporto di uno specialista. Rimango a sua disposizione Cordiali Saluti Dott.ssa Alessia D'Angelo
Buongiorno, le suggerisco di riflettere se iniziare una consulenza con un professionista per comprendere la funzione che svolge il cibo per lei oltre a quella nutritiva ovviamente. Potrebbe poi affiancare ad una consulenza psicologica anche un percorso con un nutrizionista ma ritengo che se prima non affronta gli aspetti emotivi del cibo a poco possa servire un piano alimentare corretto. Un caro saluto
Buongiorno, quello che ha riportato sembra far emergere uno stato di ansia generalizzato o almeno non chiaro che lei cerca di gestire con una alimentazione non corretta quasi a voler "neutralizzare" il disagio emotivo che sente in alcuni momenti. Penso che un percorso psicoterapeutica che vada ad indagare le origini di tale ansia, le occasioni ricorrenti che la smuovono ogni volta e una possibile nuova via di gestione della stessa possa essere una buona via per lei. Sono a sua disposizione se desidera effettuare qualche incontro anche on line. Cordiali saluti. Alessandra Domigno
Salve,
Mi sembra che lei abbia bisogno di imparare a gestire le emozioni che sente dentro di sé e che "annega" nel cibo, in un modo diverso. In un percorso di psicoterapia potrà essere aiutata a portare fuori le sue emozioni e a comprenderle meglio. Se lo desidera, io sono anche specialista nei disturbi del comportamento alimentare e sono disponibile a poterla incontrare.
Cordiali saluti
Dott.ssa Di Giovanni
Gentile utente, grazie mille per la condivisione. Capisco la situazione che descrive, e comprendo le fatiche che sta vivendo. Credo che intraprendere un percorso di terapia la potrebbe aiutare a comprendere ed esplorare a fondo quelle che sono le motivazioni sottostanti il suo bisogno "di abbuffarsi" e di difficoltà di gestione dell'alimentazione.
Resto a disposizione!
AV
Salve, può accadere a tutti noi di avere momenti in cui ci abbandoniamo al piacere del cibo per alleviare stress e ansia della nostra vita. Tuttavia se la cosa è completamente fuori dal nostro controllo e danneggia la nostra salute è bene analizzare con più attenzione il tutto. Ne parli con uno psicologo per dare più informazioni e con lui verificare se esistono presupposti per iniziare un percorso terapeutico. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, generalmente mangiare per "sfogo" è correlato alla sfera affettiva e della regolazione emotiva. Potrebbe essere utile parlare dei suoi vissuti per comprendere che funzione abbia nella sua vita questa modalità di mangiare.
gentile, grazie mille per affidato a noi un così intimo disagio. Da sempre il cibo è stato un mezzo per comunicare emozioni positive ma spesso è anche stato usato come mezzo per abbassare la frustrazione e tensione che covavano in noi. L'altro fatto pubblico ha accolto questo come un fatto più o meno normale. il cibo come oggetto comunicativo non è mai stato visto come pericoloso, nemmeno quando sostituiamo le relazioni con ero divenendo il nostro compagno di vita. alla sua domani se esiste un metodo per neutralizzare questo cortocircuito rispondo che ve ne sono moltissimi e tutti generici perché privi di contestulizzazione e conoscenza della singola storia. lL metodo migliore è affrontare i perché dei comportamenti compensativi messi in atto e tramutare le risposte in azioni vincenti e risolutive. Da moltissimi anni mi occupo del rapporto più ancestrale che ci sia cibo/relazione con pazienti Dca, ho anche creato un percorso che ha dato ottimi risultati. Ormai sono oltre 15 anni che questo percorso infonde fiducia. Le auguro buone riflessioni. Dr Pesce
Salve ringrazio per la sua condivisione
Le suggerisco di intraprendere un percorso che lo aiuti a capire l"origine del sui malessere e esplorazione delle sue emozioni

Un caro saluto resto a sua disposizione
Dott.ssa Robertiello Bologna
Gentilissima,
inizia con "il mio non lo considero un problema grave ma vorrei esporlo comunque". Forse dietro a queste parole si cela la paura che i suoi problemi non siano importanti e degni di attenzione. Io le dico che qualsiasi situazione causi un disagio merita di essere accolta, e ha fatto benissimo a condividerla: uno stato d'ansia sottostante e una difficoltà a regolare le emozioni sembra interferiscano con il suo rapporto con il cibo.
Dedicarsi uno spazio per sé con un professionista, per meglio comprendere cosa le succede, credo possa essere un primo passo non solo per raggiungere il suo obiettivo di una sana alimentazione, ma anche un'occasione per migliorare la sua vita emotiva.
I migliori auguri.
Dott.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
Salve ,il cibo contiene sostanze compensatorie, per cui non è infrequente che possa esse utilizzato come una sorta di droga, termine improprio ma che rende idea. Il fatto che lei non consideri il suo problema non così importante farebbe pensare che nella sua vita vi siano valutazioni omologhe simili. Lei riporta inoltre la compensazione che il cibo riporta rispetto ad emozioni di stampo negativo. Da questo elemento potrebbe iniziare proprio una psicoterapia in cui incominciare a conoscere prima ed elaborare poi il senso delle sue emozioni. Piano piano anche con l’ausilio della mindfulness il suo rapporto con il cibo stesso cambierà. Saluti, dott.ssaSandra Petralli
Gentile utente, mi sembra abbastanza consapevole del senso che per lei ha questo continuo ricorrere al cibo, ovvero per far fronte ad un modo di sentirsi, che evidentemente non è in grado di reggere.
Fare i conti con ciò che nella vita lo annoia, stressa, e fa arrabbiare, è sicuramente un passo fondamentale per rompere il circolo vizioso instauratosi. Cordialmente, Dott.ssa Antonella Cramarossa

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