Buongiorno Cari Dottori, ho 33 anni e sto uscendo da un periodo di depressione e ansia durata qualc

17 risposte
Buongiorno Cari Dottori,
ho 33 anni e sto uscendo da un periodo di depressione e ansia durata qualche anno, ho fatto psicoterapia che davvero mi ha cambiato la vita.


Ho letto però che l'ansia e la depressione ha un'origine genetica, effettivamente mio papà è sempre stato ansioso e tutt'ora prende Lexotan al bisogno, idem una mia sorella che ha avuto una depressione cronica.


Sinceramente quell'articolo mi ha buttato giù parecchio perché in realtà con la psicoterapia vedo miglioramenti che mai avrei pensato, ho i miei momenti di down penso come tutti alla fine, ma quando ho letto quella cosa quasi mi stava per tornare l'ansia!

È davvero quindi una condanna a vita con cui devo convivere?
Buonasera, esistono diversi fattori implicati nell'insorgenza di disturbi dell'umore e d'ansia, fra cui la predisposizione familiare (quindi su base genetica) e fattori ambientali (eventi vitali stressanti: lutti, traumi, separazioni etc). Avere uno o più parenti affetti da disturbi di questo tipo ne aumenta la probabilità di insorgenza, ma non è detto che si manifestino e soprattutto che necessitino di una terapia farmacologica. In riferimento alla sua esperienza di vita, è possibile che si verificheranno altre fasi depressive che riuscirà a gestire con la psicoterapia, come ha fatto in precedenza. Sicuramente è necessario prestare attenzione, soprattutto in presenza di eventi vitali stressanti che potrebbero determinare una riacutizzazione della sintomatologia. Cordiali saluti

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Salve, sono contenta per lei nell'apprendere che ad oggi stia meglio e che abbia trovato giovamento nel percorso psicoterapeutico. Non posso darle una risposta cerca alla sua domanda. Sicuramente il nostro corredo genetico ci caratterizza e porta con sè alcune caratteristiche specifiche: sia positive sia meno positive. Ognuno di noi porta nel proprio dna una storia scritta, possono esservi delle malattie genetiche conclamate oppure delle predisposizioni/ fragilità (meno preoccupanti). Queste fragilità possono prendere piede durante l'arco della nostra vita in conseguenza ad eventi particolarmente traumatici, periodi stressanti, ecc. Ma ciò non vuol dire che ci condannino a subirle passivamente. Lei ha già preso in mano la situazione una volta chiedendo aiuto e lasciandosi guidare da un professionista. Ha già un grande strumento fra le sue mani che potrà scegliere di utilizzare ogni qualvolta ne sentirà il bisogno. Le consiglio di provare a rimanere nel "qui ed ora". La depressione potrebbe tornare ma potrebbe anche non tornare più. Su questo non possiamo avere certezze ma ciò che è certo è che lei non si farà trovare impreparato.
Le auguro il meglio.
Resto a disposizione.
Salve, mi domando se ha posto la domanda direttamente alla persona con cui ha fatto questa esperienza terapeutica positiva. Come mai si vuole confrontare in questa sede? Si aprono tanti scenari interessanti a partire da questi interrogativi.
Buongiorno e grazie per aver condiviso la sua esperienza e le sue preoccupazioni. È comprensibile sentirsi scoraggiati dopo aver letto informazioni che suggeriscono una predisposizione genetica a disturbi come l'ansia e la depressione. Tuttavia, è importante ricordare che i fattori genetici sono solo una parte del quadro complessivo.

La ricerca indica che l'ansia e la depressione possono avere componenti genetiche, il che significa che alcune persone possono essere più predisposte a sviluppare questi disturbi a causa della loro eredità genetica. Tuttavia, questo non implica una condanna a vita né significa che i disturbi siano inevitabili. I fattori ambientali, le esperienze personali e, soprattutto, interventi come la psicoterapia giocano un ruolo cruciale nel modellare come queste predisposizioni possono manifestarsi.

La sua esperienza con la psicoterapia, dove ha notato miglioramenti significativi, è un esempio potente di come si possa lavorare attivamente per gestire e migliorare il benessere mentale, indipendentemente dalla genetica. Anche se potrebbe ancora andare incontro a momenti di difficoltà, come accade a molti, ciò non annulla i progressi che ha fatto.

È utile vedere la genetica come un fattore che può influenzare la resilienza o la vulnerabilità di una persona, ma non determina il corso della sua vita. Le strategie di coping che ha appreso e gli strumenti e la consapevolezza che ha acquisito attraverso la terapia le forniranno un sostegno strutturale maggiore. Come uno scheletro più saldo che resiste maggiormente agli urti.

Spero di esserle stato utile, un caro saluto,
Dott. Marco Andrea Piombo
Buonasera, è comprensibile la preoccupazione che ha provato leggendo quell'articolo. L'ansia e la depressione possono avere una componente genetica, ma questo non significa affatto che siano una condanna a vita. Anche se esiste una predisposizione genetica, non è detto che una persona debba necessariamente vivere con ansia o depressione per sempre.

Il fatto che lei abbia già ottenuto dei miglioramenti grazie alla psicoterapia dimostra che il trattamento funziona, e che può continuare a gestire questi stati emotivi in modo efficace. La genetica può influenzare la nostra vulnerabilità, ma l'ambiente, le esperienze di vita e le strategie apprese, come quelle che ha sviluppato in terapia, giocano un ruolo fondamentale nella nostra capacità di mantenere il benessere emotivo.

Inoltre, i momenti di down, come ha giustamente detto, fanno parte dell'esperienza umana e non indicano necessariamente un ritorno alla depressione o all'ansia cronica. La cosa importante è come si gestiscono e come si mantengono gli strumenti appresi per affrontare le difficoltà.

Continui a concentrarsi sui suoi progressi e a utilizzare le risorse che ha acquisito in terapia per mantenere il suo benessere. Non è una condanna, ma un percorso che può continuare a migliorare. Un saluto
Buonasera, sentire un certo di modo di comunicare la scienza delle volte fa male e soffrire. Il problema è che la scienza non è mai neutrale (non parlo di interessi economici o politici, che comunque ci sono), ma persegue finalità diversa in base all'impostazione. Il modello medico segue un approccio neo - positivista per cui si cercano cause probabili delle malattie. Funziona molto bene per molte malattie organiche, ha dei limiti con la psicopatologia. Dall'altra parte abbiamo i modelli ermeneutici tipici della psicoterapia che cercano di attribuire significati individuali alle esperienze, anche di malattia. Il saper attribuire significato è un atto salutare, liberatorio e "umano". Il suo percorso di psicoterapia è diverso dagli studi evidenced-based, necessari ma senza individualità e validi soprattutto come indicazioni generali.
Le chiedo scusa se ho preso il discorso alla larga ma spesso nei media si produce un immaginario circa la psicoterapia come un atto medico (parlo in generale) che toglie i sintomi o guarisce. È così solo in minima parte per noi psicologi, la gran parte del lavoro è quella di rendersi amabili a sé stessi. Si fidi quindi delle sue sensazioni, del suo percorso e ne parli con chi la segue come psicoterapeuta. Un caro saluto. Dott. Samuele BELLAGAMBA
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile utente di mio dottore,
dalle sindromi ansioso-depressive è possibile guarire attraverso il supporto congiunto della farmacoterapia e della psicoterapia, proprio come è successo a lei. Avendo fatto un importante lavoro di di sé credo che possa guardare al suo futuro con fiducia. Lei non è gli altri, non si confonda.
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Buonasera, intanto non può sapere quali geni lei abbia ereditato e può documentarsi sulle numerose ricerche che evidenziano come l'espressione di un gene possa essere potenziata o inibita dall'ambiente in cui si cresce. Inoltre, visto che in famiglia ci sono queste problematiche, si può anche pensare che ci siano modelli relazionali, di crescita, di irrisolti di vecchie generazioni che possono averli scatenati e/ o mantenuti.
In merito a lei, vede gli effetti benefici del suo lavoro e pertanto può riportare in terapia il tema della preoccupazione di perdere ciò che ha raggiunto.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Comprendo la sua preoccupazione nell'apprendere che spesso vi è una predisposizione genetica a determinate condizioni psicopatologiche. Comprendo anche che lei possa averla vissuta come condanna in qualche modo. Tuttavia, come già ha sperimentato sulla sua pelle, esiste un modo per affrontare e modificare tutto questo. Chiaro che la genetica può rendere più inclini, ma questo non vuole assolutamente significare che sia scritto e immodificabile il nostro destino. Si può sempre imparare ad utilizzare gli strumenti e risorse necessari per affrontare le difficoltà che la vita ci pone, questo lei già l'ha sperimentato in prima persona se sostiene che la psicoterapia le ha cambiato la vita. Il pilota rimane lei.
Buone cose.
Dott.ssa Azzurra Orsini
Gentile utente, quello su cui da sempre si sono soffermati gli studiosi di patologie psicologichr è che il 50% delle patologie ha natura ambientale e l' altro 50 % ha natura innata, per cui le consiglio di continuare a seguire il suo percorso terapeutico, eventualmente mi contatti per avere maggiori chiarimenti in merito alla sua problematica. Cordialità dott. Gaetano Marino
Buongiorno, sicuramente una componente genetica può influire su ansia e depressione, ma non è l'unico fattore, come già le è stato spiegato dai colleghi. Ad oggi quello che può fare è focalizzarsi sul percorso di psicoterapia che lei ha fatto, è riuscito a migliorare la sua vita e a superare un brutto periodo...questo non potrà affatto dimenticarlo! Purtroppo la vita è imprevedibile e ci saranno altre volte in cui le cose non andranno bene; ecco in questi momenti sarà utile tirare fuori la propria "cassetta degli attrezzi", ossia tutte quelle strategie che lei ha appreso durante il suo percorso e che le hanno permesso di affrontare con successo ansia e depressione. Ha una certezza: è riuscito una volta, potrà riuscirci ancora!
Resto a disposizione per ulteriori approfondimenti.
Saluti.
Dott.ssa Chiara Caprarelli
Buonasera. È del tutto comprensibile attraversare fasi di incertezza e di dubbio, soprattutto quando si trattano tematiche complesse come l’ansia e la depressione.
Quando si discute di questi disturbi, è fondamentale tenere presente che possono derivare da una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali e psicologici. Da un lato, esistono predisposizioni genetiche che possono rendere alcune persone più suscettibili, ma dall’altro è altrettanto vero che le esperienze di vita e l'ambiente in cui si cresce giocano un ruolo significativo nel loro sviluppo e nella possibilità di superarli.
È importante sottolineare che avere una storia familiare di ansia o depressione non implica che tu sia destinato a convivere con questi disturbi per tutta la vita. I progressi che stai facendo grazie alla psicoterapia dimostrano che puoi affrontare e gestire i tuoi sintomi. La psicoterapia è un potente strumento che ti consente di esaminare le tue emozioni, le tue paure e le tue esperienze, aiutandoti a elaborare strategie per affrontare le difficoltà.
È normale sperimentare momenti di "down", come hai menzionato, e questo non significa affatto che tu stia tornando indietro. Tali momenti possono essere parte integrante del tuo percorso di guarigione e crescita personale. È essenziale essere gentile con te stesso e riconoscere i progressi che hai compiuto. Se un articolo o una notizia ti fa sentire giù, potrebbe essere utile discuterne con il tuo terapeuta, che può guidarti nella rielaborazione di queste informazioni in modo costruttivo. Cordiali Saluti, Dott.ssa Carolina Giangrandi
Buongiorno,
sento di dirle che non é una condanna a vita, una componente genetica può esserci come vulnerabilità alla depressione, ma ciò che incide maggiormente è l'ambiente, ciò che lei vive in prima persona.
Lei ha fatto notevoli passi in avanti con la psicoterapia e continuare con questa potrà essere la scelta migliore.
Le auguro in bocca al lupo
Dottor Ubaldo Balestriere
Salve,
come già detto da illustri colleghi e colleghe, la genetica gioca un ruolo fondamentale ma non necessariamente e perentoriamente definitivo. L'ambiente anche può esercitare un enorme potere nei nostri confronti: condizionandoci a tutti i livelli. Faccia attenzione a quello che legge su internet o da altre fonti: ogni ricerca può essere considerata come vera o come falsa. Quello che le voglio dire è che non esiste una verità assoluta ma ciò che conta è il nostro vissuto rispetto agli accadimenti o alle informazioni da cui siamo costantemente sollecitati.
Spero di aver contribuito, seppur minimamente, al suo benessere.
Dott. Cotugno
Ho letto con attenzione le tue parole, e posso capire quanto possa essere disorientante leggere certe affermazioni sull’ansia, soprattutto quando ti sembra di riconoscere tracce della tua storia familiare. È naturale chiedersi se ci sia una condanna in tutto questo, un segno indelebile che ci accompagna per tutta la vita. Ma vorrei offrirti una prospettiva diversa.
L’ansia è, prima di tutto, un’emozione preziosa, anche se spesso fa paura. È quella voce che ci avverte dei pericoli, che ci tiene vigili. E, come tutte le emozioni, ha un suo ruolo, un suo posto dentro di noi. Non è un’ombra che ci segue ovunque, ma un’alleata che, quando ben gestita, ci aiuta a muoverci nel mondo con più attenzione, più presenza.
Ciò che hai fatto in terapia non è stato eliminare l’ansia, ma imparare a convivere con essa, a usarla in modo che non ti sovrasti, ma ti guidi. Hai imparato a riconoscerla, a dialogare con lei, e questo è un cambiamento profondo. L’ansia non è scomparsa, ma è diventata parte di te in una maniera che ti permette di vivere meglio, di ascoltare il suo messaggio senza esserne sopraffatta.
Quanto alla genetica, è vero che può esserci una predisposizione, ma non dobbiamo considerarla una condanna. Non siamo solo il risultato di ciò che ereditiamo. Ognuno di noi ha un modo tutto suo di affrontare le sfide della vita. C’è chi si ritrae, chi si getta a capofitto, chi risponde con rabbia o paura. Questo fa parte della nostra struttura psichica, qualcosa di molto più complesso e profondo della genetica, qualcosa che ci rende unici. La tua ansia, il modo in cui la vivi e la trasformi, è parte di ciò che ti rende te stessa, e non una semplice eredità familiare.
Il lavoro che hai fatto finora è un percorso di trasformazione, e questo è un segno di forza e consapevolezza. Non si tratta di convivere con un nemico, ma di conoscere meglio una parte di te, una parte che può essere funzionale, che ti parla e ti orienta, se la ascolti nel modo giusto.
Continua a fidarti di ciò che hai imparato e di quello che hai costruito. Non è l’assenza di ansia a definire il benessere, ma la capacità di viverla senza esserne prigionieri.

Un caro saluto,
Antonella D'Orlando
Gent. Utente, grazie per condividere. Sebbene ci possa essere una componente genetica che predispone alcune persone allo sviluppo di ansia o depressione, ciò non implica che queste debbano accompagnarla per tutta la vita. Non è un destino vivere per sempre con ansia e depressione. I miglioramenti che ha visto in psicoterapia portano a pensare che è possibile gestire con efficacia queste condizioni, attraverso strategie di coping, supporto psicologico e stili di vita sani, al fine di ridurre il loro impatto nella vita quotidiana. Cordialmente, Dott.ssa Arianna Moroni, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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