Buongiorno a tutti Sono una ragazza di 22 anni, che quest’anno andrà per i 23, e vi scrivo per una
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Buongiorno a tutti
Sono una ragazza di 22 anni, che quest’anno andrà per i 23, e vi scrivo per una problematica che, specialmente arrivata quest’età, sta iniziando a pesarmi davvero. Inizio dicendo che sono figlia unica, laureata da un paio di mesi, ho sempre studiato e nel mentre lavorato per non gravare troppo sui miei genitori, ora sto proseguendo con i miei studi di laurea magistrale e non ho mai portato problemi o creato guai, anzi: non bevo, non ho mai assunto droghe (neanche leggere come la cannabis) e non ho mai fatto danni con la macchina: i miei genitori sanno benissimo che possono fidarsi di me.
Mio padre fa l’autotrasportatore ed è quindi via dal lunedì al venerdì, con rientro a casa solo il sabato e la domenica; a tal proposito, mia madre è sempre stata elastica sugli orari e non mi ha mai imposto coprifuochi, perché sa appunto di potersi fidare; mio padre, al contrario, impone il coprifuoco ogni qualvolta che esco quando lui è a casa. Il venerdì sera alle 2, il sabato alle 4 (già un’eccezione) MA non è concesso tardare nemmeno di un minuto, altrimenti corsa verso casa con ansia a mille perché so già di dovermi sorbire un’interminabile predica che non ha speranza di essere attenuata neanche da alcun tipo di imprevisto capitato, magari davvero, sulla strada del ritorno. Se il venerdì sera voglio fare le 4, allora il sabato dovrò fare le 2 senza alcuna possibilità di mediazione. Mediazione altrettanto assente anche quando domando gentilmente che mi venga concessa mezz’ora in più. Se capita che mio padre rientra per caso in settimana, e io ho piacere di vedere le mie amiche o il mio ragazzo, allora il coprifuoco si sposta drasticamente alle 23.30, e se io volessi uscire per due sere di fila allora la sera successiva non posso uscire, perché sono già uscita la sera prima. Sostanzialmente, il problema sussiste da svariati anni, ma ammetto di non avere il coraggio di affrontarlo, nonostante io voglia farlo perché ho ormai 22 anni, una mia autonomia di spostamento (auto), una laurea e un lavoro che sicuramente non mi arricchisce ma che mi permette, almeno per ora, di mantenermi, perché lui è sempre stato un uomo con tendenze violente se, secondo il suo punto di vista, si oltrepassa il “limite”. Limite che lui stesso stabilisce a suo piacimento, ma ad esempio definibile con il ritardo del coprifuoco anche solo di un minuto. Perciò, se sono tanto arrabbiato per il ritardo, ti riprendo perché così “impari a stare al mondo”; altrimenti, se sono leggermente più tranquillo scatta la sanzione del proibirmi di uscire per i giorni o le settimane successive, o permettermelo ma con il coprifuoco dimezzato: quest’ultima variante si configura con “adesso ti chiudo”, che sta ad intendere una “reclusione forzata” senza poter fare uscite di piacere. Le ho provate tutte, ho provato a parlargli, a dirgli la verità, ma per lui non esiste altra visione se non la sua, perché tanto ha sempre ragione lui e non importa per quale motivo tu gli stia chiedendo di spostare di mezz’ora il coprifuoco, per esempio. Inizio veramente a sentirmi in gabbia, perché questo coprifuoco così rigido a 22 anni mi sta mandando da svariato tempo in uno stato ansioso che si presenta con frequente fiato corto e saltuario tremore delle mani. So che devo stringere i denti ancora almeno tre anni, giusto il tempo di laurearmi in magistrale e trovare un lavoro che possa darmi delle certezze, ma non riesco più a sostenere una tale situazione. Vedo i miei coetanei, le mie amiche e il mio fidanzato gioire, ridere e scherzare fino a tardi, ma anche se si facesse tardi non c’è il rischio che tornino a casa mentre io, spesso e volentieri, devo salutarli prima.
So che andare a vivere per conto proprio sarebbe l’idea migliore, ma purtroppo non è realizzabile in tempi brevi. Tuttavia, non riesco più a sostenere un tale atteggiamento nei miei confronti, perché vista l’età e le condizioni in cui mi trovo non lo ritengo giusto. Come dovrei comportarmi? Grazie in anticipo a tutti gli specialisti che spenderanno qualche minuto del loro tempo per rispondermi e darmi una mano in merito. Auguri di buon anno
Sono una ragazza di 22 anni, che quest’anno andrà per i 23, e vi scrivo per una problematica che, specialmente arrivata quest’età, sta iniziando a pesarmi davvero. Inizio dicendo che sono figlia unica, laureata da un paio di mesi, ho sempre studiato e nel mentre lavorato per non gravare troppo sui miei genitori, ora sto proseguendo con i miei studi di laurea magistrale e non ho mai portato problemi o creato guai, anzi: non bevo, non ho mai assunto droghe (neanche leggere come la cannabis) e non ho mai fatto danni con la macchina: i miei genitori sanno benissimo che possono fidarsi di me.
Mio padre fa l’autotrasportatore ed è quindi via dal lunedì al venerdì, con rientro a casa solo il sabato e la domenica; a tal proposito, mia madre è sempre stata elastica sugli orari e non mi ha mai imposto coprifuochi, perché sa appunto di potersi fidare; mio padre, al contrario, impone il coprifuoco ogni qualvolta che esco quando lui è a casa. Il venerdì sera alle 2, il sabato alle 4 (già un’eccezione) MA non è concesso tardare nemmeno di un minuto, altrimenti corsa verso casa con ansia a mille perché so già di dovermi sorbire un’interminabile predica che non ha speranza di essere attenuata neanche da alcun tipo di imprevisto capitato, magari davvero, sulla strada del ritorno. Se il venerdì sera voglio fare le 4, allora il sabato dovrò fare le 2 senza alcuna possibilità di mediazione. Mediazione altrettanto assente anche quando domando gentilmente che mi venga concessa mezz’ora in più. Se capita che mio padre rientra per caso in settimana, e io ho piacere di vedere le mie amiche o il mio ragazzo, allora il coprifuoco si sposta drasticamente alle 23.30, e se io volessi uscire per due sere di fila allora la sera successiva non posso uscire, perché sono già uscita la sera prima. Sostanzialmente, il problema sussiste da svariati anni, ma ammetto di non avere il coraggio di affrontarlo, nonostante io voglia farlo perché ho ormai 22 anni, una mia autonomia di spostamento (auto), una laurea e un lavoro che sicuramente non mi arricchisce ma che mi permette, almeno per ora, di mantenermi, perché lui è sempre stato un uomo con tendenze violente se, secondo il suo punto di vista, si oltrepassa il “limite”. Limite che lui stesso stabilisce a suo piacimento, ma ad esempio definibile con il ritardo del coprifuoco anche solo di un minuto. Perciò, se sono tanto arrabbiato per il ritardo, ti riprendo perché così “impari a stare al mondo”; altrimenti, se sono leggermente più tranquillo scatta la sanzione del proibirmi di uscire per i giorni o le settimane successive, o permettermelo ma con il coprifuoco dimezzato: quest’ultima variante si configura con “adesso ti chiudo”, che sta ad intendere una “reclusione forzata” senza poter fare uscite di piacere. Le ho provate tutte, ho provato a parlargli, a dirgli la verità, ma per lui non esiste altra visione se non la sua, perché tanto ha sempre ragione lui e non importa per quale motivo tu gli stia chiedendo di spostare di mezz’ora il coprifuoco, per esempio. Inizio veramente a sentirmi in gabbia, perché questo coprifuoco così rigido a 22 anni mi sta mandando da svariato tempo in uno stato ansioso che si presenta con frequente fiato corto e saltuario tremore delle mani. So che devo stringere i denti ancora almeno tre anni, giusto il tempo di laurearmi in magistrale e trovare un lavoro che possa darmi delle certezze, ma non riesco più a sostenere una tale situazione. Vedo i miei coetanei, le mie amiche e il mio fidanzato gioire, ridere e scherzare fino a tardi, ma anche se si facesse tardi non c’è il rischio che tornino a casa mentre io, spesso e volentieri, devo salutarli prima.
So che andare a vivere per conto proprio sarebbe l’idea migliore, ma purtroppo non è realizzabile in tempi brevi. Tuttavia, non riesco più a sostenere un tale atteggiamento nei miei confronti, perché vista l’età e le condizioni in cui mi trovo non lo ritengo giusto. Come dovrei comportarmi? Grazie in anticipo a tutti gli specialisti che spenderanno qualche minuto del loro tempo per rispondermi e darmi una mano in merito. Auguri di buon anno
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
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Buonasera e grazie per la condivisione. Nella sua descrizione mi rendo conto del suo forte disagio ma ci sono anche molti elementi mancanti che mi impediscono di darLe una risposta che Le possa essere utile in questo momento. Comunque Le consiglierei di darsi la possibilità di iniziare, eventualmente, un percorso di psicoterapia che possa aiutarLa ad affrontare questa situazione. Resto a disposizione per qualsiasi informazione e colloqui online. Un caro saluto, D.ssa Cristina Sinno
Salve, innanzitutto la ringrazio di aver condiviso questa esperienza e mi dispiace molto del periodo che sta vivendo. L'esperienza che ha vissuto sembra averla attivata molto, per poterle rispondere in maniera completa però mancano degli elementi necessari per comprendere al meglio la situazione. Ad esempio potrebbe essere utile poter scoprire le motivazioni sottostanti a questo malessere che sta sperimentando . Una terapia psicologica potrebbe permettergli di conoscersi meglio e di sviluppare delle strategie utili per poter vivere al meglio il presente, costruendo delle basi solide al fine di affrontare in maniera efficace un futuro che a tratti può sembrare angoscioso. Sarebbe uno spazio solo per lei alla scoperta di se stessi. In caso volesse, io sono a completa disposizione, in presenza ma anche Online. Dott. Matteo De Nicoló
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Gentile signorina,
da quanto scrive qualche seduta di terapia familiare, alla quale dovrebbe presenziare insieme ai suoi genitori ed a quanti altri eventualmente vivessero con voi, potrebbe aiutare a risolvere il suo problema o, perlomeno, a provare a risolverlo portando all'attenzione di un terapeuta specializzato le dinamiche familiari che lo fanno sorgere.
Oggi, grazie ad internet, è possibile accedere alla terapia familiare anche da remoto, tramite una semplice connessione a banda larga: nel caso fosse interessata, mi contatti privatamente per ogni informazione ed eventuale prenotazione di un primo consulto.
Cordiali saluti e auguri.
da quanto scrive qualche seduta di terapia familiare, alla quale dovrebbe presenziare insieme ai suoi genitori ed a quanti altri eventualmente vivessero con voi, potrebbe aiutare a risolvere il suo problema o, perlomeno, a provare a risolverlo portando all'attenzione di un terapeuta specializzato le dinamiche familiari che lo fanno sorgere.
Oggi, grazie ad internet, è possibile accedere alla terapia familiare anche da remoto, tramite una semplice connessione a banda larga: nel caso fosse interessata, mi contatti privatamente per ogni informazione ed eventuale prenotazione di un primo consulto.
Cordiali saluti e auguri.
Buongiorno. Quanto da lei descritto rientra in dinamiche di relazioni genitori/figli, purtroppo ancora molto presenti, dove l’elemento del controllo esagerato sull’altro, per non dire di potere possono diventare, come nel suo caso fonte di stress e disagio psicologico. Credo che lei faccia bene a perseguire la sua completa autonomia, che non dovrà essere solo economica, ma soprattutto psicologica, costruendo dei giusti confini e portando i suoi genitori a non considerala più una bambina, ma una giovane donna adulta e in grado di fare scelte consapevoli e mature.
Se non non hai le risorse per vivere da sola ed il dialogo non aiuta ad aprire soluzioni diplomatiche (sicura di averla usata bene?), ti rimangono solo due alternative: o aspetti o entri in conflitto.
Salve. Grazie per la sua apertura e la fiducia con cui parla di sé. L'impressione che ho avuto leggendo la sua domanda, è di un grande conflitto che si anima in lei. Da un lato la voglia di continuare ad essere la figlia perfetta che si è laureata, lavora, non ha mai dato problemi ecc. ecc.
Dall'altro quello di diventare una giovane adulta che può prendersi la libertà di fare scelte nella sua vita.
Credo che buona parte del problema sia qui, nell'idea di voler andare per la propria strada senza però, al contempo, fornire occasioni di delusione a suo padre. Su questo un lavoro di psicoterapia potrebbe aiutarla.
Venendo poi ad alcuni atteggiamenti violenti di suo padre cui lei fa cenno, a questo riguarda non ho tristemente dubbi: se tali condotte superano il limite, non esiti a chiedere aiuto a chi può proteggerla.
Dal suo racconto sembra quasi che il clima familiare si modifichi molto al rientro di suo padre pertanto, valuti bene quanto ciò merita di lanciare un allarme per evitare che la situazione trascenda nel caso in cui lei dovesse prendersi la libertà di decidere più autonomamente.
In ogni caso le rinnovo il mio invito a poterne parlare con un/una professionista psicoterapeuta. Se vuole può anche contattarmi per lavorare on line.
Buone cose e sereno 2024
Dall'altro quello di diventare una giovane adulta che può prendersi la libertà di fare scelte nella sua vita.
Credo che buona parte del problema sia qui, nell'idea di voler andare per la propria strada senza però, al contempo, fornire occasioni di delusione a suo padre. Su questo un lavoro di psicoterapia potrebbe aiutarla.
Venendo poi ad alcuni atteggiamenti violenti di suo padre cui lei fa cenno, a questo riguarda non ho tristemente dubbi: se tali condotte superano il limite, non esiti a chiedere aiuto a chi può proteggerla.
Dal suo racconto sembra quasi che il clima familiare si modifichi molto al rientro di suo padre pertanto, valuti bene quanto ciò merita di lanciare un allarme per evitare che la situazione trascenda nel caso in cui lei dovesse prendersi la libertà di decidere più autonomamente.
In ogni caso le rinnovo il mio invito a poterne parlare con un/una professionista psicoterapeuta. Se vuole può anche contattarmi per lavorare on line.
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Buongiorno, complimenti per la nitidezza con cui ha inquadrato la situazione. A volte la vita ci pone in situazioni limitanti, a volte il limite si può cambiare, altre volte no, a noi comprendere in quale delle due situazioni siamo. Il saper discernere è fondamentale, pare che lei abbia provato la strada della mediazione con suo padre ma con poco risultato. Come detto dal collega, "o sopporta o entra in conflitto", strategia però pericolosa con una persona "incline alla violenza" termine da lei non meglio specificato e che meriterebbe un approfondimento. Dato che questa situazione le crea disagio inizi un percorso psicologico anche per riuscire a focalizzarsi su tutte le risorse che lei dimostra di avere. La consapevolezza delle proprie risorse connette con la profondità della propria forza non manchi di svilupparla. In questo percorso potrà anche elaborare le criticità insite nell'avere un padre con tendenze violente al fine di procedere nelle sue relazioni presenti e future in modo sicuro e sereno. Infine lei chiede "come devo comportarmi"? Nessuno può darle questa risposta perché nessuno può sostituirsi ad un'altra persona nelle proprie scelte ( in fondo è questo che lei lamenta di suo padre) tanto meno lo deve fare uno psicologo. Quello che però può darle uno psicologo è un punto di vista competente che può aiutarla nell'identificare non solo ciò che è meglio per lei oggi ma anche a elaborare nel giusto modo questa esperienza negativa.
Salve, la situazione che ci ha descritto rimanda fortemente i vissuti di oppressione che sicuramente lei sperimenta. Non è facile trovare il coraggio per provare ad affrontare, in modo adulto, un papà che appare così rigido, tuttavia è l'unica strada percorribile. Si potrebbe pensare ad una terapia familiare che consenta di supportare ogni singolo membro di questo sistema per accompagnarlo verso una visione più flessibile dello stile educativo e relazionale. Cordiali saluti dott. Michela Saviano
Buongiorno, grazie per la sua apertura. Mi ha colpito il fatto che si sia dovuta presentare come una "brava ragazza" e subito dopo abbia descritto il comportamento di suo padre. Mi sono chiesta quanto quest'ultimo incida sulla sua vita in generale sino ad ora, a prescindere dagli orari del coprifuoco. A 22 anni ha sicuramente il diritto di poter sperimentare le sue libertà e di essere al sicuro e protetta. Soprattutto di quest'ultimo bisogno è importante che lei se ne possa prendere cura. Se non riesce a capire in che modo è importante che lei possa chiedere aiuto iniziando un percorso di supporto psicologico o di psicoterapia. Un caro saluto
Buongiorno e grazie per la sua condivisione, dal quadro famigliare che lei presenta emerge una situazione che diventa oppressiva ogni qualvolta rientra suo padre a casa, momenti nei quali la madre non pare avere voce in capitolo e questo è sicuramente un elemento che va esplorato. Con un padre che impone in modo "violento" il suo potere, come se lei fosse ancora una bambina, occorre valutare attentamente le mosse da fare. Quello che le consiglio è di cominciare un percorso di psicoterapia per riuscire ad affrontare le questioni che pongono lei in una condizione di forte ansia, che forse è solo la facciata delle emozioni ad essa soggiacenti, per poter avere gli strumenti più adatti a capire come poter modificare la sua situazione. Mi contatti pure se ritiene utile cominciare un percorso o anche per un colloquio orientativo, possiamo lavorare anche online. Un caro saluto. Dott.ssa Francesca Carfora
Buongiorno cara utente, dalle sue parole traspare chiaramente lo stato di malessere in cui sta vivendo. Il percorso di crescita e indipendenza è spesso tortuoso e non privo di contrasti e ansie. A mio avviso sarebbe buono per lei iniziare un percorso psicoterapeutico che possa aiutarla a trovare le migliori soluzioni per lei, che possa sostenerla nel far emergere le sue risorse interne e che la aiuti in questo processo di emancipazione. Se desidera io sono disponibili per incontri in presenza o anche online. Cordialità. Dott.ssa Alessandra Domigno
Buongiorno,
dal racconto che fa traspare tutta la difficoltà della situazione e la necessità di trovare una sorta di "via di uscita" per il suo bene.
Il consiglio che posso darle è da rivolgersi a un professionista che possa affiancarla e supportarla in un momento così difficile, inizialmente magari contando e richiedendo il supporto di sua mamma.
Sono sicura che con una psicoterapia lei possa trovare un luogo sicuro in cui chiedere aiuto.
Le auguro il meglio,
Dott.ssa Valeria Filippi
dal racconto che fa traspare tutta la difficoltà della situazione e la necessità di trovare una sorta di "via di uscita" per il suo bene.
Il consiglio che posso darle è da rivolgersi a un professionista che possa affiancarla e supportarla in un momento così difficile, inizialmente magari contando e richiedendo il supporto di sua mamma.
Sono sicura che con una psicoterapia lei possa trovare un luogo sicuro in cui chiedere aiuto.
Le auguro il meglio,
Dott.ssa Valeria Filippi
Buonasera! Lei descrive una situazione tanto faticosa quanto complessa. Nonostante i limiti del contesto e dello strumento, proverò a darle un piccolo contributo di pensiero. Forse, è necessaria una premessa: "Di certo, non possiamo cambiare il papà o la mamma". Ho avuto l'impressione che, sin da piccola, si sia trovata in bilico tra due modalità molto diverse, anzi agli antipodi. La mamma permissiva e "non impone coprifuochi", il papà controllante e severo. Sembra che mamma e papà non siano mai riusciti a negoziare, integrare gli opposti stili genitoriali, che appaiono quasi in conflitto. Ho l'impressione che questo "teatro di guerra" si stia giocando anche dentro di lei, rendendo difficile se non impossibile trovare una "tregua", una soluzione "terza", autonoma e non distruttiva della relazione. Questo scenario, però, risuonerà anche quando sarà "libera". Probabilmente, non è il momento giusto per affrontare, sia economicamente che in termini di impegno, un percorso di psicoterapia ben strutturato, ma non escluda la possibilità in futuro. Cosa fare nel frattempo? Sarò sincero, non ho una risposta, ma continui a costruire il suo futuro. In bocca al lupo per tutto
Buon giorno. Come Lei stessa dice, una buona soluzione può essere diventare indipendente economicamente e prendere in mano la sua vita. Secondariamente, le consiglio di fare esercizi immaginativi e di rallentamento dell respiro che l'aiutino a vedere i suoi pensieri come tali e non come fatti. Saluti dott.ssa Agostini Maria Grazia
Buonasera gentile utente, i sintomi che Lei descrive, come ansia con tremore delle mani e fiato corto, sono sintomi che La aiutano a tenere lontano un vissuto di forte contrasti a vari livelli: A livello individuale la distanza tra l'immagine della brava ragazza da una parte e dall'altra una giovane donna che tende verso l'autonomia, un processo adatto alla Sua età. Questa distanza a livello individuale è causata dalla distanza dei messaggi contrastanti a livello familiare: da un lato una madre molto permissiva e dall'altra un padre estremamente rigido. Le consiglio quindi una terapia che integri le due parti distanti sia a livello individuale che a livello familiare, come quella del Modello Strutturale Integrato, in modo che trovi la serenità e viva delle emozioni più adatte e funzionale nel affrontare le situazioni problematiche della vita. Resto a disposizioni
Cordialmente Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Cordialmente Dott.ssa Monika Elisabeth Ronge
Buongiorno, comprendo come stia stretta in questa situazione ed arrabbiata. é figlia unica? Ha fratelli/sorelle che hanno lo stesso problema? mi piacerebbe sapere cosa dice sua madre di questa situazione. Realisticamente, al di là dei bei consigli altisonanti, non è facile per lei risolvere la situazione. O ci va in scontro (ci vogliono molte energie), o accelera al massimo la sua indipendenza, L'ideale sarebbe portare tutta la famiglia in terapia familiare, ma con suo padre la vedo difficile. Altrimenti può lei fare delle consulenze con uno/una psicoterapeuta per vedere quali atteggiamenti e strategie adottare per cambiare questa situazione. Le soluzioni di suo padre, come quelle di tutti i genitori, sono perdenti, prima o poi lei sarà libera. Rimango a disposizione, cordiali saluti, dott.ssa Silvia Ragni
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