Buonasera, vorrei capire come aiutare una persona vicina convincendola ad incontrare uno psicologo

40 risposte
Buonasera,
vorrei capire come aiutare una persona vicina convincendola ad incontrare uno psicologo. Questa persona non riconosce di avere problemi (che al momento sono molto accentuati es. pensieri confusi, insonnia, ansia, fobie di persecuzione ecc)
grazie per il supporto
Buonasera. Se la persona non è predisposta ad incontrare un professionista e non riconosce di avere nessun problema , è molto difficile. Suggerisco di provare a far notare la presenza di un problema relazionale tra di voi, che causa a lei del malessere in primis. In seguito proponga di rivolgervi ad un terapeuta che aiuti entrambi a risolvere le vostre problematiche relazionali . In questo modo la persona interessata si potrebbe sentire meno " disturbata" e chiamata in causa . Inoltre lei gli dimostra che é pronto a mettersi in discussione per primo. Chiaramente il professionista in un secondo momento potrà consigliare una psicoterapia individuale, ma dopo che l' aggancio terapeutico è già stato creato.

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Molta pazienza e determinazione . La persona in oggetto va lentamente convinta a rivolgersi a un professionista . Non va spinta o sollecitata violentemente ma supportata dolcemente al fine di farla intraprendere quella via . È molto importante la fiducia che s'instaura tra lei e la persona in questione .,Buone cose
Buongiorno, non credo che ci siano metodi per convincere una persona ad incontrare uno psicologo, eccetto quello di dare un suggerimento molto discreto, che sarà tanto più convincente se lei stessa può testimoniare di aver avuto esperienza diretta dell'incontro e del lavoro fatto con uno psicologo. Allora, la persona a lei vicina potrà sentirsi più rassicurata e magari convincersi che anche lei potrà beneficiare dell'incontro con uno psicologo, di cui forse potrebbe avere timore. Nessuno riconosce facilmente di avere dei problemi, soprattutto se vi sono delle resistenze specifiche e se questo gli viene ricordato con una certa ricorrenza e insistenza da parte di chi gli è vicino.
Buonasera,
non è un compito facile. La strategia che dovrebbe darle più successo è quella di prevenire le obiezioni della persona e di scusarsi per l'intromissione nelle sue scelte di vita o private. Altro
Salve, purtroppo non è possibile convincerla. Se la persona non riconosce di avere problematiche e quindi non ha la motivazione di intraprendere un percorso di cambiamento, è difficile che si convinca. Parte tutto dalla consapevolezza della problematica e dalla volontà di attuare un processo di cambiamento da una condizione di malessere a una condizione di benessere.
Buonasera. Il quadro che descrive è abbastanza serio anche se può essere temporaneo. Provi così: gli dica che è lei ad avere quei problemi e che ha bisogno di essere accompagnato da uno specialita. gli chueda aiuto. Provi così.

Buona serata e mi faccia sapere
Gent.mo/a,
a volte, è molto difficile accettare di rivolgersi ad un professionista in quanto si spera di superare tutto da soli oppure, cosa più frequente, si tende a negare di avere un problema. Bisogna accettare che non possiamo costringere nessuno a farsi aiutare, ma possiamo instaurare un rapporto di fiducia che possa spianare la strada affinché riprenda la propria vita in mano. Tutto questo richiede pazienza e amore. Potrebbe provare col lasciargli il contatto di un professionista su un comodino e magari, qualcosa pian piano, scatterà dentro di sé.

Cordialmente,
dott.ssa Manuela Piacere
Buonasera. Se lei conosce uno psicologo di cui si fida, lo proponga a questa persona dandogli il recapito telefonico e raccomandandoglielo. Chiarisca bene che il contattarlo non implica nessun impegno ma che sarebbe solo per un colloquio conoscitivo. Poi, senza insistere oltre perché sarebbe controproducente, non rimane altro che aspettare che questa persona lo chiami e chieda un colloquio. Spero di esserle stato utile.
E’ molto difficile aiutare qualcuno che non ritiene di dover essere aiutato, può fare leva sulla qualità della vita che la persona conduce e, se ce ne sono, sugli obiettivi che manca o ha mancato a causa dell’insonnia e dell’ansia.
Salve! Se la persona di cui parla non è consapevole delle sue problematiche, penso importante, innanzitutto, trovare una modalità per far si che si renda conto di ciò.
Solo in un secondo tempo può suggerirle di chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. Posso suggerire anche di raccontare di esperienze già vissute da lei o da qualche altra persona .Un saluto
Salve, quella che decrive è una situazione molto delicata e difficile da gestire. Nella pratica clinica i disturbi si possono distinguere in EGODISTONICI ed EGOSINTONICI, i primi causano un disagio al soggetto, sente che "c è qualcosa che non va..", si ha consapevolezza del problema; nel secondo caso non vi è sofferenza poichè il disturbo, il sintomo viene vissuto come parte di sè dunque non viene percepito come un problema per il soggetto stesso, bensì per chi gli sta accanto. Naturalmente maggiore è il grado di egodistonia della patologia, maggiore sarà la motivazione a fronteggiare il problema e a farsi aiutare.Nel caso descritto vi è un evidente egosintonia dei sintomi dunque tutto più complicato, ma non impossibile. Sicuramente é fondamentale che la persona in questione percepisca la sua vicinanza comunicando semplicemente la propria preoccupazione, evitando commenti o giudizi negativi, cercando di avere tanta pazienza.In seguito proverei a prospettare una valutazione della situazione da parte di un esperto .
Salve, per poter aiutare una persona "vicina", è necessario lei che abbia un minimo di consapevolezza delle proprie problematiche in modo da mettere a fuoco una richiesta di aiuto. Successivamente insieme potrete prendere un appuntamento con uno specialista in modo che questa persona si senta accolta non solo da voi ma anche da un professionista della relazione d'aiuto.
Se desidera può contattarmi per un primo colloquio.
grazie
Buonasera, purtroppo è molto difficile aiutare una persona affinché decida di intraprendere un percorso psicologico. Uno degli aspetti fondamentali che consentono il buon esito di una terapia, a prescindere dai tipo di problema da affrontare, è la motivazione alla terapia e quindi al cambiamento. Finché il disturbo è egosintonico, vale a dire la persona non sente di avere un problema, difficilmente non avendone consapevolezza si adopererà a cambiare. L'unico consiglio che mi sento di darle è di metterlo gradualmente di fronte ad alcune conseguenze dei sui comportamenti, magari proprio partendo da quanto questi incidono sul vostro rapporto; le auguro che a breve questa persona acquisisca quel tanto di consapevolezza necessaria a chiedere aiuto. Buona fortuna.
Gentilissimo/a utente
Le posso consigliare di farsi accompagnare lei da uno psicologo (una bugia bianca) detta a fin di bene può essere detta
Poi... con l’aiuto dello psicologo fargli rendere conto che affrontare una difficoltà non è soggetta a pregiudizi
Buongiorno,
mi associo alle risposte dei miei colleghi sulle difficoltà di convincere una persona a farsi aiutare, tuttavia credo che lo stato psico-emotivo di suo fratello si ripercuota anche su di lei e sul vostro contesto familiare. Il mio suggerimento è quello di rivolgersi ad uno psicologo per cercare un sostegno, per se stesso ed eventualmente per i suoi familiari. Consideri che un percorso psicologico potrebbe aiutarvi a trovare gli strumenti personali e relazionali necessari per gestire il problema. Resto a disposizione per ulteriori domande. Cordiali saluti. Alessandra Piarulli.
Salve. motivare una persona "vicina" a lei a farsi aiutare da uno psicologo puo' essere una impresa impegnativa. Tuttavia non si scoraggi! arrivare ad ammettere a sè stessi di avere dei problemi psicologici non è facile, specialmente se la persona in questione(come sembra trapelare da quello che scrive)si tiene molto sulla difensiva e sposta l'asse dei problemi fuori di sè.
puo' sembrare paradossale quello che sto per suggerirle, tuttavia potrebbe essere proprio lei per prima/o a chiedere un supporto psicologico. questo per due ordini di motivi.
il primo è che stare in contatto continuo con una persona con sofferenza psicologica è molto faticoso e lei dovrebbe essere sostenuta/o (lei e i suoi familiari).
Il secondo motivo è che uno psicologo sarà certamente piu' oggettivo, e nel tempo le potrebbe dare quei giusti suggerimenti per aiutarla. Se la persona in questione continua ad avere un atteggiamento di negazione rispetto ai suo problemi avrà almeno protetto sè stessa/o e chi le sta intorno. Ri mango a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento. Cordiali Saluti. Dottor Grilli
Salve, effettivamente come hanno già scritto i miei colleghi nelle risposte precedenti, è molto difficile far capire ad una persona che ha necessità di essere aiutata, mentre lei non è cosciente di averne bisogno. Il più delle volte rifiutano perchè pensano di potersela cavare da soli, dicono di non credere nella psicoterapia, ci vuole molta pazienza, capacità di persuasione e soprattutto nel momento in cui mostrano i loro disturbi farglielo notare ma senza colpevolizzarli. Inoltre lei che sta scrivendo la domanda e quindi mi sembra molto vicina ed interessata ad aiutarla potrebbe chiedere un " aiuto indiretto", cioè sarà lei a recarsi da una psicoterapeuta e tramite l'aiuto che lei riceverà lo potrà a sua volta rivolgere verso la persona che vuole aiutare. Potrebbe essere che nel momento che acquisterà fiducia nei suoi confronti ascolterà i suoi consigli, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli.
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Potrebbe far leva sui sintomi fisici che la persona riconosce come oggettivamente problematici e proporle una visita dal medico di base, così potrebbe essere lui a rilevare le altre problematiche e indirizzarlo alle cure più congrue.
Buongiorno. Visto che ha a cuore questa persona, semmai può proporle di accompagnarla lei da uno psicologo oppure può contattare direttamente lei uno psicologo per confrontarsi con lui e chiedere qualche consiglio. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini
Salve, la motivazione è molto importante ai fini della buona riuscita della psicoterapia.
Lei può solamente consigliare questa persona, poi decide lui.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, questa è una delle domande che vengono poste più spesso. Credo che il passo decisivo, nonostante le "spinte" provenienti dall'esterno, possa essere compiuto esclusivamente dalla persona portatrice del disagio. Molto spesso, nonostante sintomi e disagi evidenti, la persona non vuole oppure non è consapevole dell'impatto che tali sintomi hanno sulla sua vita. Altre volte, più spesso di quanto si creda, sono le persone vicine a spingere il paziente a rivolgersi ad uno psicologo in quanto loro stessi più preoccupati da quei sintomi. Credo che la soluzione migliore sia parlare con la persona, esprimere la propria preoccupazione (senza giudizio) verso ciò che sta accadendo, validare (sempre) lo stato d'animo dell'altra persona (anche il rifiuto di andare da uno psicologo) e proporre delle possibili soluzioni che la persona portatrice del disagio, se vuole, potrà, consapevolmente e non sotto spinta degli altri, prendere in considerazione. Insistere provoca l'effetto contrario quindi cerchi di astenersi, per quanto mi rendo conto possa essere difficile e faticoso.
Cordialmente, dott. FDL
Buonasera, continui a suggerire a questa persona di contattare un professionista, senza prevaricazioni o obblighi. Può far leva su quegli aspetti che ritiene nocivi e sulla sua qualità di vita.
MMM
Provando a comprendere qual è il-i
problema-i che il ragazzo riconosce e chiedere quali sono le sue proposte per risolverlo. Quali alternative lui propone? Convincere è tentare di vincere su di lui lottando, persuadere è far avvicinare lui coinvolgendolo soavemente nella risoluzione del problema, per vincere insieme. Mi faccia sapere. Saluti
Buongiorno, è spesso delicato quando ci accorgiamo che una persona cara soffre ma rifiuta un aiuto. Allo stesso tempo, la "scelta" di non accettazione può significare molto per la persona stessa e credo sia utile tenerne conto. Chissà a cosa pensa potrebbe andare incontro se riconoscesse di avere un problema. Ciò che mi permetto di suggerirle è di provare a mettere in luce il fatto che per lei inizia ad essere complicato sul piano relazionale, in modo che la persona inizi a considerare quello che i cari intorno possono vivere. Dopodiché, credo sia importante avere tanta pazienza e fiducia. La persona potrebbe anche trovare dei modi diversi per far fronte al proprio malessere... oppure potrebbe piano piano considerare la possibilità di iniziare un percorso terapeutico. Le auguro ogni bene. Un saluto
Gentile utente, per esperienza posso dirle che non ci sono metodi, sicuramente può suggerirgli senza pressioni di consultare uno psicologo. La motivazione alla cura però deve arrivare da chi chiede aiuto e talvolta può passare moltissimo tempo.

Cordialmente

Dottor Mauro Vargiu
Salve,
non aggiungerò molto di più rispetto ai colleghi, semplicemente la persona che si rivolge ad uno Psicologo deve farlo in modo volontario. Le conseguenze dello stato di malessere spesso arrivano ad un punto in cui la persona si rende conto di aver bisogno di aiuto. Invece di pressare l'altro per farlo andare da uno psicologo potrebbe semplicemente stare accanto alla persona e farle capire che tutti possono avere bisogno di aiuto di professionisti senza doversi vergognare. Magari anche dare l'esempio potrebbe essere un input. Meno pressione e più supporto.
Buongiorno, ho letto attentamente quanto ha scritto e ci tengo a precisare che non si può convincere una persona ad andare dallo psicologo, se la persona in questione prima di tutto non è consapevole di avere un malessere o una problematica sul piano psicologico. Detto ciò, mi sento di fare con lei questa riflessione: se è già stata/o da uno psicologo potrebbe raccontare la sua esperienza, i motivi per cui si è rivolta/o ad un professionista e i benefici che ne ha tratto dal percorso psicologico. Cordiali saluti. Dott.ssa Elena Menegon
Gentile utente, come già esposto dai miei colleghi, non è possibile iniziare un percorso terapeutico se non si è personalmente motivati. Anche se la persona dovesse accettare, non darebbe buoni frutti iniziare in questo modo, anzi, potrebbe essere controproducente e allontanare la persona da questa possibilità. Potrebbe però chiedere supporto al medico di base, visto che la persona (nonostante non riconosca il suo bisogno) presenta sintomi evidenti di malessere, e insieme a lui proporre una visita psicologica da un professionista. Se poi riesce a portare come testimonianza l'esperienza positiva di qualcuno a voi vicino sarebbe ottimo per stimolare l'interesse verso questa possibilità. Resto a disposizione e le faccio i miei migliori auguri. Dott.ssa Federica Melis
Buonasera, capisco che si preoccupi per questa persona e che desideri aiutarla. Quando qualcuno non riconosce di avere problemi, può essere difficile convincerlo ad incontrare uno psicologo. Tuttavia, la sua preoccupazione e il tuo sostegno potrebbero fare la differenza. Potrebbe provare a parlare con questa persona in modo gentile e rispettoso, ascoltando attentamente i suoi pensieri e sentimenti. Potrebbe anche provare a condividere le sue preoccupazioni in modo delicato, sottolineando che incontrare uno psicologo potrebbe essere un'opzione utile per affrontare i sintomi che sta sperimentando. Promuova una discussione aperta e sincera. Inoltre, potrebbe offrirsi di accompagnare questa persona alla prima seduta con lo psicologo, per farla sentire più supportata e confortata. Spero che questi suggerimenti possano esserle utili e le auguro il meglio nella sua missione di aiutare questa persona. Si ricordi tuttavia che non abbiamo nessun controllo sugli altri, possiamo solo provare ad influenzare i loro comportamenti positivamente. Un caro saluto. Dott.ssa Sara Dassiè
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Buongiorno, purtroppo non possiamo fare opere di convincimento nell'andare in terapia, capisco e accolgo la sua preoccupazione però la invito piuttosto a provare a discuterne del problema in maniera assertiva.
Buona sera, il percorso terapeutico viene scelto e iniziato su una motivazione, al momento può supportarlo con una relazione di fiducia col fine di intravedere ciò che risulta per lei una difficoltà,che se mai per l’altra persona non è visto, cosa suscita in lei (preoccupazione , apprensione) questi suoi comportamenti/pensieri, inizi a comunicarle questo, e portargli il messaggio che ha una rete su cui appoggiarsi se vuole, anche nella scelta di un percorso psicologico. Buona serata
Buonasera,
La riduzione di consapevolezza, quindi di insight clinico e cognitivo, è frequente in persone che attraversano periodi di confusione mentale.
La mia indicazione è di cercare di comprendere le motivazioni per cui questa persona, che Le sta vicino, non vuole incontrare uno o una specialista della salute mentale. Queste ragioni vanno ascoltate, comprese e non giudicate, al fine che sia la persona stessa a prendere consapevolezza della propria condizione e richiedere un aiuto.
Potrebbe volerci del tempo, però con le adeguate conoscenze, si può giungere a degli ottimi livelli di consapevolezza.
Tanti cari saluti.
Dott. Daniele Morandin
Caro utente, pur comprendendo l'affetto che la spinge a voler aiutare questa persona non è possibile, e nemmeno auspicabile, convincere nessuno a fare nulla soprattutto un percorso con uno psicologo. Deve essere la persona a scegliere di chiedere aiuto, salvo casi particolari. Ciò non significa che non può fare nulla per aiutarla, può condividerle il suo percepito e chiedere se in qualche modo ci si rivede. Con delicatezza la porti a ragionare sugli eventi e su quelle risposte che lei reputa disfunzionali, offra il suo supporto, un atteggiamento non giudicante, chieda se lo psicologo può essere una soluzione, sia di supporto ma non indichi la strada. L'accompagni.

Un abbraccio, dott.ssa Giorgia schina
Buongiorno, grazie per la sua condivisione. È una situazione molto difficile e delicata quando qualcuno non riesce a riconoscere delle difficoltà psicologiche che appaiono evidenti a chi le sta accanto.
“Spingere” una persona ad affidarsi ad un professionista della salute mentale può essere controproduttivo se essa stessa non lo ritiene utile o necessario. Per poter intraprendere un percorso psicologico è fondamentale che la persona sia motivata alla cura e al cambiamento ed è quindi importante innanzitutto che contempli la presenza di difficoltà e di disagio. Credo che un passo importante sia proprio quello di rendere questa persona più consapevole dei sintomi, per esempio riflettendo assieme a lei rispetto al loro impatto sulla vita quotidiana e sul benessere fisico. Come suggerito anche da altri colleghi, potrebbe in primis aiutare questa persona a ponderare la scelta di rivolgersi al proprio medico di base.
Ciò che può fare davvero la differenza è lo sviluppo tra di voi di una relazione di fiducia e di condivisione, in cui la persona si senta ascoltata e supportata. È importante che percepisca di poter condividere con Lei i suoi pensieri e il suo vissuto emotivo, senza sentirsi in alcun modo giudicata. Può essere utile che Lei esprima delicatamente la propria preoccupazione verso ciò che sta accadendo e condivida le sue osservazioni rispetto ai cambiamenti che Lei ha notato e che la stanno allarmando. Potreste, inoltre, considerare assieme le alternative possibili al percorso psicologico e, quindi, proporre eventuali altre soluzioni che la persona al momento possa accettare.
Cerchi di comprendere anche quale immagine questa persona abbia della figura professionale dello psicologo; potrebbe essere restia a richiedere il suo aiuto a causa di dubbi, timori, vergogna o a causa di pregiudizi diffusi su questa professione.
Affrontare una situazione in cui una persona a noi vicina sta vivendo difficoltà psicologiche senza riconoscerle può essere molto complesso e delicato, specialmente da una prospettiva psicologica sistemico-relazionale.
In primo luogo, è utile comprendere che la percezione di avere problemi è spesso influenzata da fattori significativi come le esperienze passate, le relazioni interpersonali e il contesto familiare o sociale in cui la persona vive. Pertanto, l'approccio migliore è quello di creare un ambiente di supporto e comprensione.
Ecco alcuni suggerimenti su come procedere:
Ascolto attivo: Mostra sincero interesse per i suoi sentimenti e pensieri. Fai domande aperte che le permettano di esprimere quello che sta vivendo, senza giudicare. Questo può aiutarla a sentirsi compresa e meno isolata.
Normalizzazione delle esperienze: Condividi che molte persone, anche in momenti di difficoltà, hanno bisogno di supporto e aiuto. Puoi fare riferimento a situazioni o storie di altre persone che hanno trovato beneficio nel consultare un professionista, senza forzare la conversazione.
Focus sulla relazione: Sottolinea quanto tieni alla sua felicità e al suo benessere. Metti in evidenza che il tuo desiderio di vederla felice e serena è ciò che ti spinge a suggerire di parlare con uno psicologo.
Evidenziare i vantaggi: Parla di come un professionista potrebbe aiutarla a gestire l’ansia e a chiarire i suoi pensieri, presentandolo come un’opportunità più che come una soluzione a un problema. Potresti anche sottolineare che il colloquio non necessariamente implica che ci sia un "problema", ma può essere una forma di crescita personale.
Proposta di un accompagnamento: Se la persona si mostra aperta, proponile di accompagnarla a un primo incontro, se lo sente, per alleggerire l’eventuale ansia o paura che potrebbe provare nei confronti di uno psicologo.
Attenzione alla tempistica: Non forzare la situazione, lascia che le cose seguano il loro corso. Rispettare i tempi dell'altra persona è fondamentale; a volte, il solo fatto di esserne consapevoli può innescare un cambiamento.
Stabilire un punto di riferimento: Se la persona è disposta, suggerisci di incontrare un professionista per una breve consulenza. Potresti proporre che sia un primo incontro esplorativo, per abbattere la tensione associata all'idea di una “terapia”.
Infine, ricorda che non possiamo forzare qualcuno a riconoscere i propri problemi o a cercare aiuto. La tua presenza e supporto costante, combinati con un approccio non invadente, possono fare la differenza nel lungo termine. Rimango a tua disposizione per un eventuale colloquio conoscitivo.
Dott. Cordoba
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Da albe, provi a fare un allungo dicendo che la condizione che vede in lui la fa stare male e che andrebbe volentieri insieme a lui da uno psicoterapeuta.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Buonasera. Ritengo che per poter lavorare con uno psicologo si debba portare con se una questione, una domanda. Per quanto possiamo vivere come problematico che una persona vicina a noi non riconosca dei supposti problemi, che pensiamo possano essere affrontati in un rapporto psicologico, predisporremmo un rapporto perverso con lo psicologo se il potenziale paziente fosse convinto ad andarci. Possiamo condividere la nostra visione e i nostri vissuti a riguardo, e proporre che, qualora interessasse, potremmo supportare nella ricerca di un professionista.
Buonasera.
L'inizio di un percorso psicologico dovrebbe essere volontario, questo è importante anche per la motivazione a mettersi in gioco e continuare la terapia. Lei però potrebbe aiutarlo nel rendersi conto di star attraversando un momento difficile, magari cominciando con un "sono preoccupato/a per te", detto senza giudizio.
Saluti, Dott.ssa Alessandra Arena
Buongiorno. Rivolgersi a qualcuno per un consiglio anche per un amico, è un ottimo punto di partenza. Chiedere per conto di qualcun altro, significa avere a cuore la salute e la vita di qualcun altro. Potrebbe provare a fare presente questo aspetto. Chiaramente, non è semplice spingere una persona a trovare la motivazione per fare una terapia. Ognuno di noi, purtroppo, può scegliere di non andare in terapia per tante ragioni (tutte assolutamente comprensibili e valide per la percezione personale). Potrebbe, eventualmente, anche chiedere ad uno specialista se è disponibile a ricevervi per il primo incontro insieme e, dal canto della sua persona cara, potrebbe provare a proporre questa cosa per mostrare che è una cosa molto semplice, utile e fondamentale per sé, per voi e per le sue relazioni.
Spero di esserle stata utile. Dr.ssa Marta Landolina.
Saluti!

Buonasera,

capisco quanto possa essere difficile affrontare questa situazione, soprattutto quando la persona vicina non riconosce di avere bisogno di aiuto. Spesso, le persone con disturbi psicologici, soprattutto quelli che comportano ansia, insonnia e pensieri confusi come nel caso che descrivi, tendono a minimizzare i loro sintomi o a non volerne prendere consapevolezza. Questo può essere dovuto alla paura di affrontare il proprio disagio, alla vergogna o alla convinzione che non ci sia nulla di "grave". Come psicologa, posso darti alcune indicazioni che potrebbero aiutarti ad affrontare questo delicato argomento.

Ascolto empatico e senza giudizio: La cosa più importante è iniziare con l'ascolto. Cerca di creare uno spazio sicuro dove questa persona possa esprimere le proprie difficoltà senza paura di essere giudicata. Evita di entrare direttamente nel merito della "cura", piuttosto concentrati sul comprendere i suoi sentimenti e le sue esperienze.

Riconoscimento dei segnali: In modo delicato, puoi aiutare la persona a riconoscere come i suoi sintomi stiano influenzando la sua vita quotidiana, ad esempio, parlando di come l'insonnia stia compromettendo il suo rendimento o la sua energia. Non parlare mai in termini accusatori, ma piuttosto come una constatazione dei fatti: "Ho notato che sembri molto stanca ultimamente, ti va di parlarne?"

Normalizzare il ricorso alla psicoterapia: Molte persone hanno ancora timori legati alla psicoterapia, vedendola come un ultimo rimedio o come qualcosa di "estrema". Potresti sottolineare come la psicoterapia sia utile non solo in caso di gravi problemi, ma anche come strumento di crescita e benessere, proprio come andare da un medico per un malessere fisico.

Parlare di esperienze positive: Se conosci qualcuno che ha avuto esperienze positive con la psicoterapia, o se hai letture o storie che mostrano il beneficio di affrontare i propri problemi con il supporto di uno psicologo, puoi condividere queste storie come testimonianza di speranza e normalità. Evita di fare paragoni diretti, ma cerca di aprire una finestra sulla possibilità di miglioramento.

Rispetto dei tempi: Ricorda che ogni persona ha i propri tempi. Non forzare la situazione. Potresti suggerire un incontro con uno psicologo come un’opzione da considerare, ma lascia che la persona prenda la decisione da sé. A volte il solo pensiero di esplorare una strada diversa può essere utile.

Proporre una visita come esperienza leggera: Se la persona è particolarmente scettica, potresti suggerire di andare a colloquio con lo psicologo senza l'obbligo di intraprendere un lungo percorso. A volte la prima visita può essere un incontro esplorativo e informativo, che non impegna a niente di immediato.

In ogni caso, l'importante è non forzare la situazione e rispettare i sentimenti e i tempi dell'altra persona. A volte una presenza empatica e l'offerta di ascolto possono essere il primo passo fondamentale.

Spero che queste indicazioni ti siano utili. Se hai altre domande, sono a tua disposizione.

Con affetto,
Dott.ssa Ruffino

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