Buonasera. Spero tanto che la mia domanda (alquanto generica) venga accettata e trovi risposta. La

16 risposte
Buonasera. Spero tanto che la mia domanda (alquanto generica) venga accettata e trovi risposta.
La mia domanda è la seguente: la terapia cognitivo-comportamentale per il DOC in cosa consiste? Cioè, ferme restando le dovute differenze tra paziente e paziente e le varie situazioni, nella pratica, parlando in generale, parlando per "linee guida", cosa si fa? Un diario, esercizi quotidiani, compiti da fare a casa? In breve, come si fa a capire in tempo utile se il proprio psicoterapeuta usa davvero/usa in modo corretto questo approccio e dà tutti gli strumenti giusti per gestire i pensieri intrusivi, ecc.? Orientativamente, come si fa a capire? Grazie mille.
Buonasera,
uno dei criteri più stringenti che un paziente, al di là del disturbo lamentato, ha per valutare come sta andando il suo percorso psicoterapeutico, è questo: percepire che i suoi sintomi stanno andando in remissione e che, parallelamente, la sua esistenza si sta modificando, in meglio, ovviamente.
Se mancano queste condizioni, lo stesso paziente si rende conto che qualcosa non va e, generalmente, cerca aiuto altrove o in altri ambiti.
Nela caso specifico del Doc, è proprio l'arrovellarsi sull'adeguatezza o meno dei metodi terapeutici a costituire, paradossalmente, l'ostacolo più grande verso il miglioramento.
E' essenziale, in questo caso, focalizzare la psicoterapia su tali preoccupazioni che allontanano il paziente dalla relazione terapeutica, dal rapporto di fiducia che potrebbe costruire col terapeuta, elemento fondamentale nella buona riuscita del percorso stesso.

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La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è uno degli approcci più efficaci e riconosciuti per il trattamento del Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC). Si basa su tecniche validate scientificamente e mira a modificare i pensieri, le emozioni ei comportamenti disfunzionali.

Nello specifico, la TCC per il DOC prevede spesso:

Psicoeducazione: una fase iniziale in cui si approfondisce la natura del disturbo, spiegando il funzionamento dei pensieri ossessivi e dei comportamenti compulsivi.
Esposizione con prevenzione della risposta (ERP): una tecnica fondamentale che consiste nell'esporre gradualmente il paziente a situazioni che provocano ansia o disagio senza mettere in atto comportamenti compulsivi
Ristrutturazione cognitiva: un lavoro sui pensieri automatici negativi e sulle credenze disfunzionali che alimentano il disturbo, con l'obiettivo di modificarli.
Compiti a casa: strumenti pratici, come diari, esercizi di esposizione e schede per monitorare i progressi, che aiutano a generalizzare i risultati ottenuti durante le sedute nella vita quotidiana.
Per capire se il proprio terapeuta adotta correttamente questo approccio, può essere utile osservare se:

Spiega chiaramente il modello cognitivo-comportamentale e le tecniche che verranno utilizzate.
Fornisce strumenti pratici, come compiti ed esercizi specifici, tra una seduta e l'altra.
Monitora costantemente i progressi e adatta le strategie terapeutiche in base alle esigenze del paziente.
Ogni percorso è comunque unico, e le tecniche vengono sempre adattate al singolo individuo. Se si sorgono dubbi sull'approccio o sul percorso terapeutico, è importante parlarne apertamente con il proprio terapeuta.

Sarebbe utile e consigliato approfondire queste tematiche rivolgendosi ad uno specialista.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa
Gentile utente, mi sembra di intuire che lei nutra delle perplessità verso le tecniche e le scelte che vengo fatte nella terapia. Sente forse che qualcosa non le è chiaro del lavoro terapeutico? Che cosa si aspetta lei dalla terapia o dal terapeuta? Magari ha dei dubbi rispetto ai risultati che si aspetta di vedere, sentire e provare?
Qualsiasi domanda, dubbio confusione verso la terapia potrebbe essere utile condividerla proprio con il terapeuta. Cosa la sta disturbando?
Potrebbe valutare di parlare direttamente con il suo terapeuta di ciò che sente e prova? della sua confusione verso il lavoro che si sta facendo nella stanza di terapia. Cordialmente dott.ssa Alessia D'Angelo
La terapia cognitivo-comportamentale, come quelle di altre scuole, é fondata su una teoria e dispone di tecniche coerenti con la teoria. Questo non significa che esistono protocolli e personalmente diffido sempre dei protocolli, che si avvicinano al sintomo ma allontanano dalla persona. Uno psicoterapeuta é quello che ha imparato teorie e tecniche e ha pure impiegato quattro anni per farlo, ma poi le ha sintetizzate e personalizzate tanto da essere diventate un metodo. Unico, personale, irripetibile. La risposta alla tua domanda, dunque, é: per capire la validità della psicoterapia, considera dove ti porta. Un uso troppo corretto dell'approccio di scuola non depone bene, perché viene prima di aver costruito un metodo.
Gentile Amico,
comprendo la sua preoccupazione: vuole essere sicuro che quello che fa sia efficace!
Ci sono diversi protocollo cognitivo-comportamentali per il DOC. Quello più usato è costruito su una serie di passi: 1. comprendere quali sono gli stimoli che producono la risposta compulsiva e tutti i tentativi di soluzione; 2. comprendere e modificare le convinzioni che sostengono il DOC, come ad esempio che si possa "cancellare" un pensiero, e come questo peggiori la situazione; 3. agire sulla causa più profonda del DOc che è un eccesivo senso di responsabilità; tutti questi passi (e alcuni altri che per brevità non le riporto) preparano all'unico intervento che sappiamo essere efficace- l'esposizione con prevenzione di risposta. Ci si espone intenzionalmente a quello che produce il DOc e... non si fa nulla, ma proprio nulla. ci si espone all'ansia e semplicemente si aspetta che diminuisca- come fa sempre. Non una sola vola, ma decine di volte.
Se è interessato ad approfondire, troverà nei testi di riferimento di Mancini informazioni in più.
Tenga presente che i protocolli stabiliscono una serie di passi, ma questi vanno "personalizzati" sulle esigenze del paziente. Quindi alcune tecniche possono essere inutili, altre vanno incluse benché non nel protocollo...

con i migliori auguri,
dr. Ventura
Buonasera! Considerato i limiti del contesto e dello strumento, proverò a darle un piccolo contributo di pensiero. Sono aspetti che, se necessario, potrà approfondire con il terapeuta durante i colloqui preliminari, affinché possiate insieme dare valore anche alle domande. L'alleanza terapeutica non si costruisce sull'approccio del professionista, qualunque esso sia. Paziente e terapeuta sono due persone in una stanza... "In breve, come si fa a capire in tempo utile se il proprio psicoterapeuta usa davvero/usa in modo corretto questo approccio e dà tutti gli strumenti giusti per gestire i pensieri intrusivi, ecc.?"... Spero riuscirà ad accettare il "rischio" e la fatica di andare in psicoterapia per un periodo di tempo abbastanza lungo da scoprire che ne sarà valsa la pena. In bocca al lupo
Buonasera! La terapia comportamentale consiste nell'esporre gradualmente il paziente alle situazioni che scatenano le sue ossessioni, ma senza permettergli di compiere i comportamenti compulsivi che normalmente usa per ridurre l'ansia. L'obiettivo è ridurre gradualmente la risposta compulsiva e dimostrare che il timore associato all'ossessione non si avvera.
Poi bisogna identificare e modificare i pensieri disfunzionali che alimentano il DOC, come il pensiero catastrofico, la probabilità eccessiva di danni o il bisogno di certezza assoluta. L'obiettivo è insegnare al paziente a mettere in discussione questi pensieri e sostituirli con convinzioni più funzionali e realistiche.
In terzo luogo c'è l'assegnazione di compiti a casa, come esposizioni graduali alle situazioni ansiogene o ai pensieri intrusivi, scrivere i pensieri ossessivi per lavorarci sopra durante le sedute e cercare di modificare le distorsioni cognitive; tecniche di rilassamento o mindfulness per gestire l'ansia in modo più efficace.
È buona cosa se il terapeuta spiega esplicitamente come la terapia funzionerà, quali tecniche verranno utilizzate e perché.
Il terapeuta ti guida, ma tu sei coinvolto attivamente, con compiti da fare a casa e riflessioni da fare tra una seduta e l'altra.
Altra cosa importante e che i progressi devono essere misurabili. Il terapeuta dovrebbe aiutarti a stabilire obiettivi chiari e monitorare i progressi durante il percorso.
La terapia dovrebbe essere adattata alle tue esigenze, tenendo conto delle tue specifiche difficoltà.
Per capire se il tuo psicoterapeuta sta utilizzando correttamente l'approccio, osserva se ti viene chiesto di partecipare attivamente alla terapia, se ti fornisce compiti a casa strutturati e se ti guida in modo chiaro nell'affrontare e gestire i tuoi pensieri intrusivi e le compulsioni. Inoltre, la trasparenza nella spiegazione delle tecniche e degli obiettivi terapeutici è un buon segno che la terapia è orientata correttamente.
È una domanda da porre al tuo psicoterapeuta, se non sa risponderti non é un bravo psicoterapeuta.
Un caro saluto
Buona sera,
per affrontare i disturbo ossessivo-compulsivo, secondo il modello strutturale integrato, intanto non si lavora sul sintomo secondario ma sul problema sottostante per cui, il DOC è solo una difesa o una negazione.
Una volta diventati consapevoli del problema sottostante da cui si fugge, il DOC non ha più ragione di esistere.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti
Dottoressa Monika Elisabeth Ronge
Salve, esiste un protocollo cognitivo-comportamentale fatti di esercizi e strumenti molto pratici che sarebbe impossibile elencare in modo accademico in questa sede, anche perchè, da quello che scrive, mi sembra che già sappia qualcosa. Se ha già iniziato una terapia e le vengono dubbi sull'operato del collega, le suggerisco di parlarne con lui, poichè la trasparenza nella relazione terapeutica è necessaria per la buona riuscita del trattamento. Un saluto
Dott.ssa Paola Marinelli
Buona sera,
In sintesi la TCC per il DOC ha lo scopo di ridurre la sintomatologia mediante tecniche di ristrutturazione cognitiva (ovvero modifica dei pensieri e delle credenze disfunzionali alla base del disturbo, ad es. i pensieri relativi alle ossessioni, il modo di vivere la colpa, alcune "distorsioni cognitive" che causano un irrigidimento del funzionamento psicologico etc.) e tecniche comportamentali finalizzate a ridurre i rituali (esposizione con prevenzione della risposta). A tal fine si possono usare sia tecniche tipiche della "prima" TCC (es. dialogo socratico, tecnica del doppio standard, torta della responsabilità), sia tecniche di "nuova generazione" che si ispirano alla mindfulness e che permettono di stabilire un rapporto di maggiore accettazione con i propri stati mentali. Fondamentali sono comunque la solidità della relazione terapeutica e la corretta concettualizzazione del disturbo, condivisa da terapeuta e paziente, nelle prime fasi del percorso. E, soprattutto, è importante che la terapia sia adattata alle caratteristiche psicologiche, alle risorse e ai bisogni del paziente, al di là di qualsiasi "protocollo". Cordiali saluti
Buonasera caro utente. Capisco perfettamente la tua domanda. La terapia cognitivo-comportamentale, per il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un approccio molto strutturato. Personalmente, anche per il DOC, uso un approccio fenomenologico, dove il paziente è al centro dell'attenzione senza etichette predefinite, ma personalizzato alla comprensione e alla risoluzione del disagio psicologico. Se hai bisogno di ulteriori informazioni non esitare a contattarmi, sono disponibile anche per terapie online, un caro saluto, d.ssa Cristina Sinno
Gentile utente di mio dottore,

il DOC è trattabile al pari di altri disturbi di matrice ansiosa attraverso l'ausilio integrato di psicoterapia e farmacoterapia. L'approccio del terapeuta molto spesso non è tanto importante; è molto importante per il buon esito di un trattamento l'istaurarsi della alleanza terapeutica. Si affidi allo specialista, senza porsi questo genere di quesiti, potrebbero solo esser di intralcio alle cure.
Cordiali Saluti
Dott. Diego Ferrara
Caro/a utente,
innanzitutto la ringrazio per aver condiviso qui i suoi dubbi.
Più che risponderle alla domanda, mi chiedo il motivo per cui si chiede se il suo terapeuta sta svolgendo le "pratiche giuste" o meno.
potrebbe parlare con lui/lei di questi dubbi, potrebbe giovare alla vostra relazione terapeutico oltre che al percorso che sta affrontando.
Dott. ssa Giada Valmonte
Buongiorno, può consistere in diversi percorsi, nella maggioranza delle situazioni, tuttavia, non si può quasi mai prescindere da una tecnica chiamata Desensibilizzazione (che consiste nel ridurre gradualmente l'impatto delle fonti di ansia) ad un'altra che comprende l'esposizione, ossia l'apertura a quelle esperienze o contesti che agiscono come fattori scatenanti e precipitanti dell'ansia. La Desensibilizzazione tende ad abbassare il potere intrusivo degli stimoli ansiogeni, mentre l'esposizione permette alla persona di constatare, consolidare, ed allo stesso tempo di contrastare ulteriormente, l'efficacia o la giusta direzione che sta operando la Desensibilizzazione. E' tuttavia più semplice operare questa metodologia, che descriverla. Tutto questo, beninteso, a fronte della realizzazione di una solida e fiduciosa alleanza terapeutica. Le auguro una buona scelta per i suoi interessi
Buongiorno,
il primo elemento, fondamentale, è la fiducia. Per questa ragione le suggerisco di sentirsi libera/o di condividere con il proprio psicoterapeuta queste sue curiosità espressione dei suoi dubbi, perplessità e di ciò che sta vivendo.

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