Buonasera Sono una ragazza di 25 anni e ho una domanda riguardo il tema maternità. Premetto che qu
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Buonasera
Sono una ragazza di 25 anni e ho una domanda riguardo il tema maternità.
Premetto che quando avevo 16 anni ho iniziato a fare la babysitter, fortunatamente con una famiglia in cui mi sono trovata benissimo sia con i genitori che con i figli. Il tempo mi volava con loro e mi ci sono affezionata tanto.
Dopo di loro ho iniziato a tenerne altri, con alcuni andavo più d'accordo, con altri meno, alcuni proprio non li sopportavo (e quando non sopportavo i bambini puntualmente non sopportavo nemmeno i genitori). Altra premessa, ho fatto il liceo delle scienze umane e dopo di che ho fatto 2 anni di scienze dell'educazione, che poi ho lasciato perché ho capito anche grazie a un tirocinio svolto in un asilo nido (esperienza che ho odiato, letteralmente, non vedevo l'ora di uscire) che non mi piaceva il mestiere di educatrice, in nessuna forma. Ora sto studiando tutt'altro, e sono molto felice della mia scelta. Tuttavia, purtroppo in questi anni ho dovuto e devo tuttora lavoricchiare mentre studio e, tranne in qualche occasione in cui ho trovato qualche lavoro diverso, quello che mi ritrovo sempre a fare sia per maggior elasticità di orari che di facilità nel trovare il lavoro, è la babysitter.
Ora dopo tutta questa premessa la mia domanda è: dato che ho notato che in questi anni il mio interesse/amore per i bambini è diminuito sempre di più, fino ad oggi in cui mi sembra quasi di non sopportare i bambini, è possibile che questo voglia dire che io non voglia/debba avere figli? Fino a qualche anno fa mi piaceva anche stare con i bambini, ma ora mi viene male al solo pensiero di dover fare ciò che faccio per qualche ora, per tutta la vita (e nel frattempo lavorare, occuparmi di tutto il resto, e via cosi). Non ho voglia di giocare con i bambini, a volte, suona strano dirlo, ma mi stanno quasi antipatici nei loro modi di parlare e giocare. Mi stupisce questa cosa anche perché sono sempre stata brava con i bambini, e soprattutto ho sempre desiderato ardentemente una famiglia numerosa, e ora invece ho davvero grossi dubbi sul mio desiderio di maternità. Oltretutto io e il mio ragazzo con cui stavo da parecchi anni ci siamo lasciati anche perché lui non voleva figli e io si.
Tutto questo mi confonde e mi spaventa, cosa ne pensate voi? So che non potete dirmi voi cosa voglio o penso io, ma magari potete aiutarmi a fare chiarezza.
Vi ringrazio molto in anticipo
Sono una ragazza di 25 anni e ho una domanda riguardo il tema maternità.
Premetto che quando avevo 16 anni ho iniziato a fare la babysitter, fortunatamente con una famiglia in cui mi sono trovata benissimo sia con i genitori che con i figli. Il tempo mi volava con loro e mi ci sono affezionata tanto.
Dopo di loro ho iniziato a tenerne altri, con alcuni andavo più d'accordo, con altri meno, alcuni proprio non li sopportavo (e quando non sopportavo i bambini puntualmente non sopportavo nemmeno i genitori). Altra premessa, ho fatto il liceo delle scienze umane e dopo di che ho fatto 2 anni di scienze dell'educazione, che poi ho lasciato perché ho capito anche grazie a un tirocinio svolto in un asilo nido (esperienza che ho odiato, letteralmente, non vedevo l'ora di uscire) che non mi piaceva il mestiere di educatrice, in nessuna forma. Ora sto studiando tutt'altro, e sono molto felice della mia scelta. Tuttavia, purtroppo in questi anni ho dovuto e devo tuttora lavoricchiare mentre studio e, tranne in qualche occasione in cui ho trovato qualche lavoro diverso, quello che mi ritrovo sempre a fare sia per maggior elasticità di orari che di facilità nel trovare il lavoro, è la babysitter.
Ora dopo tutta questa premessa la mia domanda è: dato che ho notato che in questi anni il mio interesse/amore per i bambini è diminuito sempre di più, fino ad oggi in cui mi sembra quasi di non sopportare i bambini, è possibile che questo voglia dire che io non voglia/debba avere figli? Fino a qualche anno fa mi piaceva anche stare con i bambini, ma ora mi viene male al solo pensiero di dover fare ciò che faccio per qualche ora, per tutta la vita (e nel frattempo lavorare, occuparmi di tutto il resto, e via cosi). Non ho voglia di giocare con i bambini, a volte, suona strano dirlo, ma mi stanno quasi antipatici nei loro modi di parlare e giocare. Mi stupisce questa cosa anche perché sono sempre stata brava con i bambini, e soprattutto ho sempre desiderato ardentemente una famiglia numerosa, e ora invece ho davvero grossi dubbi sul mio desiderio di maternità. Oltretutto io e il mio ragazzo con cui stavo da parecchi anni ci siamo lasciati anche perché lui non voleva figli e io si.
Tutto questo mi confonde e mi spaventa, cosa ne pensate voi? So che non potete dirmi voi cosa voglio o penso io, ma magari potete aiutarmi a fare chiarezza.
Vi ringrazio molto in anticipo
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
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Ciao cara 25. Secondo me 25 anni è un’età difficile, in cui ci si affaccia alla vita adulta con molti interrogativi: cosa volevo fare da grande? Quali risultati ho ottenuto fino adesso? E cosa farò poi? Sembra che tutti i giochi siano già stati decisi, ma è ancora presto. Perciò la invito a scindere le due problematiche esistenziali fondamentali.
1) cosa voglio dalla mia vita professionale?;
2) cosa mi aspetto dalla mia vita personale?
Io stessa ho lavorato per molti anni in veste di educatrice, non con i bambini, ma con altre tipologie di utenza. A questo punto posso confermare che il lavoro educativo è molto pregnante da un punto di vista emotivo, al punto che ci si augura quasi di non avere più a che fare con quelle forme di esistenza. Ma è ancora presto per dirlo, 25 anni è un’età di svolta in cui necessario procedere per passi ben riflettuti per decidere del proprio futuro, in qualsiasi direzione.
Una sessione di incontri per chiarire meglio questi aspetti è auspicabile, proceda senza impazienza, e si dia tempo almeno 2 o 3 anni per capire meglio in quale direzione andare, per decidere poi con responsabilità e consapevolezza del suo futuro
1) cosa voglio dalla mia vita professionale?;
2) cosa mi aspetto dalla mia vita personale?
Io stessa ho lavorato per molti anni in veste di educatrice, non con i bambini, ma con altre tipologie di utenza. A questo punto posso confermare che il lavoro educativo è molto pregnante da un punto di vista emotivo, al punto che ci si augura quasi di non avere più a che fare con quelle forme di esistenza. Ma è ancora presto per dirlo, 25 anni è un’età di svolta in cui necessario procedere per passi ben riflettuti per decidere del proprio futuro, in qualsiasi direzione.
Una sessione di incontri per chiarire meglio questi aspetti è auspicabile, proceda senza impazienza, e si dia tempo almeno 2 o 3 anni per capire meglio in quale direzione andare, per decidere poi con responsabilità e consapevolezza del suo futuro
Ciao, dalle tue parole si sente che questa è una questione molto personale e delicata per te. La tua esperienza nel campo dell'assistenza all'infanzia, unita alla tua formazione accademica, ti ha fornito un'ampia esposizione a diversi ambienti e tipi di interazione con i bambini. È comprensibile che queste esperienze abbiano influito sulla tua percezione della maternità e dei bambini in generale.
Probabilmente stai cominciando a differenziare la cura nella relazione professionale da quella intima e personale. Prendersi cura di un bambino, nutrirlo, intrattenerlo, educarlo, proteggerlo, cose che fai quando lavori come baby sitter, è solo una parte della vastissima esperienza che fa un genitore; sono coinvolte una molteplicità di emozioni, bisogni e intenzioni che a volte viaggiano in armonia e a volte confliggono, e tutto questo impegna per un tempo molto lungo e in varie forme. Infatti, i figli non restano bambini per sempre; crescono e trasformano la relazione con la madre e il padre in modi talvolta imprevedibili.
Eppure, nonostante l'impegno, la responsabilità e la fatica, molti genitori raccontano dell'esperienza coi loro figli come qualcosa di necessario e irrinunciabile.
Lavorare con i bambini, invece, può non essere né necessario, né irrinunciabile nel senso che, mentre affini la tua professionalità, può nascere per te il bisogno di fare nuove esperienze e dedicarti ad altri apprendimenti o ad altre mansioni. Dunque, non sono i bambini ad essere antipatici, ma è quel lavoro che non ti piace più, che ha esaurito la novità formativa.
Parlare con qualcuno di fiducia, che sia un amico, un familiare o un professionista, può offrirti una nuova prospettiva e aiutarti a navigare in questi sentimenti, a rispettarli e a lasciare che ti orientino nelle tue scelte future.
Prendi queste mie parole come spunti per riflettere e se ti sono state utili mi fa molto piacere. Mille auguri!
Probabilmente stai cominciando a differenziare la cura nella relazione professionale da quella intima e personale. Prendersi cura di un bambino, nutrirlo, intrattenerlo, educarlo, proteggerlo, cose che fai quando lavori come baby sitter, è solo una parte della vastissima esperienza che fa un genitore; sono coinvolte una molteplicità di emozioni, bisogni e intenzioni che a volte viaggiano in armonia e a volte confliggono, e tutto questo impegna per un tempo molto lungo e in varie forme. Infatti, i figli non restano bambini per sempre; crescono e trasformano la relazione con la madre e il padre in modi talvolta imprevedibili.
Eppure, nonostante l'impegno, la responsabilità e la fatica, molti genitori raccontano dell'esperienza coi loro figli come qualcosa di necessario e irrinunciabile.
Lavorare con i bambini, invece, può non essere né necessario, né irrinunciabile nel senso che, mentre affini la tua professionalità, può nascere per te il bisogno di fare nuove esperienze e dedicarti ad altri apprendimenti o ad altre mansioni. Dunque, non sono i bambini ad essere antipatici, ma è quel lavoro che non ti piace più, che ha esaurito la novità formativa.
Parlare con qualcuno di fiducia, che sia un amico, un familiare o un professionista, può offrirti una nuova prospettiva e aiutarti a navigare in questi sentimenti, a rispettarli e a lasciare che ti orientino nelle tue scelte future.
Prendi queste mie parole come spunti per riflettere e se ti sono state utili mi fa molto piacere. Mille auguri!
Gentile utente,
Sta parlando di piani diversi, ovvero quello lavorativo e quello personale che non è detto debbano per forza andare nella stessa direzione..non è detto che chi desidera essere madre riesca o voglia lavorare con i bambini e viceversa. Dal suo racconto sembra però che l’esperienza che ha avuto con i bambini le abbia sollecitato vissuti che la fanno dubitare dei suoi progetti di vita e che dovrebbero essere approfonditi sopratutto rispetto alla sua storia personale.
Dr.ssa Damiano Maria
Sta parlando di piani diversi, ovvero quello lavorativo e quello personale che non è detto debbano per forza andare nella stessa direzione..non è detto che chi desidera essere madre riesca o voglia lavorare con i bambini e viceversa. Dal suo racconto sembra però che l’esperienza che ha avuto con i bambini le abbia sollecitato vissuti che la fanno dubitare dei suoi progetti di vita e che dovrebbero essere approfonditi sopratutto rispetto alla sua storia personale.
Dr.ssa Damiano Maria
Buongiorno,
la ringrazio per aver condiviso qua i suoi dubbi.
Penso che potrebbe essere utile ragionare sul fatto che ora come ora la sua interazione con i bambini è collegata al lavoro, quindi è più un mezzo di sostentamento, mentre la relazione tra una madre e i suoi figli è differente, per quanto sicuramente a volte estenuante.
Perciò io continuerei a vederlo come un lavoro, e nel caso in cui ne sentisse la necessità e ne avesse la possibilità cambierei modalità di guadagno.
Spesso il desiderio di maternità è costellato da dubbi ed emozioni contrastanti, ma questo direi che è sintomo di consapevolezza e saggezza.
Spero in qualche modo di averla aiutata a ragionare.
Dott.ssa Giada Valmonte
la ringrazio per aver condiviso qua i suoi dubbi.
Penso che potrebbe essere utile ragionare sul fatto che ora come ora la sua interazione con i bambini è collegata al lavoro, quindi è più un mezzo di sostentamento, mentre la relazione tra una madre e i suoi figli è differente, per quanto sicuramente a volte estenuante.
Perciò io continuerei a vederlo come un lavoro, e nel caso in cui ne sentisse la necessità e ne avesse la possibilità cambierei modalità di guadagno.
Spesso il desiderio di maternità è costellato da dubbi ed emozioni contrastanti, ma questo direi che è sintomo di consapevolezza e saggezza.
Spero in qualche modo di averla aiutata a ragionare.
Dott.ssa Giada Valmonte
Buongiorno
le domande che si sta ponendo sono molto preziose per la sua crescita personale e soprattutto per la consapevolezza di sé e della sua identità personale e professionale. Credo che sia opportuno per lei, ritagliarsi uno spazio dove poter esplorare e comprendere i significati e le convinzioni sociali che si sono strutturate dentro di lei negli anni (in base all'educazione ricevuta, alle esperienze di vita, etc) e che adesso sta iniziando a mettere in discussione al fine di poter procedere serenamente nella sua vita in maniera completa e piena. Non parlo di una psicoterapia, perchè mi sembra che abbia già fatto un buon lavoro di contatto con sè stessa, ma un percorso di sostegno psicologico focalizzato proprio alla risoluzione di queste domande. Rimango a disposizione per un confronto in persona oppure in modalità online. Saluti, dott.ssa Letizia Muzi
le domande che si sta ponendo sono molto preziose per la sua crescita personale e soprattutto per la consapevolezza di sé e della sua identità personale e professionale. Credo che sia opportuno per lei, ritagliarsi uno spazio dove poter esplorare e comprendere i significati e le convinzioni sociali che si sono strutturate dentro di lei negli anni (in base all'educazione ricevuta, alle esperienze di vita, etc) e che adesso sta iniziando a mettere in discussione al fine di poter procedere serenamente nella sua vita in maniera completa e piena. Non parlo di una psicoterapia, perchè mi sembra che abbia già fatto un buon lavoro di contatto con sè stessa, ma un percorso di sostegno psicologico focalizzato proprio alla risoluzione di queste domande. Rimango a disposizione per un confronto in persona oppure in modalità online. Saluti, dott.ssa Letizia Muzi
Salve, le sue domande sono più che legittime e comprensibili in una fase di vita in cui si sceglie cosa si vuole essere, fare e diventare.
L’esperienza lavorativa avuta con i bambini potrebbe aver risvegliato alcuni suoi vissuti personali su cui sarebbe meglio approfondire in un percorso terapeutico per chiarire meglio i suoi dubbi e per il suo sviluppo personale.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
L’esperienza lavorativa avuta con i bambini potrebbe aver risvegliato alcuni suoi vissuti personali su cui sarebbe meglio approfondire in un percorso terapeutico per chiarire meglio i suoi dubbi e per il suo sviluppo personale.
Resto a disposizione per eventuali dubbi
Cordiali saluti
Dott.ssa Daniela Chieppa
Buongiorno. Dal suo racconto emerge chiaramente la preoccupazione che la attanaglia. Ciò che mi verrebbe da dire, avendo - sottolineo - a disposizione pochi dati, è che potrebbe essersi innescato un sistema di credenze tale per cui "se mi irrita la compagnia di un bambino/ho voglia di fare altro -> non sono adatta a fare la mamma in futuro -> ciò mi fa sentire inadatta e sbagliata". Questo sistema potrebbe essere procrastinato da meccanismi di rimuginii e ruminazioni, cioè continui pensieri su cui lei tende a soffermarsi e che non fanno altro che alimentare delle credenze negative su di sè, invischiandola in una sofferenza emotiva protratta nel tempo, preoccupandosi a lungo e tenendola sempre all'erta, facendole mantenere il focus solo su elementi potenzialmente fonte di pericolo (come i momenti in cui non vuole avere a che fare con i bambini), impedendo un esame di realtà dei pensieri e delle situazioni. Sarebbe comunque utile la consulenza con un esperto per ottenere più informazioni e per capire più a fondo l'origine della sua frustrazione.
Sono una psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, esercito la mia professione a Torino ma eseguo anche consulenze online. Se vuole provare, io sono a disposizione!
Chiara Lo Re
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Carissima, mi sento di dirti che non esiste un dictat per cui bisogna scegliere a priori se vogliamo diventare genitori oppure no. I nostri valori, ovvero le scelte di vita che si riferiscono alla qualità delle azioni e dei comportamenti che intraprendiamo nei diversi ambiti della nostra vita, dalle relazioni intime, al lavoro, alla famiglia, a noi stessi, etc, variano nel corso della nostra vita, non sono immutabili. Quindi ci può stare che prima tu sentissi più forte il desiderio di maternità, vuoi per la presenza di una relazione stabile, vuoi per la presenza della passione e naturalezza nel lavorare con i bambini, e poi che tu sia stata esposta ad una sorta di "Burnout", non gradendo alcune famiglie o non riconoscendoti nella struttura dove hai svolto il tirocinio. E quindi? in questo momento hai altre priorità, ed è giusto e sano, viviti con maggior serenità questa nuova fase della tua vita, qualora ti si presenti la necessità di scegliere se diventare genitore o meno, rivolgiti nuovamente la domanda e potresti sorprendere della naturalezza con cui ti verrà la risposta, ma ad oggi, se non è necessario avere oggi una risposta, perchè dedicarci tutto questo peso? Ascoltati e accogli i tuoi bisogni nel tuo presente.
Se tu avessi bisogno rimango a disposizione.
Dott.ssa Elisa Tenucci
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Dott.ssa Elisa Tenucci
Gentile utente, ha condiviso una serie di esperienze significative riguardanti la sua relazione con i bambini ed è comprensibile che le emozioni e le percezioni nei loro confronti possano evolvere nel tempo, soprattutto quando eventi della nostra vita generano dei cambiamenti da un punto di vista lavorativo, emotivo e funzionale.
È importante ricordare che non esiste un unico percorso giusto quando si tratta di maternità. Ogni persona è un individuo unico ed originale con propri desideri, paure e aspirazioni. Il fatto che Lei abbia avuto esperienze positive e negative con i bambini non è necessariamente indicativo del suo desiderio di diventare madre, ma restano focalizzati ai singoli eventi ed ai singoli rapporti di lavoro.
Lei ha già intrapreso un percorso di studio diverso da quello inizialmente idealizzato e sembra essere felice della sua scelta attuale. Questo è un segno di maturità e consapevolezza di sé. È importante ascoltare il proprio istinto e riflettere su ciò che si desidera nella vita.
Se Lei si trova a chiedersi se vuole o debba avere figli, potrebbe essere utile esplorare ulteriormente questi sentimenti e le emozioni annesse. Potrebbe considerare di parlare con un professionista, come uno psicologo o uno psicoterapeuta, per esplorare queste emozioni in modo più approfondito. Un esperto può aiutarla a comprendere meglio i propri sentimenti e a vagliare diverse possibilità, comprese decisioni che in questo momento rischiano di non rasserenarla.
Inoltre, è importante ricordare che non c’è una risposta definitiva. Alcune persone si sentono realizzate diventando genitori, mentre altre trovano soddisfazione in altre sfere della vita.
Infine, Lei non è sola in queste riflessioni. Molte persone si pongono domande simili e cercano di capire cosa vogliono veramente. Prendersi il tempo per esplorare queste emozioni è un passo importante verso la comprensione di sé stessi e verso la costruzione di una vita soddisfacente e significativa.
Le auguro un buon proseguimento. Cordialmente, Dr. Massimo Di Donato
È importante ricordare che non esiste un unico percorso giusto quando si tratta di maternità. Ogni persona è un individuo unico ed originale con propri desideri, paure e aspirazioni. Il fatto che Lei abbia avuto esperienze positive e negative con i bambini non è necessariamente indicativo del suo desiderio di diventare madre, ma restano focalizzati ai singoli eventi ed ai singoli rapporti di lavoro.
Lei ha già intrapreso un percorso di studio diverso da quello inizialmente idealizzato e sembra essere felice della sua scelta attuale. Questo è un segno di maturità e consapevolezza di sé. È importante ascoltare il proprio istinto e riflettere su ciò che si desidera nella vita.
Se Lei si trova a chiedersi se vuole o debba avere figli, potrebbe essere utile esplorare ulteriormente questi sentimenti e le emozioni annesse. Potrebbe considerare di parlare con un professionista, come uno psicologo o uno psicoterapeuta, per esplorare queste emozioni in modo più approfondito. Un esperto può aiutarla a comprendere meglio i propri sentimenti e a vagliare diverse possibilità, comprese decisioni che in questo momento rischiano di non rasserenarla.
Inoltre, è importante ricordare che non c’è una risposta definitiva. Alcune persone si sentono realizzate diventando genitori, mentre altre trovano soddisfazione in altre sfere della vita.
Infine, Lei non è sola in queste riflessioni. Molte persone si pongono domande simili e cercano di capire cosa vogliono veramente. Prendersi il tempo per esplorare queste emozioni è un passo importante verso la comprensione di sé stessi e verso la costruzione di una vita soddisfacente e significativa.
Le auguro un buon proseguimento. Cordialmente, Dr. Massimo Di Donato
Buongiorno, capisco i suoi dubbi ed a questa eta' le domande che ci si pone sono molte, la vita cambia di continuo quindi non mi precluderei nulla, sono anche decisioni difficili da prendere a tavolino. Lasci che la sua vita faccia il suo corso, se e quando trovera' la persona giusta per condividere la vita puo' essere che il desiderio di maternita' si riaffacci. Come ha detto una collega poi essere madre e' diverso dall'accudire figli non propri, e anche nell'essere madri ci possono essere personalita' diverse, ci sono ad esempio madri che giocano molto con i figli e altre che giocano molto poco. Altrimenti per lei sarebbe difficile accettare una non maternita'?
le faccio tanti auguri
le faccio tanti auguri
Gentilissima,
leggo una certa confusione di emozioni nella sua mail; quello che le posso dire che fare la baby sitter è cosa ben diversa che diventare madre.
L' accudimento è un compito molto oneroso in termini di tempo e fatica, ti assorbe completamente, ma le emozioni che si provano sono talmente vere e pure che ti portano a sopportare ogni rinuncia e ogni sforzo.
il consiglio che mi viene da darle è di prendersi del tempo, senza avere fretta di arrivare ad una conclusione in un breve periodo, è ancora molto giovane e ha ancora tempo per decidere.
Accolga la sua perplessità senza giudicarsi, ma colga l'occasione per riflettere su ciò che è successo in questi anni e sulla sua situazione attuale.
spero di esserle stata utile
un caro saluto
Chiara Scotti
leggo una certa confusione di emozioni nella sua mail; quello che le posso dire che fare la baby sitter è cosa ben diversa che diventare madre.
L' accudimento è un compito molto oneroso in termini di tempo e fatica, ti assorbe completamente, ma le emozioni che si provano sono talmente vere e pure che ti portano a sopportare ogni rinuncia e ogni sforzo.
il consiglio che mi viene da darle è di prendersi del tempo, senza avere fretta di arrivare ad una conclusione in un breve periodo, è ancora molto giovane e ha ancora tempo per decidere.
Accolga la sua perplessità senza giudicarsi, ma colga l'occasione per riflettere su ciò che è successo in questi anni e sulla sua situazione attuale.
spero di esserle stata utile
un caro saluto
Chiara Scotti
Buon giorno e grazie per aver condiviso il tuo problema con noi.
Dal tuo messaggio intuisco che tu abbia iniziato a lavorare come baby sitter per guadagnare qualcosina compatibilmente con gli orari di studio. E' probabile, a mio avviso , che tu abbia investito molto in queste "relazioni" con i bambini e con le loro famiglie, facendo quel "qualcosa" in più (probabilmente perché hai una qualità innata a relazionarti con i più piccoli) che va oltre la mera sorveglianza. Ti sei spesa molto in questi anni ed è normale, a mio avviso, che tu ora abbia bisogno di un momento di stacco.
Fare il genitore non è fare l'educatore, non è fare la baby sitter e lo scoprirai se e quando avrai dei figli tuoi. La tua indole e il tuo istinto materno sono stati messi a servizio di altre famiglie, sono stati trasformati in lavoro (cioè un dovere) per molto tempo. Credo sia per questo che ora li senti così impoveriti. Prova a dividere ciò che è lavoro da ciò che è sfera privata. Sarebbe sicuramente utile cambiare settore lavorativo (dog sitter, un part time nella ristorazione..). Non hai detto cosa studi attualmente! spero di essere stata utile.
Cordiali saluti
Dott.ssa Barbara Semeraro
Dal tuo messaggio intuisco che tu abbia iniziato a lavorare come baby sitter per guadagnare qualcosina compatibilmente con gli orari di studio. E' probabile, a mio avviso , che tu abbia investito molto in queste "relazioni" con i bambini e con le loro famiglie, facendo quel "qualcosa" in più (probabilmente perché hai una qualità innata a relazionarti con i più piccoli) che va oltre la mera sorveglianza. Ti sei spesa molto in questi anni ed è normale, a mio avviso, che tu ora abbia bisogno di un momento di stacco.
Fare il genitore non è fare l'educatore, non è fare la baby sitter e lo scoprirai se e quando avrai dei figli tuoi. La tua indole e il tuo istinto materno sono stati messi a servizio di altre famiglie, sono stati trasformati in lavoro (cioè un dovere) per molto tempo. Credo sia per questo che ora li senti così impoveriti. Prova a dividere ciò che è lavoro da ciò che è sfera privata. Sarebbe sicuramente utile cambiare settore lavorativo (dog sitter, un part time nella ristorazione..). Non hai detto cosa studi attualmente! spero di essere stata utile.
Cordiali saluti
Dott.ssa Barbara Semeraro
Buongiorno cara 25enne, per quanto emerge dalla sua narrazione, alla domanda, se la sua attuale situazione di non sopportazione dei bambini vuol dire che non vuole avere figli, la mia risposta è: no!
Lei afferma che fino ad oggi ha sempre lavorato come babysitter, da quando aveva 16 anni. Lo fa da 9 anni. Vi lavora ancora adesso. Non ha avuto altre esperienze di lavoro, a parte in un asilo nido, ma non le è piaciuto. Studia per altro, non so in quale campo, ma immagino non sia con i bambini.
Penso che lei sia stanca di questa attività e che desideri fare altre esperienze sul piano professionale. E' impaziente di mettersi alla prova in altri campi, probabilmente per il lavoro per cui sta studiando ora. Questo include una definizione della sua identità: "io chi sono? "sono capace di fare altro, oltre ad occuparmi dei bambini?".
Naturalmente questa riflessione va verificata e approfondita con altre domande, per esempio: "nella sua famiglia l'occupazione principale delle donne è quella di essere mamme? Oppure è il contrario: "le donne devono dimostrare che sono in grado di fare altro oltre che essere delle brave mamme. Ma anche: "qual é la relazione tra vita personale e professionale?"
Per il momento, emerge dalla sua narrazione che lei è stanca di stare con i bambini. In effetti sono anni che sta con i bambini e gioca con loro, è normale essere stanchi. Ma afferma di avere sempre voluto una famiglia numerosa e che ha terminato la relazione per via del suo desidero di avere figli non in sintonia con il compagno.
Forse è proprio questo desiderio che l'ha portata a lavorare con i bambini.
Le suggerisco di fare qualche altra esperienza professionale, non con i bambini, se possibile. Questo, probabilmente le sarà di aiuto per fare luce sui suoi dubbi.
La saluto e le faccio i miei migliori auguri.
Lei afferma che fino ad oggi ha sempre lavorato come babysitter, da quando aveva 16 anni. Lo fa da 9 anni. Vi lavora ancora adesso. Non ha avuto altre esperienze di lavoro, a parte in un asilo nido, ma non le è piaciuto. Studia per altro, non so in quale campo, ma immagino non sia con i bambini.
Penso che lei sia stanca di questa attività e che desideri fare altre esperienze sul piano professionale. E' impaziente di mettersi alla prova in altri campi, probabilmente per il lavoro per cui sta studiando ora. Questo include una definizione della sua identità: "io chi sono? "sono capace di fare altro, oltre ad occuparmi dei bambini?".
Naturalmente questa riflessione va verificata e approfondita con altre domande, per esempio: "nella sua famiglia l'occupazione principale delle donne è quella di essere mamme? Oppure è il contrario: "le donne devono dimostrare che sono in grado di fare altro oltre che essere delle brave mamme. Ma anche: "qual é la relazione tra vita personale e professionale?"
Per il momento, emerge dalla sua narrazione che lei è stanca di stare con i bambini. In effetti sono anni che sta con i bambini e gioca con loro, è normale essere stanchi. Ma afferma di avere sempre voluto una famiglia numerosa e che ha terminato la relazione per via del suo desidero di avere figli non in sintonia con il compagno.
Forse è proprio questo desiderio che l'ha portata a lavorare con i bambini.
Le suggerisco di fare qualche altra esperienza professionale, non con i bambini, se possibile. Questo, probabilmente le sarà di aiuto per fare luce sui suoi dubbi.
La saluto e le faccio i miei migliori auguri.
Cara ragazza,
È normale che i nostri sentimenti e desideri cambino nel tempo, specialmente riguardo alla maternità. Il tuo lavoro come babysitter potrebbe aver influenzato la tua percezione dei bambini e della maternità. È importante esplorare sinceramente i tuoi sentimenti con uno psicologo o un counselor per fare chiarezza sui tuoi desideri e prendere una decisione che sia davvero in linea con ciò che desidera per il suo futuro.
Ricorda che non c'è una risposta giusta o sbagliata riguardo a questa questione, e che è importante ascoltare se stessa e fare ciò che è meglio per lei. Spero che queste riflessioni possano aiutarla a fare chiarezza e a sentirsi più sicura nelle sue scelte future. Cordialmente, Giada DV
È normale che i nostri sentimenti e desideri cambino nel tempo, specialmente riguardo alla maternità. Il tuo lavoro come babysitter potrebbe aver influenzato la tua percezione dei bambini e della maternità. È importante esplorare sinceramente i tuoi sentimenti con uno psicologo o un counselor per fare chiarezza sui tuoi desideri e prendere una decisione che sia davvero in linea con ciò che desidera per il suo futuro.
Ricorda che non c'è una risposta giusta o sbagliata riguardo a questa questione, e che è importante ascoltare se stessa e fare ciò che è meglio per lei. Spero che queste riflessioni possano aiutarla a fare chiarezza e a sentirsi più sicura nelle sue scelte future. Cordialmente, Giada DV
Salve, l'unico modo per fare chiarezza è affrontare le nostre paure più pronfonde. E' importante comprendere che non c'è voce più forte che la nostra, a patto di riuscire a sentirla.
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Gentilissima, grazie per aver condiviso il suo vissuto. Le risponderò in un modo che forse suona a buon senso. E' possibile che sia un po' esasperata dal lavoro di babysitter dopo tanti anni? E questo potrebbe avere un'influenza sul suo desiderio di maternità? Ora è single, costretta a stare con bambini non suoi per guadagnare...non so se è proprio il momento più ispirato per pensare alla maternità. Io alla sua età non amavo i bambini, non mi volevo sposare nè avere figli. Qualche anno dopo mi sono sposata ed ho avuto un figlio, l'esperienza più bella della mia vita. Questo per dirle che siamo imprevedibili a seconda delle circostanze. Si lasci portare dalla vita, dalle sue passioni e interessi. Valuterà al momento e qualsiasi decisione prenda, sarà quella giusta per lei in quel momento. Stare con bambini degli altri e averne di propri non hanno nulla in comune. Se poi vuole approfondire questo tema può consultare uno/una psicoterapeuta. Rimango a disposizione, cordiali saluti dott.ssa Silvia Ragni
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