Buonasera, sono una ragazza di 22 anni e da diverso tempo ormai vivo una situazione di disagio, ma n
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Buonasera, sono una ragazza di 22 anni e da diverso tempo ormai vivo una situazione di disagio, ma non so definirla in maniera precisa, né risalire ad una causa. So solo che una nube di pensieri mi affolla la mente, offuscando i miei obiettivi e facendomi perdere un po' di entusiasmo ogni giorno che passa. Ho deciso di provare a spiegare ciò che sento con una lettera che ho scritto a me stessa in maniera del tutto sincera, senza filtri.
<< Quante opportunità lasciate intentate. Una vita di "vorrei, ma...". Forse è la mia mania di perfezionismo: se le cose son fatte bene dall'inizio allora vado avanti, altrimenti mi vien voglia di rovinare tutto appositamente.
Ogni giorno tiro fuori un aspetto di me che non mi piace, ma forse sono solo giustificazioni che do a me stessa per rimanere nella mia immobilità; ho bisogno di nuovi stimoli e al tempo stesso continuo a fare le stesse cose.
Quando penso al mio carattere non so definirlo. Mi dicono che sono determinata, ma a volte mi sembra di fare più fatica per cercare di apparire tale, piuttosto che esserlo davvero. Come quando mi sforzo di piacere agli altri, ottenerne l'approvazione, fingermi interessata ai loro problemi. Sento la necessità di plasmarmi in base alla situazione.
E nonostante queste premesse penso a quanto io sia "speciale" per il fatto di essere capace di elaborare le mie sensazioni e a quanto io meriti un "riscatto", che sento mi pioverà dal cielo, un giorno o l'altro>>.
Spero di essere stata il più chiara possibile nonostante la confusione che ho in testa e spero che possiate aiutarmi a definire questa situazione.
Grazie anticipatamente
<< Quante opportunità lasciate intentate. Una vita di "vorrei, ma...". Forse è la mia mania di perfezionismo: se le cose son fatte bene dall'inizio allora vado avanti, altrimenti mi vien voglia di rovinare tutto appositamente.
Ogni giorno tiro fuori un aspetto di me che non mi piace, ma forse sono solo giustificazioni che do a me stessa per rimanere nella mia immobilità; ho bisogno di nuovi stimoli e al tempo stesso continuo a fare le stesse cose.
Quando penso al mio carattere non so definirlo. Mi dicono che sono determinata, ma a volte mi sembra di fare più fatica per cercare di apparire tale, piuttosto che esserlo davvero. Come quando mi sforzo di piacere agli altri, ottenerne l'approvazione, fingermi interessata ai loro problemi. Sento la necessità di plasmarmi in base alla situazione.
E nonostante queste premesse penso a quanto io sia "speciale" per il fatto di essere capace di elaborare le mie sensazioni e a quanto io meriti un "riscatto", che sento mi pioverà dal cielo, un giorno o l'altro>>.
Spero di essere stata il più chiara possibile nonostante la confusione che ho in testa e spero che possiate aiutarmi a definire questa situazione.
Grazie anticipatamente
Cara Utente,
ha scritto tutto in modo molto chiaro, la lettera scritta a se stessa esprime chiaramente il suo modo di essere.
Mi colpisce molto questa riflessione ¨sono solo giustificazioni che do a me stessa per rimanere nella mia immobilità¨. Sembrerebbe che da una parte lei si senta capace di...dall´altra si svaluta molto e si boicotta restando ferma e aspettando qualcosa che provenga dall´esterno.
Le consiglio di iniziare dei colloqui di psicoterapia nel quale esplorare i suoi pensieri per dare un senso e capire cosa sta accadendo. Questo le permettera´ di mettersi in moto e cambiare la situazione.
Resto a disposizione
Un caro saluto
Dr.ssa Elisa Del Greco
ha scritto tutto in modo molto chiaro, la lettera scritta a se stessa esprime chiaramente il suo modo di essere.
Mi colpisce molto questa riflessione ¨sono solo giustificazioni che do a me stessa per rimanere nella mia immobilità¨. Sembrerebbe che da una parte lei si senta capace di...dall´altra si svaluta molto e si boicotta restando ferma e aspettando qualcosa che provenga dall´esterno.
Le consiglio di iniziare dei colloqui di psicoterapia nel quale esplorare i suoi pensieri per dare un senso e capire cosa sta accadendo. Questo le permettera´ di mettersi in moto e cambiare la situazione.
Resto a disposizione
Un caro saluto
Dr.ssa Elisa Del Greco
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Salve,
Si percepisce dalla sua lettera il suo disagio per ciò che non riesce a comprendere di sé, per la confusione che prova legata a queste sensazioni che si alternano in lei, a cui è difficile dare una forma e una struttura, struttura e stabilità a cui però lei stessa ambisce quando parla di obiettivi e del rimpianto per opportunità che non hanno avuto seguito.
Emerge anche il suo dispiacere per un ideale di perfezione che la appesantisce con pensieri che occupano spazio nella sua mente, che le portano via l'entusiasmo di sperimentarsi e di provare a mettersi in gioco, portandola a rigettare ciò che di buono c'è in lei e nelle sue capacità.
Forse, come lei stessa intuisce, la sua immobilità è collegata a questa paura di scoprirsi e provare ad accettarsi per come riuscirebbe a fare le cose, a partecipare alle situazioni, a mostrarsi a sé stessa e agli altri, ad essere?
In effetti mostrarsi suscita delle emozioni, le cui qualità e intensità dipendono molto da come ci siamo sentiti visti e accolti all'interno di una relazione protetta, nei momenti in cui abbiamo avuto bisogno di una presenza affettuosa che ci rassicurasse e che si ponesse come base sicura per le nostre esplorazioni e scoperte su di noi e sul mondo.
Non a caso lei si chiede se sia come appare, forzandosi o fingendo di essere ciò che immagina gli altri vorrebbero. Forse anche questa finzione la sente protettiva come una corazza, ma allo stesso tempo una corazza che appesantisce il suo movimento, che blocca un'espressione maggiormente autentica, che la rende immobile e ancorata ai presunti bisogni degli altri?
E lei di che cosa ha bisogno? Cosa desidera? E come sta cercando di ottenere ciò che vorrebbe?
La sua sensibilità e la sua capacità introspettiva le permettono di essere sincera con sé stessa, di guardarsi dentro, nel modo in cui ha probabilmente imparato a fare da sola, al meglio delle sue possibilità.
Forse nella sua fantasia di riscatto, in qualcosa che piove dal cielo, emerge di nuovo un bisogno di ricevere qualcosa di nutriente, che le dia entusiasmo e forma e che non dipenda solo da lei e da ciò che può ottenere da sola?
E mi sembra che tra le tante domande implicitamente si chieda: c'è un modo in cui si può attivamente ricevere?
Credo che per farlo abbiamo bisogno di aver interiorizzato una presenza che ci guardi in modo benevolo, che ci accetti per quello che siamo, che ci permetta di affidarci all'altro, alle relazioni significative, seppur nella consapevolezza che noi stessi, così come gli altri, siamo essere umani imperfetti e non ideali, ma non per questo passivi e impotenti.
Anzi, molta della nostra creatività dipende da come reagiamo ai nostri fallimenti e come ci rialziamo dopo momenti di difficoltà, mantenendo la motivazione a fidarci di noi stessi e della benevolenza degli altri.
Trovo che la sua giovane età e il periodo di vita che sta affrontando sollecitino queste domande identitarie e le possano permettere di lavorare su aspetti emotivi ed affettivi ancora in costruzione e da esplorare, che si stabilizzano tendenzialmente in età adulta.
Pertanto se il suo disagio persistesse, insieme all'interesse ad approfondire la conoscenza di sé stessa, il mio auspicio è che possa provare a farlo con l'aiuto di un professionista con cui si senta a suo agio.
I miei auguri,
Dott.ssa Sara Larice
Si percepisce dalla sua lettera il suo disagio per ciò che non riesce a comprendere di sé, per la confusione che prova legata a queste sensazioni che si alternano in lei, a cui è difficile dare una forma e una struttura, struttura e stabilità a cui però lei stessa ambisce quando parla di obiettivi e del rimpianto per opportunità che non hanno avuto seguito.
Emerge anche il suo dispiacere per un ideale di perfezione che la appesantisce con pensieri che occupano spazio nella sua mente, che le portano via l'entusiasmo di sperimentarsi e di provare a mettersi in gioco, portandola a rigettare ciò che di buono c'è in lei e nelle sue capacità.
Forse, come lei stessa intuisce, la sua immobilità è collegata a questa paura di scoprirsi e provare ad accettarsi per come riuscirebbe a fare le cose, a partecipare alle situazioni, a mostrarsi a sé stessa e agli altri, ad essere?
In effetti mostrarsi suscita delle emozioni, le cui qualità e intensità dipendono molto da come ci siamo sentiti visti e accolti all'interno di una relazione protetta, nei momenti in cui abbiamo avuto bisogno di una presenza affettuosa che ci rassicurasse e che si ponesse come base sicura per le nostre esplorazioni e scoperte su di noi e sul mondo.
Non a caso lei si chiede se sia come appare, forzandosi o fingendo di essere ciò che immagina gli altri vorrebbero. Forse anche questa finzione la sente protettiva come una corazza, ma allo stesso tempo una corazza che appesantisce il suo movimento, che blocca un'espressione maggiormente autentica, che la rende immobile e ancorata ai presunti bisogni degli altri?
E lei di che cosa ha bisogno? Cosa desidera? E come sta cercando di ottenere ciò che vorrebbe?
La sua sensibilità e la sua capacità introspettiva le permettono di essere sincera con sé stessa, di guardarsi dentro, nel modo in cui ha probabilmente imparato a fare da sola, al meglio delle sue possibilità.
Forse nella sua fantasia di riscatto, in qualcosa che piove dal cielo, emerge di nuovo un bisogno di ricevere qualcosa di nutriente, che le dia entusiasmo e forma e che non dipenda solo da lei e da ciò che può ottenere da sola?
E mi sembra che tra le tante domande implicitamente si chieda: c'è un modo in cui si può attivamente ricevere?
Credo che per farlo abbiamo bisogno di aver interiorizzato una presenza che ci guardi in modo benevolo, che ci accetti per quello che siamo, che ci permetta di affidarci all'altro, alle relazioni significative, seppur nella consapevolezza che noi stessi, così come gli altri, siamo essere umani imperfetti e non ideali, ma non per questo passivi e impotenti.
Anzi, molta della nostra creatività dipende da come reagiamo ai nostri fallimenti e come ci rialziamo dopo momenti di difficoltà, mantenendo la motivazione a fidarci di noi stessi e della benevolenza degli altri.
Trovo che la sua giovane età e il periodo di vita che sta affrontando sollecitino queste domande identitarie e le possano permettere di lavorare su aspetti emotivi ed affettivi ancora in costruzione e da esplorare, che si stabilizzano tendenzialmente in età adulta.
Pertanto se il suo disagio persistesse, insieme all'interesse ad approfondire la conoscenza di sé stessa, il mio auspicio è che possa provare a farlo con l'aiuto di un professionista con cui si senta a suo agio.
I miei auguri,
Dott.ssa Sara Larice
Buonasera, il fatto che lei "ogni giorno scopre un aspetto di lei che non le piace" in che modo la tiene in una condizione di immobilità? Noi tutti abbiamo aspetti che ci piacciono di più, altri di meno. E' indicativo pensare come gli aspetti che le piacciono meno siano così poco tollerati. Lei è sia gli uni che gli altri, l'integrazione di entrambi è un lavoro necessario per giungere a una maggiore integrazione e definizione della sua stessa persona. Essere disgregati in questo senso sicuramente non aiuta anche alla percezione dei propri reali bisogni e dei propri vissuti emotivi. Potrebbe trovare un grande beneficio da un buon percorso psicologico, dal vivo o online. Resto a disposizione, Mariano Fioretto.
buonasera, essere o non essere sembra il suo dilemma. A volte nella vita accade di trovarsi in una situazione dove tutto sembra imperfetto e dove manca qualcosa per rendere la vita unica... ma se ci pensa ogni persona è unica la cosa che manca a volte è essere gentili con sè stessi e provare ad essere più compassionevoli con i nostri "punti deboli". se ha bisogno di ulteriori chiarimenti resto a sua disposizione. cordiali saluti
Salve, comprendo le ragioni del suo disagio e ne sono dispiaciuto. Da quello che scrive sembra avere una lucida prospettiva del problema, tuttavia qualsiasi ipotesi formulata sulla base delle sole informazioni presenti nel suo scritto sarebbe a mio avviso riduttivo a fronte di una situazione complessa come la sua (tutte quelle che riguardano il vissuto umano lo sono). La invito per questo a contattarmi in privato, anche con un semplice messaggio se vuole; mi limiterei a farle solo qualche ulteriore domanda in modo da offrirle una consulenza più accurata. Cordiali saluti Dott. Antonio Panza.
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.
Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Buongiorno gentile ragazza. Sembra che tu sia alla ricerca di te stessa, ma senza condizionamenti, scoprire chi sei senza che te lo dicano gli altri e piacere per quella che sei e non per quella che dovresti essere. Hai fatto riflessioni importanti ed è normale che tu senta disagio visto che adesso non sai bene come e dove orientarti.
Con l'aiuto di un/una professionista potrà chiarire meglio la sua confusione e permettersi di riprendere il suo entusiasmo.
Rimango a disposizione, anche online. Cordialmente, Dott.ssa Marina C.
Con l'aiuto di un/una professionista potrà chiarire meglio la sua confusione e permettersi di riprendere il suo entusiasmo.
Rimango a disposizione, anche online. Cordialmente, Dott.ssa Marina C.
Buongiorno, grazie per aver condiviso questa lettera cosi personale. Comprendo la sua confusione. Mi ha colpito la sua frase "una vita di vorrei"... E' ancora molto giovane e non c'è nulla di sbagliato ad essere ancora in esplorazione di se stessi e quindi essere un po' rallentati su quelli che erano i piani. Sono d'accordo sul fatto che molto spesso, il desiderio di perfezione sia un blocco alle nostre azioni. E' in buon momento, se ne sente la necessità, per andare a fondo su questi pensieri che affollano la sua mente e che le creano disagio. Resto a sua disposizione anche online se lo desiderasse. Un caro saluto, Dott.ssa Beatrice Gaboardi
La ringrazio per la condivisione, è raro vedere una così tangibile consapevolezza e di questo le faccio i complimenti.
Le sue capacità trasferite in un contesto protetto come la psicoterapia saranno un vantaggio per l'efficacia del trattamento.
Ognuno di noi indossa una “maschera” per presentarsi al mondo. La maschera che indossiamo è una sorta di biglietto da visita, difesa, corazza o protezione che utilizziamo per relazionarci con gli altri e con noi stessi. La maschera non è statica, con il tempo può cambiare, può diventare maggiormente flessibile mentre in altri momenti può irrigidirsi e diventare l’unico mezzo che abbiamo per rapportarci con gli altri. La maschera può “irrigidirsi” nel momento in cui, per una serie di contingenze entriamo in contatto con la nostra ferita interiore o tema doloroso. È proprio in quel momento che quel “biglietto da visita” flessibile e adattabile al contesto, prima in armonia con il nostro modo di essere, diventa un qualcosa di indispensabile, una corazza alla quale non possiamo proprio rinunciare. Esistono tanti tipi differenti di maschere: c’è chi indossa la maschera del perfezionismo che quando si irrigidisce sfocia in un comportamento perfezionistico ed inflessibile “le cose devono essere fatte in modo perfetto! Non posso concedermi di sbagliare e devo avere tutto sotto controllo!” spesso usiamo questa difesa per proteggerci da vissuti interiori di inadeguatezza e dalla percezione dell’altro vissuto come critico e giudicante “se non sono impeccabile mi sento sbagliato e l’altro potrebbe criticarmi!”. C’è poi chi indossa la maschera del controllo, mostrando forza, sicurezza e capacità di padroneggiare qualsiasi situazione. In questo caso ci si pone in modo tale da avere sempre la gestione delle situazioni e delle relazioni, tenendo le redini del gioco. Chi indossa questa maschera tende a confidarsi poco con gli altri poiché nutre sentimenti di sfiducia, teme che l’altro possa tradirlo, sottometterlo e farlo sentire inferiore. Al tempo stesso si pone spesso come figura responsabile, come punto di riferimento e guida sicura per gli altri.
La nostra ferita interiore deriva dal nostro passato, dal modo in cui siamo cresciuti, da quello che abbiamo vissuto durante i primi anni di vita e dalle prime esperienze significative. Nel momento in cui per una serie di eventi e contingenze entriamo nuovamente in contatto con quel dolore la nostra maschera di irrigidisce, cercando di proteggerci, spesso però l’irrigidimento è talmente marcato da ottenere l’effetto opposto.
Nel momento in cui le nostre difese o maschere si irrigidiscono o si esauriscono, nel senso che vengono invalidate da altri fattori, affiora in superficie quel dolore così intenso, che magari non sentivamo da tempo e che può prendere forme diverse: ansia, attacchi di panico, abbuffate, depressione, sbotti rabbiosi, insonnia, inappetenza, pensieri ossessivi, somatizzazioni. Quello che possiamo fare è prenderci cura di noi stessi, riconoscere la nostra ferita, darle un significato, capire come si è originata nel passato e cosa l’ha riaccesa nel presente. Possiamo imparare a prendercene cura in modo diverso, adottando modalità maggiormente flessibili, in modo tale da non esser costretti ad indossare un’unica maschera rigida e insostituibile, ma dandoci la possibilità di aprirci al nuovo. Resto a sua disposizione qualora volesse approfondire. Dott.ssa Bachiorri Sara
Le sue capacità trasferite in un contesto protetto come la psicoterapia saranno un vantaggio per l'efficacia del trattamento.
Ognuno di noi indossa una “maschera” per presentarsi al mondo. La maschera che indossiamo è una sorta di biglietto da visita, difesa, corazza o protezione che utilizziamo per relazionarci con gli altri e con noi stessi. La maschera non è statica, con il tempo può cambiare, può diventare maggiormente flessibile mentre in altri momenti può irrigidirsi e diventare l’unico mezzo che abbiamo per rapportarci con gli altri. La maschera può “irrigidirsi” nel momento in cui, per una serie di contingenze entriamo in contatto con la nostra ferita interiore o tema doloroso. È proprio in quel momento che quel “biglietto da visita” flessibile e adattabile al contesto, prima in armonia con il nostro modo di essere, diventa un qualcosa di indispensabile, una corazza alla quale non possiamo proprio rinunciare. Esistono tanti tipi differenti di maschere: c’è chi indossa la maschera del perfezionismo che quando si irrigidisce sfocia in un comportamento perfezionistico ed inflessibile “le cose devono essere fatte in modo perfetto! Non posso concedermi di sbagliare e devo avere tutto sotto controllo!” spesso usiamo questa difesa per proteggerci da vissuti interiori di inadeguatezza e dalla percezione dell’altro vissuto come critico e giudicante “se non sono impeccabile mi sento sbagliato e l’altro potrebbe criticarmi!”. C’è poi chi indossa la maschera del controllo, mostrando forza, sicurezza e capacità di padroneggiare qualsiasi situazione. In questo caso ci si pone in modo tale da avere sempre la gestione delle situazioni e delle relazioni, tenendo le redini del gioco. Chi indossa questa maschera tende a confidarsi poco con gli altri poiché nutre sentimenti di sfiducia, teme che l’altro possa tradirlo, sottometterlo e farlo sentire inferiore. Al tempo stesso si pone spesso come figura responsabile, come punto di riferimento e guida sicura per gli altri.
La nostra ferita interiore deriva dal nostro passato, dal modo in cui siamo cresciuti, da quello che abbiamo vissuto durante i primi anni di vita e dalle prime esperienze significative. Nel momento in cui per una serie di eventi e contingenze entriamo nuovamente in contatto con quel dolore la nostra maschera di irrigidisce, cercando di proteggerci, spesso però l’irrigidimento è talmente marcato da ottenere l’effetto opposto.
Nel momento in cui le nostre difese o maschere si irrigidiscono o si esauriscono, nel senso che vengono invalidate da altri fattori, affiora in superficie quel dolore così intenso, che magari non sentivamo da tempo e che può prendere forme diverse: ansia, attacchi di panico, abbuffate, depressione, sbotti rabbiosi, insonnia, inappetenza, pensieri ossessivi, somatizzazioni. Quello che possiamo fare è prenderci cura di noi stessi, riconoscere la nostra ferita, darle un significato, capire come si è originata nel passato e cosa l’ha riaccesa nel presente. Possiamo imparare a prendercene cura in modo diverso, adottando modalità maggiormente flessibili, in modo tale da non esser costretti ad indossare un’unica maschera rigida e insostituibile, ma dandoci la possibilità di aprirci al nuovo. Resto a sua disposizione qualora volesse approfondire. Dott.ssa Bachiorri Sara
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Buongiorno e grazie a lei per aver chiesto un parere a noi professionisti. Purtroppo non esiste una risposta univoca alla sua domanda per due motivi fondamentali: primo deve essere lei a fare chiarezza sulla sua confusione, magari anche con l'aiuto di un professionista tramite un percorso psicologico, e secondo, nonostante è stata molto chiara e precisa nel descrivere la sua situazione è allo stesso tempo troppo poco per poterci fare un'idea della persona che è. Attenendoci a quanto scrive è molto importante non sottovalutare il disagio che descrive nel suo racconto, anche se esso non è ben definito; la qualità della vita è forse l'elemento più importante per ognuno di noi e quando questa viene minacciata spetta a noi prendere provvedimenti ed "attivarci" al fine di preservarla o recuperarla. Rimango a disposizioni per ulteriori consigli, generici ma sinceri.
Un imbocca al lupo per tutto, dottor Moraschini Mattia.
Un imbocca al lupo per tutto, dottor Moraschini Mattia.
Buongiorno, innanzitutto è stata molto creativa nel decidere di scrivere una lettera a se stessa per chiarire tante sue questioni interne o per lo meno portarle all’esterno. Nelle sue parole emerge come da lei esplicitato il bisogno di perfezione come se solo così ci si può presentare all’altro e il bisogno quindi di compiacere l’altro. Penso che potrebbe esser utile un percorso di psicoterapia che la riporti su di se per dar voce a quel che è lei . Se desidera può contattarmi. Un caro saluto Alessandra Domigno
Buongiorno,
Come già espresso da molti colleghi, l'iniziativa di scrivere una lettera rivolta a te stessa è davvero uno strumento utile; spesso lo consiglio anche io in seduta, perché molti pazienti ne riportano sinceri benefici. Sicuramente stai passando una fase della tua vita particolare, in cui dubbi e domande trovano spazio fecondo per poter essere costantemente alimentate. Sarebbe curioso capire che succede attorno a te e perché proprio ora.
Consiglio di iniziare un percorso di terapia, in caso tu dovessi sentire di non riuscire più a farcela solo con le tue forze. Potrebbe essere un momento particolarmente proficuo per cominciare.
Ti auguro di trovare in te le risposte che cerchi!
Dott.ssa Campanini
Come già espresso da molti colleghi, l'iniziativa di scrivere una lettera rivolta a te stessa è davvero uno strumento utile; spesso lo consiglio anche io in seduta, perché molti pazienti ne riportano sinceri benefici. Sicuramente stai passando una fase della tua vita particolare, in cui dubbi e domande trovano spazio fecondo per poter essere costantemente alimentate. Sarebbe curioso capire che succede attorno a te e perché proprio ora.
Consiglio di iniziare un percorso di terapia, in caso tu dovessi sentire di non riuscire più a farcela solo con le tue forze. Potrebbe essere un momento particolarmente proficuo per cominciare.
Ti auguro di trovare in te le risposte che cerchi!
Dott.ssa Campanini
Buongiorno, sinceramente mi sono perso anch'io nella sua descrizione che risulta effettivamente piuttosto nebulosa. Ci si perde tra ciò che lei descrive, ciò che vorrebbe essere, ciò che forse pensa gli altri si aspettino da lei. E alla fine però dice di non saper descrivere se stessa e il proprio carattere. Penso che nessuno possa dall'esterno dirle una verità su di lei e tirarla fuori da questa nube che sente e che queste cose si risolvono solo dandosi tempo e con l'aiuto di un professionista che la possa accompagnare alla ricerca di una sensazione interna di maggior vitalità e autenticità. Buona giornata, Dott. Antonucci
Salve,
La lettera rivolta a sé stessa è molto chiara e interessante. Sarebbe interessante continuarla a scrivere.
Se vuole ci sono anche online.
La lettera rivolta a sé stessa è molto chiara e interessante. Sarebbe interessante continuarla a scrivere.
Se vuole ci sono anche online.
Buonasera,
apprezzo la tua sincerità nel condividere i tuoi pensieri e sentimenti così apertamente. Capisco che stai vivendo un periodo di confusione e disagio, e voglio rassicurarti che non sei sola in queste sensazioni. È importante affrontare tali momenti con cura e comprensione.
I pensieri che hai condiviso riflettono un mix di emozioni e riflessioni che molte persone possono sperimentare. È normale passare attraverso fasi in cui ci si sente bloccati, insicuri o insoddisfatti delle proprie abitudini e comportamenti. Il tuo desiderio di esplorare, capire e migliorare la situazione è un segno di consapevolezza e crescita personale.
La perfezione e l'autocritica possono spesso metterci sotto pressione e limitare la nostra capacità di apprezzare ciò che facciamo. È importante accettare che non sempre tutto deve essere perfetto e che imparare dai nostri errori e accogliere le sfide ci fa crescere come individui.
Il tuo desiderio di "riscatto" e di aspettare qualcosa che possa cambiare la tua situazione potrebbe riflettere una speranza legittima di miglioramento. Tuttavia, è anche importante notare che il cambiamento spesso richiede impegno attivo e consapevolezza delle proprie scelte.
Se ti senti a disagio o bloccata, potrebbe essere utile considerare un percorso di sostegno psicologico. Uno psicologo può aiutarti ad esplorare più a fondo i tuoi pensieri, le tue emozioni e le tue aspettative, nonché a sviluppare strategie per affrontare i momenti di ansia e insicurezza. Anche l'auto-esplorazione, come hai fatto scrivendo la lettera a te stessa, può essere un passo importante verso la comprensione di te stessa.
Ricorda che stai facendo un passo importante chiedendo aiuto e cercando di comprendere meglio la tua situazione. Non esitare a considerare l'opzione di intraprendere un percorso di supporto psicologico, poiché potrebbe aiutarti a trovare maggiore chiarezza e serenità nella tua vita.
Ti auguro il meglio nel tuo percorso di crescita e benessere.
Cordiali saluti,
Ilaria
apprezzo la tua sincerità nel condividere i tuoi pensieri e sentimenti così apertamente. Capisco che stai vivendo un periodo di confusione e disagio, e voglio rassicurarti che non sei sola in queste sensazioni. È importante affrontare tali momenti con cura e comprensione.
I pensieri che hai condiviso riflettono un mix di emozioni e riflessioni che molte persone possono sperimentare. È normale passare attraverso fasi in cui ci si sente bloccati, insicuri o insoddisfatti delle proprie abitudini e comportamenti. Il tuo desiderio di esplorare, capire e migliorare la situazione è un segno di consapevolezza e crescita personale.
La perfezione e l'autocritica possono spesso metterci sotto pressione e limitare la nostra capacità di apprezzare ciò che facciamo. È importante accettare che non sempre tutto deve essere perfetto e che imparare dai nostri errori e accogliere le sfide ci fa crescere come individui.
Il tuo desiderio di "riscatto" e di aspettare qualcosa che possa cambiare la tua situazione potrebbe riflettere una speranza legittima di miglioramento. Tuttavia, è anche importante notare che il cambiamento spesso richiede impegno attivo e consapevolezza delle proprie scelte.
Se ti senti a disagio o bloccata, potrebbe essere utile considerare un percorso di sostegno psicologico. Uno psicologo può aiutarti ad esplorare più a fondo i tuoi pensieri, le tue emozioni e le tue aspettative, nonché a sviluppare strategie per affrontare i momenti di ansia e insicurezza. Anche l'auto-esplorazione, come hai fatto scrivendo la lettera a te stessa, può essere un passo importante verso la comprensione di te stessa.
Ricorda che stai facendo un passo importante chiedendo aiuto e cercando di comprendere meglio la tua situazione. Non esitare a considerare l'opzione di intraprendere un percorso di supporto psicologico, poiché potrebbe aiutarti a trovare maggiore chiarezza e serenità nella tua vita.
Ti auguro il meglio nel tuo percorso di crescita e benessere.
Cordiali saluti,
Ilaria
Gent.le utente,
da questa condivisione così intima e personale traspaiono molti contenuti che a mio avviso potrebbe essere utile osservare più da vicino insieme a un professionista. Un percorso di psicoterapia potrebbe essere l'occasione di esplorare all'interno di un contesto protetto questi aspetti, senza il timore di essere giudicata. Rimango a sua disposizione, cordialmente.
Dott. Francesco Culcasi
da questa condivisione così intima e personale traspaiono molti contenuti che a mio avviso potrebbe essere utile osservare più da vicino insieme a un professionista. Un percorso di psicoterapia potrebbe essere l'occasione di esplorare all'interno di un contesto protetto questi aspetti, senza il timore di essere giudicata. Rimango a sua disposizione, cordialmente.
Dott. Francesco Culcasi
Buonasera, comprendo che tu stia vivendo un periodo di disagio e confusione interiore. I pensieri che affollano la tua mente sembrano interferire con i tuoi obiettivi e l'entusiasmo quotidiano. Potrebbe essere utile esplorare il perfezionismo, la necessità di piacere agli altri e la sensazione di dover plasmarti per adattarti alle situazioni. Un percorso di terapia potrebbe aiutarti a delineare meglio queste dinamiche interne e a sviluppare strategie per il cambiamento e il benessere personale. Rimango a disposizione, Dott.ssa Francesca Gottofredi
Gentilissima, sta sicuramente vivendo un momento in cui forse si sente smarrita, presa da pensieri oscuri, ma ancora con la capacità di vedere del bello in lei. L'unica osservazione che mi sento di farle riguarda il cambiamento in cui spera. difficilmente accadrà un giorno, all'improvviso e dal cielo. i cambiamenti sono momenti di intenso lavoro, che costano tempo e fatica ed è per questo che sono tanto gratificanti. Se è arrivato il momento cominci un percorso e vedrà che il cambiamento sperato arriverà e nella direzione che più le aggrada.
Buona giornata
Francesca Cilento
Buona giornata
Francesca Cilento
Grazie per aver condiviso così apertamente la sua esperienza. Ciò che descrive potrebbe essere collegato a dinamiche inconsce che influenzano il suo modo di percepire e interagire con se stessa e con il mondo. La "nube di pensieri" e il senso di immobilità che prova potrebbero riflettere conflitti interni non risolti, forse legati al perfezionismo e all'autocritica che menziona.
Il bisogno di apparire determinata, di piacere agli altri e di ottenere approvazione potrebbe essere visto come il tentativo di gestire le aspettative interne e esterne non sempre condiviso dal proprio essere.
La sensazione di essere "speciale" e la speranza di un "riscatto" che giunga dal cielo possono indicare un desiderio di riconoscimento e valore personale, forse radicato in un senso di inadeguatezza o indegnità che che risuona a livello inconscio.
È anche interessante come si plasmi in base alla situazione, il che potrebbe suggerire un adattamento e una flessibilità che, sebbene possa sembrare utile, a lungo andare potrebbe averti creato una certa confusione identitaria.
La invito a riflettere su questi aspetti e, se dovesse sentire il bisogno di approfondirli o discuterne ulteriormente, non esiti a contattarmi per esplorare e comprendere meglio queste dinamiche, potendo offrire un cammino verso una maggiore chiarezza e benessere.
Un caro saluto. Laura Lanocita
Il bisogno di apparire determinata, di piacere agli altri e di ottenere approvazione potrebbe essere visto come il tentativo di gestire le aspettative interne e esterne non sempre condiviso dal proprio essere.
La sensazione di essere "speciale" e la speranza di un "riscatto" che giunga dal cielo possono indicare un desiderio di riconoscimento e valore personale, forse radicato in un senso di inadeguatezza o indegnità che che risuona a livello inconscio.
È anche interessante come si plasmi in base alla situazione, il che potrebbe suggerire un adattamento e una flessibilità che, sebbene possa sembrare utile, a lungo andare potrebbe averti creato una certa confusione identitaria.
La invito a riflettere su questi aspetti e, se dovesse sentire il bisogno di approfondirli o discuterne ulteriormente, non esiti a contattarmi per esplorare e comprendere meglio queste dinamiche, potendo offrire un cammino verso una maggiore chiarezza e benessere.
Un caro saluto. Laura Lanocita
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