Buonasera sono un ragazzo ho 26 anni. Da diverso tempo convivo con dei pensieri ossessivi focalizza

19 risposte
Buonasera sono un ragazzo ho 26 anni.
Da diverso tempo convivo con dei pensieri ossessivi focalizzati sul "controllo del respiro"
Avevo scritto già un messaggio qualche mese fa su questo sito
Il mio problema è molto difficile da spiegare per messaggio
In pratica purtroppo faccio troppa attenzione al respiro arrivando a controllarlo.
Questo potete immaginare mi fa stare veramente tanto male, sia perchè mi riempio d'aria sia perchè mi causa molta ansia e stress e soprattutto non so bene come fare ad uscirne.
La cosa che più mi preoccupa di questa cosa è che ormai ho proprio la convinzione che sia un problema vero e proprio, come se ormai questa cosa si fosse instaurata dentro di me e mi identifico in essa.
Al momento sto facendo un percorso di psicoterapia ma senza nessun beneficio evidente.
Praticamente io non riesco a sentirmi piu forte di questo pensiero che poi ormai piu che pensiero è quasi diventato un meccanismo, come non saper piu come si sta senza questa sofferenza.
Sto prendendo da tempo rimedi omeopatici, anche in questo caso senza aver però risolto il problema.
Alterno molti alti e bassi, però sono sicuro che i miei alti sono come "bassi" per persone che non hanno questi problemi.
Inoltre credo o meglio ho paura di aver bisogno di uno psicofarmaco, tanto da convincermi di questa cosa, però ancora non ho fatto questo passo perchè ho molta paura poi di non riuscire piu a toglierlo e doverlo prendere per sempre.
Inoltre ho paura che quel farmaco vada a cambiare qualcosa nel mio modo di fare e pensare, cosa che non voglio assolutamente, vorrei solo eliminare o dimenticare questi pensieri e questa sofferenza.
Io volevo chiedere se qualcuno di voi aveva già avuto a che fare con problemi identici o simili al mio cosi focalizzati sul respiro.
Faccio questa domanda perchè mi piacerebbe inziare un percorso di psicoterapia con chi ha avuto a che fare con questi problemi, così da avere anche piu fiducia nel percorso
Vorrei chiedere se possibile anche dei consigli, in questi casi come se ne esce da questi problemi?
Qualcuno ha gia avuto a che fare con questi probelmi?
La meditazione può aiutare? Perchè ne ho sempre sentito parlare bene ma non saprei da dove inziare
Grazie mille per il tempo dedicato al mio messaggio e per le risposte
Salve, comprendo come questo problema diventi invalidante e quanto sia presente nel caso di pensieri ossessivi. Emerge di sicuro la tematica del controllo che mi permetto di ipotizzare sia eccessivamente presente nel controllo del suo respiro, cosi come in altre aree della sua vita (aspetto sul quale lavorare oltre al respiro di per se).
La questione farmacologica è da valutarsi adeguatamente con il suo psicoterapeuta lasciando anche le porte aperte a questa possibilità qualora vi fosse la necessità. Se adeguatamente gestito il farmaco, non comporta una difficoltà nella sua interruzione. Deve solamente essere inserito in una cornice psicoterapeutica che permetta di far evolvere le sue potenzialità nella gestione dei pensieri ossessivi affinchè vi possa essere una facilità successivamente nella riduzione della terapia farmacologica. Un cordiale saluto. Dr Povolo

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Buongiorno,

Capisco quanto possa essere difficile convivere con pensieri ossessivi focalizzati sul respiro. Questi pensieri possono davvero interferire con la qualità della vita e causare molta ansia e stress. La sua descrizione del problema è chiara e mostra quanto sia complesso e radicato nella sua quotidianità.

È positivo che stia già seguendo un percorso di psicoterapia, anche se per ora non ha notato miglioramenti significativi. Cambiare terapeuta o approccio terapeutico potrebbe essere una possibilità da considerare. In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è spesso efficace per trattare i disturbi ossessivo-compulsivi e potrebbe offrire strategie specifiche per gestire i pensieri intrusivi sul controllo del respiro.

Riguardo alla sua preoccupazione sugli psicofarmaci, è comprensibile avere timori su possibili effetti collaterali o dipendenze. Tuttavia, gli psicofarmaci possono essere molto utili quando prescritti e monitorati da un professionista. Essi possono fornire un supporto temporaneo per ridurre l'ansia e permetterle di trarre maggior beneficio dalla psicoterapia. Parli apertamente con il suo psichiatra o medico di queste preoccupazioni per esplorare le opzioni disponibili.

La meditazione e le tecniche di mindfulness possono anche essere molto utili per gestire i pensieri ossessivi e l'ansia. La meditazione mindfulness, in particolare, insegna a concentrarsi sul momento presente e a osservare i pensieri senza giudizio, il che può aiutare a ridurre il controllo ossessivo sul respiro. Iniziare con semplici esercizi di respirazione o meditazioni guidate potrebbe essere un buon punto di partenza.

Se desidera un supporto più specifico e ha bisogno di un terapeuta che abbia esperienza con problemi simili, posso aiutarla in questo percorso. È importante trovare un professionista con cui si senta a suo agio e che possa offrirle strategie concrete per affrontare i suoi sintomi.

Mi rendo disponibile per ulteriori consigli e supporto terapeutico. Non esiti a contattarmi per discutere delle sue esigenze e dei prossimi passi da intraprendere per migliorare la sua qualità di vita.

Cordiali saluti.
Buonasera,
capisco quanto sia difficile convivere con pensieri ossessivi legati al controllo del respiro.
Ci possono essere diversi significati correlati. Ad esempio, questo comportamento potrebbe riflettere un desiderio inconscio di controllo su aspetti magari caotici o poco chiari nella sua vita. Il respiro in fondo non dipende da lei, è una funzione automatica, e potrebbe divenire simbolo di qualcosa che lei non può controllare e desidera controllare. L'ansia può manifestarsi attraverso il controllo del respiro, creando un ciclo che rafforza il sintomo.
Identificarsi con questo problema può rendere difficile superarlo, quindi è importante considerare che il sintomo è una manifestazione di conflitti più profondi. Il fatto che lei stesso sia in questo momento sulla piattaforma alla ricerca di altri pareri potrebbe essere un modo per "controllare" la terapia stessa proprio perché non ottiene i risultati sperati nei tempi che lei pensa siano quelli più consoni.
Questa però è solo una interpretazione che non tiene conto della sua storia e del suo vissuto.
La meditazione è un altro tentativo di controllo del sintomo (il controllo del respiro) quindi lo eviterei.
Sarebbe quindi importante che lei potesse parlare con il suo terapeuta di quello che sta accadendo, ovvero l'emergere di un senso di sfiducia nella terapia e potergli dare un significato.
Cordiali saluti
Buongiorno, rilevo con frequenza nei miei pazienti la paura che una terapia farmacologica possa creare dipendenza ed invece il più delle volte è un ottimo ausilio alla psicoterapia e nel tempo, una volta risolto il problema, può essere scalata e sospesa (sempre sotto la guida del medico). Dunque se sente questa necessità si rivolga ad un neurologo o ad uno psichiatra e valutate insieme quale tipo di percorso sia più adatto a lei. Cosa dice il suo terapeuta? Ritiene possa essere un supporto la psicoterapia? Lei ha il diritto di stare bene, o quantomeno migliorare notevolmente la sua condizione ed un sostegno anche medico potrebbe essere efficace ed opportuno.
Le faccio un in bocca al lupo
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stesso utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL
Salve, molto probabilmente il succo del suo problema è che lei controlla il respiro perché ha un rapporto controverso con le sue emozioni.
Di solito smettiamo di respirare quando emergono emozioni importanti, soprattutto negative.
Controllare il respiro significa neutralizzare l’effetto importante delle emozioni che emergono.
Le consiglio una terapia che parta dalla consapevolizzazione emotiva prima per passare poi alla mindfulness e continuare poi a lavorare sulle cause e la ristrutturazione delle cause stesse con i criteri della psicoterapia umanistica.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
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Salve, innanzitutto grazie per aver condiviso la sua esperienza. Nella qualità di psicoterapeuta le posso dire che, al di là dell'esperienza personale con utenti che hanno una problematica simile alla sua, stiamo comunque parlando di un malessere che attiene all'area del controllo. Poiché per Lei è diventato invalidante, Le suggerisco di fare una visita psichiatrica; il farmaco deve essere inteso come alleato e, come per tutti i farmaci, va modulato in base alla necessità, e comunque, secondo la mia personale esperienza, sempre con l'obiettivo di scalarli e toglierli prima o poi. Il tutto in una cornice psicoterapeutica di supporto. Ne parli con il suo terapeuta, sicuramente avrà un quadro più chiaro e le potrà suggerire la strada più adatta. Le auguro in bocca al lupo. Dott.ssa Simona Annunziata
Gentile utente,
comprendo bene il disagio ma di fatto si sta focalizzando con ciò che mette essenzialmente in comunicazione con se stessi e il mondo. Il respiro è vita ma anche sistema di contatto, canale di modulazione e gestione delle nostre emozioni.
In un percorso terapeutico, il respiro del paziente è molto importante da osservare e può essere guidato anche attraverso una sintonizzazione duale verso una regolarità che lascia liberi da stati ansiogeni.
Cordiali saluti
Gentile Utente, il respiro è un mezzo molto potente per sentire il proprio corpo anche se, nella fattispecie che porta, è vissuto probabilmente come un pensiero ossessivo in un circuito che genera ansia.
Innanzi tutto invece di prendere aria, sarebbe meglio svuotare (come per riempire d'aria un sacchetto).
Per la terapia farmacologica, la situazione migliore sarebbe andare dallo psichiatra con cui collabora e si confronta la sua terapeuta, così da svolgere il lavoro insieme e sentirsi più contenuto dal campo intorno a lei, ad oggi non mi sembra ci sia molta fiducia nel curante e questo magari ci dice qualcosa della sua storia, potrebbe servire altro tempo, un confronto su questa tematica con la terapeuta o magari altro.
Se posso condividere la mia esperienza tutti i pazienti che hanno avuto bisogno di un supporto farmacologico (anche inizialmente presi da molte paure come quelle descritte da lei) negli anni hanno ridotto, con il benestare dello psichiatra, fino ad eliminare i farmaci e il momento dell'assunzione ha giovato a loro e alla terapia.
Un caro saluto
Buongiorno, dal suo messaggio si può comprendere quanto lei stia cercando di eliminare questa sua sofferenza dalla sua vita, necessità che la porta a concentrarsi totalmente sul problema. Mi viene da chiederle: E se non fosse la strada più risolutiva? Vede, facciamo un parallelo con il corpo, a volte ci capita che abbiamo un dolore forte e vogliamo del tutto eliminarlo il prima possibile, ma non ci curiamo di cosa lo sta causando quindi i nostri sforzi rimangono incompiuti perchè ci stiamo focalizzando sulla domanda meno proficua. Probabilmente il sollievo immediato che lei cerca potrebbe essere indotto dall'utilizzo di un farmaco, questo può darle sollievo mentre però intraprende un percorso per capire, andare a fondo, di cosa sta succedendo dentro di lei al di là di questo sintomo. Infatti il suo focalizzarsi sul respiro è un sintomo, non una patologia, e quindi la cura non può essere legata al sintomo ma sta nel capire come mai c'è questo sintomo e cosa ci sta dicendo, quale suo bisogno profondo cerca di portare a galla.
gentile utente, i pensieri relativi al controllo sono molto dolorosi, e capisco quanto quello relativo al controllo del respiro sia di difficile gestione. Le metodologie per ridurre questo controllo sono varie, e si, anche la meditazione può essere un buon tentativo, in quanto ce ne sono molte di diverso tipo che focalizzano l'attenzione anche su altri aspetti che non riguardano il respiro, ad esempio il Jacobson, questo potrebbe magari permetterle di provare a spostare la sua attenzione verso altro. Mi sento anche di rassicurarla sulla questione psicofarmaci in quanto vengono dosati da degli esperti che monitorano l'andamento e la informano su tutto, arrivando man mano a scalarli una volta stabilizzato. Bisogna imparare pian piano ad utilizzare delle strategie che siano efficaci per ridurre il controllo e non diventarne vittima in modo tale che la sua quotidianità non venga inficiata e non si comprometta il suo benessere, potendo quindi riuscire a lavorare anche sulle cause profonde che la portano a sviluppare questo tipo di controllo ed altri se ce ne sono.
Le auguro una buona giornata, dott.ssa Carmen Tedeschi
Buon pomeriggio,
spiacente per quanto scrive.
Consigli specifici non li trovo indicati in quanto è necessario approfondire il problema e alcune specifiche percezioni.
In generale il tentativo di controllo-gestione complica ulteriormente la sintomatologia e il malessere. L'approccio breve strategico è portato per i disturbi ossessivi per cui prima di valutare altre vie (che potrebbe complicare la percezione del problema) Le consiglierei di lavorare sul proprio vissuto, anche con strategie concrete.
Saluti
salve, comprendo perfettamente il suo disagio e la sofferenza che sta vivendo.
Purtroppo questa tipologia di disturbo è molto diffusa ma si può tentare di trattare con una buona psicoterapia.
La condizione che sta vivendo è "il tentativo di controllo che fa perdere il controllo" che gradatamente non fa altro che alimentare il suo disturbo.
Salve, comprendo bene il suo disagio di convivere con queste problematiche. Il tema del controllo, dei pensieri ossessivi intorno al respiro è molto invalidante e tende ad essere un circolo vizioso che si autoalimenta. L'idea che ha avuto della psicoterapia mi sembra molto valida. E il tema della fiducia fondamentale. Non solo per l'esperienza del terapeuta del suo problema, ma soprattutto che lei possa sperimentare fiducia (nel tempo) con questa persona e "molli" un po' di controllo. Rispetto ai farmaci: se prescritti da una persona competente, monitorati dallo stesso sull'effetto che producono, possono poi essere scalati quando non servono più, secondo una modalità che il medico stesso le dirà. Anche in questo caso il tema è affidarsi. Tenga presente che la combinazione terapia psicologica e farmacologica insieme ottengono un effetto sinergico. La saluto cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
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Gentile utente, la ringrazio per aver condiviso il suo vissuto che immagino sia invalidante per la sua vita quotidiana. Innanzitutto se sta già seguendo un percorso di psicoterapia la invito vivamente a parlare apertamente con il/la terapeuta che la sta seguendo, in quanto questo momento di apertura potrebbe essere molto importante per il vostro percorso. Farei questo passaggio prima di valutare eventualmente di cambiare percorso terapeutico. Come seconda cosa, quando i sintomi diventano troppo difficili da gestire è importante poter avere anche un supporto farmacologico, affiancato ovviamente al percorso di psicoterapia. E' importante farsi seguire da un medico psichiatra per il supporto farmacologico; anche di questo la invito a parlarne con il/la suo terapeuta di riferimento. Oltre a ciò, come altri colleghi hanno già evidenziato, il controllo del respiro ha a che fare con dinamiche di controllo più in generale, e il controllo sottende spesso un problema di ansia e paure di vario tipo. Come già è stato evidenziato, il respiro ha poi molti significati simbolici che potrebbe esplorare con il/la terapeuta di riferimento. Potrebbe essere di aiuto portare alla luce le radici dell'ansia e delle paure che sono probabilmente alla base del suo problema; scoprendo i significati che questo sintomo ha per lei può lasciar andare il sintomo stesso. Per quanto riguarda infine i pensieri ossessivi le dò un consiglio: più cercherà di controllarli o di bloccarli e più questi pensieri diventeranno forti. E' più utile in questi casi usare tecniche di distrazione, cioè spostare il pensiero su elementi piacevoli, oppure fare attività che la assorbano completamente e che così la distraggano dal pensiero ossessivo. Questi ovviamente sono semplici consigli che non risolvono il problema, ma magari possono aiutarla ad alleggerire leggermente il carico che sente. Rimango a disposizione per domande o chiarimenti. Cordiali saluti, Dott.ssa Chiara Tumminello.
Salve. Mi occupo di Breathwork, apnea e salute mentale.
Non potrebbe essere possibile, secondo lei, trasformare un'ossessione in una passione?
Resto a disposizione anche per un colloquio online.
Cordialità
Buonasera,

capisco quanto questo controllo ossessivo sul respiro possa essere pervasivo e stancante. Il fatto che lei si senta intrappolato in questo meccanismo, quasi come se fosse diventato parte di sé, è comprensibile, soprattutto quando queste dinamiche mentali si radicano così profondamente.

Ritengo che lavorare su questi pensieri ossessivi con approcci più creativi ed esperienziali possa offrirle uno sbocco diverso. Lo psicodramma ad esempio, potrebbe aiutarla a esplorare la relazione che ha con il suo respiro in modo simbolico, attraverso il gioco di ruolo e l’esplorazione delle emozioni in un contesto sicuro. Potrebbe essere utile portare in scena queste sensazioni di controllo e blocco per vedere come si manifestano, distanziandosi dall’ossessione e trovando nuove modalità per esprimere il disagio. Questo approccio potrebbe aiutarla a liberarsi dall’idea di essere intrappolato nel problema e favorire un cambiamento di prospettiva.

Riguardo alla meditazione, può effettivamente essere un aiuto prezioso, ma come ogni strumento, è importante approcciarsi ad essa con una guida che le permetta di iniziare senza ulteriori pressioni. Il respiro non deve essere un nemico, ma uno strumento di riconciliazione con se stesso.

Per quanto riguarda gli psicofarmaci, è importante fare un bilancio con un professionista per comprendere meglio i benefici e le possibili implicazioni, senza timore di affrontare questo aspetto con chiarezza.

Resto a disposizione per ogni ulteriore confronto.

Un caro saluto,

D.ssa Violeta Raileanu
Buongiorno, mi dispiace per la sofferenza che emerge da quanto ha scritto.
Essendo già all'interno di un percorso terapeutico sarebbe, secondo me, ottimale riportare queste sue preoccupazioni e dubbi rispetto all'efficacia percepita al professionista che la segue.
Le auguro una buona giornata
Le suggerisco di considerare la psicoterapia breve strategica. Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento. Cordiali saluti,
Dr. Michele Scala.

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