Buonasera, sono un ragazzo di 27 anni in terapia da un anno per tratti legati al disturbo borderline

9 risposte
Buonasera, sono un ragazzo di 27 anni in terapia da un anno per tratti legati al disturbo borderline. Da circa tre settimane sono in crisi per una cosa che ho fatto: ho tradito la mia fidanzata, con cui sto da 4 anni. La nostra relazione, complice anche la terapia, è sempre andata bene: comunichiamo, ci divertiamo assieme, viviamo assieme e non l'ho mai tradita. 6 mesi fa però ho conosciuto una ragazza che fin dal primo sguardo mi ha fatto perdere la testa e dopo aver resistito per diversi mesi alla fine ho ceduto e siamo andati a letto insieme.
Ciò ha attivato in me un trauma enorme relativo alla paura di essere abbandonato e di non valere abbastanza, provo un senso di colpa gigante e ansia continua nei confronti della mia ragazza, che ancora non sa nulla. Mi sento molto confuso e a giorni alterni tendo a idealizzare e svalutare prima una ragazza e poi l'altra e non so quale decisione prendere, se non dire nulla e provare a migliorare come ragazzo o se chiudere la relazione dicendogli ciò che ho fatto e provarci di nuovo con l'altra ragazza. In ogni caso sento una gran paura di poter rimanere solo, motivo per cui sono bloccato. Non saprei spiegarmi meglio sui sentimenti che provo, prima del tradimento ero convinto di amare la mia ragazza, ma ora non lo so più e vivo un po' nella paranoia. Non mi sento molto compreso dalla mia terapeuta riguardo all'argomento, lei mi dice di non dire nulla ora perché è stata la parte di me più impulsiva e sola ad agire, motivo per cui sono qua a chiedere un consulto.
Non so se può essere utili ai fini del consulto, ma l'approccio della mia terapeuta è cognitivo comportamentale.
Buongiorno, diversamente dalla tua terapeuta non ti direi cosa fare o non fare, ma devi incominciare a riflettere sulla scelta di prenderti o meno la responsabilità di quello che fai. Un buon traguardo sarebbe anche quello di differenziarsi dalle proprie caratteristicvhe per non rischiare di usarle come parziale giustificazione. In ogni caso questa situazione ha più a che fare con la tua etica che con la patologia.

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La cosa più importante è proprio la sua sfiducia nella sua terapeuta. Credo che la fiducia vada costruita e guadagnata, non data, appunto, per scontata. Sono d'accordo con la sua terapeuta che a tradire sia stata una parte di lei e che ad amare la sua ragazza sia un'altra parte ancora, questo ovviamente non può bastare a pacificarla. Trovi un modo con la sua psicologa per indagare sui motivi che la portano a dubitare di tutto, di sé stesso, della sua ragazza, della potenziale nuova fiamma. La parte che dubita avrà delle ottime ragioni per non contare su certezze granitiche. Le sue esperienze di vita glielo avranno dimostrato. Ma la fiducia si basa anche sulla accettazione che a volte si può sbagliare, oppure che tutti hanno dei limiti, e anche che fare esperienza non è un peccato mortale. Quando la sua parte dubitante si sentirà ascoltata e rassicurata che si può essere al sicuro anche nell'incertezza, forse farà un passo indietro e le permetterà di sbagliare senza tanta paura del giudizio. L'errore è inevitabile, ma ci dà anche tante informazioni utili. Ne parli con la sua psicologa, che mi sembra una persona comprensiva e flessibile.
Gentile utente, posso solo immaginare il dolore che sente. Ciò che è accaduto le ha aperto una ferita, che racconta forse un po di lei e del suo dolore. Non posso dirle cosa sia più giusto fare, poiché non credo esista un giusto o uno sbagliato in termini assoluti. Provi a continuare ad esplorare quanto accaduto con la sua terapeuta condividendo anche non si sente capito. Cordialmente Dott.ssa Alessai D'Angelo
Buongiorno, pur avendo un altro approccio, almeno transitoriamente concorderei con il non dire nulla, cioè aspetterei e cercherei di "mentalizzare" cioè capire, comprendere, descrivere le emozioni che sta provando, posto che tendenzialmente nelle situazioni "border" spesso si tende ad agire le emozioni, piuttosto che appunto elaborarle psicologicamente. Infatti in molti casi (anche se non sempre) è l'elaborazione psicologica che permette il contenimento o per lo meno il rinvio del passaggio all'azione impulsiva. Tra l'altro potrebbe darsi che in questo momento dentro di lei vi siano pure dei vissuti di colpa (mi perdoni il termine: più o meno inconsci), che possono spingere, forse attualmente in maniera inopportuna, a "confessare" con la speranza probabilmente infondata di una rapida assoluzione da parte della sua ragazza. Suggerirei piuttosto di continuare il lavoro di introspezione psicoterapica, per capire se si è trattato di un incidente di percorso legato anche ad una certa impulsività oppure se in effetti l'accaduto è un segnale di un rapporto di coppia ormai "affaticato". In realtà (donne e uomini non è una questione di genere) inseriti in rapporti di coppia di lunga durata, possono nel loro percorso di vita incontrare persone affascinanti; sarebbe utopistica l'idea per cui abbiamo incontrato l'unica persona al mondo della nostra vita. In questi casi a seconda delle variabili caratteriali, situazionali, sociali, culturali, ecc. può capitare o meno un passaggio all'atto. Ecco perché andrei a ribadire la necessità di comprendere, al di là di comprensibili angosce relative all'abbandono (tipiche delle personalità border), se si è trattato appunto di un "incidente" favorito da un certo discontrollo o se in effetti, al di là dell'angoscia abbandonica, lei si trova in un rapporto di coppia che nel profondo percepisce ormai come "al termine". Di solito un indicatore in questi casi potrebbe essere la tendenza o meno a percepire il desiderio dei suddetti incidenti di percorso in maniera sempre più impellente (quasi come fosse un seduttore seriale) o meno. Oppure un altro indicatore potrebbe essere un pensiero pervasivo ed intrusivo relativo all' "altra" piuttosto che alla sua ragazza, pervasività che ad ogni modo andrebbe affrontata in terapia, almeno tramite più di un colloquio, prima di decisioni del tipo "o tutto o niente".
Cordialmente,
M.M.
Perdonalmente mi trovo d'accordo con quello che dice la tua terapeuta, e cioè che "è stata la tua parte più ipulsiva e sola ad agire", e quindi al momento è meglio per te non fare altre scelte impulsive.Interessanti le parole che usi: "impulsiva", e si capisce; "sola"sembra dire che quella parte di te ha paura ma anche una specie di spinta a essere sola. E quindi è bene farci attenzione!
Un altro punto importante è il senso di colpa "giagante" che tu provi, e il "trauma enorme relativo alla paura di essere abbandonato e di non valere abbastanza". Chi viene per primo è il senso di colpa. Quando ci sentiamo colpevoli è come se tornassimo piccoli piccoli,da cui si capiscono le paure di cui parli. Bisogna trasformsre il senso di colpa in senso di responsabilità, cioè prendere atto delle nostre azioni, comprenderne il significato, e rendersi conto che, nella massima parte dei casi, ciò che abbiamo fatto si può riparare. E quindi non mandare all'aria il resto della propria vita per un'azione impulsiva.
Quello che ti è capitato è abbastanza frequente ovvero il fatto che dopo una relazione piena, felice, stabile e positiva si possa incorrere in una nuova conoscenza che manda all'aria tutto quello che abbiamo costruito. E' bastata una nuova ragazza a farti andare in confusione riguardo i tuo convincimenti sulla relazione, sull'amore, sull'idea che avevi del rapporto. Il fatto ti consente di cogliere l’occasione per porti una domanda, ovverossia, se il rapporto che tu hai con la tua fidanzata riempie tutta la tua fame d'amore che senti dentro oppure no.
Un’ altra considerazione fondamentale che è necessario tenere conto è che essendo un paziente affetto da disturbo borderline sei esposto di fonte a stimoli di piacere a reagire impulsivamente in maniera estrema attraverso un forte coinvolgimento emotivo. Quello che a livello profondo accade è che le tue pulsioni vengono sollecitate in maniera eccessiva. Finchè questi punti i non vengono chiariti e riportati dentro una cornice di ragionamento Adulto e guadagnato un forte esame di realtà è bene non fare scelte che possono rivelarsi anch'esse impulsive e nocive per la tua personalità.
Il lavoro analitico che consiglio deve essere un lavoro psicodinamico esperienziale che ricerchi le cause del come mai di fronte un una nuova ragazza la tua pulsione dell'eros e del piacere non trova un argine ed un confine, nè con riguardo al legame che hai con la tua fidanzata, nè facendo riferimento alla tua pulsione identitaria frutto dei tuoi principi, valori, credenze, stile di vita che hai costruito durante la tua vita. Ti consiglio con il tuo terapeuta di fare chiarezza su tutto questo e insieme trovare la strada per prenderti curo del tuo disagio e malessere.
Caro ragazzo,
quello che stai vivendo è comprensibilmente molto complesso e doloroso. Da ciò che scrivi, emerge chiaramente quanto questo evento abbia attivato dinamiche profonde legate alla tua storia personale e alle tue fragilità, in particolare la paura dell'abbandono e la svalutazione/idealizzazione tipica di certe modalità di funzionamento emotivo.


La confusione che provi è comprensibile: il tradimento, oltre a mettere in discussione la relazione con la tua fidanzata, sembra aver scosso anche la percezione che hai di te stesso. È importante ricordare che i sentimenti, specie in momenti di crisi, possono essere difficili da decifrare e sono influenzati da molti fattori, incluso il senso di colpa, l'ansia ei conflitti interiori.


Riguardo al consiglio della tua terapeuta, l'idea di evitare decisioni impulsive o confessioni immediate potrebbe avere senso nel contesto di un approccio volto a lavorare prima su di te e su ciò che ha motivato il comportamento. Questo non significa ignorare l'accaduto o trascurare le emozioni coinvolte, ma piuttosto affrontarle in modo graduale e consapevole, senza danneggiare ulteriormente te stesso o gli altri.


L'ambivalenza che descrivi verso entrambe le ragazze potrebbe essere un riflesso del tuo stato emotivo attuale, caratterizzato da instabilità e paura della solitudine. È essenziale non prendere decisioni affrettate, ma permetterti di esplorare, con il supporto di uno specialista, i tuoi bisogni autentici, le tue paure ei tuoi desideri.


Detto ciò, sentire di non essere compreso pienamente nella terapia è un segnale che merita attenzione. È importante parlarne apertamente con la tua terapeuta per capire se ci sono aspetti del vostro lavoro che possono essere migliorati o approfonditi. Se dovessi continuare a percepire questa difficoltà, potrebbe essere utile confrontarti con un altro specialista per un secondo parere.


In ogni caso, affrontare una situazione così delicata e complessa richiede il supporto di un professionista qualificato, che possa aiutarti a elaborare i tuoi vissuti ea prendere decisioni in linea con il tuo benessere. Ti invito a continuare il percorso terapeutico, eventualmente integrandolo con un confronto più approfondito.

Un caro saluto,

Dott.ssa Silvia Parisi
Psicologa Psicoterapeuta Sessuologa
Buonasera e grazie per aver condiviso la sua storia con tanta sincerità. La situazione che descrive è complessa e carica di emozioni intense, e comprendo il suo desiderio di cercare una guida e una maggiore chiarezza.
Riflessioni sulla Situazione
Confusione Emotiva e Senso di Colpa: è comprensibile che l'esperienza del tradimento abbia innescato una crisi interiore e sentimenti di colpa. La paura dell'abbandono e la percezione di non essere abbastanza possono amplificare la sua ansia e la sua confusione. Queste emozioni, se non gestite adeguatamente, possono influenzare le sue decisioni e il suo benessere complessivo.
Alternanza tra Idealizzazione e Svalutazione: questo fenomeno è comune e può rendere ancora più difficile prendere decisioni chiare e consapevoli. La fluttuazione tra idealizzare e svalutare le persone è un meccanismo di difesa che protegge dall'intensità delle emozioni, ma può anche creare instabilità nelle relazioni.
Strategie di Gestione
Chiarezza sui Sentimenti: prendersi del tempo per esplorare e comprendere i propri sentimenti è fondamentale. Potrebbe essere utile dedicare momenti di riflessione personale o utilizzare strumenti come la scrittura per chiarire ciò che prova veramente per entrambe le persone coinvolte.
Comunicazione Onesta: una comunicazione aperta e onesta, anche se difficile, è essenziale in una relazione sana. Decidere se e quando condividere la verità con la sua fidanzata dipenderà dalla sua valutazione della situazione e dall'obiettivo di preservare l'integrità del rapporto. Tuttavia, è importante considerare l'impatto emotivo che questa rivelazione potrebbe avere su entrambi.
Supporto Terapeutico: è cruciale mantenere il dialogo aperto e cercare di esprimere i suoi bisogni e preoccupazioni in modo chiaro. Cercare il supporto di un terapeuta o di un consulente può offrire uno spazio sicuro per esplorare questi sentimenti e trovare soluzioni che rispettino il suo benessere emotivo.
Affrontare la Paura della Solitudine: la paura di rimanere solo può influenzare significativamente le sue decisioni. Lavorare sulla propria autostima e sulla capacità di affrontare la solitudine può rafforzare la sua resilienza emotiva e aiutarlo a prendere decisioni più equilibrate e consapevoli.
Conclusione
La situazione che sta vivendo richiede tempo, pazienza e una profonda riflessione. È importante che qualsiasi decisione presa sia allineata con i suoi valori personali e con il desiderio di migliorare il proprio benessere emotivo. Le auguro di trovare la serenità e la chiarezza necessarie per affrontare questa situazione nel modo migliore per lei.
Cordiali saluti.
Buonasera,

La situazione che descrive è indubbiamente complessa e tocca molti aspetti della sua vita personale e terapeutica. Partirei dalla diagnosi di disturbo borderline di personalità per riflettere su un aspetto importante: quanto questa etichetta contribuisce realmente alla comprensione di ciò che sta vivendo?

Da una prospettiva interazionista, diagnosi come quella di disturbo borderline non sono necessariamente una descrizione accurata di una condizione intrinseca della persona, ma spesso rappresentano un modo per classificare comportamenti e vissuti che emergono in specifici contesti relazionali. La diagnosi, in questo senso, rischia talvolta di focalizzarsi sui sintomi osservabili, tralasciando il significato che questi possono avere nel contesto della vita e delle esperienze individuali.

La difficoltà che descrive – tra idealizzazione e svalutazione, senso di colpa, paura della solitudine e confusione rispetto ai propri sentimenti – può essere letta in molteplici modi, e una diagnosi rischia di ridurre la complessità di queste dinamiche a un’etichetta che, se non ben contestualizzata, può non fornire strumenti utili per affrontare ciò che sta vivendo.

In un quadro terapeutico, sarebbe utile interrogarsi su come questa diagnosi sia stata introdotta nel suo percorso, quale significato le viene attribuito e in che misura è stata condivisa con lei. Può essere importante chiarire se l’approccio adottato si focalizza più sulla gestione dei sintomi o sulla comprensione delle esperienze sottostanti.

Se sente che il percorso attuale non le sta offrendo lo spazio o gli strumenti per affrontare questa fase di crisi, potrebbe essere utile discuterne apertamente con la sua terapeuta o, se necessario, esplorare altre prospettive terapeutiche. Ogni percorso può essere rimodulato o affiancato da punti di vista differenti, che potrebbero aiutarla a trovare un senso più profondo e personale alle esperienze che sta vivendo.

Un saluto,
Dott. Marco Di Campli

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