Buonasera Sono un ragazzo di 24 anni che è attualmente in cura da ormai 2 anni con psichiatra e ps

19 risposte
Buonasera
Sono un ragazzo di 24 anni che è attualmente in cura da ormai 2 anni con psichiatra e psicoterapeuta che mi hanno aiutato direi molto ad uscire da una depressione che ormai mi stava lacerando dentro. Pian piano ho ricominciato a fare tutto, i primi viaggi, lavorare, incontrare persone e tutto questo è stato per merito di due figure essenziali per l’andare avanti. Ora però, una delle due figure (terapeuta) non penso faccia più per me… e questa situazione, questo pensiero mi sta facendo male perché in fondo io mi son affezzionato a lei e mi sento molto “stronzo” ad abbandonarla dopo due anni quasi assiemenin cui mi è stata vicino, però non mi sento più a mio agio con lei per delle uscite che ha fatto durante alcune sedute in cui mi so sentito giudicato per temi quali “i miei mi pagano la patente” facendo facce allucinate o giudicando alcune sue pazienti rifatte. Ho chiaramente portato questo tema in terapia ma l’unica risposta che ho avuto è stata : tutti giudichiamo e siamo andati avanti. Io però nelle sedute inizio a non sentirmi più io, inizio a non essere più a mio agio ma allo stesso tempo vorrei uscirne e guardami altrove perché una parte di me molto grande me lo chiede iñ continuazione e da mesi ormai l’arrivo del giorno in cui ho la seduta con lei, mi fa stare male. Non entrerò nel dettaglio di altre cose accadute con lei ma la mia paura è anche dovuta al fatto di abbandonare il percorso con lei che è specializzata in ipnoterapia e emdr. Cosa dovrei fare? Io ho già portato i miei dubbi con lei ma non noto cambiamenti o spiegazioni più corrette e soprattutto io non mi sento più a mio agio o in spazio sicuro ma allo stesso mi spiacerebbe ferirla. Inoltre volevo chiedervi, soffrendo di un doc in cui monitoro in continuazione una parte specifica del corpo creando una sensazione alla testa, e avendo dei traumi molto pesanti legati al bullismo in caso io dovessi cambiare percorso è meglio un percorso emdr o ipntoterapia per il doc e traumi? Ho fatto tanti passi avanti nel presente ma ho un passato che purtroppo pesa molto e di cui devo affrontare con una persona non giudicante. Ringrazio in anticipo tutti
Buonasera,

innanzitutto vorrei riconoscere il grande lavoro che hai fatto finora per affrontare la depressione e riprendere in mano la tua vita. È evidente che il tuo impegno e il supporto delle figure professionali che ti hanno affiancato siano stati fondamentali nel tuo percorso di crescita e guarigione.

Per quanto riguarda la tua situazione attuale, il fatto che tu stia percependo un disagio significativo con la tua terapeuta è qualcosa che merita attenzione. È normale sviluppare un legame emotivo con chi ci ha sostenuto nei momenti difficili, ma è altrettanto importante che tu ti senta a tuo agio e accolto in terapia. Non sentirti "stronzo" per pensare a un cambiamento: il tuo benessere è la priorità e scegliere ciò che è meglio per te è un atto di cura verso te stesso.

Hai già affrontato il tema con lei, dimostrando maturità e apertura, ma se non senti miglioramenti o un cambiamento nell'approccio, è legittimo valutare altre opzioni. Riguardo alla tua domanda specifica sull'EMDR e sull'ipnoterapia, entrambe possono essere strumenti molto efficaci per affrontare traumi e sintomi come il DOC. L'EMDR è particolarmente indicato per l'elaborazione di traumi, mentre l'ipnoterapia può essere utile per lavorare su aspetti specifici come le compulsioni. La scelta dipende dalle tue esigenze e da come ti senti con il professionista che ti seguirà.

Ti consiglio di prenderti il tempo necessario per riflettere su ciò che senti essere più giusto per te e, se deciderai di cambiare terapeuta, di parlarne con chiarezza e rispetto, ma senza sensi di colpa. Una nuova figura professionale potrebbe offrirti lo spazio di cui hai bisogno per lavorare in modo sereno sul tuo passato e presente.

Per un approfondimento sulla scelta del percorso più adatto, ti invito a rivolgerti a uno specialista che possa valutare nel dettaglio le tue necessità e guidarti nel modo più appropriato.

Dottoressa Silvia Parisi
Psicologa, Psicoterapeuta, Sessuologa

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Un caro saluto
Gentile utente, hai pieno diritto di interrompere la terapia in qualsiasi momento, senza dover dare giustificazioni. È una scelta tua, e il tuo benessere è sempre la priorità soprattutto se consideri che la relazione tra te e la tua terapeuta si è già incrinata, il rapporto di fiducia e collaborazione sono il primo passo per il benessere, non è più terapeutico se senti un clima giudicante e hai l’ansia di andare in seduta.
Buonasera!
Il quesito che ha posto è molto rilevante e la premessa è che nella nostra pratica il terapeuta debba sempre essere attento a monitorare anche eventuali problematiche nella relazione terapeutica, con lo scopo di riportarla su un assetto cooperativo. È del tutto lecito che possano esserci questi momenti, soprattutto durante un percorso così lungo, e ha fatto assolutamente bene a portarli all'interno delle sedute.
Tuttavia, se sente che qualcosa si sia rotto irrimediabilmente all'interno della relazione e che questo influisca significativamente sul suo modo di relazionarsi e stare in seduta, è assolutamente un suo diritto ponderare attentamente delle alternative, ponendo anche questo aspetto alla sua terapeuta, senza doversi sentire in colpa per questo (alla fine la terapia la fa per sé, non per il/la professionista).
In caso dovesse cambiare e sente che il percorso fatto finora sia stato molto utile, potrebbe essere utile cercare un collega di un orientamento vicino, ancora meglio se specializzato nei disturbi da lei elencati.

Cordialmente.
Buonasera, immagino quanto questa situazione possa essere complessa e a tratti dolorosa per lei. Il rapporto di terapia è un rapporto particolare, delicato e mi permetto di risponderle da terapeuta ma anche da ex paziente. La psicoterapia è un percorso e come tale prevede delle tappe ma anche un inizio ed una fine. Può succedere che il terapeuta e il paziente siano in disaccordo circa temi, comportamenti, interpretazioni ma le suggerisco di non dimenticare che alla fine il percorso è il suo, la sua terapeuta la sta accompagnando, ma è lei che può e deve decidere cosa è meglio per sé stesso. Per quanto riguarda l'approccio, le suggerirei di continuare con l'emdr se ne ha trovato giovamento ma in linea di massima è la relazione terapeutica ad essere fondamentale, al di là delle tecniche che vengono utilizzate. Per poter sfruttare al massimo il lavoro di terapia, che in primis è estremamente faticoso per lei, deve sentirsi a suo agio e accolto nella relazione, il resto è secondario.
Gentile utente di mio dottore,
la inviterei a parlare nuovamente di tutto questo in seduta. Nessun terapeuta resterebbe ferito per le parole di un paziente, quanto piuttosto cercherebbe di comprendere quanto il paziente stia portando all' interno del setting terapeutico. Le sconsiglio di lasciare il percorso cominciato, a maggior ragione se ha portato ad ottimi risultati, chissà che quello capitato non sia solo un semplice incidente di percorso.
In bocca al lupo per tutto!
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve sono la dottoressa Garrammone. Quello che stai vivendo, succede spesso in un percorso terapeutico, è drop out, un momento critico che se adeguatamente discusso in terapia, può trasformarsi in un momento di crescita. La paura della separazione può essere un tema essenziale nel tuo processo di crescita . Se la terapeuta non è recettiva o continui ad essere insoddisfatto dille pure che hai necessità di seguire strade diverse. A questo punto io ti consiglierei di cambiare approccio terapeutico
Salve, in prima istanza continui a portare questi suoi dubbi e vissuti con la sua attuale terapeuta; anche le considerazioni sul fatto che le risposte che ha già ricevuto dalla sua terapeuta non sono state per lei adeguate, così come il suo non sentirsi più a suo agio con lei e il timore di ferirla. Al di là della scelta di proseguire insieme o meno il percorso, sono aspetti su cui è importante co-costruire un senso.

Dopo due anni di percorso, questa fase di dubbi, timori e spinte a cambiare possono essere dei movimenti evolutivi importanti nel processo terapeutico.

Una considerazione aggiuntiva: da quanto scrive, sembra che questa spinta al cambiamento/crescita faccia scaturire in lei dei vissuti ambivalenti che stanno nelle sfumature del binomio aggressività-paura della ritorsione. Se sente che questo tema ha un significato per lei e nella sua storia, le suggerisco di approfondirlo in terapia.

Cordialmente,
dott.ssa Onorato
Caro paziente anonimo, le direi di custodire gelosamente tutto quanto si è svolto finora tra lei e la psicoterapeuta e non soltanto i risultati che, da quello che racconta, sono decisamente apprezzabili. Prenderei atto, tuttavia, che la psicoterapia è un rapporto caratterizzato da una sintonia senza la quale il cammino s’interrompe e si resta fermi sempre sullo stesso punto. Si tratta di una sintonia fatta di fiducia, affidamento, guardia bassa reciproca. Questo avviene a una sola condizione: la condivisione sia nell’individuazione dello stato e/o del problema attuale, sia nella individuazione della strada da percorrere per risolverlo. Si tratta di un cammino che prevede fermate, a ognuna delle quali si fa il punto per aggiornare lo stato delle cose e progettare insieme l’eventuale obiettivo seguente. Ogni fermata implica anche una riconfigurazione del rapporto, proprio come si riconfigura il rapporto tra genitori e figlio quando quest’ultimo passa da una fase all’altra dello sviluppo: non si può avere lo stesso atteggiamento con un figlio neonato, bambino, ragazzino, adolescente, adulto. A differenza del figlio, il paziente deve consapevolmente condividere ogni cosa: dalla valutazione del percorso fatto, alla considerazione della possibilità di proseguirlo, alla definizione di eventuali obiettivi nuovi. Come il figlio, però, il paziente può decidere di andare oltre. Lo fa quando non si sente più a suo agio nella propria nicchia, quando si è toccato qualche punto di non ritorno. Se lo fa, significa che entrambi sono stati bravi. Se non lo fa per non far dispiacere al genitore, significa che i ruoli si sono ribaltati e questo proprio non va perché crea un malessere che danneggia entrambi.
È un capolinea, occorre cambiare strada. Con animo grato.
Le auguro buona strada
Buonasera,

Non si deve sentire “stronzo” per il desiderio di cambiare terapeuta. Le relazioni terapeutiche, per quanto profonde, devono basarsi su fiducia e sicurezza, e se sente di non ricevere più questo tipo di sostegno, ha tutto il diritto di cercare qualcuno che sia più in linea con le sue esigenze attuali. È naturale provare affetto o riconoscenza per chi l’ha aiutata, ma la priorità deve essere il suo benessere.
Per quanto riguarda la scelta del percorso, sia l’EMDR che l’ipnoterapia sono strumenti validi, ma spesso l’EMDR è particolarmente efficace per elaborare traumi profondi e ricordi dolorosi. Nel suo caso, considerando i temi del bullismo e del DOC, potrebbe essere utile un approccio combinato che affronti sia la parte emotiva legata ai traumi sia quella cognitiva e comportamentale legata al DOC.
Il consiglio è di prendersi il tempo necessario per valutare le alternative, magari consultando un nuovo terapeuta e spiegando le sue necessità. Cambiare percorso non significa annullare i progressi fatti finora, ma dare continuità al suo lavoro con strumenti e modalità che ora sente più adatti a lei.
Si ricordi che il percorso terapeutico deve farla sentire accolta, compresa e mai giudicata. Ascolti ciò che sente dentro di sé, perché ha già dimostrato di avere la forza per affrontare cambiamenti importanti. Un caro saluto.
buona sera, è davvero difficile risponderti e darti dei consigli perchè la tua premessa è che questo psichiatra e questa psicoterapeuta ti hanno davvero aiutato in modo significativo. Tuttavia comprendo i dubbi che esponi e la dimensione della fiducia è molto importante per un lavoro psicoterapico. Io esporrei i miei dubbi e le mie perplessità alla terapeuta, in modo profondo, dettagliato, specifico, in modo da capire il suo punto di vista. Indaga con lei questi aspetti che non ti rendono più desideroso di un proseguio,esponi le tue idee in modo autentico e rispettoso. Cerca di passare oltre alla tua " visione" attuale dei pensieri della psicoterapeuta, analizza con lei il suo punto di vista e poi, dopo qualche tempo (tre-quattro mesi, ) prendi una decisione ponderata. Sono contenta se mi fai sapere come è andata. Tanti auguri...
E' sempre sconsigliabile per un terapeuta esprimersi su un collega e su una terapia in corso però ci sono due cose che vorrei dirle:
- non ha ragione di sentirsi uno "stronzo" con la sua terapeuta nel caso decidesse di "abbandonarla". Per quanto sensibile il vostro è un rapporto lavorativo, lei non "ferisce" nessuno.
- ho la sensazione che la terapia stia muovendo dentro di lei dell'energia sana. Lei stesso riconosce come "molto adulta" la parte che vorrebbe portarla fuori da quella terapia. Ha detto che ha iniziato a uscire e a viaggiare. Ma è come se ora questo disagio fosse figlio di una parte di lei che chiede di uscire ma che trova la strada sbarrata dal giudizio. Il giudizio di chi? Della sua terapeuta? E' come se lei fosse sul punto di compiere una svolta, un salto verso la maturità e la responsabilità. Questo salto le chiede di essere più forte forse? E se la sua psiche oggi le stesse chiedendo di vincere i bulli del passato? La sua terapeuta lei l'ha sempre sentita giudicante nel corso di questi due anni? O solo recentemente? E se recentemente, da quando esattamente? In che rapporti è lei con la rabbia? Forse la terapia sta funzionando e oggi lei si trova di fronte la necessità di abbandonare la stampella della terapia, di "vincere" la terapia iniziando a fruirne come uomo e non più come un ragazzo. Il disagio che prova prima di andare in terapia potrebbe essere una parte di lei che subisce una forma di ostracismo quando entra nello studio ma che in questi due anni è cresciuta e sente il diritto di esprimersi. Quando lei si è affezionato alla sua terapeuta in un momento di fragilità ha fatto qualcosa di assolutamente normale. Si è affidato come il bambino alla madre. Ma poi arriva l'adolescenza e la contestazione dei genitori, fase necessaria per potersi distaccare dalla famiglia di origine e crearsene una propria. Terapeuticamente forse lei si trova lì. Ma trema, indugia, dubita. Crescere è un passaggio che le auguro sinceramente di compiere, un passaggio di separazione anche dalla stampella dell'ossessione che tutto vuole sapere e controllare. Rintraccio nella sua lettera la voce del figlio più che la voce del padre. Faccia la sua scelta e si assuma la sua responsabilità, possibilmente dentro la terapia. Altrimenti altrove.
Salve da ciò che racconti sei consapevole del fatto che la fiducia e la sintonia tra paziente e terapeuta sono fondamentali e che alla base di esse c'è il sentirsi accolti e non giudicati. Se ultimamente ti senti giudicato da parte della tua tearapeuta, fai bene a parlarne con lei perchè possono essere "trigger" di temi/concetti di te/eventi legati alle cause del tuo malessere ed attraverso la loro analisi magari si sblocca positivamente l'empasse di cui parli. Se poi anche così non riesci, puoi cercare un'altra/o terapeuta, di un orientamento che comprenda anche la parte senso-motoria dell'intervento (Emdr va benissimo, ma ce ne sono anche altre). In ogni caso, se riesci, chiudi con sincerità con la tua attuale terapeuta. Come terapeuti sappiamo che ciò può succedere e non credo che si sentirebbe ferita, piuttosto un po' dispiaciuta di non poter continuare il percorso di aiuto nei tuoi confronti. Ma se ne parli con lei, anche la chiusura del percorso che stai facendo può essere un elemento terapeutico. Spero di aver risposto alle tue domande, so che è difficile aprirsi e chiedere consigli, come lo è anche riuscire a dare risposte esaustive attraverso il canale del forum. Se hai bisogno di parlarne meglio, scrivimi pure in privato
Buongiorno, la sua è una situazione delicata e si comprendono le sue paure e dubbi rispetto ad un cambiamento. La psicoterapeuta che l'ha seguita in questi due anni l'ha molto aiutata, sembrerebbe però che in questo momento lei stia chiedendo qualcosa di diverso dalle tecniche utilizzate che sopra cita, un approccio che inizi pian pianino a creare delle possibilità nuove, dei collegamenti tra il passato e il presente in vista dei cambiamenti futuri, in cui si possano integrare diversi aspetti personali intrapsichici e interpersonali. Un procedere con pazienza e fiducia che possa adeguarsi ai suoi tempi, alla sua storia personale e il suo modo di funzionare. Parlo di un lavoro lungo e sicuramente non semplice, ma che potrebbe portare a nuove aperture e ulteriori miglioramenti.
Buonasera,
innanzitutto, mi permetta di esprimere la mia ammirazione per il coraggio che ha dimostrato nel suo percorso di guarigione fino ad oggi. Ha fatto notevoli progressi e deve essere orgoglioso di se stesso per i traguardi raggiunti.
Capisco la difficoltà che sta vivendo nel continuare il suo percorso terapeutico con la stessa terapeuta. È naturale sviluppare un legame con i professionisti che ci aiutano, e altrettanto naturale sentire disagio quando quel rapporto non soddisfa più le nostre necessità.
L'aspetto più importante è il suo benessere e il suo senso di sicurezza durante le sedute. Se si sente giudicato o a disagio, ciò potrebbe influire negativamente sul suo progresso. È cruciale che lei si senta ascoltato e supportato in modo non giudicante.
Riguardo alla sua domanda su quale percorso scegliere tra EMDR e ipnoterapia, entrambi i metodi hanno dimostrato efficacia nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e traumi. Tuttavia, la scelta dipende dalle sue specifiche esigenze e preferenze personali. Sarebbe utile discutere queste opzioni con un nuovo professionista che può aiutarla a determinare quale metodo si adatta meglio alle sue necessità attuali.
Per concludere, non si senta in colpa per voler cercare un altro terapeuta. La relazione terapeutica deve essere un ambiente sicuro e di sostegno. Il cambiamento può essere una parte essenziale del suo percorso di guarigione.
Le auguro il meglio per il suo proseguimento e la invito a prendere le decisioni che ritiene più giuste per il suo benessere. Se ha ulteriori domande o ha bisogno di ulteriori chiarimenti, sono qui per aiutarla.
Cordiali saluti.
Gentile utente, può capitare che la relazioni cambi con il proprio terapeuta. Da quel che scrive ha provato a parlare del suo disagio con collega e questo mi pare un buon inizio. Forse sarebbe opportuno affrontare contro il suo disagio e anche parlando della sua paura di ferita, che penso ( azzardo) possa avere a che fare con la sua paura di non controllare le cose. Un corisle saluto, Giada di veroli
Buongiorno, grazie per la richiesta. Deve essere difficile affrontare questa situazione nella sua relazione con il terapeuta. Inoltre, credo che quello che sta attraversando sia un aspetto importante del lavoro terapeutico ed è da tenere in considerazione durante gli incontri: continui a far emergere con onestà e trasparenza questi aspetti di difficoltà e sensazioni di giudizio, sottolineando il suo bisogno di interrompere il percorso e spiegando le sue necessità e il disagio di questi ultimi incontri. Con il professionista che la sta seguendo, sarà eventualmente possibile stabilire un nuovo percorso adatto a questo suo periodo di vita. E' necessario però tempo per valutare quali possano essere le alternative, magari provando proprio a chiedere e parlare anche in terapia di nominativi di colleghi specializzati nel medesimo orientamento. Rimango a disposizione, cordialmente. Dottoressa Sara Mallamaci
Buongiorno a lei caro utente, leggendo ciò che ha scritto provi a fare qualche altro primo colloquio con altri terapeuti con la stessa formazione e valuti se si sente meglio e se può iniziare un percorso. Parli chiaramente con la sua terapeuta e le dica quello che ha detto qui ,ovvero che si sente legato a lei ma che non le sono piaciute alcune sue risposte e che si sente giudicato (le posso garantire che questo è un lavoro importante sia per Lei che per la sua terapeuta) cosi da non lasciare impliciti tra voi e essere più' consapevole di quello che necessita e del transfert e contro transfert che è avvenuto tra di voi Per quanto riguarda il discorso sui traumi esistono altre tecniche altrettanto efficaci come l'emdr come per esempio quello a cui mi rifaccio io il Pleasure Intensifying Reprocessing, questo per dirti che di possibilità ne ha ma prima secondo me dovrebbe ripulire insieme alla collega il vostro rapporto professionale. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti. Dr. Jasmine Scioscia

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