BuonaseraSoffro di disturbo ossessivo compulsivo(nello specifico pensieri ossessivi).Il mio psichi
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Buonasera
Soffro di disturbo ossessivo compulsivo(nello specifico pensieri ossessivi).Il mio psichiatra mi ha consigliato la possibilità di valutare la stimolazione transcranica, cosa ne pensate?
Grazie.
Soffro di disturbo ossessivo compulsivo(nello specifico pensieri ossessivi).Il mio psichiatra mi ha consigliato la possibilità di valutare la stimolazione transcranica, cosa ne pensate?
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Salve ! Puo' servire ma deve comunque assumere anche una terapia farmacologica ! Male non fa !
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Buongiorno, concordo con l'amico e collega dr. Mauri: la Stimolazione Magnetica Transcranica male non fa...pero', a mio giudizio, gli unici possibili ed effettivi risultati per un DOC sono una terapia con antidepressivi (paroxetina, fluvoxamina, citalopram) ad alte dosi e per lungo tempo e sempre considerando che e' un tipo di disturbo che comunque tende a recidivare. Un cordiale saluto Dr. Marco Zamperetti
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Concordo, parzialmente, con quanto già detto dai colleghi, tuttavia ritengo che oggi l'indicazione ad una terapia di neuromodulazione sia supportata anche da dati scientifici. L’efficacia della TMS nel trattamento della depressione maggiore è stata approvata nel 2008 dalla Food and Drug Administration (FDA), sulla base dei risultati di diversi studi. Rispetto all’ uso di tecniche di neurostimolazione in caso di disturbo ossessivo-compulsivo, i risultati sono più controversi, sebbene vi siano in letteratura dei dati incoraggianti. La terapia di prima scelta del DOC sono i farmaci serotonergici (clomipramina ed SSRI), ad alte dosi, eventualmente associati fra loro e/o ad altri farmaci per potenziarne l'efficacia, ai quali andrebbe associata anche una psicoterapia specifica. Tuttavia il DOC risulta resistente alle terapie di prima scelta nel 40-60% dei casi. Nelle forme resistenti possono essere prese in considerazione le terapie di "stimolazione cerebrale". Nella fisiopatologia del DOC sono coinvolti diversi circuiti neurali che possono essere selettivamente modulati attraverso tecniche di neuromodulazione invasiva e non invasiva. Tra le varie tecniche utilizzate sperimentalmente nella cura di questo disturbo le più promettenti sono la stimolazione magnetica transcranica (TMS) e la La Stimolazione Cerebrale Profonda o Deep Brain Stimulation (DBS). I risultati migliori sembrano ad oggi quelli della Stimolazione Cerebrale Profonda (DBS), che ha tuttavia lo svantaggio di essere una tecnica "invasiva" (prevede cioé di impiantare due elettrodi stabilmente nella scatola cranica). La TMS può essere considerata una buona alternativa non solo per le prove di efficacia già fornite, ma anche per l’ottima tollerabilità e la facilità di applicazione . In conclusione la combinazione di neuromodulazione e psicoterapia (terapia cognitivo-comportamentale con esposizione e prevenzione della risposta) può consentire di ottenere ottimi risultati anche nei casi altamente refrattari che non rispondono a nessuno dei trattamenti di prima scelta. Spero di essere stata d’aiuto. Saluti. Dr.ssa Silvia Spitoni
Buongiorno. Le linee guida internazionali rilevano come trattamenti con più efficacia la terapia farmacologica e la terapia cognitivo-comportamentale (American Psychiatric Association,2013).
Le tecniche di Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP) sono considerate trattamento di elezione. Tuttavia, è importante intervenire sui processi cognitivi e le credenze che hanno contribuito allo sviluppo e al mantenimento del disturbo. Le consiglio di valutare quindi l'ipotesi di effettuare una valutazione accurata della sintomatologia ossessiva sperimentata, in modo da comprendere se le può essere utile una terapia psicoterapica mirata, da affiancare eventualmente ad una terapia farmacologica qualora ci fosse la necessità. Ad ogni modo il trattamento cognitivo-comportamentale può avere il vantaggio di ridurre il rischio di ricaduta e mantenere i risultati più stabili nel tempo. Cordiali saluti, Dr.ssa Simona Gelli
Le tecniche di Esposizione e Prevenzione della Risposta (ERP) sono considerate trattamento di elezione. Tuttavia, è importante intervenire sui processi cognitivi e le credenze che hanno contribuito allo sviluppo e al mantenimento del disturbo. Le consiglio di valutare quindi l'ipotesi di effettuare una valutazione accurata della sintomatologia ossessiva sperimentata, in modo da comprendere se le può essere utile una terapia psicoterapica mirata, da affiancare eventualmente ad una terapia farmacologica qualora ci fosse la necessità. Ad ogni modo il trattamento cognitivo-comportamentale può avere il vantaggio di ridurre il rischio di ricaduta e mantenere i risultati più stabili nel tempo. Cordiali saluti, Dr.ssa Simona Gelli
Buongiorno, non sono un medico quindi non mi sento di dare un parere sulla stimolazione transcranica per il Doc. Quello che posso dirle, è che una psicoterapia specifica da associare alla terapia farmacologica sarebbe una gran cosa. Ho avuto in carico diversi pazienti con disturbo ossessivo compulsivo, alcuni dei quali, erano seguiti anche da un punto di vista medico e le assicuro che l’integrazione di entrambi i trattamenti si è rivelata di grandissima utilità nel ridurre la sintomatologia in tempi “rapidi” fino all’estinzione del comportamento(pensiero) ossessivo. La psicoterapia infatti lavora a più livelli e permette alla persona di poter essere parte attiva del suo processo di cambiamento. La psicoterapia cognitivo comportamentale e la psicoterapia strategica potrebbero essere tra le più indicate per il suo disturbo. Spero di esserle stata di aiuto.
Buona giornata, dott. Ssa Annarita Sidari
Buona giornata, dott. Ssa Annarita Sidari
Salve
Il DOC va trattato con la collaborazione attiva dell’utente seguendo il protocollo completo che prevede un approccio farmacologico mirato associato alla psicoterapia che interviene sulla elaborazione dei sintomi e quindi sulla loro risoluzione. Il percorso, prevedendo recidive, non può essere a breve termine, secondo le comuni aspettative, ma se completato porta alla guarigione
Il DOC va trattato con la collaborazione attiva dell’utente seguendo il protocollo completo che prevede un approccio farmacologico mirato associato alla psicoterapia che interviene sulla elaborazione dei sintomi e quindi sulla loro risoluzione. Il percorso, prevedendo recidive, non può essere a breve termine, secondo le comuni aspettative, ma se completato porta alla guarigione
Salve, per la cura del Doc secondo le linee guida internazionali è utile associare una terapia farmacologica a una psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale
Buongiorno. Lascio ai colleghi medici l'onere di risponderle in merito alla TMS. Io, in quanto psicoterapeuta, vorrei darle piuttosto qualche spunto.
Le problematiche che presenta possono essere affrontate farmacologicamente, se necessario e indicato dal medico che la sta seguendo. A questo ritengo possa esserle di grande aiuto una psicoterapia: la letteratura, come affermano i colleghi, e soprattutto la mia esperienza, me ne fanno sottolineare l'importanza.
Nel disturbo che riporta vi è speso un sentire comune: ci si sente "in una gabbia", che rassicura e parallelamente incastra creando un forte disagio. La psicoterapia agisce su questi vissuti, sia sui pensieri che sulle emozioni ad esse associate. Spesso, con il tempo, la comprensione e l'accettazione dei propri sintomi, quella gabbia può essere aperta proprio dal paziente stesso, che in psicoterapia è attivo e diviene fautore del proprio cambiamento.
Spero di esserle stata utile, buon percorso,
Gilda Schiavoni
Le problematiche che presenta possono essere affrontate farmacologicamente, se necessario e indicato dal medico che la sta seguendo. A questo ritengo possa esserle di grande aiuto una psicoterapia: la letteratura, come affermano i colleghi, e soprattutto la mia esperienza, me ne fanno sottolineare l'importanza.
Nel disturbo che riporta vi è speso un sentire comune: ci si sente "in una gabbia", che rassicura e parallelamente incastra creando un forte disagio. La psicoterapia agisce su questi vissuti, sia sui pensieri che sulle emozioni ad esse associate. Spesso, con il tempo, la comprensione e l'accettazione dei propri sintomi, quella gabbia può essere aperta proprio dal paziente stesso, che in psicoterapia è attivo e diviene fautore del proprio cambiamento.
Spero di esserle stata utile, buon percorso,
Gilda Schiavoni
Salve, ho approfondito il mio interesse a questa tecnica tramite dei congressi, la stimolazione magnetica transcranica (TMS), è una tecnica non invasiva da stimolazione elettromagnetica del tessuto cerebrale. Mediante questa tecnica, è possibile studiare il funzionamento dei circuiti e delle connessioni neuronali all'inteno del cervello, provocando uno squilibrio piuttosto ridotto e transitorio. Si può trattare disturbi psichiatrici come depressione, allucinazione e malattia di Parkinson: Infatti l'utilizzo del TMS è stato approvato e visti risultati per l'emicrania e per forte depressione resistenti ad altri trattamenti. Quindi, come dicono i miei colleghi, potrebbe provarci inoltre associarla ad una cura farmacologica e poi le consiglio di fare delle sedute psicologiche per riuscire a capire qualcosa di più profondo su di sè. La saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli
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Buongiorno,
le consiglio di associare alla terapia psichiatrica anche un intervento con lo psicoterapeuta.
La terapia cognitivo comportamentale è ritenuta dalla comunità scientifica molto efficace, permette di lavorare sui sintomi con risultati molto soddisfacenti.
Le auguro un buon percorso
PF
le consiglio di associare alla terapia psichiatrica anche un intervento con lo psicoterapeuta.
La terapia cognitivo comportamentale è ritenuta dalla comunità scientifica molto efficace, permette di lavorare sui sintomi con risultati molto soddisfacenti.
Le auguro un buon percorso
PF
Salve, anche se parliamo di un sintomo che crea sofferenza, l'utilità di un flusso di pensieri inarrestabili (pensieri ossessivi) è il modo in cui gestisce l'ansia. Mantenendo la sua attenzione sui pensieri si mantiene distante dall'ansia e dai vissuti "personali emotivi"che l' attivano. Ovvero, cercando risposte non ascolta le sue emozioni più genuine. Il sintomo è il modo in cui gestisce i suoi vissuti emotivi.. Pensare piuttosto che sentire. Le consiglio di provare a mettersi in gioco in un percorso terapeutico, per non convivere continuamente con un aspetto della sua persona che dovrà continuamente evitare con farmaci o quant'altro. Se vuole qualche delucidazione maggiore mi contatti in privato.
Salve,
Concordo con i colleghi che consigliato un approccio integrato (farmacologico e psicoterapeutico) così come indicato dalle linee guida. Il trattamento psicofarmacologico (a cura dello psichiatra) agisce sul sintomo alleviando il malessere rapidamente e creando le condizioni favorevoli per poter intraprendere un percorso psicoterapeutico che lavori su un piano più profondo per ottenere risultati duraturi. Ricordiamo che, studi scientifici recenti, hanno dimostrato che la psicoterapia è in grado di agire sui circuiti cerebrali in maniera estremamente efficace.
Concordo con i colleghi che consigliato un approccio integrato (farmacologico e psicoterapeutico) così come indicato dalle linee guida. Il trattamento psicofarmacologico (a cura dello psichiatra) agisce sul sintomo alleviando il malessere rapidamente e creando le condizioni favorevoli per poter intraprendere un percorso psicoterapeutico che lavori su un piano più profondo per ottenere risultati duraturi. Ricordiamo che, studi scientifici recenti, hanno dimostrato che la psicoterapia è in grado di agire sui circuiti cerebrali in maniera estremamente efficace.
Gentile utente, secondo le linee guida internazionali, il trattamento di elezione per le Sue difficoltà è la combinazione di farmaco e psicoterapia cognitivo-comportamentale. Il Suo psichiatria tuttavia non ha torto: dai primi anni 2000 ad oggi disponiamo di una crescente letteratura che testimonia come la stimolazione transcranica (TMS) sia in grado di ottenere miglioramenti statisticamente significativi della sintomatologia ossessivo-compulsiva in pazienti con una sofferenza di tipo ossessivo-compulsivo farmacoresistente (si veda, ad es, D'Urso et al, 2015). Questa, secondo le Linee Guida, andrebbe però riservata proprio a questi casi di farmaco-resistenza (noti in letteratura in buona percentuale). Se Lei appartenesse a questa categoria, ritengo che l'indicazione abbia un senso. Viceversa, La inviterei a percorrere dapprima la strada più tradizionale, associando alla cura farmacologica un percorso psicoterapeutico che possa permetterLe di ottenere, sul lungo termine, risultati significativi rispetto alla natura della Sua difficoltà e a ridurne i motivi e la sintomatologia. Naturalmente questa comporta una minore passività e una maggiore motivazione da parte Sua rispetto alle sedute di TMS, pertanto uno dei criteri da valutare sarà sicuramente la Sua disponibilità e le Sue attuali risorse spendibili in un percorso potenzialmente faticoso - ma, con buona probabilità, utile al Suo obiettivo. Cordialmente, DMP
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