Buonasera, penso che mio fratello abbia dei problemi nell'apprendimento. Con gli anni ho notato che

22 risposte
Buonasera, penso che mio fratello abbia dei problemi nell'apprendimento. Con gli anni ho notato che ha difficoltà ad esprimersi, a memorizzare, ha difficoltà anche nello esporre ciò che per esempio ha appena letto. A volte pare che non capisca ciò che viene detto per esempio in un banale discorso in famiglia (per cui o gli dobbiamo spiegare le cose in modo ancora più elementare), che non ricordi di chi o cosa si stia parlando nonostante sia stato menzionato poco prima.
Dovrei parlare ai miei genitori di questa cosa? Ha ormai 18 anni, ha frequentato la scuola privata fino alla quinta elementare, alle medie è stato assistito dall'insegnante di sostegno per un'ora al giorno o poco più, e alle scuole superiori non l'ha più voluto, riuscendo difficilmente a raggiungere la sufficienza nelle materie.
Buongiorno. Dalla ricostruzione che lei fa della storia di suo fratello, è probabile che i suoi genitori abbiano nel tempo maturato un pensiero e alcune considerazioni in merito alle difficoltà d'apprendimento e d'attenzione. Certamente potreste parlarne e possibilmente cercare di capire assieme che cosa ne pensa il diretto interessato, al fine di poter concertare un eventuale intervento di aiuto.

Un caro saluto,

mg

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Gentile utente, concordo con la collega: è fondamentale coinvolgere il diretto interessato per comprendere come vive gli episodi che ha descritto e se, effettivamente, per lui siano fonte di disagio/stress negli aspetti fondamentali della sua vita. Mi raccomando di non patologizzare comportamenti che non necessariamente debbono essere patologici. Un saluto
Salve, da cio' che scrive sembrerebbe che le difficolta' cognitive manifestate da suo fratello (memoria, linguaggio, attenzione, apprendimento), erano presenti gia' da diversi anni, vista la necessita' dell'insegnante di sostegno alle scuole. Quindi, in passato, saranno state fatte delle valutazioni specialistiche (probabilmente del neuropsichiatra infantile) per diagnosticare eventuali carenze. Ma dal racconto emerge che questi argomenti non sono stati condivisi in famiglia, vista la carenza di informazioni. Sarebbe quindi utile magari parlarne prima con i suoi genitori per avere maggiori chiarimenti e successivamente con suo fratello (il quale potrebbe non essere consapevole e non accettare un aiuto). A quel punto, il passaggio potrebbe essere prima il medico di base e poi uno specialista psichiatra, neurologo o psicologo che potra' valutare il caso e prescrivere un eventuale percorso di aiuto.
Buonasera. Mi scusi ma la sua reale preoccupazione e quindi la motivazione a chiedere un nostro parere non mi è ben chiara. Leggendo la sua lettera mi arriva quasi un senso di impotenza, in quell'"ormai ha 18 anni". Vorrei tentare di rassicurarla, ovvero il fatto che abbia difficoltà scolastiche, di natura nn specificata, non significa che sia tutto andato. La vita è adattamento e suo fratello, al pari suo, dovrà percorrere la sua strada. Non è semplice svincolarsi, ma è il processo naturale che porta dalla famiglia all'individuo e dall'individuo alla famiglia. La invito a riflettere sul suo ruolo all'interno del sistema e sulle dinamiche intrinseche
Gentile utente, da quello che descrive e dalle scelte fatte dai suoi genitori, sembra che il problema non sia stato sottovalutato. Scuola privata, insegnante di ripetizione.
Io affronterei con i suoi genitori la sua preoccupazione, perché lei possa approfondire la questione e anche rasserenarsi rispetto ad altri possibili interventi da ottemperare.
Buonasera, capisco la sua preoccupazione per ciò che nota in suo fratello per quanto riguarda l'apprendimento. Inoltre mi sembra che abbia cmq notato dei problemi in più alla situazione che già preesisteva. Nella sua domanda si nota che già i suoi genitori avevano adottato dei giusti comportamenti per poterlo aiutare, forse ora a 18 anni servono aiuti differenti e più approfonditi. Quindi se lei lo ritiene giusto può coinvolgere i suoi genitori nella ricerca di un centro per un aiuto più appropriato, per l'età ed i disturbi del ragazzo, la saluto cordialmente, dott, Eugenia Cardilli.
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Buongiorno. Sulla base di quello che descrive i suoi genitori si sono mossi nella direzione di una piena consapevolezza di aiutare suo fratello. Se continua ad avere queste preoccupazioni cercherei di sistematizzarle con l'aiuto di un professionista.

Cordialità

Massimiliano Trossello
Buongiorno, non so la sua età nè conosco la vostra situazione familiare, capisco le sue preoccupazioni e mi colpisce che sia lei a dover avvisare i suoi genitori. Dice che non se ne sono accorti? Non stanno provvedendo? Sembra che Lei se ne occupi in maniera maggioritaria. Ridia a loro la responsabilità di occuparsi del figlio, gli parli di quello che ha notato, magari possono portarlo a fare un consulto da qualcuno. Lei è senz'altro una sorella molto amorevole, ma ridistribuisca i compiti a chi spettano. Forse una terapia familiare potrebbe essere un aiuto per tutti, oltre a porre attenzione ai problemi di suo fratello da uno specialista apposito.
In bocca al lupo
Buongiorno! Mi occupo di D.S.A. e le dico che vengono preferibilmente diagnosticati quando si è piccoli perché è più utile usare degli strumenti idonei per agevolare lo studio e perché è possibile potenziare alcune aree. Una volta superata la soglia della prima- seconda media, il cervello ha già compensato in qualche modo e quindi si lavora sul metodo di studio più che su altro. Detto ciò, per rispondere alla sua domanda: è il caso di dirlo ai miei genitori? Be' parlare in famiglia è sempre qualcosa di utile per un confronto. Da vedere cosa ne pensa suo fratello e che finalità avrebbe una diagnosi a 18 anni: vuole proseguire negli studi? Necessita di strumenti compensativi o dispensativi per fare degli esami di stato o dei concorsi? Mi stona l'informazione che suo fratello avesse un'insegnante di sostegno alle medie. Per quale motivo? Glielo chiedo perché alcune diagnosi non sono compatibili con quelle di disturbi specifici dell'apprendimento.Attendo sue notizie in merito per consigliarle al meglio.
Dott.ssa Valeria Randisi
Buonasera, mi occupo di DSA, Disturbi Specifici dell'Apprendimento. Le posso dire che probabilmente suo fratello avrebbe dovuto svolgere dei test diagnostici quando era piccolo per verificare eventuali problematiche. Non spiega come mai avesse un sostegno a scuola se non sono stati fatti approfondimebti. A scuola le insegnanti non hanno mai detto nulla delle difficoltà di suo fratello? E i suoi genitori? Perché suo fratello non ha più voluto il sostegno? Non voleva far vedere agli altri di avere un aiuto magari?! Spesso se ci si rende conto di avere difficoltà ma non si comprende cosa, ci si vergogna, invece di chiedere aiuto si evita il problema. Sarebbe utile avere un colloquio per poter parlare approfonditamente della situazione. Se vuole può contattarmi, resto a sua disposizione.
Un caro saluto, dott.ssa Paola De Martino
Buonasera, è difficile delineare con queste poche informazioni e senza avere potuto eseguire una batteria testologica. Tuttavia, le difficoltà di suo fratello posso dipendere da diverse cose. Desideravo rassicurarla che nonostante l'età si possono svolgere training cognitivi a qualunque età per potenziare la memoria o le funzioni cognitive. Se desidera approfondire resto a disposizione.
Cordialmente
dott.ssa Virginia Salemi
Buonasera, ci sarebbe da approfondire la situazione e avere più informazioni riguardo agli elementi che riporta nella domanda. Bisogna anche considerare che suo fratello ha 18 anni e servirebbe capire il suo grado di consapevolezza riguardo alle problematiche che lei riporta. Sicuramente potrebbe essere consigliabile parlarne con i suoi genitori, ma anche riguardo a ciò ci sarebbe da approfondire. Anche suo fratello potrebbe essere coinvolto per affrontare il "problema", ma il tutto va affrontato all'interno di una dinamica famigliare complessa. Saluti.
Dott. Donato Scorza
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Buongiorno, in effetti l'attenzione da parte dello Stato italiano ai disturbi specifici di apprendimento scolastici o DSA è abbastanza recente: la prima Legge che va riconoscerli e quindi indirizzare docenti ed utenti sia con indicazioni diagnostiche che con interventi compensativi risale solo al 2010, quando suo fratello aveva 8 anni. Inoltre, anche dopo questo riconoscimento legislativo, c'è voluto ancora tempo affinchè questo problema venisse visto ed effettivamente riconosciuto a livello scolastico: per prime sono state le scuole elementari, le attuali primarie; nelle scuole medie è solo negli ultimi anni che è stato acquisito questo aspetto nell'ambito didattico mentre prima non c'era sempre una adeguata attenzione, delegando agli insegnanti di sostegno, figure già esistenti per diverse problematiche, anche non relative all'apprendimento. A livello di scuole superiori poi, si è ancora sulla via di acquisirne l'importanza specifica dei DSA e la relativa formazione per tutti i docenti. Quindi può essere che i suoi genitori avessero inserito suo fratello in una scuola elementare privata avendo notato alcune sue difficoltà, senza che fossero state approfondite, così come per motivi analoghi alle scuole medie fosse stata affiancata l'insegnante di sostegno. Non è infatti detto che allora fossero in vigore le diagnosi specifiche e articolate tramite batterie di test che vengono attualmente applicate. Se lei, parlandone con i suoi genitori, verifica questa ipotesi, può essere che suo fratello stesso non avesse una chiara percezione e coscienza delle proprie difficoltà (aspetto questo che adesso viene curato molto nei bambini con DSA e anche nei loro genitori)e quindi abbia tutelato il suo amor proprio non volendo una insegnante di sostegno alle superiori. Lei giustamente si pone il problema, adesso che suo fratello ha 18 anni: al di là del fatto che continui gli studi, avere problemi nell'esprimersi, memorizzare, riportare ciò che ha appena letto, comprendere discorsi verbali sentiti in famiglia, possono essere tutti elementi che vanno a condizionare, e molto, il suo senso di sè e la sua vita di relazione. E' possibile occuparsi di queste difficoltà con un training finalizzato: ai giorni d'oggi vi sono validi colleghi specializzati che possono impostare con suo fratello un lavoro di recupero e rinforzo, anche al di fuori dell'ambito scolastico. E' quindi opportuno che lei si renda maggiormente informata anche ricercando nel vasto materiale adesso disponibile - v. Erickson editrice - ed è valido che lei ne parli con i suoi genitori per sensibilizzarli affinchè incoraggino, insieme a lei, suo fratello a intraprendere un percorso che lo renda più competente e sicuro.
Buongiorno, fa sicuramente bene a parlare ai suoi genitori.
Da quanto racconta sembra che ci sia già stato qualche intervento di supporto a suo fratello e questo fa pensare che ci sia una certa consapevolezza delle difficoltà. Parlarne, come lei propone, è un modo per condividere la difficoltà e sostenersi a vicenda ed è una cosa molto positiva. Se vuole approfondire quello che lei prova rispetto a questa situazione può pensare di contattare un terapeuta . Un saluto.
Gentile Utente, se suo fratello ha avuto l’insegnante di sostegno è probabile che siano state notate dai suoi genitori le difficoltà di apprendimento e che abbia svolto una valutazione delle funzioni cognitive. Le consiglio quindi di parlare con i suoi genitori delle sue preoccupazioni, di farsi spiegare come hanno in passato affrontato queste difficoltà e che diagnosi ha ricevuto suo fratello (se ha svolto delle visite). È giusto che anche per lei sia fatta chiarezza sulle problematiche che ha osservato, inoltre insieme alla sua famiglia potrete valutare se è utile consultare un professionista per dare supporto a suo fratello nel caso in cui mostri una sofferenza emotiva legata a questa situazione. I miei migliori auguri! Dott.ssa Irene Capello
Gentile se suo fratello ha ricevuto supporto durante il tempo della scuola forse è perché ha avuto effettivamente problemi di un qualche tipo, ma è bene approfondire tali questioni con i suoi genitori, così da tranquillizzarsi. Saluti.
Gentile Utente, la motivazione della sua richiesta e le preoccupazioni che porta con sé non sono ben chiare. Cosa la preoccupa? Il fatto che suo fratello abbia "oramai 18 anni"? Pensa che i suoi genitori non si rendano conto delle difficolta?
Dal suo racconto emerge che le difficoltà di suo fratello fossero presenti già dagli anni della scuola dell'obbligo, per questo gli era stato assegnato un insegnante di sostegno. Forse potrebbe iniziare ad approfondire la questione con i suoi genitori e condividere con loro ciò che la impensierisce, tenendo sempre a mente la possibilità di rivolgersi ad uno specialista per affrontare in maniera più strutturata la questione. Cordiali saluti, Ilaria Sartori
buonasera, le consiglio di condividere questa sua preoccupazione in famiglia, coinvolgendo anche suo fratello che, diventato maggiorenne, dovrà scegliere di farsi aiutare in prima persona, seppur supportato dalla famiglia. Può anche chiedere un parere al suo medico di famiglia che potrà indirizzarvi dallo specialista più opportuno nell'ausl del vostro territorio.
Cordialmente, Dr. Francesco della Gatta
Buongiorno,
visto il trascorso scolastico che ha caratterizzato la storia di suo fratello sembra che i suoi genitori e la scuola abbiano adottato delle procedure per affiancarlo nelle sue difficoltà.
Essendo un soggetto adulto credo che possa essere il momento per parlarne in famiglia delle sue difficoltà anche per capire la sua percezione e grado di consapevolezza del problema. Fategli sentire il vostro appoggio che troverete la soluzione adatta per le sue esigenze.
Salve, potrebbe sia coinvolgere il diretto interessato che parlarne con i propri genitori per esporre le proprie idee.
Suo fratello è una persona adulta, quindi può parlargli tranquillamente.
Buona giornata.
Dott. Fiori
Salve, confronti i suoi dubbi con il diretto interessato.
Un saluto,
MMM
Buonasera, ne parli con il il diretto interessato. Un saluto, Dott. Alessandro D'Agostini

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