Buonasera mio figlio di 22 anni dopo mesi ha ammesso di non riuscire a non giocare, ne avevamo già p

17 risposte
Buonasera mio figlio di 22 anni dopo mesi ha ammesso di non riuscire a non giocare, ne avevamo già parlato precedentemente e lui mi diceva che non lo avrebbe più fatto ma ogni volta ci ricade e poi mi chiede aiuto. Per la vergogna ho tamponato dei debiti con la sua promessa di una restituzione dei soldi che non ho mai avuto. Ora mi chiede di aiutarlo a gestire lo stipendio e fa mille promesse… non vuole farsi aiutare perché dice di potercela fare da solo… non ho possibilità economiche e sono molto preoccupata… l unica consolazione è che ha ammesso di avere questo disturbo… chiedo un consiglio grazie di cuore
Buonasera gentile utente, capisco benissimo la sua preoccupazione rispetto al disturbo di suo figlio. Le consiglio di contattare i servizi territoriali che si occupano di fornire informazione, orientamento e sostegno psicologico anche ai famigliari di persone che hanno un disturbo da gioco d'azzardo. Potrà ricevere così un adeguata assistenza da professionisti esperti che la orienteranno sul percorso da fare e sui servizi attivi. Cordiali Saluti Dott.ssa Angela Correggia

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Gentile signora, il fatto che suo figlio riconosca la dipendenza è un inizio. Il territorio offre dei servizi dedicati (Ser.D) ai quali potete fare riferimento. La sua preoccupazione è sana ma soprattutto le permetterà di proteggere suo figlio. Un caro saluto. dott.ssa Maria Zaupa
Salve, Mi spiace molto per la situazione ed il disagio espresso e comprendo quanto possa essere difficile questo periodo. Ritengo importante richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente. Credo che un consulto con un terapeuta possa essere importante per identificare Quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono la sofferenza in atto impedendo il benessere desiderato. Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale traumatico Connesso con la genesi della Sofferenza in atto. Resto a disposizione, anche online. Cordialmente, dott FDL
Gentile Signora, la situazione che sta vivendo è molto difficile e affrontarla da sola non è per niente facile. Le consiglio di contattare i servizi territoriali specializzati nelle dipendenze patologiche (Ser.D) a prescindere dalla volontà di suo figlio di farsi aiutare. Anche lei ha bisogno di aiuto per fronteggiare questo problema sia da un punto di vista psicologico che materiale (gestione dei soldi). Probabilmente vedendo in lei un cambiamento anche suo figlio deciderà di chiedere un supporto per la sua dipendenza.
Un caro saluto, Dott.ssa Marina Colangelo
Gentile signora,
capisco la sua preoccupazione e la sua difficoltà. Le consiglio di rivolgersi ai servizi territoriali per le dipendenze (Ser.D) che possono offrirle informazioni, orientamento e supporto per aiutarla a capire come gestire questa problematica di suo figlio. Il fatto che suo figlio abbia ammesso di avere un problema mi sembra un buon segno di una iniziale consapevolezza e richiesta di aiuto, al Ser.D sapranno aiutarla e sostenerla al meglio.
Un caro saluto
Buongiorno signora, il mio consiglio è di contattare il SerD per una adeguata presa in carico della sua richiesta o ad un terapeuta formato nell'ambito. Un caro saluto, dott.ssa Giada D'Amico
Cara signora,
suo figlio va aiutato senza se e senza ma.
Come le hanno consigliato i colleghi, contatti chi di dovere.
Aiutare spesso ahimé fa soffrire, ma è la più nobile forma di amore…
Se non riuscisse in autonomia, consideri la possibilità di farsi aiutare in questo delicato percorso.
Un carissimo saluto
Cara signora, le consiglio caldamente di rivolgersi al servizio territoriale per la dipendenza da gioco d'azzardo a lei più vicino. Non tema di farlo, lì gli operatori hanno la preparazione e gli strumenti per aiutare chi soffre di una dipendenza ed anche i loro familiari.
Salve, la ludopatia è una cosa seria e molto difficile da gestire. Non deve colpevolizzarsi e aver ammesso di aver un problema è già un grande passo. Tuttavia le suggerisco di rivolgersi a uno psicologo oppure a un centro specializzato per affrontare con giusti strumenti il problema, perché da sola non riuscirà a gestire la situazione e le promesse di suo figlio, se tutte in assoluta buona fede, rischiano seriamente di essere disattese se non verrà supportato da professionisti che potranno aiutarvi. Non esiti prima che il disturbo crei a suo figlio e lei problemi molto seri. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buongiorno, mi dispiace molto per questa situazione che non può ce generarle molta preoccupazione e sofferenza. In primis, le consiglio di rivolgersi ai servizi territoriali per le dipendenze (Ser.D) che possono offrirle supporto e informazioni per aiutarla a capire come gestire questa problematica con suo figlio. La consapevolezza è sicuramente il primo passo, ma poi è importante affrontare la dipendenza.
Cordiali saluti
Dott.ssa Ciociola
È importante che suo figlio abbia riconosciuto la dipendenza. Ho seguito tempo fa un ludopatico ed è un percorso estremamente importante da fare in presenza, per questo le consiglio anche di cercare nel suo territorio dei servizi dedicati (Ser.D) dove fare riferimento. È importante fare un percorso in queste strutture che spesso è organizzato con dei gruppi di lavoro terapeutico. Comunque sono a sua disposizione Diego Polani
Buongiorno, dovrebbe rivolgersi al SERD di riferimento per poter capire insieme a loro come poterlo aiutarlo.
Un saluto,
Dott. Alessandro D'Agostini
Gentile utente, suo figlio ha riconosciuto di avere un problema con il gioco e questo è un primo grande passo ma, come comunemente accade in questi tipi di disturbi, è anche riluttante a farsi aiutare perché convinto di riuscire a risolvere da solo la situazione e a volte, questa convinzione, può ostacolare l'effettiva richiesta di aiuto. Come hanno sottolineato i colleghi, quello che può fare è rivolgersi ai servizi territoriali, e nello specifico al SerD di riferimento della sua zona che può intanto essere utile perché possono offrire supporto a lei e ai familiari, attraverso colloqui o gruppi con altri genitori. Possono anche indirizzare verso altre realtà (come enti e associazioni) attraverso cui trovare intanto uno spazio di condivisione e confronto tra genitori/familiari.
Possono offrire inoltre informazioni e orientamento sia rispetto al disturbo stesso che a come affrontarlo, partendo intanto dalla famiglia (sia da un punto di vista emotivo, educativo ed organizzativo -economico).
Rivolgersi al SerD della zona, oltre che aiutare a trovare un supporto come genitori nel comprendere e gestire la problematica, è un primo ed iniziale elemento che può facilitare suo figlio nel maturare la decisione di farsi aiutare anche lui.
Un caro saluto
Dott.ssa Martina Quartini
Buonasera. Per questa problematica le suggerisco di rivolgersi ad un servizio territoriale (Sert) che si occupa di disturbo da gioco d'azzardo. Se suo figlio ha riconosciuto di vivere questo problema, è probabile che possa accettare un aiuto, benché non sia cosa facile. Quasi sicuramente però l'idea di "potercela fare da solo" è erronea e frequentemente è funzionale a perpetuare il comportamento e il disagio che ne segue. SG
Buonasera,
è importante che si chieda aiuto a dei professionisti, potete rivolgervi al sert del vostro territorio o altri servizi territoriali che si occupano di dipendenze. A Milano, ma non so se è la vostra città, c'è ance o S.M.I.
Un aiuto che al momento può dare da genitore è monitorare le finanze di suo figlio, la gestione del conto, fare un lavoro insieme di cooperazione.
A presto
Salve, può o rivolgersi al servizio territoriale Ser.d direttamente e loro potrebbero chiedere di parlare con suo figlio per indirizzarlo correttamente, oppure iniziare a cercare nelle diverse comunità che si occupano di dipendenze per capire cosa le potrebbero offrire.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Gentile utente, sembra che suo figlio, pur consapevole di avere un disturbo, stia delegando a lei la gestione del problema. Se arriva a chiederle di gestire il suo stipendio, è evidente che da solo non riesca a farcela. Pertanto, le suggerisco di sollecitarlo a farsi carico delle proprie responsabilità e quindi rivolgersi al servizio territoriale di competenza per le dipendenze patologiche (Ser.D), senza ovviamente negargli il supporto che una madre può dare in queste circostanze. Cordiali saluti, Dott.ssa Antonella Cramarossa

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