Buonasera, ho un quesito da porvi relativamente alla mia psicoterapeuta con la quale si è interrott

17 risposte
Buonasera,
ho un quesito da porvi relativamente alla mia psicoterapeuta con la quale si è interrotto da poco il rapporto.
Sono arrivata da Lei con un sintomo depressivo "forte" che con sedute settimanali - in circa un anno - era totalmente rientrato. Ho continuato comunque ad andare arrivando ad un anno e 9 mesi (76 sedute totali) perchè avevo piacere di continuare il mio percorso di consapevolezza; negli ultimi tempi, però, ho avuto esigenza di richiedere una riduzione delle sedute da 4 a 3 che mi potesse consentire di abbassare l'impatto economico della terapia.
La reazione della mia psicoterapeuta non è stata per niente piacevole, e si è tramutata in ostruzionismo.
Alla prima seduta in cui feci presente la mia esigenza mi disse che per il sintomo depressivo avrei potuto prendere e risolvere anche con i farmaci, che pazienti con uno stipendio come il mio (quale???) comunque continuavano a fare terapia per una qualità della vita.
Alla seconda seduta - dove mi chiese di esplicitare quali fossero i miei obiettivi - e per me era continuare ad andarci per continuare l'analisi su quello che mi succedeva nella vita quotidiana, sembrò essere raggiunto un accordo per le tre sedute; il tutto fu messo ulteriormente in discussione quando capitò il mese di 5 settimane invece di quattro, dove per me era scontato farne tre mentre per lei era ogni tre ne saltavo una. Rispetto a quest'ultimo punto, ci sono stati scambi di messaggi in cui lei velatamente lasciava intendere che la psicoterapia poteva chiudersi visto che lei non ne condivideva il metodo. Nell'ultima seduta dopo i messaggi i toni della discussione non sono scesi; io ero arrivata serena di chiudere l'argomento velocemente trovando un nuovo accordo, mentre lei ha continuato con atteggiamento polemico ed ostativo come già iniziato con i messaggi. A quel punto, il livello di aggressività che ho percepito è stato talmente intenso che ho deciso in quella stessa seduta (e considerando che erano già 3 sedute che spendevamo a parlare del problema della riduzione) di chiudere.

Vi chiedo, gentilmente, un parere su tutta la vicenda; inoltre, non mi è chiaro se lo psicoterapeuta possa fare anche autocritica nel percorso col paziente, perchè lei non l'ha mai fatta anche su altre mie osservazioni condivise, e mi sono chiesta se l'autocritica del professionista non è possibile nella misura in cui governa e decide il percorso; su questo punto mi chiedo se posso anche aspettarmi un messaggio da parte della mia psicoterapeuta che possa rivedere tutta la situazione per continuare insieme.
Inoltre, sono determinata a proseguire il mio percorso anche con un altro professionista, ma ho paura di fare i confronti con lei, con il suo stile e la sua intelligenza che apprezzavo tanto, e non so decidermi.

Grazie per l'attenzione.
Salve, mi spiace per come sia andato a finire il percorso con la precedente collega, Tuttavia Sono contento che il sintomo depressivo sia rientrato. Se lei ritiene utile intraprendere un nuovo percorso di psicoterapia non si lasci influenzare da questo tipo di pensieri Anzi credo che ne possa parlare anche con il terapeuta in maniera chiara e sincera al fine di capire come comunque un eventuale nuovo percorso possa aiutarla ad arrivare alla consapevolezza che desidera.
Resto a disposizione, anche online.
'Cordialmente, dott FDL

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Salve, la ringrazio per aver posto questo tema delicato. Spesso non è chiaro come si procede in caso di chiusura proprio perché la modalità non è definibile a priori visto che ogni relazione terapeutica è a se stante. Mi sento di dirle però che in terapia deve esserci sempre la possibilità di parlare di tutto e trovare soluzioni. Se con la sua terapeuta questo non avviene lei ha sempre la possibilità di cercare altrove.
Se ha necessità di approfondimento non esiti a contattarmi o scrivermi.
Qualora decidesse di fare un percorso psicologico le sedute possono avvenire anche online.
Un saluto
Dott.ssa Camilla Ballerini
Salve, le consiglio di parlare con la sua psicoterapeuta, è molto importante che lei si senta libera di esprimere quello che prova e che pensa, cercando di trovare un punto d’incontro.
Cordiali saluti
Dott.ssa Giulia Proietti
Salve, sembra una situazione al limite del codice dentologico degli psicologi.
Contatti l'Ordine degli Psicologi della sua regione per sottoporre i suoi dubbi in merito.
Saluti
Dott. Vincenzo Cappon
Buonasera,
Mi dispiace per la situazione da lei riportata. Quella terapeutica è una vera e propria relazione, laddove il dialogo e la fiducia sono protagonisti. Credo che se manchino questi due elementi e se il tentativo di ripristinarli venga meno, lei possa sentirsi libera di cercare un altro terapeuta. Così come le altre relazioni a volte si esauriscono.
Un caro saluto
Dott.ssa Laura Perdisci
Buonasera,mi dispiace che il suo percorso sia terminato in maniera così conflittuale Credo che un ulteriore chiarimento sarebbe utile per dare un senso anche alle tematiche emerse da parte della sua terapeuta. Successivamente valuterà con maggiore chiarezza la sua scelta su un altro percorso.Un caro saluto dottssa Luciana Harari
Gentile utente, mi spiace abbia concluso così un percorso terapeutico sicuramente importante e anche fruttuoso da quanto racconta. Tuttavia ritengo fondamentale, nella relazione terapeutica, il poter continuamente negoziare obiettivi e modalità di procedere, in un clima di fiducia e stima reciproche. Se nn si condivide un progetto comune e non si fa leva su una buona relazione terapeutica, risulta difficile poter proseguire insieme il percorso. Se è le ancora possibile condivida questi pensieri con la sua terapeuta. Altrimenti tenga a mente che un'altra terapia con un altro psicoterapeuta sarà del tutto nuova e diversa, ma non per questo migliore o peggiore.
La saluto.
Gentile Utente, le sue perplessità sono comprensibili, l'evoluzione che ha preso la relazione terapeutica è stata brusca, e apparentemente carica di risentimento. In linea di massima le sedute dovrebbero sempre avere una cadenza settimanale (nei casi più gravi anche due volte o più a settimana), perché la letteratura indica che una frequenza inferiore rende il lavoro lento o peggio ancora improduttivo. D'altra parte, se il paziente ha trovato beneficio rispetto l'obiettivo con il quale ha iniziato la terapia, si può concordare uno scalaggio delle sedute per accompagnare entrambi ad una separazione che significa il pieno recupero della propria autonomia del paziente stesso. Al netto di ciò, ciò che sembra essere fuori posto non è la sua richiesta quanto la reazione che ha scatenato. A questo proposito il terapeuta DEVE SEMPRE sapersi mettere in discussione, perché la relazione vive di entrambi i partecipanti, e non può avere l'assetto tra professore e allievo. La frattura si è generata a fronte del suo desiderio di ridurre la presenza nella stanza di terapia, fisiologico aggiungo, e del significato che la sua terapeuta gli ha dato e che l'ha portata a ferirsi a quanto pare. Se questa figura è importante per lei, cerchi un confronto e una negoziazione, ma qualora non dovesse avere successo, non si privi della possibilità di scoprirsi comoda anche in altre relazioni terapeutiche. Un caro augurio di buona fortuna
Buonasera,
il tema da lei posto è molto interessante in quanto attiene alla relazione fra paziente e terapeuta: come ogni altro tipo di rapporto umano, anche questo è soggetto a fraintendimenti oppure a momenti critici o delusioni.
È importante parlarne, anche se è difficile, perché non si rado se la coppia terapeutica riesce a superare insieme la fase critica, la terapia ne gioverà.
Il terapeuta per suo stesso ruolo si interroga su quanto accade nelle sedute e cerca di ricostruire il senso, in modo da poterlo riproporre al paziente come ipotesi di lavoro.
Se il lavoro svolto con la collega è stato per lei fruttuoso, potrebbe darsi un po' di tempo e poi ricontattarla per un'eventuale ripresa.
Se invece preferisce iniziare un altro percorso, le auguro di poter costruire un rapporto sereno e sincero.
No comment. Cerchi una nuova figura di riferimento da cui si sente compresa, a 360 gradi.
Gentile utente di mio dottore, uno degli obiettivi principali di ciascuna psicoterapia deve esser quella di rendere il paziente libero da ogni forma di dipendenza, anzi le psicoterapie stesse possono definirsi come cura dalle dipendenze, quest'ultime non intese solo con riferimento all' uso di sostanze. Mi sembra inspiegabile l'atteggiamento di chi invece vorrebbe tenere un paziente in terapia senza spiegarne il reale motivo. Se un paziente sta bene ed ha migliorato la propria condizione clinica può e deve ridurre la frequenza delle sedute se pur tenodesi sempre aperta la porta di riprendere il percorso anche con una certa frequenza in caso di bisogno e necessità. Sarebbe opportuno aprisse un confronto con il collega attraverso il quale cerchi di capire le reali motivazioni di una frequenza ad oggi cosi assidua delle sedute. Resto disponibile nel caso necessiti di un ulteriore parere in merito. Cordiali Saluti Dott. Diego Ferrara
Buonasera. Ritengo sia importante che rifletta sulla possibilità di ricontattare la sua precedente terapeuta per permettersi con lei un confronto attraverso il quale poter chiarire cosa è avvenuto nell'ultimo periodo della terapia, potendo essere totalmente libera di condividere apertamente i propri sentimenti, vissuti, pensieri ecc. relativi al modo in cui è avvenuta l'interruzione della terapia e a quant'altro di significativo sente di voler condividere e rispetto al quale vorrebbe confrontarsi; potrebbe essere questo un momento molto prezioso del percorso terapeutico. In alternativa, se ritenesse non fosse più il caso di rivolgersi alla sua precedente terapeuta, credo possa essere molto importante affrontare quanto ha vissuto con un/a nuovo/a terapeuta per far chiarezza e dar senso all'esperienza vissuta, e che sta vivendo, e valutare la possibilità di riprendere la terapia. In bocca al lupo e un saluto, Dott. Felice Schettini
Buongiorno, mi dispiace molto sentire che accadono queste cose. Soprattutto se si era trovata bene con la collega. La psicoterapia è una relazione e come tale consente di parlare insieme anche della modalità di chiudere o proseguire. Purtroppo l’aspetto economico incide molto e non possiamo non tenerne di conto. Se sente il bisogno di continuare ma sente allo stesso tempo che questa modalità della sua terapeuta potrà condizionarla, provi a cambiare.
Mi dispiace
Un abbraccio
Dott. ssa Viola Barucci
Salve, non posso darle una opinione serena e seria senza aver ascoltato anche la collega. Tuttavia mi dispiace che lei viva questa situazione che di certo non fa bene alla sua emotività. Le consiglio di tentare un nuovo colloquio con la collega e se la cosa non dovesse dare risultati per lei accettabili, può sempre valutare la possibilità di iniziare un percorso con un altro psicologo. La cosa importante al momento è che il suo sintomo depressivo sia rientrato e di questo sono contento. Cordiali saluti. Professor Antonio Popolizio
Buonasera, dopo un percorso psicoterapico esprimere alcuni punti di vista diversi dal terapeuta, solitamente rappresenta un segnale di salute, che nel suo caso specifico si accompagna appunto ad un miglioramento del suo tono dell'umore. Infatti lei non ha iniziato subito a manifestare un atteggiamento ostruzionistico ed oppositivo all'inizio della sua psicoterapia ma dopo più di un anno, probabilmente nell'ottica di una sana individuazione, ha proposto delle modifiche in base a motivazioni, a leggerla, comprensibili e congrue con un percorso psicoterapico, il cui obiettivo finale di solito è comunque l'interruzione, spesso graduale, del trattamento (anche se al bisogno può essere ripreso). Se ritiene che vi siano degli spazi di mediazione e confronto, ne parli pure con la terapeuta, anche se a leggere quanto da lei scritto, questi spazi parrebbero ridotti, per cui tenga presente che il rapporto paziente e terapeuta non è indissolubile e che in certi casi alcune terapie/alcuni terapeuti si addicono ad una fase della vita, mentre altre/i terapie/terapeuti si addicono ad altre fasi del ciclo della vita. Cordialmente,
M.M.
Gent.ma, è impossibile (oltre che inappropriato) entrare qui nel merito della sua situazione, così come esprimere giudizi o valutazioni sul suo rapporto con la terapeuta che l’ha seguita, per altro con beneficio da come scrive. Pertanto, prescindendo dalla sua specifica esperienza, e solo da un punto di vista formale, si può dire che dipende da quale trattamento terapeutico le è stato proposto e da quale accordo avete trovato all’inizio della psicoterapia: la valutazione della problematica che lei ha sottoposto, la qualità della motivazione, l’onorario, la frequenza e la continuità delle sedute, la stessa durata della psicoterapia, così come chiarimenti iniziali su come gestire eventuali sedute annullate o la prospettiva della conclusione del trattamento sono tutti aspetti che possono essere sempre affrontati, anche se forse è preferibile siano discussi già nei primi due (al limite tre) colloqui che precedono l’effettivo inizio del lavoro. Considerato l’andamento mono-settimanale, non stupisce che abbia trovato significativo giovamento con ridimensionamento del disagio nell’arco di un anno e mezzo: sembra avere svolto un rilevante lavoro per sé. Va però anche aggiunto che è possibile cogliere una migliore esperienza di sé, dei conflitti personali e una più consistente trasformazione dell’esperienza emotivo-affettiva attraverso una psicoterapia a lungo termine caratterizzata da costante frequenza e continuità delle sedute. Se è ciò che cerca per sé stessa, può ricontattare la collega per cercare di capire come proseguire con lei oppure per giungere a concludere in modo meno sofferente di quanto riferisce: in fondo vi siete capite fino a poco fa e avete fatto un tratto di strada. Quando poi se la sentirà, potrà contattare un altro specialista per iniziare un nuovo lavoro psicoterapeutico. SG
Gentile utente, quanto da lei descritto non dovrebbe succedere. È pare integrante del lavoro psicoterapeutico accogliere le esigenze del paziente, accettare anche idee divergenti e sicuramente non dare giudizi ma, al contrario, offrire ascolto sostegno e farsi guida dei perché... Compresi quelli di diminuire la frequenza delle sedute. Detto ciò ritengo che lei debba continuare e concludere il suo percorso; con chi dipende dalla fiducia che riesce a mettere nella relazione. Pertanto se ritiene che con la sua vecchia terapeuta questo aspetto si sia incrinato valuti l'idea di cambiare professionista.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi

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