Buonasera ho un figlio di 25 anni che non vive con me ma per cui sono molto preoccupata. Carattere c

18 risposte
Buonasera ho un figlio di 25 anni che non vive con me ma per cui sono molto preoccupata. Carattere chiuso, deciso e sicuro ma solo in apparenza. Fin da piccolino ermetico, non mi dava modo di entrare nel suo profondo. Io e suo padre separati quando aveva due anni, non ha mai vissuto un vero ambiente familiare. Ho presto notato comportamenti inusuali per la sua età, peggiorati in adolescenza, ho sempre provato con molta attenzione a stabilire un contatto più profondo, ma anche se mi vuol bene non si confida, chiude dicendo che sa lui cosa deve fare.
Gli ho spesso proposto di farsi aiutare se non vuole il mio o di amici, magari con una persona estranea sarebbe più facile, ma si altera e se ne va. Oltre cio che ho compreso da sola nei rari momenti di apertura mi ha fatto capire che non è mai stato felice in vita sua, che anche ora quando è a casa per reazione vorrebbe uscire e quando è in giro con gli amici vorrebbe tornare a casa. Che molto del suo tempo lo passa da solo a casa, girando in auto o fermo nella stessa ad ascoltare musica. Non ha delle vere passioni o interessi, non vedo nulla che lo esalta, eccita o stimola. Inoltre soffre di dipendenze. Slot machine, poker online, scommesse su partite, gratta e vinci e stupefacenti. Lo vedo lottare testardamente contro tutte queste cose ma vince per qualche mese e poi perde o una o l'altra battaglia. So che vorrebbe tanto stare bene ma non si fa avvicinare. Orgoglioso, testardo e anche disilluso non crede in nessuno e vuole farcela da solo. Ho paura, come posso aiutarlo?
Buonasera,

Capisco quanto possa essere difficile e angosciante vedere un figlio affrontare delle sfide così grandi e sentirsi impotenti di fronte alla sua sofferenza. La situazione che descrivi sembra complessa e potrebbe coinvolgere una serie di aspetti emotivi e comportamentali che richiedono attenzione e supporto specializzati.

La difficoltà di tuo figlio a esprimere i suoi sentimenti e la sua tendenza a chiudersi possono essere indicativi di una serie di fattori, tra cui possibili problemi di salute mentale come depressione, ansia o un disturbo di personalità. Le sue dipendenze sono preoccupanti e indicano un tentativo di affrontare, sebbene in modo problematico, il suo disagio emotivo. È importante che queste dipendenze vengano trattate con un approccio integrato che consideri sia il supporto psicologico che la consulenza specialistica.

Ecco alcuni suggerimenti su come potresti procedere per aiutarlo:

Sostegno e Comprensione: Continua a mostrarti disponibile e comprensiva, anche se potrebbe sembrare che le tue preoccupazioni non vengano ascoltate. La tua presenza e il tuo sostegno possono fare la differenza, anche se non sempre è immediatamente visibile.

Terapia e Supporto Professionale: Considera di cercare il supporto di un professionista della salute mentale che possa lavorare con tuo figlio. La terapia individuale potrebbe aiutarlo a esplorare e affrontare i suoi sentimenti e comportamenti. La terapia cognitivo-comportamentale, ad esempio, è spesso utile per trattare problemi legati alle dipendenze e alla depressione.

Trattamento delle Dipendenze: Le dipendenze che hai menzionato richiedono un trattamento specializzato. Esistono programmi e cliniche che offrono supporto per le dipendenze, inclusi servizi di disintossicazione e riabilitazione. Potresti cercare risorse locali che offrono questi servizi e discutere con tuo figlio la possibilità di parteciparvi.

Comunicazione e Supporto Familiare: Anche se tuo figlio può essere resistente al consiglio di un professionista, la comunicazione aperta e il supporto continuo da parte della famiglia possono essere utili. Considera anche la possibilità di partecipare a sessioni di terapia familiare, dove il terapeuta può aiutare a facilitare la comunicazione e a costruire un piano di supporto condiviso.

Autocura e Risorse per Te: Non dimenticare di prenderti cura di te stessa durante questo periodo difficile. Potresti trovare utile parlare con un terapeuta o partecipare a gruppi di supporto per genitori di giovani con problemi simili. Questo può aiutarti a gestire lo stress e a ricevere il supporto di cui hai bisogno.

Sono disponibile come terapeuta per offrirti ulteriori consigli e supporto. Se desideri parlare ulteriormente di come affrontare questa situazione e di come possiamo lavorare insieme per supportare tuo figlio, non esitare a contattarmi.

Il benessere di tuo figlio è importante e ci sono risorse e professionisti disponibili per aiutarvi a trovare una strada verso il miglioramento.

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Gentile signora, la comprendo profondamente. Se lui non è d'accordo a farsi seguire, non lo si può costringere. Ha provato a confrontarlo sul gioco? Neanche su quello vuol fare qualcosa?
In questi casi , se non si può agire sul figlio, si agisce sul genitore. Ovvero potrebbe lei richiedere un supporto psicologico con uno/una psicoterapeuta, in modo da: prima di tutto farsi sostenere (il malessere di un figlio è devastante per un genitore) e poi per acquisire modalità di relazione diverse con suo figlio. Lavorando su di sè lei lavora indirettamente anche per lui. Consideri che il vederla costantemente preoccupata e triste, ha un'influenza su suo figlio. Questo potrebbe essere un primo passo. Poi si potrebbe procedere ancora in altro modo, ma va visto come va sul campo. Resto a disposizione se vuole consultarmi, le mando un cordiale saluto e tanta forza. dott.ssa Silvia Ragni
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Gentile utente, la sua preoccupazione è comprensibile e denota attenzione e premura rispetto a suo figlio. Sicuramente sarebbe utile che lui avesse un supporto di tipo psicologico. Nonostante ciò è ormai adulto e non può essere obbligato, glielo si può però caldamente consigliare, soprattutto rispetto alla problematica delle dipendenze.
Rispetto a lei come genitore, potrebbe esserle utile una consulenza di tipo relazionale per comprendere come rapportarsi al meglio con lui e fungere da supporto, oltre ad avere un supporto psicologico rispetto al dolore che lei prova.
Resto a disposizione, dott.ssa Covri Annalisa
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Buonasera gentile signora.
Condivido quanto detto dai colleghi....
Le consiglio un consulto specialistico in moda da poter meglio agire sulla sfera relazionale con suo figlio.
Purtroppo lui avrebbe bisogno di una terapia ma nn si puo convincerlo... sono scelte individuali e molto importanti .
Purtroppo forse non è consapevole di aver bisogno di aiuto.
Inizi lei signora ...
Un caro saluto
Dottoressa supino alessia
Buonasera, come già suggerito da altri colleghi credo sia importante che voi come genitori vi facciate aiutare per sostenere il malessere e il dolore che una situazione come la vostra può provocare. Cercare di parlarne con vostro figlio affinché si faccia aiutare può aiutare, ma essendo un adulto, spetta a lui la decisione. Vi auguro di stare bene.
Buongiorno, mi dispiace per la situazione di suo figlio, purtroppo lottare con i problema delle dipendenze patologiche è molto difficile da soli. Come le hanno detto altri colleghi finche lui rifiuta il trattamento potete solo voi genitori iniziare un percorso che vi supporti nel gestire al meglio questa situazione, facendo gioco di squadra in modo funzionale i ridiscutendo i confini con vostro figlio, con il fine di essere aiutati, in base alla vostra personale situazione a trovare la maniera più adeguata di aiutarlo a comprendere che ha bisogno di aiuto.
Cara signora, quanto dolore e quanta impotenza da gestire quando un figlio ci impedisce di essergli utili o d’aiuto, comprendo profondamente il suo disagio per questa situazione. Lei è una madre attenta e ha già fatto molto tentando a più riprese di comunicare con lui. Come avrà già potuto constatare, perché qualcosa cambi, sopratutto quando la difficoltà non è specificatamente la nostra, non possiamo fare altro che sperare nella presa di consapevolezza dell’altro per cui siamo in apprensione. Nel frattempo, tuttavia, è possibile rinforzare e irrobustire noi stessi nel fare i conti con la massiccia dose di frustrazione e malessere che una situazione ci procura, così da essere dei riferimenti solidi, radicati e pronti in caso di necessità per chi amiamo. Le suggerisco un percorso suo, personale, individuale che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe nel tempo coinvolgere anche suo figlio lavorando sulla vostra relazione che è senz’altro preziosa e importante per lui. Ci rifletta e si rivolga al professionista migliore per lei. Un caro saluto
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Salve, purtroppo lei non può decidere per suo figlio, potrebbe però innescare un dialogo semplice, un po’ alla pari in cui le parla del suo disagio nel vederlo in queste condizioni ed offrirsi per andare dallo psicoterapeuta insieme.
Eventualmente ne potrebbe nascere un percorso personale, non è una certezza, ma perlomeno avrà provato in un modo diverso.
Saluti, dott.ssa Sandra Petralli
Salve, immagino quanto sia difficile vedere un figlio infelice e chiuso. Toccherà a lui stancarsi e desiderare un cambiamento. Lei parla di tentativi di contatto profondo. Spesso pensiamo che il contatto profondo passi dal parlare, da un suggerimento, un consiglio; ma forse il vero contatto profondo è stare con la sofferenza di suo figlio, tenergli la mano, dire 'mi dispiace a vederti non felice'; il contatto ' la sintonizzazione'/ lo stare con, il vivere la sofferenza dell'altro e viverla assieme.
Buona sera,
mi accodo ad alcuni commenti sopra. Potrebbe essere utile uno spazio per Lei e valutare se c’è possibilità di una terapia indiretta per comprendere quali strategie (con le migliori intenzioni) vengano attuate che possono influenzare negativamente.
Un saluto
Buongiorno, credo che sia davvero difficile vedere per una madre che il proprio figlio soffra e stia male. I genitori auspicano sempre il meglio per i propri figli e desiderano siano felici. Le suggerisco, come hanno fatto i colleghi in precedenza, di farsi supportare da uno specialista, sia per condividere il suo stato d'animo e le sue emozioni, sia per trovare insieme delle strategie che possano aiutare efficacemente suo figlio. Un caro saluto
Buongiorno, mi rammarica il dolore che sta provando per suo figlio.
Chiudersi in solitudine, dipendere dal gioco, potrebbero essere delle strategie per controllare un dolore che la sua mente ritiene intollerabile e di cui ha un profondo timore. Comportamenti maladattivi di questo tipo potrebbero suggerire anche che utilizza tali strategie di sopravvivenza ed adattamento (disfunzionali) per compensare un senso di vuoto.
Ciò può essere indicativo di depressione o altri disturbi emotivi e di personalità.
Le consiglio di chiedere a suo figlio di rivolgersi ad un terapeuta, ne avrebbe bisogno. Potrebbe chiederglielo proponendogli di iniziare a partecipare a qualche seduta, in modo tale che non si chiuda ancora di più, parlandone anche con gli amici di lui o comunque ad una persona a cui lui sembra appoggiarsi un pochino di più.
Nel caso, rimango a disposizione anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lo Re
Psicologa Psicoterapeuta
Torino e Asti
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Le dipendenze creano uno zoccolo duro di resistenza al cambiamento, che ha bisogno di anni di lavoro per essere ammorbidito. La situazione andrebbe approfondita: le sue amicizie o frequentazioni per lui sono supportive? è mai stato seguito per la dipendenza dal gioco?
Anche il rapporto col padre, sia attuale che passato, sarebbe da capire meglio.
Comunque, per come è stata presentata la situazione, credo che si debba intervenire non solo con la psicoterapia, ma con un approccio integrato che comprenda anche il consulto coi servizi territoriali. Comprendo però che la resistenza a farsi aiutare di suo figlio sia uno scoglio importante e forse ancora non è pronto ad affidarsi. Come suggerito dai colleghi potrebbe lei intraprendere un percorso di terapia con la scopo di farsi aiutare a gestire la relazione con suo figlio.
Un caro saluto
Salve,
la ringrazio per aver scritto.
È molto complesso sostenere le persone care che rifiutano di farsi aiutare, motivo per cui può rivelarsi di aiuto ritagliarsi uno spazio di parola per se stessi dove portare le proprie preoccupazioni e angosce sia per sentirle più affrontabili, sia per capire in che modo stare in rapporto alla sofferenza che osserviamo nella persona cara offrendo una mano discreta che dia fiducia senza lasciar cadere quella sofferenza.
Con l’augurio che possa trovare il sostegno di cui ha bisogno, le porgo un cordiale saluto
Buongiorno, posso immaginare l'angoscia e l'impotenza con cui vive, da anni. Credo stia facendo già molto per aiutare suo figlio e continuerà a farlo. Suo figlio, adulto, ha la responsabilità di cercare e poi di accettare un aiuto, quando troverà il coraggio di farlo. Quando questo avverrà, sarà importante che la trovi al suo fianco, per sostenerlo ancora una volta.
Gentile utente grazie per la condivisione di questo suo disagio. Ci sono problematiche di varia natura intrecciate tra loro dal suo racconto e un percorso terapeutico potrebbe aiutare a sbrogliare questa matassa intricata. Avete mai pensato ad una terapia familiare? Cordialità dott. Gaetano Marino
Per prima cosa le dico che, pur non conoscendola, le sono vicina. Il suo dolore e il suo senso d'impotenza sono evidenti. Temo che suo figlio abbia rinunciato ad avere genitori, non rinnega solo lei e il padre ma rinnega proprio i ruoli. Potrebbe essere la sua reazione alla separazione. Ne consegue che é cresciuto come una pianta senza il sostegno che la dirige: dovunque guarda si appoggia, purché non abbia il ruolo di cui ha bisogno. Cresce dunque andando dove capita, appoggiandosi dove capita ossia gioco e droga. Resta il bisogno di dipendere, perché non lo ha mai soddisfatto secondo natura e, cioè, dipendere con fiducia e affidarsi ai genitori o anche a qualcun altro con lo stesso ruolo di guida autorevole e affidabile (un maestro, un istruttore, un sacerdote...). La scienza assicura che questa é l'unica dipendenza che rende liberi ed autonomi. Se le va potrebbe provare a leggere il testo di J Bowlby "Una base sicura". Non si senta impotente perché incapace, sappia che é capace ma impotente per il rifiuto di suo figlio e non c'é niente di personale contro di lei. Prenda atto di non avere potere su suo figlio, nemmeno di proteggerlo. Vigili sempre su di lui, si tenga pronta per quando lui prenderà coscienza del fatto che da solo non andrà mai da nessuna parte, che non c'é lotta contro una dipendenza che inizi da qualcuno di valido da cui dipendere. Le consiglio di assecondarlo solo in quel momento e non prima. Quel momento verrà, si fidi.

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