Buonasera, Ho diminuito la venlafaxina su consiglio dello psichiatra. Ho iniziato dopo le ferie 20

14 risposte
Buonasera, Ho diminuito la venlafaxina su consiglio dello psichiatra.
Ho iniziato dopo le ferie 2017 con eutimil 20 mg + xanax 20 gocce durante il giorno, e alla sera 1 pastiglia da 20 mg e 10 gocce di minias poi ho cambiato psichiatra e a maggio 2018 mi ha prescritto venlafaxina da 37,5 RP due pastiglie una al mattino e una alle due + xanax e minias (come prima). A metà ottobre mi ha detto che dovevo scendere ad una di venlafaxina Xché erano troppo i medicinali che assumevo. Ma io non riesco a controllare i momenti di tristezza assoluta o di ansia smisurata. Grazie x La risposta.
Il dosaggio efficace per questo tipo di terapie è abbastanza soggettivo; spesso è necessario aggiustare le dosi alla propria responsività. Ecco perchè molte volte bisogna attendere un pò di tempo in più e collaborare con il proprio psichiatra per riuscire ad ottenere il beneficio desiderato.
E' inoltre importante integrare alla terapia un supporto psicologico che aiuta, assieme alle medicine, a ritrovare il proprio equilibrio.
Buona giornata
Nadia Grotto

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Buongiorno, le suggerisco di iniziare un percorso psicoterapico per capire ed affrontare all'origine quello che le scaturisce questa tristezza e questa ansia. Vedrà che affidarsi ad un professionista e darsi questo spaziodi riflessione e condivisione le sarà di aiuto. Per ulteriori domande o chiarimenti resto a sua disposizione.
Buonasera, non entro in merito della terapia farmacologia che sta seguendo o ha seguito in passato perchè, come sottolineato dalla collega, la responsività ai farmaci è soggettiva e spesso servono calibrazioni sempre più minuziose per raggiungere l'equilibrio desiderato, oltre a non avere abbastanza informazioni per esprimermi sul suo caso. Però, visto che a distanza di oltre un anno non ha ancora trovato la soluzione al suo problema, le consiglio di prendere in considerazione una terapia psicologica o psicoterapica da affiancare a quella già intrapresa: affrontare il suo disagio da un punto di vista diverso, e ancora inesplorato, potrebbe darle la serenità che cerca. In bocca al lupo, Francesca
Buongiorno,
Non posso che sottoscrivere quello che hanno già detto sopra i miei colleghi.
In queste situazioni conviene davvero non limitarsi a una terapia farmacologica, o all'inverso a un solo percorso psicoterapico. Per ottenere i risultati migliori, dove con migliori intendo stabili e duraturi, conviene affiancare i due trattamenti. Quindi, per quanto riguarda il dosaggio dei farmaci, se fossi in lei proverei a parlarne con lo psichiatra o il medico che glieli ha prescritti, di modo da aggiustare il dosaggio fino a raggiungere quello ottimale per lei.
E poi cercherei uno psicoterapeuta che le ispiri fiducia per cominciare un percorso in profondità, che possa portare alla luce la vera natura del suo disagio, della sua ansia e della sua tristezza.
Un cordiale saluto,
Dott.ssa Federica Casale
mi piacerebbe sapere che lavoro fa o le piacerebbe fare
il lavoro aiuta a tenere fuori pensieri e malinconia,fa socializzare
ma in questo momento...e' dura!
MI faccia sapere,io lavoro anche per aziende
mi chiami 335.23.16.42
Ecco confermato che il presidio farmacologico non e‘ tutto se non associato a una buona psicoterapia. Psichiatra e psicologo a ciascuno il proprio mestiere ma entrambi rivolti ad un unico fine ‟ il benessere della persona″.
Gli psicofarmaci non possono “curare” le emozioni che fanno parte del vivere. Tristezza e ansia lo sono e vanno più comprese che curate. Come le spie della benzina in un’auto, le emozioni sono segnalazioni che avvertono sullo stato del proprio equilibrio.
Si faccia aiutare da uno psicoterapeuta a comprendere le origini della sua sofferenza, e da uno psichiatra a iniziare un percorso per diminuire, se non sospendere, la terapia farmacologica.
Un cordiale saluto.
Concordo con i colleghi e le colleghe nel suggerirLe di fare un percorso di psicoterapia, che le permetta di sentirsi via via più “capace” di maneggiare le emozioni che si affacciano.
Un po’ come quando sentiamo forte la sete e ci attrezziamo per procurarci ciò che può dissetarci. Buona vita!
Salve, leggendo la sua domanda ho notato che lei non da nessuna notizia su di sè, forse così è difficile poterla aiutare, non ci scrive la sua età e che cosa era successo nella sua vita in quel momento, in cui lei ha avvertito i suoi sintomi. Infatti come dicono i miei colleghi, sarebbe bene che lei associasse alla terapia farmacologica un lavoro psicoterapeutico su di sè, d'altronde il medicinale in un momento della vita può sicuramente essere utile, ma non bisognerebbe dargli tanto potere. Quindi cerchi di trovare una psicoterapeuta con cui può instaurare un rapporto di fiducia e cerchi di andare a trovare cosa nasconde dietro ai suoi disturbi, la saluto cordialmente, dott. Eugenia Cardilli
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Buongiorno, se la diagnosi di depressione è giusta la venlafaxina è un farmaco utile, lei lo sta assumendo a basso dosaggio.
Resto a disposizione e la saluto cordialmente, Maurizio Luppi.
Buonasera, se non riesce a controllare il suo disagio con i farmaci e' probabile che sia necessario associarvi una psicoterapia. Un caro saluto
Buongiorno, rispetto ai farmaci credo che la fiducia nel proprio medico sia importante, certo si consolida nel tempo, non è data per scontata. Non so se il nuovo psichiatra Le abbia fatto eseguire degli accertamenti medici, dai quali ha dedotto che i farmaci assunti erano eccessivi e potessero quindi nuocerLe.
Non so neppure se accanto alla terapia farmacologica, Lei faccia anche un percorso psicoterapeutico.. forse i farmaci da soli non bastano e avrebbe bisogno di elaborare anche su un piano più psichico ed emotivo quello che sente.
Le auguro di trovare le soluzioni migliori.
Rosanna De Pace
Salve. Ha fatto bene ad intraprendere una cura farmacologica per i suoi sintomi, che sembra diventano sempre più invalidanti. Tuttavia per una piena riuscita dovrebbe poter affiancare anche una terapia psicologica.
Cordiali saluti Dottor Emanuele Grilli.
Buongiorno,
Da quanto scrive perceisco sia la preoccupazione inerente la cura farmacologica sia quella relativa all'incapacità di corollare i momenti di tristezza e ansia.
Se ho colto correttamente dalle poche parole che ha scritto, la prima la può gestire chiedendo in maniera piu specifica allo psichiatra informazioni sul perchè e come agisce il farmaco o provi spiegare meglio le sue perplesità sulla terapia farmacologica.
Per quel che riguarda i momenti di ansia e tristezza un aspetto centrale è la sensazione di non averne minimamente il controllo. Per quanto invalidanti e spaventosi questi momenti sono momenti vanno e vengono e in un percorso di psicoterapia ,molto indicato per questa difficoltà, si puo diventare padroni di ansia e tristezza senza fars sopraffare.

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