Buonasera, ho 53 anni e sono stato operato lo scorso 9 dicembre per tumore prostatico (gleason 3+4 d

2 risposte
Buonasera, ho 53 anni e sono stato operato lo scorso 9 dicembre per tumore prostatico (gleason 3+4 dopo biopsia). Vi scrivo per chiedervi qualche consiglio, per quanto possibile, per talune problematiche ancora irrisolte conseguenti a intervento di prostatectomia radicale robotica. Dopo oltre quattro mesi dall'intervento, per quanto riguarda l'aspetto prettamente urinario posso dire di avere lievissimi problemi di incontinenza limitati a saltuarie fuoriuscite di urine che riesco a controllare senza difficoltà mediante contrazione della muscolatura pelvica. Il problema invece che mi affligge ormai da tempo, in particolare dalla rimozione del secondo catetere, avvenuta purtroppo dopo oltre un mese dall'intervento a causa di una complicanza post operatoria, (deiscenza dell'anastomosi vescico-uretrale che mi ha causato per pochi giorni il transito delle urine in addome anziché in vescica dopo che mi era stato rimosso il primo catetere a seguito dell'intervento) è rappresentato dal fatto che non riesco mai a svuotare la vescica se non con ricorso ad elevato utilizzo del torchio addominale con notevole sforzo ed anche fastidio e disagio. Infatti molto spesso, dopo aver urinato sento il bisogno di urinare ancora e quasi sempre avverto anche bruciore nella zone del glande e sintomatologia dolorosa lungo il pene, oltre al fatto che la minzione stessa, di per sè lenta e talvola con mitto goccioloso, inizia con qualche difficoltà e con qualche doloretto che avverto appunto durante il passaggio dell’urina dalla vescica all’uretra e poco prima della fuoriuscita dal meato uretrale. A questo si aggiunga anche il fatto che, talvolta, più frequentemente durante le ore notturne, avverto delle fitte dolorose nella zona anale che sembrano propagarsi anche lungo le vie urinarie; sinceramente non riesco a spiegarmi se questa sintomatologia dolorosa possa dipendere, per esempio, dal fatto che lo sforzo eseguito più volte nel corso della giornata, per tentare di urinare in maniera completa, crei problemi di riflesso allo sfintere anale. Aggiungo, altresì, che a febbraio scorso, nel corso del controllo post operatorio effettuato presso la struttura ospedaliera dove sono stato operato, mi hanno anche eseguito un'uretrocistografia per verificare che l'anastomosi fosse a posto e che non ha evidenziato anomalie tali da giustificare i miei disturbi. Mi è stato consigliato, per migliorare la sintomatologia, di assumere per una settimana del cortisone per decongestionare le vie urinarie evidentemente infiammate, l'ho fatto ma nulla è cambiato. Per cui vi chiedo un consiglio su cosa potrei fare (esami, terapie o altro) per capire ed eliminare questo fastidioso problema temendo che possa cronicizzare. Ci può essere secondo voi un coinvolgimento dell'apparato intestinale visti i dolori nella zona anale o devo indagare in maniera più approfondita su tutto l'apparato urinario?
In ultimo, vorrei parlarvo brevemente dell'aspetto più propriamente andrologico. Premesso che l'intervento è stato eseguito con la tecnica "nerve-sparing" mi hanno prescritto terapia riabilitativa della D.E. consistente nell'assunzione per un anno, a giorni alterni di SPEDRA 200 mg, terapia che purtroppo non ho potuto cominciare subito dopo l'intervento a causa dei predetti problemi di lunga cateterizzazione (25 giorni dalla deiscenza) e quindi cominciata soltanto dopo 45 giorni dall'intervento. Ad oggi, a distanza di circa 5 mesi dall'intervento sto assumendo SPEDRA regolarmente ma di erezione non se ne parla proprio, mentre la libido non manca. Mi è stato suggerito anche di utilizzare lo strumento "VACUUM DEVICE" che sinceramente non mi entusiasma più di tanto in quanto avverto dolore lungo il pene quando provo ad erigerlo e comunque non ho riscontrato miglioramenti dal punto di vista erettivo. Non sarebbe il caso secondo voi di provare a cambiare la terapia farmacologica? O magari fra qualche mese le erezioni, previa adeguata eccitazione, potrebbero spontaneamente ritornare? Nel caso ciò non accadesse, sarebbe sbagliato pensare ad un intervento di protesi peniena vista la mia età? (ho 53 anni).
Ringrazio infinitamente per le risposte che, eventualmente, vorrete fornirmi per fugare i miei dubbi e le mie ansie. Considerate, pure, che in questo bruttissimo periodo dove tutto è in funzione dell'emergenza coronavirus, non riesco ad avere neanche una visita uro-andrologica a pagamento da nessuna parte purtroppo.
Cordiali Saluti.
E' altamente probabile che la complicanza postoperatoria abbia attivato e che sia ancora in gioco uno stato infiammatorio pelvico con conseguente disfunzione dell'area e relativi riflessi sull'area intestinale, in particolare la rettosigmoidea. Considerato che i Colleghi non hanno più rilevato problemi uretrovescicale, consente di pensare che il quadro lentamente si normalizzerà e non credo sia utile il cortisone nella bilancia effetti utili/negativi. Meglio armarsi di pazienza e tenere monitorata l'area con qualche attenta ecografia, attivare le tecniche Kegel e di riequilibrio Qi Gong (respirazione finalizzata a ciò). Quale è l'esito dell'esame istologico sull'intera prostata asportata? Ha confermato il gleason 7 o ha dato un dato differente e nel caso di che tipo? Sono in corso altre terapie antineoplastiche tipo antiandrogeni? In relazione alla funzione erettile è meglio che ormai metta una pietra sopra la possibilità di ottenere erezioni spontanee o farmacoindotte, soprattuto se sono in corso terapie antiandrogeniche: vale la questione della reazione infiammatoria derivata dalle complicanze. Tuttavia è presto per pensare alla protesi ove vorrà applicarla: deve attendere che l'area pelvica e addominale si sia riequilibrata e tutto sia tornato a posto... diciamo almeno un anno. Poi si vedrà quale sia la situazione, anche in relazione alla evoluzione del tumore per la quale è già ora del controllo con la PET/CT con 68Gallio-PSMA.

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La probabilità di un recupero completo della funzione erettile dopo prostatectomia radicale nerve sparing è di circa il 25% entro il primo anno. E' utile l'utilizzo del vacuum device e il passaggio alla farmacoprotesi per prevenire la riduzione di dimensioni del pene; tra qualche mese, considerata l'evoluzione sotto il profilo oncologico della sua condizione, in caso di mancato recupero dell'erezione potrà prendere in considerazione la riabilitazione mediante impianto protesico penieno.
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