Buonasera gentili dottori e dottoresse, sono qui per illustrarvi una situazione che mi sta causand

19 risposte
Buonasera gentili dottori e dottoresse,
sono qui per illustrarvi una situazione che mi sta causando diverse problematiche nell'ultimo periodo. Cerco di spiegarmi in modo chiaro ma senza risultare prolisso: già dall'età di 8/9 anni ho iniziato a sperimentare occasionali episodi di derealizzazione, della durata di pochi minuti/poche ore, che si ripresentavano sporadicamente. A questi si aggiunsero alcuni pensieri ossessivi che col tempo divennero sempre più intensi, persistenti e variegati, i quali mi accompagnarono per tutta l'adolescenza (e che permangono tuttora). All'età di 19 anni, dopo una visita specialistica da una psichiatra, mi venne diagnosticato il Disturbo Ossessivo-Compulsivo. In tutto ciò, gli episodi di derealizzazione/depersonalizzazione continuavano a verificarsi, seppur per breve tempo e abbastanza raramente. Circa un mese fa (adesso ho 22 anni), ho sperimentato un episodio di derealizzazione/depersonalizzazione particolarmente violento e inaspettato, che mi ha lasciato completamente inerme e terrorizzato. Il meccanismo di innesco è sempre stato lo stesso, anche in questo caso: la semplice paura di poter rivivere un evento dissociativo di quel tipo. Da quel momento la mia ansia è aumentata sensibilmente, causandomi uno stato dissociativo continuo e moderatamente intenso: il timore che avevo in passato si è trasformato in un'angoscia costante, un vero e proprio pensiero ossessivo che, come tutte le altre ossessioni che ho avuto finora, non ha più smesso di tormentarmi, impedendomi di tornare alla "vita" di prima. Svegliarmi ogni giorno, ormai da un mese, con la sensazione di stare dentro un sogno, sentendomi distaccato dalle mie emozioni e dal mio mondo interiore, oltre che dalla realtà esterna, mi rattrista molto; soprattutto perché sono sempre stato un ragazzo molto introspettivo e sensibile. Mi chiedevo pertanto se questo problema fosse risolvibile, se è possibile guarire e tornare a percepire il mondo e me stesso come un tempo, profondamente, in tutte le sue sfaccettature. Io sono fiducioso, ma l'ansia che questa possa essere una situazione irreversibile non fa che gettare benzina sul fuoco, incrementando i sintomi. Quello che volevo sapere da voi è quindi se la prognosi per questo "fenomeno" fosse positiva o meno, e nel caso ricevere una (tanto agognata) rassicurazione in merito; oltre a ciò, ritenete che questi sintomi possano sparire spontaneamente o la guarigione è possibile solo con la psicoterapia? Vi ringrazio molto per l'ascolto e rimango in attesa di un vostro gentile riscontro. Buona giornata
Buona sera,

Capisco quanto possa essere difficile e angosciante vivere con episodi di derealizzazione e depersonalizzazione, specialmente quando si intrecciano con un disturbo ossessivo-compulsivo. Questi sintomi possono essere davvero debilitanti e influire profondamente sulla qualità della vita.

La derealizzazione e la depersonalizzazione sono spesso associate all’ansia e allo stress, e il loro insorgere può essere particolarmente preoccupante quando non si riesce a tornare a uno stato di benessere. Il fatto che lei abbia avuto un episodio particolarmente violento recentemente ha probabilmente accentuato la sua ansia e il suo stato dissociativo, alimentando un circolo vizioso.

È importante sapere che, anche se la situazione può sembrare opprimente, la prognosi per i disturbi dissociativi e ossessivi è generalmente positiva, soprattutto se affrontata con un adeguato supporto terapeutico. La psicoterapia, in particolare la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), è spesso molto efficace nel trattare sia il disturbo ossessivo-compulsivo che i sintomi dissociativi. Questa terapia può aiutarla a gestire e ridurre l'ansia, modificare i pensieri ossessivi e fornire strumenti per affrontare la derealizzazione e la depersonalizzazione.

Inoltre, esistono tecniche specifiche per il trattamento della derealizzazione e della depersonalizzazione che possono essere incorporate nel percorso terapeutico. Tra queste, le tecniche di mindfulness e di grounding sono spesso utili per aiutare a riconnettersi con la realtà e a ridurre i sintomi dissociativi.

Per quanto riguarda la possibilità di una guarigione spontanea, è vero che alcuni sintomi possono migliorare nel tempo, ma una terapia mirata è generalmente consigliata per accelerare il processo di recupero e affrontare le cause sottostanti. La terapia non solo fornisce supporto pratico e strategie per gestire i sintomi, ma può anche aiutare a esplorare e trattare i fattori psicologici e emozionali che contribuiscono alla sua condizione.

La sua fiducia e determinazione sono risorse preziose nel percorso di guarigione. Anche se il cammino può sembrare lungo e difficile, con il giusto supporto e le giuste tecniche, è possibile tornare a vivere una vita piena e significativa. Non esiti a contattare un terapeuta specializzato per ottenere un piano di trattamento personalizzato che possa affrontare sia il disturbo ossessivo-compulsivo sia i sintomi dissociativi.

Spero che queste parole possano offrirle un po' di rassicurazione e guida. Resti fiducioso e continui a cercare il supporto necessario. Buona serata.

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Gentile utente, il suo messaggio non è di facile comprensione perchè tende a basarsi su tante parole cliniche e teoriche ma poco sull'esperienza vissuta: sul come, quando, quanto.. forse nella sua vita ha vissuto fenomeni di "medicalizzazione" che l'hanno portata a patologizzarsi molto, impaurendosi anche preventivamente di fenomeni che subito identifica come sintomi. La cosa che ritengo più utile è quella di rivolgersi ad un professionista che possa aiutarla ad analizzare il suo "oggi", che contestualizzi con lei i suoi episodi spiacevoli che oggi definisce sintomi e che, insieme, definirete, capirete e decostruirete alla luce della sua storia. Fare ipotesi su tempistiche o esiti non è sicuramente possibile in quanto non oggettivo ma dipendente dal "Chi" sperimenta certe emozioni, sensazioni, esperienze. Mi sentirei di dirle che i sentimenti di disagio che prova possono essere affrontati in sede di colloquio psicologico, con lo scopo condiviso di migliorare il suo stato di benessere e quindi portarla a vivere la sua esistenza in modo identitario e orientato. Qualora volesse può prenotare un primo colloquio online, resto a disposizione. Cordialmente, Dott.ssa Sara Torregrossa
Buonasera, comprendo la sua tristezza e paura in merito alla situazione. Vorrei rassicurarla sul fatto che facendo un percorso di psicoterapia può ottenere netti miglioramenti. Inoltre se attualmente ha paura di poter avere altri episodi si ricordi tutti quelli che ha già affrontato e superato. Il punto non è pensare di evitare l’episodio di derealizzazione ma sapere che se anche dovesse arrivare lei lo sa gestire, lo può superare e questa è una certezza perché ne ha le prove, le è già successo altre volte. Spero di averle dato un piccolo strumento per abbassare l’ansia. Resto a disposizione e le auguro una buona serata.
Gentilissimo, comprendo quanto sia difficile vivere con la situazione da lei descritta. La sua lettera è precisa, sembra scritta più da uno specialista che dalla persona che ne soffre. Se fossimo a colloquio le farei delle domande relative al suo quotidiano, mi piacerebbe che parlasse di sè, delle cose che le piacciono, al di là dei suoi sintomi. il circolo vizioso va spezzato, le modalità si devono trovare insieme, unendo la sua esperienza con la competenza del terapeuta. Dalla sua lettera non si evince se ha già fatto psicoterapia nella sua vita. Mi sento di suggerirle un percorso psicoterapeutico con una persona che le ispiri fiducia e dalla quale si sente accolto. Questi disturbi che ha non può viverli e tollerarli da solo. Ci vuole un luogo dove lei possa "portarli" per elaborarli con l'altro e dove trovino spazio le sue risorse. Rimango a disposizione, la saluto cordialmente dott.ssa Silvia Ragni
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Buonasera, probabilmente si è documentato molto per dare un nome alla sua sofferenza, con un professionista può intraprendere un percorso per affrontantarla. Contatti uno psicoterapeuta, faccia un primo colloquio. Un caro saluto. Dr.ssa Lorena Ferrero
Buongiorno,
La ringrazio di aver esposto il Suo malessere così bene. Soprattutto perché è un decorso abbastanza tipico che si accentua in generale dopo i 19-20 anni.
È sicuramente una modalità di espressione del Suo corpo inconsapevole ad un malessere interiore che per Lei è difficile affrontare. Questa modalità però, è come Lei stesso descrive, altamente disfunzionale poiché debilitante.
Alla domanda, se si possa guarire da ciò:
Assolutamente si!
Ma con una terapia ristrutturante come quella del Modello Strutturale Integrato, che indaghi sulle cause interiori e strutturali dei Suoi sintomi per renderli consapevoli a tal punto che per Lei non sia più necessario adottare queste "strategie di difesa " che Le rendono la vita difficile.
Sono molto fiduciosa e Le auguro di "ritornare alla Sua vita ".
Rimango a Sua disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti
Dottoressa Monika Elisabeth Ronge
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Gentile utente di mio dottore,
i disturbi d'ansia sono trattabili attraverso l'ausilio integrato di farmacoterapia e psicoterapia. La prima sarà utile per gestire la sintomatologia sin tanto che sarà invalidante, la seconda per poter guardare ad un benessere più a lungo termine.
Si affidi quanto prima ad uno specialista, vedrà che potrà uscire dalla morsa del suo malessere
Cordiali saluti
Dott. Diego Ferrara
Salve, mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo il disagio che può sperimentare e quanto sia impattante sulla sua vita quotidiana. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.

Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi, disfunzionali e maladattivi che le impediscono il benessere desiderato mantenendo la sofferenza in atto e possa soprattutto aiutarla a parlare con se stessa utilizzando parole più costruttive.

Credo che anche un approccio EMDR possa esserle utile al fine di rielaborare il materiale traumatico connesso ad eventi del passato che possono aver contribuito alla genesi della sofferenza attuale.

Resto a disposizione, anche online.

Cordialmente, dott FDL
Gentile utente, gli episodi di derealizzazione, come molte difficoltà, non spariscono da soli bisogna prendersene cura. Il tempo non guarisce, a volte possono esserci episodi che per casualità, modificano un quadro sintomatologico ma non è la regola. Nel suo caso le suggerirei di intraprendere un percorso di psicoterapia e concordare con il professionista se sia il caso o meno di affiancare anche una terapia farmacologica previa visita psichiatrica. Il problema si può risolvere.
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Randisi
Gentilissimo, certamente la situazione è risolvibile (riduzione dell'intensità e/o remissione completa dei sintomi) ma è difficile che accada da sé, spontaneamente; l'associazione tra terapia farmacologica e psicoterapia in questi casi sembra essere, letteratura alla mano, la più adatta alla risoluzione del problema. Per questa ragione le suggerisco di avviare una psicoterapia che l'aiuti a mettere a fuoco i meccanismi soggiacenti i sintomi; ricordi sempre che il sintomo è una specie di "ambasciatore", porta con sé un messaggio su di noi che non siamo riusciti a decifrare in altro modo, per questa ragione è tanto importante alleviarne la sofferenza ma anche interpretarlo, capirlo, ascoltare cosa ha da dire su di noi. Resto a disposizione per qualsiasi cosa, anche da remoto, qualora lei lo ritenesse opportuno. Cordiali saluti. Dottor Montanaro
Gentile utente, grazie per la condivisione. Gli episodi di derealizzazzione e depersonalizzazione, proprio per la loro pervasività, sono soliti innescare sensazioni di panico e pensieri ossessivi. Questo genera spesso un circolo vizioso dal quale pare impossibile uscirne perché sono sintomi che si alimentano vicendevolmente.
Tuttavia, mi sento di rassicurarla sul fatto che una psicoterapia associata ad una terapia farmacologica consentono di gestire il sintomo e di ritornare ad uno stato di benessere.
Le auguro di sciogliere presto tutti questi nodi. Un caro saluto
Buonasera,

Capisco quanto possa essere angosciante vivere con episodi di derealizzazione e depersonalizzazione, soprattutto quando si aggiungono a un disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). È importante sapere che non sei solo e che ci sono modi per affrontare e gestire questi sintomi.

La tua preoccupazione è comprensibile, ma è possibile migliorare la tua situazione con il giusto supporto. La terapia interazionista potrebbe essere una strada da esplorare, poiché si concentra sulle dinamiche relazionali e può aiutarti a comprendere meglio come le tue interazioni influenzano i tuoi sintomi.

È anche utile ricordare che i sintomi di derealizzazione e depersonalizzazione possono essere influenzati dal livello di ansia. Lavorare su tecniche di gestione dell’ansia, come la respirazione profonda, la meditazione e l’esercizio fisico, può aiutare a ridurre l’intensità di questi episodi.

Rimani fiducioso e continua a cercare il supporto di cui hai bisogno. Con il tempo e le giuste strategie, è possibile tornare a percepire il mondo e te stesso in modo più sereno e profondo.

Cordialmente, Dott. Marco Di Campli, psicologo psicoterapeuta
Caro paziente, sono lieta di poterla rassicurare sulla possibilità di guarigione dal suo disturbo dissociativo. Grazie alla psicoterapia e all'approccio EMDR, è possibile rielaborare il materiale traumatico del passato e sviluppare strategie efficaci per gestire i sintomi dissociativi. Con il giusto supporto, potrà tornare a percepire il mondo e se stesso in modo profondo e autentico. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Buongiorno, forse nella sua vita ha vissuto fenomeni di "medicalizzazione" che l'hanno portata a patologizzarsi molto, impaurendosi anche preventivamente di fenomeni che subito identifica come sintomi. La cosa che ritengo più utile è quella di rivolgersi ad un professionista sanitario che possa ascoltare la sua narrazione ed esserle di sostegno. Dott.ssa Debora Versari.
Buongiorno,

E' evidente che lei da piccolo abbia avuto un trauma che l'ha condotta alla dissociazione, per poter analizzare meglio la situazione bisognerebbe capire anche di che tipo di trauma si tratti e che impatto abbia avuto.
Il DOP è presente nella ricorrenza dei pensieri ossessivi che ha, attraverso un approccio cognitivo comportamentale è possibile trattare il DOP. Le consiglio di intraprendere un percorso per analizzare meglio il suo vissuto e per gestire il DOP, la rassicuro dicendole che è possibile trattarlo.
E' ovvio che la sua situazione sia invalidante pertanto comprendo bene il dolore che vive ogni giorno, ed è plausibile l'ansia correlata.
Vorrei anche avere una descrizione dell'episodio di dissociazione che lei ha definito violento.

In ogni caso resto a disposizione,
Dott.ssa Brafa
Gentile utente, la capacità di riconoscere così bene i suoi stati e la sua consapevolezza sono assolutamente un punto di forza e una risorsa. Per rispondere alla sua domanda, la letteratura ci dice che assolutamente possibile trattare questa condizione, imparare a gestirla e migliorarla con un percorso di psicoterapia effettuato da professionisti specializzati. é importante trattare questa condizione non solo da un punto di vista farmacologico ma anche psicoterapico.
Dott.ssa Lucrezia Marletta
Gentile utente, una volta un mio maestro mi disse: "la paura di essere diversi rende diversi, sempre di più". Potrebbe essere utile guardare l'esperienza dissociativa come una prospettiva unica sulla realtà piuttosto che come un cambiamento irreversibile o un'etichetta da applicare. Invece di cercare di definire cosa "sia" la dissociazione, potrebbe provare a darle un senso attraverso un linguaggio più evocativo. Se dovesse dipingere questa esperienza, quali immagini, colori o suoni userebbe?
Ognuno di noi attribuisce un significato agli eventi in modo soggettivo e spesso sono le storie o gli aneddoti che sentiamo risuonare con la nostra esperienza ad aiutarci a comprenderla meglio. Pensando alla sua esperienza, le viene in mente una metafora o una storia, anche proveniente da un libro o un film, che rappresenti quello che sta vivendo?
Focalizzarsi sulle intenzioni, sulle risorse e sul contesto relazionale può aprire nuove prospettive. Ad esempio, potrebbe chiedersi: quali intenti, per quanto dolorosi o complessi, potrebbero celarsi dietro a questa esperienza? Quali sono le sue risorse interiori che potrebbero aiutarla ad affrontare questa sfida? In quali relazioni o situazioni l'esperienza dissociativa si amplifica o si attenua? Immagini di guardare a questa esperienza come a un "messaggio" che una parte di se sta cercando di comunicare: cosa potrebbe voler dire?
Ricordi che la realtà non è un'entità immutabile, ma il risultato di un continuo processo di costruzione a cui anche lei contribuisci attivamente. Attraverso il linguaggio, le immagini e le storie, possiamo esplorare nuove prospettive e dare nuovi significati all'esperienza, aprendo così la strada al cambiamento.

Le auguro di trovare una sua strada e se le interessa avere con sè qualcuno che la aiuti a costruirla, resto a disposizione.

Le auguro una buona estate,
Dott.ssa Flavia Serio
Gentile utente,
Lei vive costantemente nell’ansia che la derealizzazione e depersonalizzazione si presenti nuovamente in maniera violenta e pervasiva, accrescendo in tal modo la sintomatologia come il cane che si morde la coda. La sua angoscia è comprensibile, così come è comprensibile il suo bisogno di rassicurazione. Il fatto che questi fenomeni si siano verificati già dall’età di 8 anni fa presupporre che lei abbia vissuto precocemente nella sua primissima infanzia degli eventi traumatici che l’hanno condotta alla creazione di meccanismi di difesa, funzionali nella primissima infanzia ma che protratti nel tempo diventano meccanismi disfunzionali e patologici. Il disturbo ossessivo compulsivo compromette notevolmente la qualità della vita dell’individuo, i pensieri disturbanti rappresentano come un black out del sistema cognitivo, solo attraverso l'aiuto di un professionista è possibile imparare a riconoscere e gestire questo tipo di pensieri. La incoraggio ad accrescere la fiducia e la speranza della guarigione ma attraverso una adeguata terapia psicologica volta ad individuare le cause di sintomi. Assieme al professionista sarà possibile comprendere le cause dei recenti fenomeni di depersonalizzazione e derealizzazione, comprendere il linguaggio del corpo dall'analisi della sua storia personale, cosa è successo nella sua vita nell’ultimo periodo? Attraverso la psicoterapia può affrontare i pensieri ossessivi, imparare a gestire pensieri intrusivi e le emozioni sottese. La psicoterapia bioenergetica, attraverso specifici esercizi, consente al paziente di ritrovare il senso di presenza partendo dal grounding, dal radicamento nel qui ed ora. Fondamentale per la guarigione è possedere la giusta motivazione e determinazione per intraprendere un adeguato percorso psicoterapeutico, lo sviluppo di una volontà resiliente nei momenti di scoraggiamento, la costanza per giungere alla guarigione. Non abbia timore di iniziare, prenoti un primo colloquio con il terapeuta a lei più affine per lo sviluppo dell’alleanza terapeutica. La incoraggio ad aver fiducia nelle sue capacità e nelle capacità della figura del terapeuta , solo con un trattamento personalizzato potrà affrontare sia i sintomi dissociativi che il disturbo ossessivo compulsivo. Spero di esserle stata di aiuto.
Cordialmente
Dott.ssa Maria Graziano

Gentilissimo buongiorno, innanzitutto grazie per la sua condivisione. Molti disturbi, così come il DOC, possono essere letti come tentativi della mente di sopravvivere e adattarsi in maniera disfunzionale a condizioni complesse e difficili vissute nel nostro passato.
Niente esclude che il DOC si sia potuto sviluppare in seguito ai sintomi dissociativi, tuttavia la inviterei a spostare l'attenzione più su quello che è il circolo vizioso che lei mette in atto, già nel porre questa domanda a noi professionisti: lo stesso tentativo di cercare rassicurazioni, per quanto legittimo, è mosso da dubbi di natura ossessiva. L'ansia che percepisce è parte del disturbo ma non per questo qualcosa da debellare. Far caso ai processi è un ottimo modo per affrontarli, l'ansia va ascoltata, le paure incontrate. La risposta che le posso dare è "sì! con la psicoterapia si può superare tutto questo" anche se l'attendibilità dipenderà dalla relazione che andrà ad instaurare con il professionista a cui vorrà rivolgersi oltre che dalla fiducia che lei nutre in se stesso. Tutto va discusso in terapia, anche (e aggiungerei "e soprattutto") tutto ciò che ruota intorno al tema della fiducia e della relazione. Spero che trovi ciò che cerca, non esiti a rivolgersi ad un professionista.
In bocca a lupo
Dott.Francesco Mangiafico - Psicologo

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