Buonasera, è ormai più di un anno che mia figlia di quasi 16 anni ha un comportamento non corretto c
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Buonasera, è ormai più di un anno che mia figlia di quasi 16 anni ha un comportamento non corretto con il cibo. Ora è in una fase dove mangia pochissimo, conta le calorie e si rifiuta di mangiare davanti agli altri, noi familiari compresi. Andava da uno psicologo l'anno scorso, iniziato per altri motivi, ma ora non ne vuole sapere di tornare anche proponendole un professionista diverso. So che non la devo forzare e non lo faccio, ma tengo in casa sempre cibi poco calorici che so che le piacciono l. Sono seriamente preoccupata, avete consigli da darmi per come prenderla o per poterla convincere ad iniziare un percorso psicologico? Di peso è calata anche se per ora non in modo significativo ma la situazione è davvero border line.
Grazie anticipatamente e saluti
Grazie anticipatamente e saluti
Buongiorno, comprendo la preoccupazione che sta provando per la situazione di sua figlia e la sua importanza nel non forzare la sua figlia a fare qualcosa che non vuole. In casi come questi, è importante adottare un approccio aperto e non giudicante nella comunicazione con la propria figlia. Inoltre, è opportuno considerare il rapporto che la ragazza ha con il cibo e con il proprio corpo, e cercare di comprenderne la dinamica.
Riguardo alla scelta del professionista, potrebbe essere utile offrire a sua figlia l'opzione di selezionare autonomamente uno psicologo con cui sentirsi a proprio agio. Questo potrebbe facilitare l'instaurarsi di un rapporto di fiducia tra la ragazza e il professionista scelto, elemento fondamentale per un percorso terapeutico efficace. Cordiali Saluti DM
Riguardo alla scelta del professionista, potrebbe essere utile offrire a sua figlia l'opzione di selezionare autonomamente uno psicologo con cui sentirsi a proprio agio. Questo potrebbe facilitare l'instaurarsi di un rapporto di fiducia tra la ragazza e il professionista scelto, elemento fondamentale per un percorso terapeutico efficace. Cordiali Saluti DM
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Buongiorno, le ragioni che la spingono a formulare la sua domanda sono particolarmente delicate. Comprendo le ragioni del suo disagio e ne sono dispiaciuto. Tuttavia qualsiasi ipotesi formulata sulla base delle sole informazioni presenti nel suo scritto sarebbe a mio avviso riduttivo a fronte di una situazione complessa come la sua (tutte quelle che riguardano il vissuto umano lo sono). La invito per questo a contattarmi in privato, anche con un semplice messaggio se vuole; mi limiterei a farle solo qualche ulteriore domanda in modo da offrirle una consulenza più accurata. Cordiali saluti Dott. Antonio Panza.
Gentile Utente, dalla sua domanda emerge la preoccupazione che sta vivendo in questo momento. L'adolescenza è un periodo della vita molto difficile, si fanno i primi tentativi di separazione dai genitori e a volte questo può essere portato agli estremi. Sarà molto difficile convincere sua figlia ad andare da uno psicologo se non se la sente. Capisco come questo possa farla sentire impotente rispetto alla situazione, quello che mi sento di dirle è di iniziare lei per prima un percorso psicologico che la supporti in questo momento. Rimango a disposizione anche online. Dott.ssa Eugenia Borello
Buongiorno, la ringrazio per la condivisione. Ha ragione, forzarla potrebbe essere controproducente. Le suggerisco di partire da se stessa: potrebbe rivolgersi al proprio medico di base. Saprà indirizzarla ai servizi sanitari territoriali: ci sono equipe multiprofessionali con psicologi, nutrizionisti, endocrinologi e psichiatri, che si occupano specificatamente di disturbi del comportamento alimentare e di supporto alle famiglie e ai genitori che sono coinvolti in queste situazioni. Cordialmente, dott.ssa Ilaria Truzzi
Buongiorno signora, sono molto dispiaciuta per la situazione che sta vivendo. La invito in primis a rivolgersi ad una psicologa che la possa aiutare e sostenere nel suo ruolo di mamma, poiché è anche attraverso i genitori che si può essere d'aiuto ai figli. Credo sia inoltre opportuno rivolgersi al medico di medicina generale con sua figlia così che possa valutare se ci sono dei parametri non funzionali e inviare la ragazza ai servizi territoriali di competenza. Cordiali saluti. Dott.ssa Elena Menegon
Buongiorno. Innanzitutto vorrei dirle che sono dispiaciuta per per quanto sta attraversando, ma vorrei anche complimentarmi con lei per aver chiesto aiuto, non sempre è facile accorgersi che qualcosa non va, soprattutto quando si tratta dei propri figli.
Purtroppo la situazione che ha descritto è complessa, soprattutto perché quando si parla di adolescenti gestire i loro "no" diviene estremamente complicato. Questa è una fase della vita in cui loro sono alle prese con la formazione della propria identità e un "no" potrebbe rappresentare un tentativo di differenziazione dalle figure genitoriali; esso potrebbe anche significare che sua figlia non è ancora consapevole della difficoltà che sta vivendo o, al contrario, che se ne accorga ma preferisca non affrontare la cosa. Qualsiasi sia il motivo che induce sua figlia a rifiutare un aiuto, è importante che lei si prenda cura di se stessa per poter avere le risorse emotive e cognitive per stare vicino a sua figlia in questo momento complesso; inoltre un percorso psicologico può aiutarla a capire quale sia l'approccio migliore per trasformare i "no" di sua figlia in "sì", alla luce delle vostre dinamiche relazionali.
In ogni caso lei, dal punto di vista legale, può portare sua figlia da uno psicologo anche se lei non è d'accordo in quanto minorenne, fermo restando che questa dovrebbe rappresentare l'extrema ratio, laddove dovesse vedere che proprio la situazione dovesse aggravarsi, poiché un percorso psicologico animato da una motivazione intrinseca ha certamente più probabilità di funzionare. A tal proposito potrebbe cercare di far leva sul senso di responsabilità di sua figlia, puntando su argomenti quali il fatto che, ad esempio, sta diventando adulta e in quanto tale può scegliere lei dove e quando andare dallo psicologo.
Le do un grandissimo un bocca al lupo e per qualsiasi cosa resto a disposizione.
Cordialmente, dott.ssa Martina De Stasio.
Purtroppo la situazione che ha descritto è complessa, soprattutto perché quando si parla di adolescenti gestire i loro "no" diviene estremamente complicato. Questa è una fase della vita in cui loro sono alle prese con la formazione della propria identità e un "no" potrebbe rappresentare un tentativo di differenziazione dalle figure genitoriali; esso potrebbe anche significare che sua figlia non è ancora consapevole della difficoltà che sta vivendo o, al contrario, che se ne accorga ma preferisca non affrontare la cosa. Qualsiasi sia il motivo che induce sua figlia a rifiutare un aiuto, è importante che lei si prenda cura di se stessa per poter avere le risorse emotive e cognitive per stare vicino a sua figlia in questo momento complesso; inoltre un percorso psicologico può aiutarla a capire quale sia l'approccio migliore per trasformare i "no" di sua figlia in "sì", alla luce delle vostre dinamiche relazionali.
In ogni caso lei, dal punto di vista legale, può portare sua figlia da uno psicologo anche se lei non è d'accordo in quanto minorenne, fermo restando che questa dovrebbe rappresentare l'extrema ratio, laddove dovesse vedere che proprio la situazione dovesse aggravarsi, poiché un percorso psicologico animato da una motivazione intrinseca ha certamente più probabilità di funzionare. A tal proposito potrebbe cercare di far leva sul senso di responsabilità di sua figlia, puntando su argomenti quali il fatto che, ad esempio, sta diventando adulta e in quanto tale può scegliere lei dove e quando andare dallo psicologo.
Le do un grandissimo un bocca al lupo e per qualsiasi cosa resto a disposizione.
Cordialmente, dott.ssa Martina De Stasio.
Gentile mamma, comprendo la sua preoccupazione ma comprendo anche il rifiuto di sua figlia ad accettare una cura. Vede, l'anoressia nervosa è un disturbo egosintonico nel senso che è in perfetta sintonia con i desideri di chi ne soffre. Mi spiego meglio, chi ha di mal di denti desidera risolvere il problema perchè il dolorè è qualcosa che vuole fare sparire. Chi soffre di anoressia nervosa, al contrario, non vuole guarire perchè l'unica cosa che desidera è restare magro. Come fare allora per aiutare sua figlia? Come anche i miei colleghi sottolineano, il ruolo della famiglia in questo, come in molti altri casi, è importante, ma stare accanto a un figlio anoressico non è facile, smuove sentimenti contrastanti, il desiderio di aiutare ma anche la rabbia di fonte alla chiusura del figlio che non vuole essere aiutato. Insomma è importante saperlo fare. L'approccio cognitivo-comportamentale prevede per la cura dell'anoressia nervosa una serie di interventi rivolti al paziente e un percorso di psicoeducazione rivolta ai familiari: un percorso cioè che aiuti i genitori a capire cosa sta vivendo il figlio e i modi più efficaci per affiancarlo. Aiutare sua figlia a capire quanta vita sta perdendo, quanta gioia, quanti progetti, in nome di un peso irrisorio, potrebbe essere la motivazione che la spinge a cercare una cura. Ma è necessario farlo in maniera tale da non sollecitare le sue difese. Per questo motivo credo che la formazione sia importante tanto quanto il desiderio di aiutare. Resto a disposizione se desidera approfondire e la saluto cordialmente, dott.ssa Manuela Leonessa
Salve, mi dispiace molto per la situazione descritta sia perché comprendo il disagio della ragazza sia perché mi rendo conto delle preoccupazioni di una mamma.ritengo importante che innanzitutto lei possa fungere da figura di supporto in modo tale che possa aiutare la ragazza almeno in questa fase a trovare un porto sicuro In cui potersi sentire libera di esprimere quelli che sono i tuoiIn cui potersi sentire libera di esprimere quelli che sono i suoi pensieri e vissuti emotivi. Magari per il momento non parlate di psicoterapia, con il tempo ed un po’ di fiducia magari sua figlia potrà riprendere in considerazione l’idea di riprendere un percorso terapeutico che sicuramente le sarebbe utile per sbrogliare un po’ la matassa.nel frattempo sostenetela e non giudicatela.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmente, dott FDL
Gentile Mamma, comprendo la preoccupazione che sta vivendo in questo momento, l'adolescenza è una fase molto complessa sia per i ragazzi che per le famiglie. Io le consiglio di contattare uno psicologo per farsi supportare nella gestione del problema alimentare di sua figlia. Solitamente in questi casi la famiglia è coinvolta attivamente per supportare i ragazzi. Potrebbe rivolgersi anche ai servizi territoriali dove l'equipe saprà consigliarla al meglio sul da farsi.
Resto a disposizione, Dott.ssa Marina Colangelo
Resto a disposizione, Dott.ssa Marina Colangelo
Gentile signora, nella sua richiesta si percepisce tutto il dolore di una madre che è impotente difronte ad una figlia con problemi alimentari. Sa purtroppo sono tanti i ragazzi e le ragazze che adottano questo tipo di comportamento il che non vuole essere ne una giustificazione ne una consolazione, ma solo farle percepire che non è sola. i problemi alimentari nei ragazzi sfociano da molteplici fattori soprattutto il non saper gestire le emozioni derivanti dal proprio corpo che cambia, non si è più ragazzini ma adolescenti, ci si guarda allo specchio e non si riconoscono. Ci potrebbero essere molteplici perché da analizzare, sicuramente consiglio un percorso psicologico per lei in quanto madre( per gestire la frustrazione e ricevere dei giusti consigli su come comportarsi con sua figlia ed il rapporto con il cibo) e per sua figlia, magari provi a far scegliere a lei la professionista alla quale rivolgersi, fare questo percorso non è semplice e la ragazza deve entrare in empatia con il proprio terapeuta. Spero di averle fornito spunti di riflessione, rimango a sua disposizione anche per un consulto online.
Buonasera, grazie per aver condiviso con noi la sua sofferenza. Emerge chiaramente la sua preoccupazione. Intraprendere un percorso di psicoterapia sarebbe sicuramente utile ma deve essere una scelta spontanea di sua figlia a cui non può essere forzata, consigliata si ma niente di più. Il rapporto con il cibo spesso è il sintomo di difficoltà altre che possono essere relazionali, intersoggettive o di natura personale legate a problemi con autostima o altro. Per ogni persona è diverso; potrebbe essere utile parlare con sua figlia e cercare di capire quale sia il suo bisogno alla base, provare a darle la possibilità di esprimere emozioni che potrebbe non sentirsi legittimata a esprimere, in generale ascoltare senza giudizio se ha voglia di aprirsi facendola sentire ascoltata e accolta. Senza fare cenno al suo comportamento con il cibo che è probabilmente il suo modo di comunicare qualcosa che non sa come altro comunicare.
Mi rendo conto che è difficile come è difficile rispondere in modo esaustivo in questo contesto.
Nel caso sentisse lei la necessità di un consulto , non esiti a contattarmi, posso aiutarla a comprendere alcuni punti ciechi ed eventualmente darle alcuni contatti a cui rivolgersi di professionisti specializzati nell’ambito dei disturbi del comportamento con il cibo.
Rimango a disposizione
Dottoressa Carlino Eleonora
Mi rendo conto che è difficile come è difficile rispondere in modo esaustivo in questo contesto.
Nel caso sentisse lei la necessità di un consulto , non esiti a contattarmi, posso aiutarla a comprendere alcuni punti ciechi ed eventualmente darle alcuni contatti a cui rivolgersi di professionisti specializzati nell’ambito dei disturbi del comportamento con il cibo.
Rimango a disposizione
Dottoressa Carlino Eleonora
Buongiorno,
comprendo la sua preoccupazione e sono molto dispiaciuta per la situazione che state vivendo. Il racconto che lei ci porta è molto delicato e va affrontato con la giusta accortezza. Se sua figlia al momento è contraria ad intraprendere un percorso psicologico si potrebbero cercare dei compromessi, ad esempio facendo scegliere alla ragazza la figura professionale che sente più affine a lei, oppure lei stessa potrebbe intraprendere un percorso di sostegno alla genitorialità per affrontare in maniera adeguata questa situazione. Un'altra opzione potrebbe essere quello della terapia familiare, che coinvolge tutti i membri della famiglia. In ogni caso le consiglio di parlarne con un professionista adeguatamente formato nel campo, allo di cercare la soluzione più adeguata alla vostra situazione.
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio
comprendo la sua preoccupazione e sono molto dispiaciuta per la situazione che state vivendo. Il racconto che lei ci porta è molto delicato e va affrontato con la giusta accortezza. Se sua figlia al momento è contraria ad intraprendere un percorso psicologico si potrebbero cercare dei compromessi, ad esempio facendo scegliere alla ragazza la figura professionale che sente più affine a lei, oppure lei stessa potrebbe intraprendere un percorso di sostegno alla genitorialità per affrontare in maniera adeguata questa situazione. Un'altra opzione potrebbe essere quello della terapia familiare, che coinvolge tutti i membri della famiglia. In ogni caso le consiglio di parlarne con un professionista adeguatamente formato nel campo, allo di cercare la soluzione più adeguata alla vostra situazione.
Rimango a disposizione.
Dott.ssa Veronica Savio
Salve, immagino la preoccupazione e il momento difficile che state vivendo come famiglia, proprio per questo le consiglierei vivamente di valutare la possibilità di intraprendere un percorso di terapia familiare, cosicchè tutti insieme possiate essere di supporto a vostra figlia, non dovrete obbligarla ad un percorso individuale che non vuole fare e potrete essere aiutati tutti, ma tutti insieme.
Ci sono molti centri che aiutano le famiglie a prezzi calmierati, rimango a vostra disposizione qualora aveste bisogno di orientarvi su dove andare.
Un caro saluto, Dott.ssa Giulia Pastorino
Ci sono molti centri che aiutano le famiglie a prezzi calmierati, rimango a vostra disposizione qualora aveste bisogno di orientarvi su dove andare.
Un caro saluto, Dott.ssa Giulia Pastorino
Buongiorno, comprendo la sua sofferenza. Non ci sono dubbi rispetto al fatto che la ragazza necessita di un supporto psicologico e forse, in base allo stato della situazione, anche di un team di professionisti specializzati sul tema dei disturbi alimentari. Se sua figlia ha attorno a sé, oltre a lei, delle persone di cui si fida, delle figure di riferimento, proverei a chiedere anche a loro un supporto per convincerla (nel modo più accogliente ed affettivo possibile) a farsi prendere in carico. Resto a disposizione in caso di bisogno. Dottor Montanaro
Come ti è già stato risposto e come sai da sola, non si può costringere qualcuno ad intraprendere un percorso che non si sente pronto a fare. Potresti cercare un esperto dell'alimentazione e convincere tua figlia, che da quel che ho capito sta seguendo una dieta restrittiva ipocalorica, a farsi seguire per capire in che modo usare il cibo, ecc. I nutrizionisti/dietologi/dietisti non si occupano solo "di far perdere peso", come spesso si pensa, ma se sono bravi aiutano ad avere un buon rapporto col cibo. Fatti consigliare un professionista, specializzato nella problematica di tua figlia, e cerca di convincerla ad andarci. Forse sapendo che non è uno psicologo accetterebbe di vederlo. Poi starà a lui riuscire a farle fare un percorso parallelo con una/o psicologa/o. Conosco colleghi molto bravi. Potrebbe essere un modo per intercettare il suo malessere e farla seguire da uno specialista. A te consiglio un percorso psicologico, non solo perchè quello che stai vivendo può logorare anima e corpo, ma perchè il miglior modo per insegnare qualcosa a qualcuno è dando il buon esempio: vedere te che fai un percorso personale e vederti stare meglio migliorerà il vostro rapporto e mostrerà a tua figlia che si può stare meglio, si può cambiare positivamente! Un saluto
Gentile utente, la situazione che ci racconto è senz'altro motivo di preoccupazione per lei. "Costringere" sua figlia come ha detto anche lei non sarebbe una manovra utile. Si informi su servizi che lavorano in equipe e che sono specializzati su queste problematiche specifiche, ce ne sono diversi, in questi casi è preferibile rispetto ad un intervento uno a uno, almeno in un primo momento. Potrebbe anche pensare di trovare uno spazio per lei per affrontare i suoi vissuti e magari questo potrà portare ad uno "sblocco" della situazione.
Un caro saluto.
Un caro saluto.
Gentile utente,
comprendo l'apprensione per la situazione di sua figlia, per di più minorenne, specialmente dinnanzi al rifiuto di intraprendere un nuovo percorso. Considerato il rifiuto attuale di sua figlia, la inviterei a contemplare la possibilità di un percorso psicologico a se stante per lei in quanto madre, per dare spazio a queste preoccupazioni legittime e confrontarsi direttamente con un professionista per esplorare i suoi vissuti e valutare strategie per gestire la situazione.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Cordialmente,
Dott. Francesco Culcasi
comprendo l'apprensione per la situazione di sua figlia, per di più minorenne, specialmente dinnanzi al rifiuto di intraprendere un nuovo percorso. Considerato il rifiuto attuale di sua figlia, la inviterei a contemplare la possibilità di un percorso psicologico a se stante per lei in quanto madre, per dare spazio a queste preoccupazioni legittime e confrontarsi direttamente con un professionista per esplorare i suoi vissuti e valutare strategie per gestire la situazione.
Rimango a sua disposizione, anche online.
Cordialmente,
Dott. Francesco Culcasi
Mi dispiace sentire delle difficoltà che tua figlia sta affrontando con il cibo. È importante continuare a essere presente e supportarla in modo amorevole, senza forzarla a mangiare. Cerca di avere una comunicazione aperta e sincera con lei riguardo alle tue preoccupazioni per la sua salute. Potresti considerare l'opportunità di coinvolgere un medico specializzato in disturbi alimentari o un dietologo che possa fornire un sostegno professionale. Offri il tuo supporto emotivo e cerca di incoraggiarla a riprendere gli incontri con uno psicologo, spiegandole l'importanza di affrontare la situazione in modo adeguato. Rimango a disposizione per ulteriori chiarimenti. Dott.ssa Francesca Gottofredi.
Buonasera,
immagino la sua difficoltà, camminare sul terreno relativo al cibo effettivamente può essere difficile come camminare sulle uova.
Ha pensato di chiedere aiuto lei ad un professionista? Così da poter essere più pronta nelle risposte più valide da dare a sua figlia, non solo da un punto di vista materiale quanto più affettivo e profondo magari.
Un caro saluto
Lavinia
immagino la sua difficoltà, camminare sul terreno relativo al cibo effettivamente può essere difficile come camminare sulle uova.
Ha pensato di chiedere aiuto lei ad un professionista? Così da poter essere più pronta nelle risposte più valide da dare a sua figlia, non solo da un punto di vista materiale quanto più affettivo e profondo magari.
Un caro saluto
Lavinia
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