Buonasera, e grazie per l'opportunità. Da qualche tempo vivo uno stato di delusione e ansia legata a

24 risposte
Buonasera, e grazie per l'opportunità. Da qualche tempo vivo uno stato di delusione e ansia legata a mia figlia di 22 anni. Cerchiamo di assecondarla in tutto (secondo le ns possibilità e a volte anche oltre). È studentessa fuori sede. Facciamo molti sacrifici per mantenerla. Ma siamo contenti di farlo. Acquisti, viaggi etc. Tutto quello che chiede in qualche modo riusciamo sempre a soddisfarla (almeno credo). Lei non pretende e capisce i ns sacrifici. Fin qui ok.
Il problema qual'è? Spesso sembra che non ci sopporta. È chiaro che si sorza a “non essere come noi” anche se nn facciamo nulla di anomalo. Sembra voglia proprio fare l'opposto di quello che consigliamo o che facciamo solitamente noi in famiglia. Quando è fuori non ci chiama mai. Se lo fa è perchè noi insistiamo. Dice sempre che ha cose più importanti da fare (amici, studio, serate etc). Poi quando ci sentiamo dopo tanto tempo c'è lo scontro: è nervosa, risponde male, fraintende, si offende insomma difficile dialogare. Molto difficile anche tenere la calma perchè in cuor mio pretendo almeno un minimo di riconoscimento.
Una volta ci ha detto che le mettiamo ansia, stress, angoscia. Eppure siamo genitori molto dinamici, giovanili e impegnati. Sicuramente apprensivi ma solo perchè ci preoccupiamo della sua felicità. E siamo sicuri che la sua felicità dipende anche da questo rapporto burrascoso con noi genitori.
Inutile dire poi che ha un rapporto conflittuale con la madre (un classico).....
Così a volte mi assale la tristezza, la delusione e penso al perchè succede questo. Ho anche pensato a parlare con uno specialista per entrare nel ns vissuto e capire perchè. Vivo male. Vorrei che sia felice ma che ci sia un bel rapporto padre/madre/figlia. Ma la vedo difficile.
Buonasera,
grazie per aver condiviso la sua situazione in modo così sincero. Comprendo quanto possa essere difficile e frustrante affrontare queste dinamiche familiari.
La sua preoccupazione per il benessere di sua figlia e il desiderio di avere un buon rapporto con lei sono assolutamente comprensibili. Ecco alcuni aspetti da considerare e suggerimenti che potrebbero aiutarla:
Comprendere l'Indipendenza: è naturale che i giovani adulti, specialmente coloro che vivono fuori sede, cerchino di affermare la propria indipendenza. Questo può comportare un allontanamento temporaneo dai genitori e un desiderio di differenziarsi. È un processo normale nello sviluppo dell'identità adulta.
Comunicazione Aperta e Non Giudicante: cercare di instaurare una comunicazione aperta e non giudicante può essere utile. Mostrare comprensione e ascolto senza esprimere giudizi può aiutare a ridurre i conflitti. Chiedere a sua figlia come si sente e cosa pensa senza interruzioni può aprire un dialogo più sereno.
Spazi di Autonomia: offrire a sua figlia spazi di autonomia, mostrando fiducia nelle sue capacità decisionali, può aiutarla a sentirsi più indipendente e rispettata.
Gestione delle Aspettative: è importante gestire le proprie aspettative riguardo al riconoscimento dei sacrifici fatti. Può essere utile cercare di trovare un equilibrio tra il desiderio di riconoscimento e la comprensione del punto di vista di sua figlia.
Supporto Esterno: considerare il supporto di uno specialista, come uno psicoterapeuta familiare, può offrire un aiuto prezioso per affrontare le dinamiche familiari e migliorare la comunicazione e la comprensione reciproca.
Autocura: prendersi cura del proprio benessere emotivo è fondamentale. Trovare momenti di relax e attività che la facciano sentire bene può aiutarla a gestire meglio lo stress e le preoccupazioni.
Ricordi che il suo impegno e l'amore per sua figlia sono fondamentali. Con pazienza e comprensione reciproca, è possibile migliorare la relazione e trovare un equilibrio che renda tutti più sereni.
Resto a disposizione per qualsiasi ulteriore domanda o chiarimento.
Cordiali saluti.

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Buona sera, comprendo e la ringrazio per aver condiviso i suoi dubbi e perplessità. Come genitori ci si mette sempre in discussione, si teme di sbagliare o di non fare mai abbastanza per i propri figli. Credo che la cosa sia da comprendere in modo più approfondito, per il momento mi sento di dirle di condividere le sue perplessità a sua figlia. Un ti voglio bene vale più di mille gesti. Un caro saluto Dott. Alessandro Esposito
Buonasera,
comprendo profondamente quanto possa essere doloroso per un genitore percepire un atteggiamento di "rifiuto" da parte della propria figlia. Dalle sue parole emerge chiaramente l’impegno che lei e suo marito dedicate nel cercare di fare del vostro meglio come genitori. È naturale e comprensibile il dolore che prova, così come è del tutto legittimo il desiderio di costruire e mantenere una famiglia unita, fondata su legami sereni e armoniosi.

Il conflitto e le difficoltà comunicative che descrive potrebbero essere il risultato di una dinamica in cui entrambe le parti si sentono incomprese. Da una parte, voi potreste desiderare un riconoscimento dei sacrifici fatti e una maggiore apertura emotiva da parte sua; dall’altra, è possibile che vostra figlia percepisca il vostro affetto come pressante, nonostante questo non sia il vostro intento.

Se il peso emotivo di questa situazione diventa troppo gravoso, confrontarsi con uno specialista potrebbe rappresentare un passo prezioso. Attraverso un percorso di comprensione delle dinamiche familiari, potreste individuare strategie utili per migliorare la comunicazione e rafforzare i legami. Non si tratta mai di un segno di fallimento, ma di una dimostrazione concreta di quanto teniate al benessere della vostra famiglia.

Resto a disposizione qualora desiderasse approfondire ulteriormente o ricevere altri suggerimenti.
Gentile Signora, capisco il suo dispiacere di madre. Il conflitto che le figlie instaurano con le madri è molto doloroso ma purtroppo necessario al loro percorso evolutivo, se sua figlia le è ancora contro potrebbe essere molto probabile che non si è separata dalla mamma che ha sempre avuto cura di lei. Figli e figlie fanno fatica a separarsi soprattutto dalle madri in quanto sono il primo oggetto d’amore, di cura, di vicinanza epidermica. Difficile lasciare un godimento acquisito. Accade, però che il germogliare della vita porti una ragazza a desiderare di divenire donna a tutti gli effetti, ad emanciparsi e per fare questo deve fare un salto dalle sicurezze dell’infanzia, dei genitori che accudiscono e proteggono, all’incertezza della vita adulta, sconosciuta. Questo porta conflitto. Allora gli amici, lo studio, serate ecc. sono il modo per dire “Io sono un soggetto a parte, differenziato da mia madre, da mio padre”. Si scambia il differenziarsi (separarsi) dai genitori con l’essere diversi da loro, ma è un mezzo per passare il fiume, per arrivare all’altra sponda, quella dell’agognata età adulta dove un soggetto è sicuro di sé. Si fa per dire!
Lei e suo marito, se capite ciò che si cela dietro a queste rappresentazioni di libertà di vostra figlia, potete accettare meglio il fatto che non vi sopporti: vostra figlia non sopporta di essere ancora figlia-bambina, ma dentro di sé è ancora in lotta con il suo desiderio di essere la vostra AMATA bambina. Inoltre, cosa molto importante, si sente in colpa per il fatto di separarvi da voi, di lasciarvi.
Voi potete aiutarla. Quando verrà a trovarvi potete, lei e suo marito assieme, parlarle e spiegarle che vi fa piacere che si stia costruendo il suo mondo, il suo futuro, che ha amici e interessi suoi personali. Che forse siete ancora troppo presenti ma che vi fidate di lei. Potete accordarvi sulla scansione delle telefonate, una ogni 15 giorni o una alla settimana.
Qui c’è bisogno di un suo sforzo a lasciarla andare via da sé. Condivido che lei ci tenga a restare calma nelle provocazioni di sua figlia nei suoi confronti. Arrabbiarsi serve solo ad alimentare un legame nocivo, occorre crearne uno nuovo basato sulla fiducia, sul credito che lei dà alle capacità della ragazza.
Accanto a questo, considerando che bisogna aiutarla a crescere, occorre fare attenzione a quello che si dà in termini finanziari: una ragazza matura deve cominciare a pagare con i soldi che guadagna le sue necessità extra come viaggi ecc. Quindi attenzione a quello che si dà: dare troppo infantilizza.
Un caro saluto.
Maria C. Pinto
Buonasera! Inutile dire che molti ragazzi di quell’età fuori sede adottino questo comportamento con la famiglia d’origine, questo perché? Perché è la prima opportunità in cui si “distaccano”, in modo solo fisico, perché poi dipendono a livello economico da voi, e si sentono, o meglio, vogliono essere adulti, dipendenti ecc e per questo purtroppo usano come mezzo il distacco dai genitori. Poi bisogna comunque valutare la relazione famigliare e i genitori con i rispettivi genitori per contestualizzare determinati comportamenti che in modo inconsapevole si sono tramandati di generazione in generazione.
Detto questo magari dare un valore maggiore alla relazione genitori-figlia e farle capire che è bidirezionale. Come dice lei iniziare un percorso Sicuramente potrà essere d’aiuto
Buonasera. Per quanto difficile possa risultarle tutto quello che descrive, non ci sono note così lontane da quanto accade a molte famiglie.
Condivido il suo pensiero circa l'utilità di parlare con uno psicologo, proprio lei, per approfondire quello che lei stessa chiama il suo «vissuto». Potrebbero emergere altri elementi molto importanti che riguardano lei, sua figlia, la vostra famiglia, e su cui è necessario riflettere.
Le propongo un colloquio conoscitivo, anche online.
Buonasera. Sembra che queste dinamiche facciano trapelare elementi sottostanti rispetto al vostro contesto familiare da dover elaborare. Le possibilità sono numerose e in questa sede non sarebbe possibile dirle cosa porta vostra figlia a reagire in questo modo. Comprendo la tristezza e la delusione, ma faccia in modo che queste emozioni fungano da spinta di propulsione per un processo di esplorazione personale (o della coppia genitoriale). Consiglierei anche un percorso di psicoterapia per sua figlia poiché vi comunica il suo disagio. Ci sono specialisti che seguono tutto il nucleo familiare in seduta. L'esperienza mi insegna però che talvolta può essere utile seguire strade diverse per poi possibilmente incontrarsi nuovamente a metà strada (in un qualche modo come nella parabola del figliol prodigo). In caso lei (o voi) voleste andare più in profondità nella questione, mi contatti pure. Cordialmente, Dott. Francesco Puleo
Buonasera, grazie per aver condiviso con me la tua situazione. Riesco a percepire quanto amore e quanta dedizione tu abbia nei confronti di tua figlia, e quanto questa distanza emotiva stia pesando su di te. È chiaro che i sacrifici che fai (sia economici che emotivi) derivano dal desiderio autentico di vederla serena e di offrirle tutto ciò che ritieni possa contribuire alla sua felicità. La tua delusione e il senso di ansia che stai vivendo sono del tutto comprensibili: vedere che il tuo impegno non viene percepito come vorresti può far sentire tristi e impotenti. Dal punto di vista Cognitivo-Comportamentale, è importante esplorare ciò che sta accadendo su due livelli: quello dei pensieri e quello delle emozioni. Quando tua figlia si comporta in modo distante o risponde in maniera sgarbata, probabilmente si attivano dei pensieri automatici come “Non ci riconosce ciò che facciamo per lei”, “Non ci apprezza”, “Siamo inadeguati come genitori”. Questi pensieri, a loro volta, generano emozioni come tristezza, delusione e ansia. È naturale che queste emozioni rendano ancora più difficile mantenere la calma nei momenti di scontro e possano portarti a interpretare i suoi comportamenti come un rifiuto diretto di voi e di ciò che rappresentate. Provo però a offrirti una lettura alternativa. A questa età, a 22 anni, tua figlia sta attraversando quella che viene chiamata una fase di individuazione, un processo necessario in cui si cerca di definire la propria identità e autonomia rispetto alla famiglia di origine. Spesso, questo bisogno si esprime attraverso atteggiamenti di opposizione o distacco, non tanto perché i genitori abbiano sbagliato qualcosa, ma perché è la strada che molte persone percorrono per affermarsi. Quando dici che lei “sembra volersi forzare a non essere come voi”, potrebbe essere proprio questo: una sua modalità (anche se a volte disordinata o ribelle) per scoprire chi è al di fuori delle aspettative familiari. La distanza che mette tra voi, il poco coinvolgimento nelle telefonate o la sua irritabilità, potrebbero derivare non da un rifiuto dei vostri sacrifici o del vostro affetto, ma da un conflitto interiore che sta cercando di risolvere. Essere lontana da casa e sentirsi sostenuta potrebbe in qualche modo farle avvertire la pressione di non deludervi, e magari questa pressione si traduce in stress o ansia. Le sue parole (come “mi mettete ansia o angoscia”) non devono necessariamente essere lette come una critica verso voi come genitori, ma come un segnale del suo malessere: forse ha bisogno di sentirsi libera di vivere la sua esperienza senza la paura implicita di dover dimostrare qualcosa. Capisco quanto sia difficile, perché tutto questo può sembrare ingiusto rispetto all’amore e all’energia che avete sempre investito per lei. Tuttavia, quello che potrebbe aiutarla (e aiutarti) è provare a modificare il modo in cui comunicate. Per esempio, cercare momenti di dialogo più sereno, in cui non ci siano pressioni o aspettative da entrambe le parti. A volte, fare domande aperte come “Come ti stai sentendo in questo momento? Come va davvero lì dove vivi?” può permetterle di aprirsi senza sentirsi giudicata o controllata. Mostrarti curioso della sua vita, senza aspettarti risposte precise, potrebbe farle percepire che l’affetto non è legato solo a ciò che fa o a come si comporta con voi. Anche se questo distacco fa male, cerca di ricordare che questa fase può essere temporanea. Con il tempo, quando sentirà di aver trovato la sua strada, tua figlia potrebbe tornare a vivere il rapporto con voi in modo più maturo e sereno. Nel frattempo, prova a concentrarti su ciò che puoi controllare: le tue reazioni, il tuo modo di comunicare e il messaggio che vuoi darle. Un messaggio chiaro e rassicurante, che dica “Noi ci siamo, ti vogliamo bene, e non devi dimostrarci nulla”. Infine, non escluderei l’idea di parlare con uno specialista, come hai accennato. Un supporto psicologico può aiutarti a gestire le emozioni che questa situazione sta scatenando e a trovare nuovi strumenti per affrontare la relazione con tua figlia, rafforzando al contempo la tua serenità personale. Prendersi cura di sé non è solo un atto di amore verso te stesso, ma anche verso tua figlia, perché ti permette di affrontare il rapporto con maggiore equilibrio e apertura. Non perdere la fiducia: questo periodo di conflitto può essere un passaggio di crescita per entrambi, anche se ora sembra difficile da vedere. La tua volontà di migliorare il rapporto e di comprendere tua figlia è già un segno di un amore autentico e prezioso. Un caro saluto, Dott. Andrea Boggero
Buonasera, forse dovreste responsabilizzarla di più, mi spiego meglio dovreste farle capire che le cose che voi le date (viaggi, studio etc..) non sono affatto scontate e fare un accordo con lei che qualcosina se la deve conquistare da sola (magari con un lavoretto o altro) cosi responsabilizzandola e non punendola (attenzione a come passa il messaggio!) non vi darebbe per scontati neanche a voi, siate chiari, onesti ed esprimetele le vostre emozioni al riguardo senza giudizio ma con un ascolto empatco e assertivo ditele che non sentite il suo comportamento giusto ne amorevole nei vostri confronti e per questo potete negoziare su cosa fare di diverso visto che lei si comporta cosi. I suoi diritti sono importanti tanto quanto i vostri di genitori! Vedete se cambia qualcosa in lei, resto a disposizione su eventuali domande. Buona serata Dr.Jasmine Scioscia
Buonasera, comprendo quanto possa essere doloroso vivere questa situazione. È molto chiaro che vi prendete cura di vostra figlia con amore e sacrificio, e che il suo atteggiamento distante e conflittuale vi crea frustrazione e tristezza. Questi momenti di tensione, tuttavia, sono comuni nel passaggio all’età adulta, quando i giovani cercano di definire la propria identità e indipendenza, spesso prendendo le distanze dai genitori, anche se li amano profondamente.

Le sue emozioni sono comprensibili, ma è importante ricordare che questa fase non rappresenta necessariamente una mancanza di riconoscimento da parte di vostra figlia. Piuttosto, potrebbe essere il suo modo di esplorare chi è al di fuori del contesto familiare. Questo può tradursi in atteggiamenti che sembrano distanti o scontrosi, ma che spesso nascondono insicurezze o il desiderio di autodeterminazione.

Parlare con uno specialista potrebbe essere un'ottima idea, non solo per comprendere meglio vostra figlia, ma anche per elaborare le vostre emozioni e trovare nuove strategie di comunicazione. Un approccio aperto, che eviti conflitti durante le telefonate e che lasci spazio a sua figlia per esprimersi senza sentirsi giudicata, potrebbe favorire un dialogo più sereno. Magari provate a ridurre le aspettative su come e quanto vi contatta, concentrandovi su momenti di qualità più che di quantità.

La vostra dedizione e il vostro amore sono evidenti, e anche se ora sembra difficile, il vostro supporto costante sarà un pilastro importante nel rapporto con vostra figlia, anche nel lungo termine. Un caro saluto.
Gentile Signore/a,
la situazione che descrive è certamente complessa e carica di emozioni. L'adolescenza e la fase della giovane età adulta sono periodi di grandi cambiamenti, sia per i figli che per i genitori. La sua preoccupazione deriva sicuramente dall'intensità del suo legame con sua figlia e dalla difficoltà di percepire che, nonostante i suoi enormi sacrifici, lei sembra non apprezzare a pieno i suoi sforzi.
Quello che descrive appare come un conflitto generazionale, che può essere accentuato dalla ricerca di indipendenza e dalla necessità di affermare se stessa che caratterizzano l'età adulta giovane. I giovani, soprattutto quando vivono lontano da casa, sperimentano una crescita emotiva e identitaria che può portarli a percepire l'autonomia come una separazione netta dalle figure genitoriali, a volte interpretata come un atto di ribellione.
Il suo comportamento, come non rispondere alle telefonate o mettere in discussione le sue raccomandazioni, potrebbe non riflettere una mancanza di affetto o di gratitudine, ma piuttosto una reazione alla necessità di affermare la propria indipendenza. D'altra parte, il conflitto con la madre, che lei definisce "un classico", è una dinamica che può rivelarsi particolarmente sfidante, soprattutto durante la fase in cui la figlia sta cercando di costruire un’identità separata e matura.
Tuttavia, capisco quanto sia doloroso sentirsi non riconosciuti nonostante l’impegno e l’amore che si mette nel mantenere un rapporto solido. L’ascolto e la comprensione delle sue emozioni potrebbero aiutarla a gestire meglio il disorientamento che avverte. A volte può essere utile esplorare il motivo per cui certi comportamenti ci colpiscono così profondamente, e uno spazio terapeutico potrebbe aiutarla a riflettere su questi vissuti e ad affrontare la difficoltà di questo periodo.
Quindi, sebbene la sua preoccupazione per la felicità di sua figlia sia del tutto naturale e condivisibile, potrebbe essere utile provare a riformulare il dialogo con lei, cercando di trovare nuovi modi di comunicare che possano abbattere le barriere emotive che sembrano essersi create. In questo processo, l’intervento di uno specialista potrebbe essere di supporto per chiarire meglio i ruoli e le dinamiche familiari.
Le consiglio di considerare questa fase come una tappa di crescita per entrambi.
Rimango a sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento o supporto.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Pinella Chionna
IL rapporto con i figli adolescenti è sempre complicato.
I ragazzi per crescere hanno bisogno di distaccarsi e differenziarsi come persone autonome e soprattutto diverse dai propri genitori.
Nello stesso tempo non sono affatto in grado di riconoscersi pienamente come persone autonome.
Il conflitto fa parte di questa fase di vita.
Per i genitori è molto difficile sopportare l'ambivalenza dei figli, essere presenti, offrire loro il meglio e nello stesso tempo essere respinti, criticati, allontanati.
Può diventare un momento di grande tristezza e di dolore soprattutto per la mamma, la bambina è diventata una donna arrabbiata e respingente.
Arrabbiata per cosa?
Arrabbiata proprio per quel legame profondo che per poter crescere, si deve trasformare.
La bambina deve lasciare posto alla giovane donna.
E' un processo difficile sia per i genitori che per i figli, ma anche affascinante.
Se i genitori hanno fatto un buon lavoro, la figlia spicca il volo.
Rivolgersi ad uno psicoterapeuta, per un genitore sofferente, può essere una scelta molto positiva per i grandi e per i ragazzi.
Maria Grazia Antinori, Roma

Buongiorno,
grazie per aver condiviso con noi la sua difficoltà.
Prima di tutto, vorrei tranquillizzarla: quello che sta vivendo sua figlia è, in gran parte, una fase normale della sua età. È un momento della vita in cui i ragazzi sentono il bisogno di trovare se stessi, spesso anche mettendo distanza o contrasto con i genitori. Non significa che non vi voglia bene o che non riconosca i sacrifici che fate, ma probabilmente in questo momento per lei è più importante sentirsi autonoma e indipendente, anche se questo può sembrare difficile da accettare.
I suoi atteggiamenti sembrano riflettere una difficoltà a comunicare in modo sereno, probabilmente perché entrambi vi trovate in un contesto emotivamente carico. Non credo si tratti di una mancanza di amore o rispetto, ma piuttosto di modi diversi di vedere le cose e di esprimere bisogni o tensioni, che possono derivare anche da altri aspetti della sua vita, come lo studio, le amicizie o le sue stesse aspettative.
Anche se doloroso, questo momento potrebbe essere un’opportunità per ripensare insieme il vostro rapporto. Un’idea potrebbe essere quella di cercare di lasciare da parte alcune aspettative implicite (come il fatto di sentirvi senza doverglielo chiedere) e provare a comunicare in modo più diretto e tranquillo.
Ci vuole tempo, ma anche piccoli passi possono fare la differenza. Cercate di parlare quando siete più tranquilli, lontani da momenti di tensione o conflitto.
Inoltre, come ha accennato, rivolgersi a uno specialista potrebbe essere molto utile. Non è assolutamente un segno di fallimento, ma piuttosto una dimostrazione di quanto tenga alla sua famiglia e a migliorare il rapporto con sua figlia. A volte avere uno spazio neutro per confrontarsi aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa e a trovare nuove strategie.
Infine, è importante ricordarsi di prendersi cura anche di sé. Spesso, da genitori, si mette tutto il focus sui figli, dimenticandosi di quanto sia essenziale avere spazi per sé stessi, per rilassarsi e ricaricare le energie. Essere sereni e in equilibrio può fare una grande differenza anche nel rapporto con sua figlia.
Cordiali Saluti,
Dott.ssa Carolina Giangrandi
Buonasera, la ringrazio per aver condiviso con noi questa situazione personale. È comprensibile il senso di delusione e tristezza che prova, soprattutto considerando l’impegno e i sacrifici che dedica al benessere di sua figlia. Le dinamiche che descrive sono comuni nei rapporti genitori-figli, soprattutto in questa fase della vita in cui i giovani iniziano a costruire la propria autonomia e identità. Spesso, queste nuove esigenze vengono confuse con una distanza emotiva, che potrebbe essere parte del processo naturale di affermazione di sé.
Questa distanza non necessariamente indica mancanza di affetto o riconoscenza, ma può manifestarsi attraverso comportamenti di opposizione, che sono un modo per sua figlia di definire i propri confini personali.
Riguardo alla possibilità di iniziare un percorso di supporto, ritengo che potrebbe essere un passo molto importante e utile. Non solo le consentirebbe di lavorare su strategie efficaci per migliorare il dialogo e la connessione con sua figlia, ma anche di elaborare e gestire le emozioni di tristezza e delusione che sta vivendo. Questo potrebbe aiutarla a creare un clima familiare più sereno e aperto.
Se lo desidera, possiamo approfondire questi aspetti insieme durante un incontro, sia online che in presenza. Sono certo che, lavorando su alcuni punti chiave, la situazione potrà migliorare sensibilmente.
Resto a disposizione.
Un saluto,
Dott. Gianluca Pignatelli
Gentile utente buongiorno.
Le sue preoccupazioni, come genitore, sono del tutto giustificate e motivate dall'affetto che prova nei confronti di sua figlia.
Le generazioni vanno in conflitto quasi inevitabilmente e, spesso, sono propri i genitori a doversi sobbarcare il maggior carico di ansie sul futuro dei loro figli, i quali invece sembrano affrontare la vita sempre a cuor leggero, protetti dal guscio familiare, ma dando per scontato che debbano godersi i loro anni giovanili senza troppe responsabilità, apparentemente liberi di sbagliare o di ribellarsi.

E' bello e importante che voi continuiate a sostenere vostra figlia nelle sue necessità e richieste, perché ciò fa parte delle responsabilità di genitori e, ne sono certo, che abbiate anche il piacere di farlo.
Questo prescinde dal riconoscimento, da parte dei figli, di tale sforzo. L'amore di un genitore è incondizionato. Così come quello di un figlio o una figlia: un giorno, molto lontano, potrebbe essere lei a doversi prendere cura di voi, senza condizioni e, forse, senza aspettarsi gratitudine.

Ma avete anche un'altra fondamentale responsabilità: aiutare vostra figlia a essere una donna matura e indipendente, a responsabilizzarla sull'impegno che la vita, prima o poi, le richiederà. Preoccuparvi della sua felicità significa anche questo. Concedetele la possibilità di sbagliare e di imparare dai suoi errori, sappiate dirle di no qualche volta, lasciate che sia lei a prendere decisioni importanti e che trovi il modo di provvedere a sé stessa, almeno in parte.

Sul perché le si comporti in modo scontroso nei vostri confronti, non saprei cosa consigliarle, se non lasciare che la porta della comunicazione assertiva rimanga sempre aperta, anche solo dalla vostra prospettiva. Siate presenti e siate un buon esempio per lei, come sicuramente avete fatto finora, mostrando gentilezza, gratitudine e rispetto del pensiero altrui, senza che ciò diventi un'imposizione, o almeno una percezione di imposizione. Se lei vuole lo scontro e lo ottiene, il dialogo sarà sempre distruttivo e non lascerà spazio al compromesso: mostrate interesse per le sue opinioni, concedetele lo spazio necessario per ascoltare quanto ha da dire, e se non vuole comunicare per un po', lasciate che ciò sia uno spazio di riflessione e libertà.

Comprendo il malessere che un rapporto del genere può generare. Ma l'unico modo per ribaltare la situazione è che voi non vi sentiate in obbligo verso la sua felicità. Deve trovare la sua strada e sarà lunga e impervia, prima di capire cosa davvero sia il benessere e la soddisfazione; e ciò non passa da voi, ma solo dalla sue esperienze di vita. Dunque il vostro benessere va ritrovato nell'accettare che vostra figlia, qualche giorno a venire, non avrà più bisogno di voi, in termini materiali, ma avrà assoluto bisogno di voi in termini affettivi! Spesso per comprendere i bisogni, è indispensabile provare la mancanza...

Per ritrovare equilibrio in questi pensieri intrusivi sul rapporto con vostra figlia, potete valutare un supporto psicologico. Sarebbe una decisione saggia che potrebbe aiutarvi a elaborare con maggiore efficacia i concetti che vi ho esposto qui sinteticamente.
Rimango a disposizione per eventuali domande o chiarimenti su un percorso di questo tipo.
Vi auguro il meglio, per voi e per vostra figlia. Dott. Antonio Cortese
Buongiorno, l'età di sua figlia è particolare, tendenzialmente è quella in cui ci si differenzia dai propri genitori in maniera "definitiva" e si prende la propria strada, a volte scontrandoci anche con quelli che sono i legami familiari più importanti. Mi pare piuttosto evidente che è una situazione che non fa stare bene nessuno di voi, sarebbe interessante per lei capire come mai tutta questa tristezza e delusione, queste emozioni le stanno raccontando qualcosa, forse qualcosa legato alla sua storia familiare o forse qualcosa legato al suo modo di sentirsi genitore. Può darsi che vostra figlia vi stia chiedendo di fare i genitori comunque, anche se non fa quello che le consigliate voi, che siate insomma presenti e stabili in questo suo momento di crescita. Spero di averle dato qualche spunto di riflessione!
Gentilissimi,
la vostra preoccupazione per il rapporto con vostra figlia riflette il grande valore che attribuite a questa relazione. È importante riconoscere che, pur nelle difficoltà, il legame esiste e può evolvere. La fase che vostra figlia sta attraversando, con il desiderio di autonomia, è naturale e può essere vissuta come un’opportunità di crescita reciproca.
Provate a considerare il conflitto non come un segno di fallimento, ma come un’occasione per ridefinire il vostro rapporto. Offrirle spazio per esprimere se stessa, senza farla sentire giudicata, potrebbe favorire un dialogo più sereno. Allo stesso tempo, dedicare tempo a voi stessi, coltivando interessi e benessere personale, può aiutarla a vivere questa transizione con maggiore serenità.
Se desiderate approfondire, un confronto con uno specialista potrebbe offrirvi nuovi strumenti per gestire queste dinamiche.
Un caro saluto, Dott. Fabio di Guglielmo
Buonasera, grazie per la sua condivisione. Ho letto attentamente quanto scritto e le propongo un ulteriore lettura della situazione, considerando che mi piacerebbe poterle porre ulteriori domande che purtroppo in questa modalità non sono possibili.

Inizialmente mi racconta di una figlia che comprende i vostri sacrifici e non avanza pretese, e come afferma lei, fin qui tutto va bene. La natura del dispiacere suo e di sua moglie sembra essere legato alla messa in atto da parte di vostra figlia di un allontanamento affettivo nei vostri confronti. Vostra figlia sta cercando di capire chi è e cosa vuole, dovendo passare legittimamente, per la messa in discussione di valori, abitudini e consuetudini con cui è cresciuta. Lei scrive che fa l’opposto di quanto consigliate o fate solitamente in famiglia ed è proprio ciò che fa una ragazza quanto esce dal nucleo familiare in quanto sta cercando quelli che saranno i suoi valori e le sue abitudini.

Affinché vostra figlia provi il desiderio di sentirvi e possa riappropriarsi di alcuni insegnamenti ricevuti in famiglia è necessario che prima se ne distanzi. Per esserci un avvicinamento deve necessariamente esserci prima un allontanamento, esattamente quello che sta cercando di mettere in atto vostra figlia e che voi, inconsapevolmente, state cercando di rallentare quando non ostacolare.

La vostra comprensibile paura è quella di non essere più riconosciuti come figure di riferimento, ma questa è una condizione che riguarda voi e le vostre paure, non vostra figlia, che sta cercando, con tutte le difficoltà e i possibili errori del caso, di esistere e diventare adulta. Da quello che scrive, vostra figlia ha comunicato, seppur a modo suo ( mi mettete ansia, stress, angoscia) il disagio che prova in relazione al vostro tentativo di volerla come “secondo voi dovrebbe essere” impedendole di scoprire come lei vuole essere davvero.

Come genitori avete il dovere e il diritto di preoccuparvi per lei, ma il vostro deve essere uno sguardo lontano e non invadente, quello di coloro che sanno di aver fatto un buon lavoro, che ci sono e ci saranno sempre se qualcosa dovesse andare male, ma soprattutto che si fidano della figlia che hanno cresciuto, che non invaderanno o cercheranno di modificare i suoi tentativi di costruirsi un percorso di vita legittimamente diverso dal vostro.

La sua idea di rivolgersi ad uno specialista la trovo sensata, in quanto credo sia necessario che per lenire il vostro dolore, senso mancata riconoscenza e sensazione di vuoto causato dal tentativo di emancipazione di vostra figlia, si debba necessariamente approfondire la ragione di tale difficoltà ricercandola essenzialmente nella vostra storia personale, familiare e di coppia.

La veemenza con cui la ragazza vi allontana e direttamente proporzionale al vostro tentativo di trattenerla. Se proverete ad avere fiducia in lei ed essere figure di riferimento piuttosto che imporvi, sono certo che col tempo vostra figlia si avvicinerà spontaneamente.

Per qualunque domanda o approfondimento, mi contatti pure.
Salve,
è una buona consapevolezza quella di ascoltarsi e sentire che emozione prova. Come ben sa, non si ha un manuale per fare i "bravi genitori", ma sicuramente ha detto una cosa importante: "ci preoccupiamo della sua felicità". Spesso già il solo fatto di esserci, di essere presente è essenziale per far sentire un figlio "al sicuro", ma paradossalmente la troppa presenza rischia di far sentire il figlio pretenzioso nei confronti di un rapporto che dovrebbe essere il più delle volte 50 e 50.
Buongiorno gentile Utente, grazie per aver condiviso il suo vissuto, che comprendo possa essere motivo di grande sofferenza. La situazione che descrive è comune a molte famiglie, specialmente in questa fase della vita dei figli, e rappresenta un passaggio delicato, sia per lei come genitore che per sua figlia. La transizione verso l’età adulta è spesso accompagnata da conflitti, malintesi e un desiderio, da parte dei giovani, di affermare la propria identità, anche distanziandosi dai genitori.
È evidente che lei e sua moglie abbiate a cuore il benessere di vostra figlia e che facciate molti sacrifici per sostenerla. Tuttavia, a volte l’amore e il desiderio di protezione possono essere percepiti dai figli come un’eccessiva presenza o un’aspettativa che li fa sentire sotto pressione. Anche il fatto che sua figlia dica che si sente "ansiosa" o "angosciata" quando interagisce con voi potrebbe essere un riflesso di questa dinamica. Non significa che voi stiate sbagliando, ma che forse c’è una necessità diversa che vostra figlia sta cercando di esprimere, anche se in modo conflittuale.
Un primo passo importante potrebbe essere quello di considerare il momento di vita di vostra figlia. A 22 anni, è in una fase in cui sta esplorando l’indipendenza, costruendo relazioni sociali e cercando di capire chi è al di fuori del contesto familiare. Il suo atteggiamento di distacco e il bisogno di contrapporsi potrebbero essere legati a questo percorso di crescita, più che a una mancanza di affetto o di riconoscenza verso di voi.
Potrebbe esserle utile adottare alcune strategie per migliorare la comunicazione:
1. È naturale desiderare gratitudine e un rapporto armonioso con i figli, ma potrebbe essere utile provare a ridurre le aspettative immediate. Il riconoscimento del vostro impegno potrebbe arrivare con il tempo, quando sua figlia avrà maggiore consapevolezza di quanto avete fatto per lei.
2. Quando parlate con lei, cercate di mettere al centro le sue emozioni e i suoi pensieri, senza giudicarli. Provate a chiedere, per esempio: "Cosa ti fa sentire stressata o ansiosa quando parliamo?". Mostrarsi curiosi e aperti alle sue percezioni può aiutarla a sentirsi compresa.
3. Anche se è doloroso, il distacco che lei nota è un passo necessario affinché sua figlia costruisca la sua identità. Provate a vivere questo allontanamento come un segno che sta imparando a essere autonoma, anche se non sempre nel modo che vorreste.
4. Invece di focalizzarvi sulla frequenza dei contatti, provate a concentrarvi sulla loro qualità. Un breve messaggio affettuoso o una telefonata che non contenga richieste ma solo un sincero interesse verso di lei potrebbe ridurre la percezione di "pressione" che sente.
5. È importante che anche voi possiate esprimere le vostre emozioni in modo pacato e onesto. Dire qualcosa come: "Mi rendo conto che questo momento è difficile per entrambi, ma vorrei che trovassimo un modo per sentirci più vicini" può aprire la strada a un dialogo più empatico.
Infine, riflettere sull’idea di consultare uno specialista è un ottimo segnale. Un supporto professionale potrebbe aiutarvi a interpretare meglio i bisogni di vostra figlia e a elaborare le vostre emozioni, offrendo strumenti pratici per migliorare il rapporto. A volte, anche pochi incontri possono fare una grande differenza.
Il suo desiderio di ristabilire una connessione con sua figlia dimostra quanto tenga a lei. Con pazienza e apertura, c’è la possibilità di migliorare il vostro rapporto, anche se non sarà un processo immediato. Le auguro il meglio in questo percorso.

Dott. Luca Vocino
Gentile utente, trovare il giusto canale comunicativo con i figli può non essere semplice. Ciò che lei desidera è assolutamente comprensibile, dall'altra parte forse accade qualcosa che non permette a sua figlia di essere più aperta e serena con lei/voi. Quando sua figlia le fa notare che ciò che sente e uno stato di ansia ed angoscia quando vi sente ha mia provato a chiederle cosa le scatena tali emozioni, cosa vorrebbe di diverso, cosa la farebbe sentire più a suo agio con voi. Inoltre ha provato a comunicare un modo onesto e sincero come si sente, spigando a sua figlia che si sente triste non avendo un rapporto più sereno con sua figlia. Forse sta accadendo qualcosa nella vostra relazione, ma nella comunicazione si può capire, chiarire e lavorare su come costruire una nuova relazione. Rimango a sua disposizione Dott.ssa Alessia D'Angelo
Grazie per aver condiviso questa esperienza, che mostra quanto sia importante per lei il benessere di sua figlia e il desiderio di mantenere un legame profondo e sereno. È evidente quanto amore e dedizione metta nel suo ruolo di genitore, ma anche quanto sia difficile affrontare queste dinamiche, che spesso lasciano un senso di delusione e incertezza.
È importante riconoscere che la fase che sua figlia sta vivendo, l'inizio dell'età adulta, è caratterizzata dalla ricerca di indipendenza e identità. Questo processo può portarla a prendere le distanze da ciò che rappresentano i genitori, non necessariamente per rifiuto, ma per affermarsi come persona autonoma. È possibile che il suo comportamento – la scarsa comunicazione, il nervosismo e la tendenza a fare l'opposto di ciò che le consigliate – rifletta più il suo bisogno di definire sé stessa che un rifiuto del vostro amore o dei vostri sacrifici.
Anche se può essere doloroso, provi a vedere questa distanza come un’opportunità di crescita per entrambi. È naturale desiderare un riconoscimento e una reciprocità, ma a volte i figli non riescono a esprimere ciò che provano o a comprendere a pieno i sacrifici dei genitori, almeno non subito.
Cerchi di accettare che i tempi e i modi di vostra figlia nell’esprimere affetto o gratitudine potrebbero essere diversi da quelli che sperate.
Permetta a vostra figlia di avere il suo spazio e la sua indipendenza, mostrando fiducia nella sua capacità di gestire la propria vita. Questo potrebbe diminuire la percezione di “ansia o stress” che dice di provare.
Il fatto che stia considerando l’idea di parlare con uno specialista è molto positivo. Questo potrebbe aiutarla non solo a comprendere meglio le dinamiche familiari, ma anche a gestire le emozioni legate alla delusione e alla tristezza.
Infine, è fondamentale ricordare che le relazioni, anche quelle genitori-figli, si evolvono nel tempo. La distanza che percepisce ora potrebbe essere temporanea, e il lavoro su di sé e sul rapporto con sua figlia può gettare le basi per una connessione più forte e autentica in futuro.
Buonasera, sicuramente il fatto che siate disposti a mettervi in discussione come genitori è un segnale più che positivo. Nonostante vostra figlia sia una giovane adulta, sicuramente i suoi comportamenti e le sue reazioni hanno le proprie motivazioni, la propria storia, che in parte può dipendere da lei e da che tipo di persona è, ma senza subbio possono dipendere anche dal vostro stile genitoriale. Potrebbero esserci dei cambiamenti, delle accortezze che vi aiutino a dialogare meglio e capirvi, quindi assolutamente uno specialista potrebbe darvi delle indicazioni valide.
Gentile utente, le consiglio una psicoterapia familiare con un dottore specializzato in psicoterapia sistemico relazionale.
Cordiali saluti

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