Buonasera e già che mi trovo buone festività. Già ho proposto una domanda sull'argomento, vorrei agg
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Buonasera e già che mi trovo buone festività. Già ho proposto una domanda sull'argomento, vorrei aggiungere un particolare. Ho la sensazione di vivere con gli occhi addosso di 3-4 colleghi/e. Se mi limito a lavorare e resto nel mio quando ho dei minuti di pausa anziché aderire a questo o quel gruppetto, mi dicono che non calcolo nessuno e non me ne frega di nessuno, se sono silenzioso c'è chi mi esorta a essere scherzoso come sempre. Se mi limito a parlare coi pochi colleghi più educati mi criticano perché alcuni di loro li vedono come i cattivi di cui sparlare. Se provo a fare gruppo cercando coesione mi boicottano le iniziative tipo uscite o cene perché devono decidere alcuni di loro. Se mi limito a chiacchierare con una collega con famiglia (una delle poche con cui parliamo di cose nostre e non di colleghi) via al vociare che ci sto provando anche di persona per provocarmi sebbene lei manifesti il piacere della mia compagnia, rodono e bombardano mesi finché limito di farmi vedere con lei, in questo modo non li senti più sparlare. Anche se lo fai per scherzare, non può durare mesi perché diventi pesante. Se mi vedono scherzare con la direttrice che ritengo professionalmente molto valida (a loro non sta a genio perché fa lavorare), via al "che lecchino" e via dicendo. Se arrivano nuove persone e inizio a farci semplice amicizia (come fanno altri) iniziano a criticarmi che ci provo con tutte pur di condizionarle, quando in realtà non ho mai fatto proposte a nessuna collega mai in vita mia, semmai ne ho ricevute. Ho provato a parlare con la direttrice affinché prendesse provvedimenti e non avendo del tutto le redini dell'ufficio perché sa di essere odiata da molti, anche un semplice chiarimento con me e lei presente, mi dice che ogni testa è un mondo a se e di far leva sul mio valore personale e sorvolare sugli atteggiamenti infantili, il problema è che ogni giorno è la stessa storia da mesi e mesi. La situazione migliora lievemente nel momento in cui ridimensiono i rapporti, limitandomi al buongiorno e arrivederci, rispondere se mi chiedono qualcosa e dopo un po' noto che si gelano e mi guardano di sott'occhio per capire cosa fosse successo per ridurmi freddo nei loro confronti, con un paio di loro sto facendo così, evitandoli il più possibile, uno si è accucciato, l'altra continua a darmi zeppate indirettamente parlando con le nuove colleghe che si è fatta volutamente amiche mostrandosi buona dolce e gentile all'improvviso. E non si stanca, appena mi vede offrire un caffè a un nuovo collega si fionda lei tra noi due e inizia a parlargli per prendersi la scena e spezzare la conversazione. L'ultima volta le ho detto pacatamente che tre occasioni consecutive in mezz'ora sembrava un'ossessione. Quello che intendo dire è che se devo far così con tutti quelli che non sanno contenersi o che hanno qualcosa nei miei confronti a livello inconscio, rimarrei a calcolare 3 persone su 20... perché poi ognuno di questi si porta appresso a se altri colleghi coi vari gruppetti che si sono creati per dominare l'ufficio, a cui non potrei avvicinarmi.
Non chiedetemi di essere assertivo perché causa lavoro stressante, non è così semplice esserlo ne io sono predisposto, piuttosto evito e amen visto che non amo gli scontri che si generano, più scontri fai e più fai la nomea quindi evito. Non voglio nemmeno isolarmi del tutto e vedere loro che si "divertono" a contaminate questo e quel collega, né tantomeno ho voglia e intenzione di fare lo stesso. Consigli? Grazie mille
Non chiedetemi di essere assertivo perché causa lavoro stressante, non è così semplice esserlo ne io sono predisposto, piuttosto evito e amen visto che non amo gli scontri che si generano, più scontri fai e più fai la nomea quindi evito. Non voglio nemmeno isolarmi del tutto e vedere loro che si "divertono" a contaminate questo e quel collega, né tantomeno ho voglia e intenzione di fare lo stesso. Consigli? Grazie mille
Dott.ssa Maria Carla del Vaglio
Psicologo, Psicologo clinico, Psicoterapeuta
Santa Maria Capua Vetere
Buonasera e grazie per aver condiviso la sua situazione, che appare piuttosto complessa e certamente carica di tensioni emotive e relazionali. Innanzitutto, colgo l’occasione per augurarle buone festività, e cercherò di proporre alcune riflessioni che possano aiutarla ad affrontare questo contesto lavorativo problematico.
La dinamica che descrive sembra caratterizzata da un ambiente poco coeso, dove predominano atteggiamenti competitivi, critiche e tensioni relazionali. In situazioni come questa, il rischio è che ci si senta intrappolati in un circolo vizioso di incomprensioni, giudizi e conflitti sottili, che possono incidere non solo sull’umore ma anche sulla motivazione lavorativa e sul benessere personale.
Il primo passo, anche se può sembrare banale, è quello di accettare che non ha il controllo diretto sui comportamenti altrui. Persone che scelgono di criticare, manipolare o assumere atteggiamenti infantili spesso proiettano sugli altri i propri conflitti interni. Cercare di modificarne il comportamento, soprattutto in un ambiente collettivo così polarizzato, può rivelarsi controproducente e frustrante. Invece, focalizzarsi su ciò che è in suo potere, ovvero il modo in cui risponde a tali dinamiche, è una strategia più efficace.
La direttrice ha suggerito di “far leva sul suo valore personale” e, sebbene questo consiglio possa sembrare vago, rappresenta una via importante. Rafforzare la propria posizione in ufficio attraverso un atteggiamento professionale, rispettoso e focalizzato sui propri compiti può contribuire a ridurre l'impatto delle dinamiche tossiche. Essere coerente nei comportamenti, evitando di cadere nelle provocazioni o nei giochi di potere, può aiutarla a mantenere un’immagine stabile e serena, che con il tempo potrebbe dissuadere i colleghi meno rispettosi dal proseguire con certe condotte.
Per quanto riguarda il rapporto con i colleghi, sembra già adottare una strategia di "distanza selettiva", cercando di mantenere un rapporto professionale senza però isolarsi completamente. È un approccio che potrebbe essere ulteriormente affinato, coltivando interazioni di qualità con le persone che percepisce come più rispettose o neutre, senza sentirsi obbligato a piacere a tutti. In ambienti simili, è quasi inevitabile che si formino gruppi o dinamiche di esclusione, ma mantenere una rete relazionale di poche persone autentiche può fare la differenza per affrontare meglio il clima generale.
Un aspetto importante è il modo in cui gestisce la sua energia e il suo benessere emotivo. La pressione costante e la sensazione di essere osservato possono diventare logoranti. Per questo motivo, sarebbe utile trovare spazi personali, anche al di fuori del lavoro, in cui ricaricarsi e ritrovare un senso di equilibrio. La gestione dello stress, attraverso attività come lo sport, la meditazione o semplicemente coltivando hobby, può aiutarla a mantenere maggiore lucidità anche nelle situazioni lavorative più complicate.
Infine, nel caso in cui la situazione diventi insostenibile e abbia la sensazione che questi comportamenti possano configurarsi come mobbing o vessazioni, potrebbe considerare di parlarne con un responsabile delle risorse umane o un consulente esterno, descrivendo in modo oggettivo i fatti e chiedendo un intervento adeguato.
Rimango a disposizione se desidera approfondire ulteriormente la questione o esplorare altre strategie. Le auguro di trovare serenità, sia sul lavoro che nella sua vita personale.
La dinamica che descrive sembra caratterizzata da un ambiente poco coeso, dove predominano atteggiamenti competitivi, critiche e tensioni relazionali. In situazioni come questa, il rischio è che ci si senta intrappolati in un circolo vizioso di incomprensioni, giudizi e conflitti sottili, che possono incidere non solo sull’umore ma anche sulla motivazione lavorativa e sul benessere personale.
Il primo passo, anche se può sembrare banale, è quello di accettare che non ha il controllo diretto sui comportamenti altrui. Persone che scelgono di criticare, manipolare o assumere atteggiamenti infantili spesso proiettano sugli altri i propri conflitti interni. Cercare di modificarne il comportamento, soprattutto in un ambiente collettivo così polarizzato, può rivelarsi controproducente e frustrante. Invece, focalizzarsi su ciò che è in suo potere, ovvero il modo in cui risponde a tali dinamiche, è una strategia più efficace.
La direttrice ha suggerito di “far leva sul suo valore personale” e, sebbene questo consiglio possa sembrare vago, rappresenta una via importante. Rafforzare la propria posizione in ufficio attraverso un atteggiamento professionale, rispettoso e focalizzato sui propri compiti può contribuire a ridurre l'impatto delle dinamiche tossiche. Essere coerente nei comportamenti, evitando di cadere nelle provocazioni o nei giochi di potere, può aiutarla a mantenere un’immagine stabile e serena, che con il tempo potrebbe dissuadere i colleghi meno rispettosi dal proseguire con certe condotte.
Per quanto riguarda il rapporto con i colleghi, sembra già adottare una strategia di "distanza selettiva", cercando di mantenere un rapporto professionale senza però isolarsi completamente. È un approccio che potrebbe essere ulteriormente affinato, coltivando interazioni di qualità con le persone che percepisce come più rispettose o neutre, senza sentirsi obbligato a piacere a tutti. In ambienti simili, è quasi inevitabile che si formino gruppi o dinamiche di esclusione, ma mantenere una rete relazionale di poche persone autentiche può fare la differenza per affrontare meglio il clima generale.
Un aspetto importante è il modo in cui gestisce la sua energia e il suo benessere emotivo. La pressione costante e la sensazione di essere osservato possono diventare logoranti. Per questo motivo, sarebbe utile trovare spazi personali, anche al di fuori del lavoro, in cui ricaricarsi e ritrovare un senso di equilibrio. La gestione dello stress, attraverso attività come lo sport, la meditazione o semplicemente coltivando hobby, può aiutarla a mantenere maggiore lucidità anche nelle situazioni lavorative più complicate.
Infine, nel caso in cui la situazione diventi insostenibile e abbia la sensazione che questi comportamenti possano configurarsi come mobbing o vessazioni, potrebbe considerare di parlarne con un responsabile delle risorse umane o un consulente esterno, descrivendo in modo oggettivo i fatti e chiedendo un intervento adeguato.
Rimango a disposizione se desidera approfondire ulteriormente la questione o esplorare altre strategie. Le auguro di trovare serenità, sia sul lavoro che nella sua vita personale.
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Buonasera e grazie per la sua condivisione. La situazione che descrive sembra caratterizzata da un ambiente lavorativo complesso, in cui dinamiche sociali tossiche e comportamenti infantili rendono difficile trovare un equilibrio. È comprensibile che si senta sotto pressione e stanco di affrontare costantemente queste sfide. Un possibile approccio consiste nel focalizzarsi sulla professionalità e sugli obiettivi lavorativi. Cercare di mantenere un comportamento centrato sul lavoro, evitando di entrare troppo in profondità nelle relazioni personali, può aiutarla a ridurre l’impatto di queste dinamiche. Questo non significa isolarsi del tutto, ma adottare un atteggiamento educato e cordiale, mantenendo una distanza emotiva da situazioni che rischiano di complicare il clima.
Definire confini chiari con i colleghi è importante. Può farlo evitando di rispondere a provocazioni o pettegolezzi e limitando la condivisione di dettagli personali, riservando queste informazioni a chi dimostra rispetto e fiducia. Rispondere pacatamente alle provocazioni, come ha già fatto, è un buon approccio, ma può essere utile accompagnarlo con un tono ancor più distaccato, così da non alimentare ulteriori tensioni. Coltivi invece i rapporti con le persone che dimostrano un atteggiamento positivo e collaborativo, anche se sono poche, valorizzando queste interazioni.
In un contesto stressante come quello che descrive, è essenziale prendersi cura del proprio benessere. Coltivare attività extra-lavorative che possano rilassarla e rigenerarla, come sport, hobby o momenti di socialità al di fuori dell’ufficio, potrebbe aiutarla a mantenere la calma e la resilienza necessaria per affrontare situazioni difficili. Strumenti come la mindfulness o esercizi di respirazione possono risultare utili per gestire lo stress. Se il peso della situazione dovesse continuare a essere difficile da gestire, rivolgersi a uno psicologo potrebbe essere una scelta utile per avere un supporto nella gestione delle emozioni, dei conflitti e nel rafforzare le strategie per affrontare un ambiente complicato. Uno specialista potrebbe aiutarla a comprendere meglio le dinamiche relazionali e a sviluppare nuove modalità per affrontarle con maggiore serenità.
Coinvolgere la direzione potrebbe essere un’opzione da considerare solo se la situazione diventasse insostenibile o se le dinamiche compromettessero direttamente il suo lavoro o il suo benessere. Tuttavia, date le circostanze, potrebbe risultare più produttivo cercare di risolvere le tensioni con un approccio personale e informale, senza ricorrere a interventi formali, salvo necessità.
È anche importante cercare di ridimensionare l’importanza che queste dinamiche sociali hanno nel suo quotidiano. I comportamenti tossici, per quanto fastidiosi, non devono distoglierla dai suoi obiettivi personali e professionali. Attribuire meno peso emotivo ai commenti e agli atteggiamenti negativi potrebbe aiutarla a vivere con meno stress. Spesso, il modo migliore per gestire chi cerca di attirare la nostra attenzione è non offrire loro la reazione che si aspettano.
Infine, se nel lungo termine si rendesse conto che l’ambiente lavorativo non migliora e continua a minare il suo benessere, potrebbe essere utile valutare l’opportunità di esplorare altre opzioni lavorative che le offrano un clima più sano e adatto alle sue esigenze. La chiave è bilanciare un distacco emotivo con un comportamento professionale e rispettoso, ricordando che non è necessario piacere a tutti. Ciò che conta è che lei si senta a posto con se stesso e che il suo operato dimostri il suo valore.
Definire confini chiari con i colleghi è importante. Può farlo evitando di rispondere a provocazioni o pettegolezzi e limitando la condivisione di dettagli personali, riservando queste informazioni a chi dimostra rispetto e fiducia. Rispondere pacatamente alle provocazioni, come ha già fatto, è un buon approccio, ma può essere utile accompagnarlo con un tono ancor più distaccato, così da non alimentare ulteriori tensioni. Coltivi invece i rapporti con le persone che dimostrano un atteggiamento positivo e collaborativo, anche se sono poche, valorizzando queste interazioni.
In un contesto stressante come quello che descrive, è essenziale prendersi cura del proprio benessere. Coltivare attività extra-lavorative che possano rilassarla e rigenerarla, come sport, hobby o momenti di socialità al di fuori dell’ufficio, potrebbe aiutarla a mantenere la calma e la resilienza necessaria per affrontare situazioni difficili. Strumenti come la mindfulness o esercizi di respirazione possono risultare utili per gestire lo stress. Se il peso della situazione dovesse continuare a essere difficile da gestire, rivolgersi a uno psicologo potrebbe essere una scelta utile per avere un supporto nella gestione delle emozioni, dei conflitti e nel rafforzare le strategie per affrontare un ambiente complicato. Uno specialista potrebbe aiutarla a comprendere meglio le dinamiche relazionali e a sviluppare nuove modalità per affrontarle con maggiore serenità.
Coinvolgere la direzione potrebbe essere un’opzione da considerare solo se la situazione diventasse insostenibile o se le dinamiche compromettessero direttamente il suo lavoro o il suo benessere. Tuttavia, date le circostanze, potrebbe risultare più produttivo cercare di risolvere le tensioni con un approccio personale e informale, senza ricorrere a interventi formali, salvo necessità.
È anche importante cercare di ridimensionare l’importanza che queste dinamiche sociali hanno nel suo quotidiano. I comportamenti tossici, per quanto fastidiosi, non devono distoglierla dai suoi obiettivi personali e professionali. Attribuire meno peso emotivo ai commenti e agli atteggiamenti negativi potrebbe aiutarla a vivere con meno stress. Spesso, il modo migliore per gestire chi cerca di attirare la nostra attenzione è non offrire loro la reazione che si aspettano.
Infine, se nel lungo termine si rendesse conto che l’ambiente lavorativo non migliora e continua a minare il suo benessere, potrebbe essere utile valutare l’opportunità di esplorare altre opzioni lavorative che le offrano un clima più sano e adatto alle sue esigenze. La chiave è bilanciare un distacco emotivo con un comportamento professionale e rispettoso, ricordando che non è necessario piacere a tutti. Ciò che conta è che lei si senta a posto con se stesso e che il suo operato dimostri il suo valore.
Buonasera gentile Utente, da quanto racconta, si trova in un ambiente lavorativo molto complesso e probabilmente tossico, caratterizzato da dinamiche relazionali immature, pettegolezzi e continue critiche che stanno minando il suo benessere. È comprensibile sentirsi frustrato e stanco, soprattutto se ha già tentato diverse strategie per affrontare la situazione, come limitare i rapporti o ridimensionare il suo coinvolgimento con i colleghi.
Prima di tutto, è importante riconoscere che il comportamento degli altri non dipende da lei, ma riflette probabilmente insicurezze e dinamiche personali altrui. Spesso, quando una persona è percepita come diversa – per esempio, perché evita conflitti, mantiene un comportamento professionale e non si lascia coinvolgere in giochi di potere – diventa un bersaglio per chi ha bisogno di fare gruppo alle spalle degli altri.
La direttrice, pur avendo offerto un suggerimento pratico sul far leva sul suo valore personale, non sembra poter intervenire in modo diretto. Tuttavia, continuare a concentrarsi sul lavoro e mantenere un atteggiamento distaccato, professionale e coerente potrebbe essere la strada più efficace. Non significa isolarsi del tutto, ma piuttosto costruire dei confini chiari e salutari: saluti, scambi formali e un dialogo selettivo con chi dimostra rispetto ed educazione. È naturale che alcuni colleghi reagiscano male a questo cambiamento, ma con il tempo sarà chiaro che la sua scelta non è un attacco verso di loro, bensì una modalità per proteggere se stesso.
Potrebbe essere utile anche coltivare piccole "zone di benessere" all’interno dell’ambiente lavorativo, come un rapporto positivo con quei pochi colleghi che stima e con cui si trova a suo agio. Questi momenti possono aiutarla a sentirsi meno solo e a controbilanciare il clima negativo generale.
Infine, se questa situazione continua a pesare sulla sua serenità e sul suo equilibrio, potrebbe prendere in considerazione un supporto esterno, come un percorso psicologico. Parlarne con un professionista può aiutarla a sviluppare strumenti concreti per gestire lo stress e affrontare le relazioni complesse, anche senza dover entrare in conflitto diretto.
Si ricordi che il suo valore non dipende da quello che pensano o dicono i colleghi. L’obiettivo non è piacere a tutti, ma stare bene con se stesso e portare avanti il lavoro con professionalità e dignità. In contesti come questi, la cosa migliore che può fare è preservare la sua energia, continuando a comportarsi con coerenza e lasciando che le azioni parlino per lei.
Le porgo un caro saluto e auguro a mia volta buone festività anche a lei.
Dott. Luca Vocino
Prima di tutto, è importante riconoscere che il comportamento degli altri non dipende da lei, ma riflette probabilmente insicurezze e dinamiche personali altrui. Spesso, quando una persona è percepita come diversa – per esempio, perché evita conflitti, mantiene un comportamento professionale e non si lascia coinvolgere in giochi di potere – diventa un bersaglio per chi ha bisogno di fare gruppo alle spalle degli altri.
La direttrice, pur avendo offerto un suggerimento pratico sul far leva sul suo valore personale, non sembra poter intervenire in modo diretto. Tuttavia, continuare a concentrarsi sul lavoro e mantenere un atteggiamento distaccato, professionale e coerente potrebbe essere la strada più efficace. Non significa isolarsi del tutto, ma piuttosto costruire dei confini chiari e salutari: saluti, scambi formali e un dialogo selettivo con chi dimostra rispetto ed educazione. È naturale che alcuni colleghi reagiscano male a questo cambiamento, ma con il tempo sarà chiaro che la sua scelta non è un attacco verso di loro, bensì una modalità per proteggere se stesso.
Potrebbe essere utile anche coltivare piccole "zone di benessere" all’interno dell’ambiente lavorativo, come un rapporto positivo con quei pochi colleghi che stima e con cui si trova a suo agio. Questi momenti possono aiutarla a sentirsi meno solo e a controbilanciare il clima negativo generale.
Infine, se questa situazione continua a pesare sulla sua serenità e sul suo equilibrio, potrebbe prendere in considerazione un supporto esterno, come un percorso psicologico. Parlarne con un professionista può aiutarla a sviluppare strumenti concreti per gestire lo stress e affrontare le relazioni complesse, anche senza dover entrare in conflitto diretto.
Si ricordi che il suo valore non dipende da quello che pensano o dicono i colleghi. L’obiettivo non è piacere a tutti, ma stare bene con se stesso e portare avanti il lavoro con professionalità e dignità. In contesti come questi, la cosa migliore che può fare è preservare la sua energia, continuando a comportarsi con coerenza e lasciando che le azioni parlino per lei.
Le porgo un caro saluto e auguro a mia volta buone festività anche a lei.
Dott. Luca Vocino
Gentile utente, mi dispiace per questa situazione davvero pesante e complessa. Io penso che le farebbe bene approfondire la situazione con un professionista che la segua e si dedichi a lei. Penso che per il momento la tattica di ignorarli sia efficace perchè le permette di prendere fiato, però alla lunga la isola ancora di più. Forse in un percorso psicologico si possono scoprire strategie più consone alla sua personalità e al suo problema. Resto a disposizione. In bocca al lupo e buone feste! Dott.ssa Roberta Maccarone
Lavorare in gruppo non è cosa semplice, soprattutto quando non riusciamo a trovare feeling con i nostri colleghi. In realtà il gruppo di lavoro funziona meglio del singolo perchè le idee sono migliori, perchè esiste il confronto, perchè c'è la condivisione non solo degli spazi fisici ma anche del lavoro stesso.
Viene da chiedersi però come mai in questo gruppo le cose non funzionano tanto bene, almeno per lei, dal suo racconto.
Sarà il vociare, saranno le provocazioni, saranno gli sguardi.
Le voglio regalare questa immagine: l'immagine di un cagnolino che entra in un labirinto di specchi (quelli che si trovano nei Luna Park per intenderci) e ci entra tutto baldanzoso e scodinzolante. Quando uscirà dalla casa degli specchi uscirà ancora più felice e scondinzolante. Un secondo cane però ci entra arrabbiato, nervoso e ringhiante. Ne uscirà ancora più nervoso, arrabbiato e col ringhio fisso nel suo muso.
Le rimando questa immagine non per consigliarLe di essere assertivo, come lei fa notare in fondo al suo racconto. Ma per consigliarLe di non far caso a tutte queste dinamiche, forse anche un pò puerili, e permettere che tutte queste rovinino il suo stato d'animo e la sua giornata e i rapporti con colleghi a lei più consoni. Perchè non sono gli sguardi, il vociferare, le provocazioni o altro a rovinarci la giornata, ma è il nostro modo di affrontare le cose che ci rendono una giornata migliore o pessima. Come il cagnolino nella casa degli specchi: quale vuole essere dei due?
Viene da chiedersi però come mai in questo gruppo le cose non funzionano tanto bene, almeno per lei, dal suo racconto.
Sarà il vociare, saranno le provocazioni, saranno gli sguardi.
Le voglio regalare questa immagine: l'immagine di un cagnolino che entra in un labirinto di specchi (quelli che si trovano nei Luna Park per intenderci) e ci entra tutto baldanzoso e scodinzolante. Quando uscirà dalla casa degli specchi uscirà ancora più felice e scondinzolante. Un secondo cane però ci entra arrabbiato, nervoso e ringhiante. Ne uscirà ancora più nervoso, arrabbiato e col ringhio fisso nel suo muso.
Le rimando questa immagine non per consigliarLe di essere assertivo, come lei fa notare in fondo al suo racconto. Ma per consigliarLe di non far caso a tutte queste dinamiche, forse anche un pò puerili, e permettere che tutte queste rovinino il suo stato d'animo e la sua giornata e i rapporti con colleghi a lei più consoni. Perchè non sono gli sguardi, il vociferare, le provocazioni o altro a rovinarci la giornata, ma è il nostro modo di affrontare le cose che ci rendono una giornata migliore o pessima. Come il cagnolino nella casa degli specchi: quale vuole essere dei due?
Gentile utente, grazie per la sua condivisione. Sul posto di lavoro è facile che si creino invidie ed antipatie. Avere un clima aziendale buono favorisce il benessere organizzativo e la soddisfazione di tutti i collaboratori. Non è necessario però essere in buoni rapporti con tutti. Da come scrive immagino che nessuno dei suoi colleghi sia un suo amico anche fuori dall'ufficio. Lei faccia sempre bene il suo lavoro e selezioni, senza problemi, le persone con cui vuole interagire (prescindendo da coloro con i quali deve necessariamente avere rapporti per svolgere bene i suoi compiti). Eviti allo stesso tempo di sembrare scostante e distaccato per non correre il rischio di isolarsi. Spero di esserle stato d'aiuto. Un caro saluto e buone feste. Dott. Stefano Recchia
Buonasera e buone festività anche a te!
Mi sembra che tu stia vivendo una situazione di pressione sociale sul posto di lavoro, che ti porta a sentirti costantemente sotto esame, con colleghi che criticano qualsiasi cosa tu faccia o non faccia. Le dinamiche che descrivi sembrano un classico esempio di ambiente di lavoro tossico, dove la competizione, le rivalità e il gossip prendono il sopravvento.
Capisco che questo ti crei stress, e che tu stia cercando di evitare conflitti, ma allo stesso tempo desideri non isolarti completamente e mantenere una certa tranquillità. Ecco alcuni suggerimenti su come potresti affrontare la situazione:
1. Definisci i tuoi confini con fermezza ma in modo discreto
Evita di entrare nel "gioco" dei gruppetti e delle chiacchiere, ma allo stesso tempo cerca di non dare l'impressione di essere "distaccato" o "indifferente". Questo potrebbe far crescere ulteriori critiche. Puoi rimanere cortese e professionale, senza entrare nei dettagli della tua vita personale o concedere troppo spazio a chi ti provoca. Un semplice "No, grazie, non posso oggi" quando qualcuno ti invita a eventi che non vuoi frequentare può essere sufficiente per evitare complicazioni.
2. Sfrutta la professionalità come scudo
Come ti ha suggerito la direttrice, fai leva sul tuo valore professionale. Dimostra che sei concentrato sul lavoro e che non ti lasci distrarre dalle dinamiche sociali. Essere professionale ti permette di mantenere il rispetto senza cadere nel gioco delle rivalità. Inoltre, anche se non puoi evitare completamente le critiche, questo atteggiamento ti aiuterà a essere visto come una persona affidabile e competente.
3. Affronta il comportamento diretto ma con calma
Se alcuni colleghi, come la collega che interrompe le conversazioni con nuovi arrivati, continuano a metterti in difficoltà, puoi affrontarli con calma ma in modo diretto. Non è necessario alzare la voce, ma dire qualcosa del tipo: "Mi sembra che stiamo cercando di parlare, e sarebbe bello se tutti avessimo un po' di spazio per condividere senza interruzioni". In questo modo, non fai un attacco, ma comunichi il tuo disagio in modo chiaro.
4. Gestisci i conflitti indiretti senza escalation
Nel caso dei colleghi che ti criticano o cercano di farti sentire "in difetto" per le tue azioni, la strategia di ignorare e ridurre i contatti può funzionare. Tuttavia, cerca di non arrivare a un punto in cui diventi completamente invisibile, poiché potrebbero interpretarlo come una forma di rifiuto. Un buon equilibrio è mantenere la cortesia e l'affetto senza entrare nel loro "gioco" di gossip e critica.
5. Riflettere sul tuo ruolo e sulla tua posizione
A volte, quando ci si trova in un ambiente di lavoro ostile, può essere utile fare un passo indietro e riflettere sul tuo ruolo. Chiediti: cosa voglio ottenere da questo ambiente? Ho bisogno di questa situazione per crescere? Se la risposta è sì, allora cerca di mantenere la calma e concentrati su ciò che ti permette di crescere. Se la risposta è no, potresti considerare altre possibilità, come esplorare nuove opportunità di lavoro in un ambiente più sano.
6. Rivolgiti a una figura esterna di supporto (es. risorse umane)
Se la situazione dovesse continuare a peggiorare o diventare insostenibile, potrebbe essere utile parlare con qualcuno delle risorse umane o con una figura di supporto, magari la tua direttrice, cercando di ottenere il suo aiuto nel gestire il clima lavorativo. Questo è particolarmente importante se le dinamiche di gruppo stanno influenzando negativamente il tuo benessere psicologico.
In sintesi:
Rimanere professionale e distaccato è fondamentale.
Sii assertivo ma pacato quando necessario.
Non isolarti completamente ma scegli con attenzione con chi interagire.
Evita conflitti diretti, ma comunica i tuoi limiti in modo chiaro e rispettoso.
Se necessario, cerca il supporto delle risorse umane.
Ricorda che non possiamo controllare il comportamento degli altri, ma possiamo controllare come rispondere. Prenditi cura di te stesso e dei tuoi confini, e non sentirti obbligato a entrare in dinamiche che ti fanno sentire male.
Spero che tu possa trovare la serenità e il supporto di cui hai bisogno!
Mi sembra che tu stia vivendo una situazione di pressione sociale sul posto di lavoro, che ti porta a sentirti costantemente sotto esame, con colleghi che criticano qualsiasi cosa tu faccia o non faccia. Le dinamiche che descrivi sembrano un classico esempio di ambiente di lavoro tossico, dove la competizione, le rivalità e il gossip prendono il sopravvento.
Capisco che questo ti crei stress, e che tu stia cercando di evitare conflitti, ma allo stesso tempo desideri non isolarti completamente e mantenere una certa tranquillità. Ecco alcuni suggerimenti su come potresti affrontare la situazione:
1. Definisci i tuoi confini con fermezza ma in modo discreto
Evita di entrare nel "gioco" dei gruppetti e delle chiacchiere, ma allo stesso tempo cerca di non dare l'impressione di essere "distaccato" o "indifferente". Questo potrebbe far crescere ulteriori critiche. Puoi rimanere cortese e professionale, senza entrare nei dettagli della tua vita personale o concedere troppo spazio a chi ti provoca. Un semplice "No, grazie, non posso oggi" quando qualcuno ti invita a eventi che non vuoi frequentare può essere sufficiente per evitare complicazioni.
2. Sfrutta la professionalità come scudo
Come ti ha suggerito la direttrice, fai leva sul tuo valore professionale. Dimostra che sei concentrato sul lavoro e che non ti lasci distrarre dalle dinamiche sociali. Essere professionale ti permette di mantenere il rispetto senza cadere nel gioco delle rivalità. Inoltre, anche se non puoi evitare completamente le critiche, questo atteggiamento ti aiuterà a essere visto come una persona affidabile e competente.
3. Affronta il comportamento diretto ma con calma
Se alcuni colleghi, come la collega che interrompe le conversazioni con nuovi arrivati, continuano a metterti in difficoltà, puoi affrontarli con calma ma in modo diretto. Non è necessario alzare la voce, ma dire qualcosa del tipo: "Mi sembra che stiamo cercando di parlare, e sarebbe bello se tutti avessimo un po' di spazio per condividere senza interruzioni". In questo modo, non fai un attacco, ma comunichi il tuo disagio in modo chiaro.
4. Gestisci i conflitti indiretti senza escalation
Nel caso dei colleghi che ti criticano o cercano di farti sentire "in difetto" per le tue azioni, la strategia di ignorare e ridurre i contatti può funzionare. Tuttavia, cerca di non arrivare a un punto in cui diventi completamente invisibile, poiché potrebbero interpretarlo come una forma di rifiuto. Un buon equilibrio è mantenere la cortesia e l'affetto senza entrare nel loro "gioco" di gossip e critica.
5. Riflettere sul tuo ruolo e sulla tua posizione
A volte, quando ci si trova in un ambiente di lavoro ostile, può essere utile fare un passo indietro e riflettere sul tuo ruolo. Chiediti: cosa voglio ottenere da questo ambiente? Ho bisogno di questa situazione per crescere? Se la risposta è sì, allora cerca di mantenere la calma e concentrati su ciò che ti permette di crescere. Se la risposta è no, potresti considerare altre possibilità, come esplorare nuove opportunità di lavoro in un ambiente più sano.
6. Rivolgiti a una figura esterna di supporto (es. risorse umane)
Se la situazione dovesse continuare a peggiorare o diventare insostenibile, potrebbe essere utile parlare con qualcuno delle risorse umane o con una figura di supporto, magari la tua direttrice, cercando di ottenere il suo aiuto nel gestire il clima lavorativo. Questo è particolarmente importante se le dinamiche di gruppo stanno influenzando negativamente il tuo benessere psicologico.
In sintesi:
Rimanere professionale e distaccato è fondamentale.
Sii assertivo ma pacato quando necessario.
Non isolarti completamente ma scegli con attenzione con chi interagire.
Evita conflitti diretti, ma comunica i tuoi limiti in modo chiaro e rispettoso.
Se necessario, cerca il supporto delle risorse umane.
Ricorda che non possiamo controllare il comportamento degli altri, ma possiamo controllare come rispondere. Prenditi cura di te stesso e dei tuoi confini, e non sentirti obbligato a entrare in dinamiche che ti fanno sentire male.
Spero che tu possa trovare la serenità e il supporto di cui hai bisogno!
Caro,
la situazione che descrive appare complessa e certamente logorante, soprattutto perché si ripresenta quotidianamente e coinvolge dinamiche relazionali difficili all'interno di un ambiente di lavoro. È comprensibile che vivere con la sensazione di essere costantemente sotto osservazione e giudizio, senza possibilità di agire liberamente, provochi frustrazione e disagio.
La sua strategia di ridimensionare i rapporti è sicuramente un modo per proteggersi da comportamenti invadenti e destabilizzanti, ma, come ha notato, può portare a un senso di isolamento e ulteriori tensioni. Questo scenario rischia di pesare sia sulla sua serenità personale che sulla qualità della vita lavorativa. Un primo passo utile potrebbe essere lavorare sul proprio modo di percepire questi atteggiamenti, spostando l'attenzione dal giudizio altrui al proprio benessere e valore. È importante ricordare che i comportamenti degli altri spesso riflettono insicurezze e dinamiche personali che non sono sotto il suo controllo. Lavorare sul distacco emotivo, ossia non farsi influenzare eccessivamente dalle azioni o parole degli altri, potrebbe aiutarla a vivere con più leggerezza questi momenti. Questo non significa ignorare tutto, ma scegliere consapevolmente quali situazioni meritano la sua attenzione e quali è meglio lasciar scorrere.
Può essere utile anche individuare poche persone affidabili all’interno dell’ambiente di lavoro con cui mantenere rapporti più distesi e autentici, come sembra già fare. A volte, circondarsi di chi ci trasmette rispetto e supporto può rendere meno pesanti le dinamiche negative di gruppo.
Infine, ricordi che il suo valore personale e professionale non è determinato da ciò che pensano gli altri, ma dal suo impegno, dalla sua integrità e dalla dedizione che mette nel lavoro. Riuscire a dare meno peso ai giudizi esterni e concentrarsi su se stesso potrebbe alleggerire significativamente questa situazione.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti o approfondimenti. Le auguro di trovare presto un equilibrio che le permetta di affrontare tutto con maggiore serenità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lovati
la situazione che descrive appare complessa e certamente logorante, soprattutto perché si ripresenta quotidianamente e coinvolge dinamiche relazionali difficili all'interno di un ambiente di lavoro. È comprensibile che vivere con la sensazione di essere costantemente sotto osservazione e giudizio, senza possibilità di agire liberamente, provochi frustrazione e disagio.
La sua strategia di ridimensionare i rapporti è sicuramente un modo per proteggersi da comportamenti invadenti e destabilizzanti, ma, come ha notato, può portare a un senso di isolamento e ulteriori tensioni. Questo scenario rischia di pesare sia sulla sua serenità personale che sulla qualità della vita lavorativa. Un primo passo utile potrebbe essere lavorare sul proprio modo di percepire questi atteggiamenti, spostando l'attenzione dal giudizio altrui al proprio benessere e valore. È importante ricordare che i comportamenti degli altri spesso riflettono insicurezze e dinamiche personali che non sono sotto il suo controllo. Lavorare sul distacco emotivo, ossia non farsi influenzare eccessivamente dalle azioni o parole degli altri, potrebbe aiutarla a vivere con più leggerezza questi momenti. Questo non significa ignorare tutto, ma scegliere consapevolmente quali situazioni meritano la sua attenzione e quali è meglio lasciar scorrere.
Può essere utile anche individuare poche persone affidabili all’interno dell’ambiente di lavoro con cui mantenere rapporti più distesi e autentici, come sembra già fare. A volte, circondarsi di chi ci trasmette rispetto e supporto può rendere meno pesanti le dinamiche negative di gruppo.
Infine, ricordi che il suo valore personale e professionale non è determinato da ciò che pensano gli altri, ma dal suo impegno, dalla sua integrità e dalla dedizione che mette nel lavoro. Riuscire a dare meno peso ai giudizi esterni e concentrarsi su se stesso potrebbe alleggerire significativamente questa situazione.
Resto a disposizione per ulteriori chiarimenti o approfondimenti. Le auguro di trovare presto un equilibrio che le permetta di affrontare tutto con maggiore serenità.
Un caro saluto,
Dott.ssa Chiara Lovati
Salve. Prima di tutto, la ringrazio di cuore per aver condiviso la sua storia. Mi dispiace molto per la situazione che sta vivendo: far parte di un ambiente di lavoro privo di supporto e legami autentici può generare stress e ansia. Dalla sua storia emerge un carattere aperto, forse non eccessivamente estroverso, ma che cerca legami genuini, basati sul rispetto reciproco e sull'apprezzamento, sia per meriti professionali che per semplice amicizia. Questa è una qualità preziosa che spero continui a coltivare, nonostante il contesto difficile.
Capisco che essere assertivi possa essere particolarmente complesso in certe posizioni lavorative, ma è importante ricordare che assertività non significa prepotenza. Essere fedeli a sé stessi e alle proprie esigenze, soprattutto quando queste mirano al benessere personale e altrui, e portare nel contesto lavorativo un esempio di relazione sana, per quanto possa non essere compreso, non è sintomo di prepotenza, ma di carattere e personalità. Un comportamento che, sebbene possa essere incompreso, a volte viene premiato e apprezzato per la sua genuinità.
È vero però che modificare dinamiche relazionali, in particolare sul lavoro, è molto difficile, soprattutto quando queste si sono consolidate in un certo modo anche prima del suo arrivo. Non è detto che sul lavoro non sia possibile trovare persone con cui stare bene e stringere legami di amicizia sinceri, ma è anche giusto riconoscere che non tutti sono adatti a ricoprire entrambi i ruoli e con alcuni è necessario riuscire a separare i colleghi dagli amici, interagendo con entrambi con la giusta distanza. Laddove non trova un terreno fertile che le restituisca il senso di benessere che stava cercando, cambi terreno e lo nutra con altro. Con questo non le sto dicendo di cambiare lavoro, ovviamente, ma di prendere ciò che di bello ci offre il contesto in cui viviamo e lasciare andare il resto, che non fa altro che appesantirci e non ci serve.
Non possiamo controllare i comportamenti degli altri, ma possiamo scegliere come reagire a questi comportamenti, sia a livello esteriore che emotivo. È giusto che la sua cura e attenzione siano rivolti soprattutto a sé stesso, coltivando ciò che la fa stare bene. Nutra i legami con chi le sta a cuore, anche se gli altri possano non comprendere o esprimere giudizi per motivi che non ci è dato comprendere e di cui forse dobbiamo imparare a non interessarci e dare poco peso.
Spero che le mie parole possano esserle di aiuto e di conforto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Adriana Di Francia
Capisco che essere assertivi possa essere particolarmente complesso in certe posizioni lavorative, ma è importante ricordare che assertività non significa prepotenza. Essere fedeli a sé stessi e alle proprie esigenze, soprattutto quando queste mirano al benessere personale e altrui, e portare nel contesto lavorativo un esempio di relazione sana, per quanto possa non essere compreso, non è sintomo di prepotenza, ma di carattere e personalità. Un comportamento che, sebbene possa essere incompreso, a volte viene premiato e apprezzato per la sua genuinità.
È vero però che modificare dinamiche relazionali, in particolare sul lavoro, è molto difficile, soprattutto quando queste si sono consolidate in un certo modo anche prima del suo arrivo. Non è detto che sul lavoro non sia possibile trovare persone con cui stare bene e stringere legami di amicizia sinceri, ma è anche giusto riconoscere che non tutti sono adatti a ricoprire entrambi i ruoli e con alcuni è necessario riuscire a separare i colleghi dagli amici, interagendo con entrambi con la giusta distanza. Laddove non trova un terreno fertile che le restituisca il senso di benessere che stava cercando, cambi terreno e lo nutra con altro. Con questo non le sto dicendo di cambiare lavoro, ovviamente, ma di prendere ciò che di bello ci offre il contesto in cui viviamo e lasciare andare il resto, che non fa altro che appesantirci e non ci serve.
Non possiamo controllare i comportamenti degli altri, ma possiamo scegliere come reagire a questi comportamenti, sia a livello esteriore che emotivo. È giusto che la sua cura e attenzione siano rivolti soprattutto a sé stesso, coltivando ciò che la fa stare bene. Nutra i legami con chi le sta a cuore, anche se gli altri possano non comprendere o esprimere giudizi per motivi che non ci è dato comprendere e di cui forse dobbiamo imparare a non interessarci e dare poco peso.
Spero che le mie parole possano esserle di aiuto e di conforto.
Un caro saluto,
Dott.ssa Adriana Di Francia
Capisco quanto possa essere frustrante sentirsi sotto osservazione e coinvolti in dinamiche di gruppo che sembrano fuori dal tuo controllo. Ecco alcuni suggerimenti pratici che potrebbero aiutarti a gestire meglio questa situazione:
1. Riconosci e rispetta i tuoi confini: È importante che tu senta di poter preservare il tuo spazio emotivo, soprattutto quando hai bisogno di pause o momenti di tranquillità. Esprimere in modo chiaro e gentile le tue esigenze, ad esempio dicendo 'Ho bisogno di un momento per me' o 'Preferisco non partecipare', può aiutare senza creare conflitto.
2. Focalizzati sul tuo comportamento: Cerca di rispondere in modo assertivo, usando il linguaggio “Io” per comunicare i tuoi sentimenti senza accusare. Ad esempio, puoi dire: 'Mi sento a disagio quando...' o 'Preferisco non entrare in discussioni che non mi riguardano'. Questo ti aiuterà a mantenere la tua tranquillità senza essere giudicato.
3. Non prendere sul personale le dinamiche di gruppo: Ogni persona ha la sua motivazione e spesso i comportamenti degli altri non sono legati a te direttamente, ma a insicurezze o bisogni loro. Cercare di non farti coinvolgere emotivamente ti permette di gestire meglio le situazioni.
4. Crea momenti di benessere per te: Se la situazione ti pesa, cerca di ritagliarti degli spazi per te, magari parlando con quei colleghi che senti più vicini o dedicando tempo a te stesso. Evitare l'isolamento totale, ma anche mantenendo una certa distanza emotiva, ti permette di rimanere equilibrato.
Se la situazione diventa insostenibile o non migliorano, potrebbe essere utile parlare con un superiore, come la direttrice, per chiarire le dinamiche e cercare soluzioni. Non sentirti obbligato a 'piacere a tutti' o a entrare in conflitti che non ti appartengono."
In questo modo, rispondi mostrando empatia, proponendo strategie pratiche e sottolineando l'importanza del rispetto per i propri confini emotivi. Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti o supporto, non esitare a contattarmi. Sono qui per aiutarti!
1. Riconosci e rispetta i tuoi confini: È importante che tu senta di poter preservare il tuo spazio emotivo, soprattutto quando hai bisogno di pause o momenti di tranquillità. Esprimere in modo chiaro e gentile le tue esigenze, ad esempio dicendo 'Ho bisogno di un momento per me' o 'Preferisco non partecipare', può aiutare senza creare conflitto.
2. Focalizzati sul tuo comportamento: Cerca di rispondere in modo assertivo, usando il linguaggio “Io” per comunicare i tuoi sentimenti senza accusare. Ad esempio, puoi dire: 'Mi sento a disagio quando...' o 'Preferisco non entrare in discussioni che non mi riguardano'. Questo ti aiuterà a mantenere la tua tranquillità senza essere giudicato.
3. Non prendere sul personale le dinamiche di gruppo: Ogni persona ha la sua motivazione e spesso i comportamenti degli altri non sono legati a te direttamente, ma a insicurezze o bisogni loro. Cercare di non farti coinvolgere emotivamente ti permette di gestire meglio le situazioni.
4. Crea momenti di benessere per te: Se la situazione ti pesa, cerca di ritagliarti degli spazi per te, magari parlando con quei colleghi che senti più vicini o dedicando tempo a te stesso. Evitare l'isolamento totale, ma anche mantenendo una certa distanza emotiva, ti permette di rimanere equilibrato.
Se la situazione diventa insostenibile o non migliorano, potrebbe essere utile parlare con un superiore, come la direttrice, per chiarire le dinamiche e cercare soluzioni. Non sentirti obbligato a 'piacere a tutti' o a entrare in conflitti che non ti appartengono."
In questo modo, rispondi mostrando empatia, proponendo strategie pratiche e sottolineando l'importanza del rispetto per i propri confini emotivi. Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti o supporto, non esitare a contattarmi. Sono qui per aiutarti!
Buongiorno, la ringrazio per la domanda. Ci sarebbero da capire un paio di punti. Primo fra tutti, occorre domandarsi se altri vivono quell'ambiente lavorativo al suo stesso modo. Questo perchè contesti ostili possono capitare, specialmente se a influenzarli sono poche persone molto carismatiche e invadenti. D'altra parte però è difficile immaginare che su una ventina di colleghi, si comportino quasi tutti così. Se questa è la sua impressione, la sua sofferenza per queste dinamiche potrebbe essere legata a una valutazione erronea che lei fa della realtà, cosa che è più comune di quanto si pensi. Spesso tendiamo a dare per scontato che la nostra lettura della realtà e dei comportamenti dell'altro sia l'unica spiegazione possibile. I costi che si pagano di questa sistematica valutazione erronea possono essere molteplici: compromissione delle relazioni sociali, stress e tensione legato alle interazioni, fino ad arrivare a disturbi d'ansia e dell'umore. Tuttavia, modificare questa lettura della realtà non è facile, quindi in questo caso, suggerisco di intraprendere un percorso psicoterapeutico per comprendere altre alternative di pensiero.
Un altro punto importante da capire è come mai, possibili atteggiamenti infantili (come li ha definiti la sua direttrice) da parte dei suoi colleghi, persone con cui ha interazioni strettamente lavorative e che non appartengono alla sua vita privata, la facciano così tanto arrabbiare e soffrire. Persone ostili e approfittatrici ce ne sono molte al mondo e se le sono capitate sul lavoro, provi a concentrarsi sul motivo per cui è lì o su altre persone significative. Infatti, dopo che ha provato diverse soluzioni, l'unica rimanente è l'accettazione che le cose stanno così e i colleghi non li può cambiare, quindi, tanto vale accettare la loro esistenza e concentrarsi su ciò che le da più gratificazione sul posto di lavoro. Ovviamente non è facile neanche questa strada, per questo consiglio sempre la possibilità di contattare un/a psicologo/a o psicoterapeuta. Per altri dubbi, resto a disposizione. Dott.ssa Anna Tosi
Un altro punto importante da capire è come mai, possibili atteggiamenti infantili (come li ha definiti la sua direttrice) da parte dei suoi colleghi, persone con cui ha interazioni strettamente lavorative e che non appartengono alla sua vita privata, la facciano così tanto arrabbiare e soffrire. Persone ostili e approfittatrici ce ne sono molte al mondo e se le sono capitate sul lavoro, provi a concentrarsi sul motivo per cui è lì o su altre persone significative. Infatti, dopo che ha provato diverse soluzioni, l'unica rimanente è l'accettazione che le cose stanno così e i colleghi non li può cambiare, quindi, tanto vale accettare la loro esistenza e concentrarsi su ciò che le da più gratificazione sul posto di lavoro. Ovviamente non è facile neanche questa strada, per questo consiglio sempre la possibilità di contattare un/a psicologo/a o psicoterapeuta. Per altri dubbi, resto a disposizione. Dott.ssa Anna Tosi
Buongiorno e grazie per i suoi auguri, che ricambio con piacere. Capisco quanto questa situazione possa essere faticosa e logorante per lei. Il contesto che descrive sembra caratterizzato da dinamiche relazionali complesse, con comportamenti da parte di alcuni colleghi che appaiono intrusivi, svalutanti e giudicanti. È naturale sentirsi frustrati o scoraggiati quando ogni tentativo di adattarsi o creare equilibrio viene in qualche modo criticato o frainteso. Da quello che racconta, mi sembra che abbia provato diverse strategie: dal tentare di inserirsi nei gruppi al limitarsi al minimo indispensabile con i colleghi, fino al rivolgersi alla direttrice per ricevere supporto. Questi tentativi dimostrano che sta cercando, con impegno, di trovare un equilibrio tra il mantenere rapporti pacifici e il proteggere sé stesso dalle dinamiche che percepisce come tossiche. La sua osservazione finale sul non volere né isolarsi né scontrarsi è comprensibile e molto condivisibile. Vivere in un ambiente lavorativo in cui le interazioni diventano un campo di battaglia può generare non solo stress, ma anche una crescente sfiducia nelle relazioni interpersonali. Allo stesso tempo, evitare del tutto ogni forma di contatto rischierebbe di aumentare il senso di isolamento e, a lungo termine, potrebbe influire negativamente sul suo benessere. Da una prospettiva cognitivo-comportamentale, potrebbe essere utile esplorare due aspetti importanti: il modo in cui interpreta le situazioni e le emozioni che ne derivano, e le risposte concrete che può adottare per proteggere sé stesso senza chiudersi o sovraccaricarsi emotivamente. I pensieri automatici e il loro impatto: quando viviamo in contesti in cui sentiamo di essere costantemente giudicati o "con gli occhi addosso", è naturale sviluppare pensieri automatici negativi, come “Ce l’hanno con me”, “Stanno cercando di isolarmi”, oppure “Qualunque cosa faccia verrà fraintesa”. Questi pensieri, pur comprensibili, rischiano di amplificare la tensione interna e influenzare il modo in cui percepisce sé stesso e gli altri. Lavorare su queste interpretazioni potrebbe aiutarla a guardare la situazione con maggiore distacco emotivo, riconoscendo che i comportamenti altrui riflettono spesso insicurezze personali e dinamiche che non dipendono direttamente da lei. Non si tratta di giustificare ciò che accade, ma di imparare a non interiorizzare tutto come un attacco personale. Il controllo del proprio comportamento: pur non amando lo scontro (e ha ragione a evitarlo se lo percepisce come controproducente) potrebbe sperimentare piccoli comportamenti assertivi che non richiedono uno sforzo eccessivo ma che preservano i suoi confini. Ad esempio, fare delle brevi e neutre affermazioni quando percepisce che qualcuno sta oltrepassando il limite: “Non è necessario che tu intervenga sempre” o “Sto parlando, se vuoi aspettare un momento…” sono risposte pacate ma ferme. Non deve necessariamente diventare “più forte” o “dominante” per far valere il suo spazio, ma esercitarsi su risposte brevi e chiare potrebbe aiutarla a sentirsi meno sopraffatto. Inoltre, ridimensionare i rapporti, come ha già provato a fare, è una strategia che può funzionare se viene vista come una scelta consapevole: non come una rinuncia, ma come un modo per preservare la sua energia emotiva. Coltivare i rapporti con colleghi che ritiene più educati e rispettosi potrebbe aiutarla a sentirsi meno solo e a trovare un senso di equilibrio all'interno dell’ufficio. Non serve piacere a tutti o inserirsi in tutti i gruppetti: basterà concentrarsi su poche relazioni autentiche e sane. Gestione dello stress e benessere personale: un altro elemento importante è il suo livello di stress, che sembra essere già molto alto a causa del lavoro. Questo può rendere ancora più difficile gestire le dinamiche interpersonali, aumentando la percezione di essere sotto pressione. Potrebbe valutare tecniche di rilassamento o strategie pratiche per ridurre l’impatto dello stress, come brevi pause consapevoli durante la giornata, esercizi di respirazione o tecniche di mindfulness. Anche solo dedicarsi a piccole attività che le piacciono fuori dal lavoro può aiutare a “rimpolpare” le energie mentali e a non lasciare che l’ambiente lavorativo occupi ogni spazio nella sua mente. In conclusione, non deve pensare di risolvere tutto da solo o di cambiare radicalmente il suo atteggiamento. In un contesto relazionale difficile come quello che descrive, è normale sentirsi stanchi e demotivati. L’obiettivo non è “vincere” contro questi colleghi, ma ritagliarsi un angolo di serenità: coltivare rapporti autentici, imparare a rispondere con fermezza ma pacatezza quando serve e proteggere il suo benessere emotivo. Se dovesse continuare a sentirsi sopraffatto, un supporto professionale potrebbe offrirle ulteriori strumenti per gestire al meglio la situazione. Le auguro il meglio e la ringrazio per aver condiviso la sua esperienza. Non è solo in questa difficoltà. Dott. Andrea Boggero
Buongiorno, deve essere molto faticoso cercare di stare attento e gestire le reazioni e le opinioni di tutti. Potrebbe decidere che non le conviene o non ne vale la pena. A seconda delle situazioni ci si trova spesso a dover decidere se dare più peso alle aspettative degli altri o ai propri bisogni. Imparare a farlo senza troppe esitazione le renderebbe le cose più leggere. Potrebbe intraprendere un percorso di psicoterapia per lavorarci.
Capisco la difficoltà che sta vivendo, poiché le dinamiche di gruppo nel suo ambiente di lavoro sembrano avere un impatto significativo sul suo benessere emotivo. La sensazione di essere continuamente osservato e giudicato dai colleghi, indipendentemente dal comportamento che adotta, può generare un notevole livello di stress e ansia. Questo tipo di situazione è spesso legato a meccanismi psicologici comuni, come il desiderio di approvazione sociale e il conformismo, che spingono le persone a formare gruppi e gerarchie di potere all'interno del contesto lavorativo.
Quando si trova a dover scegliere tra essere assertivo, cercando di stabilire dei confini, e il rischio di essere etichettato o criticato, si trova probabilmente in una condizione di dissonanza cognitiva. In altre parole, il suo desiderio di evitare conflitti entra in conflitto con la necessità di mantenere una certa autenticità nelle relazioni sociali. Questo stato di tensione tra evitare gli scontri e non voler subire giudizi può intensificare lo stress e portare a una sensazione di isolamento.
Un altro aspetto psicologico che emerge è l'auto-percezione influenzata dalle opinioni degli altri. Le critiche e i giudizi continui dei colleghi possono minare l'autostima, facendole credere di non riuscire a trovare un giusto equilibrio nelle sue interazioni. La difficoltà nel mantenere relazioni senza sentirsi giudicato potrebbe anche essere legata a una vulnerabilità emotiva che si attiva in presenza di colleghi che sembrano favorire dinamiche manipolative o competitive.
La strategia che ha adottato, cioè limitarsi al minimo nelle interazioni e ridurre i contatti con i colleghi problematici, può essere interpretata come una forma di autoprotezione psicologica. Si tratta di un meccanismo difensivo per evitare conflitti e proteggersi dalla violenza psicologica che potrebbe derivare dall'esposizione continua alla negatività. Tuttavia, questa scelta, sebbene efficace nel breve periodo per evitare scontri, potrebbe portare a lungo andare a un isolamento sociale che potrebbe danneggiare ulteriormente il benessere psicologico.
Per ridurre lo stress, potrebbe essere utile lavorare sullo sviluppo di abilità di assertività più forti, ma senza la necessità di confrontarsi direttamente in ogni situazione. L'assertività non implica essere sempre conflittuali, ma piuttosto saper comunicare i propri limiti in modo chiaro e rispettoso, senza lasciarsi sopraffare dal giudizio altrui. Un altro aspetto utile sarebbe cercare un supporto psicologico per affrontare eventuali difficoltà legate all'autostima o per sviluppare strategie per gestire l'ansia sociale.
Il desiderio di equilibrio sociale è comprensibile, ma sarebbe importante riflettere su come essere più autentico nelle sue interazioni, pur mantenendo una certa distanza dalle dinamiche disfunzionali dei gruppi. L'importante è che riconosca la necessità di tutelarsi emotivamente, evitando di cedere ai giochi di potere dei colleghi, ma senza rinunciare a costruire relazioni genuine che possano sostenerla.
Quando si trova a dover scegliere tra essere assertivo, cercando di stabilire dei confini, e il rischio di essere etichettato o criticato, si trova probabilmente in una condizione di dissonanza cognitiva. In altre parole, il suo desiderio di evitare conflitti entra in conflitto con la necessità di mantenere una certa autenticità nelle relazioni sociali. Questo stato di tensione tra evitare gli scontri e non voler subire giudizi può intensificare lo stress e portare a una sensazione di isolamento.
Un altro aspetto psicologico che emerge è l'auto-percezione influenzata dalle opinioni degli altri. Le critiche e i giudizi continui dei colleghi possono minare l'autostima, facendole credere di non riuscire a trovare un giusto equilibrio nelle sue interazioni. La difficoltà nel mantenere relazioni senza sentirsi giudicato potrebbe anche essere legata a una vulnerabilità emotiva che si attiva in presenza di colleghi che sembrano favorire dinamiche manipolative o competitive.
La strategia che ha adottato, cioè limitarsi al minimo nelle interazioni e ridurre i contatti con i colleghi problematici, può essere interpretata come una forma di autoprotezione psicologica. Si tratta di un meccanismo difensivo per evitare conflitti e proteggersi dalla violenza psicologica che potrebbe derivare dall'esposizione continua alla negatività. Tuttavia, questa scelta, sebbene efficace nel breve periodo per evitare scontri, potrebbe portare a lungo andare a un isolamento sociale che potrebbe danneggiare ulteriormente il benessere psicologico.
Per ridurre lo stress, potrebbe essere utile lavorare sullo sviluppo di abilità di assertività più forti, ma senza la necessità di confrontarsi direttamente in ogni situazione. L'assertività non implica essere sempre conflittuali, ma piuttosto saper comunicare i propri limiti in modo chiaro e rispettoso, senza lasciarsi sopraffare dal giudizio altrui. Un altro aspetto utile sarebbe cercare un supporto psicologico per affrontare eventuali difficoltà legate all'autostima o per sviluppare strategie per gestire l'ansia sociale.
Il desiderio di equilibrio sociale è comprensibile, ma sarebbe importante riflettere su come essere più autentico nelle sue interazioni, pur mantenendo una certa distanza dalle dinamiche disfunzionali dei gruppi. L'importante è che riconosca la necessità di tutelarsi emotivamente, evitando di cedere ai giochi di potere dei colleghi, ma senza rinunciare a costruire relazioni genuine che possano sostenerla.
Salve, dalla sua domanda emergono delle difficoltà relazionali in ambito lavorativo e preoccupazione generata del giudizio altrui, le consiglio pertanto di intraprendere un percorso e analizzare insieme le dinamiche sottostanti alla sua visione delle cose. Purtroppo nel relazionarsi con gli altri non esiste una verità assoluta, fare un percorso personale e cambiare punto di vista insieme ad un professionista può cambiarle la vita.
Più che consigli sul comportamento da tenere con i colleghi che penso risulterebbero forzatamente generici, stante la varietà dei fastidi lamentati ed il numero delle persone coinvolte, le consiglierei di effettuare qualche seduta di psicoterapia della Gestalt per gestire la relazione con i colleghi più fastidiosi ed eventualmente o contestualmente rinforzare aspetti della sua personalità che la rendono vulnerabile ai suddetti fastidi. Può trovare su internet qualche mio articolo che illustra l'efficacia e la rapidità delle tecniche gestaltiche pe risolvere i problemi di relazione.
Buonasera, e grazie per aver condiviso così dettagliatamente la tua esperienza. Quello che stai vivendo sembra essere una situazione estremamente stressante, in cui ti senti costantemente osservato e criticato per ogni tuo comportamento, che si tratti di come interagisci con i colleghi o delle tue scelte su chi frequentare o come comportarti. Questi dinamiche relazionali, che sembrano essere fonte di tensione e incomprensione, possono essere davvero difficili da gestire, specialmente se ti senti intrappolato in un gioco di "gruppi" e "alleanze" che non hai scelto.
Il fatto che tu stia cercando di evitare conflitti è comprensibile, soprattutto in un ambiente di lavoro dove lo stress è già elevato. Il desiderio di non aggiungere altre difficoltà sociali è naturale, ma è anche importante considerare come questo stia influendo su di te. La sensazione di essere costantemente sotto osservazione, di essere criticato o frainteso, può portare a una crescente frustrazione e a un progressivo isolamento. Sebbene il tentativo di evitare il conflitto possa sembrare la via più semplice, a lungo andare potrebbe non essere la soluzione più sana, né per il tuo benessere né per il tuo ruolo all'interno del gruppo di lavoro.
La tua reazione, che sembra essere quella di ridurre al minimo i rapporti o di diventare più distaccato, è una forma di protezione naturale contro il trattamento che stai ricevendo. Tuttavia, questo potrebbe anche rinforzare la dinamica che stai cercando di evitare, dando ad alcuni colleghi l'impressione che tu stia "cambiando" o "escludendo" gli altri. Purtroppo, sembra che il gruppo di colleghi in ufficio stia creando una situazione in cui le dinamiche di potere e controllo influiscono pesantemente sul clima lavorativo, rendendo difficile per te navigare questa situazione in modo equilibrato.
La risposta della direttrice, purtroppo, non sembra darti un supporto concreto per affrontare questa situazione, e il fatto che lei stessa sembri non voler o non poter intervenire in modo deciso lascia tutto il peso su di te. Il consiglio di "sorvolare" potrebbe sembrare una soluzione semplice, ma come hai giustamente notato, non risolve realmente il problema e non fa che perpetuare il ciclo di conflitti silenziosi e frustrazioni.
Un aspetto che potresti provare a esplorare è la comunicazione indiretta attraverso il linguaggio non verbale. Se non ti senti pronto ad affrontare direttamente i colleghi con assertività, una forma di risposta potrebbe essere quella di rimanere fermo nelle tue posizioni senza entrare nel gioco delle provocazioni. Mostrarti più tranquillo e determinato nelle tue interazioni, senza cercare approvazione ma semplicemente mantenendo la tua integrità, potrebbe segnare un cambiamento nel modo in cui ti vedono. A volte il non reagire può essere una forma potente di affermazione di sé.
Un'altra strategia potrebbe essere quella di fare attenzione a come ti esprimi con i nuovi colleghi, cercando di non alimentare inutili voci o tensioni. Tuttavia, sarebbe utile, se possibile, cercare momenti di confronto con quelli che apprezzi realmente, per non perderti completamente nel dinamismo dell'ufficio, evitando di isolarti totalmente.
Se ti rendi conto che la situazione diventa sempre più difficile da gestire, potrebbe essere utile riflettere su altre soluzioni a lungo termine, come un cambiamento di ambiente o una ripresa della discussione con la tua direttrice, cercando di far capire quanto stia influenzando il tuo benessere e il tuo rendimento. Non dovresti essere costretto a convivere con un clima di lavoro che ti provoca tanta tensione.
In ogni caso, l'importante è che tu non perda di vista te stesso e il tuo benessere. Stai cercando di bilanciare molte cose: l’evitare il conflitto, il voler appartenere al gruppo e allo stesso tempo il mantenere la tua identità. Questo non è facile, ma trovare un equilibrio che ti permetta di sentirti a tuo agio è fondamentale. Non c'è una risposta semplice, ma il fatto che tu stia cercando di capire come affrontare questa situazione in modo costruttivo è già un buon primo passo.
Il fatto che tu stia cercando di evitare conflitti è comprensibile, soprattutto in un ambiente di lavoro dove lo stress è già elevato. Il desiderio di non aggiungere altre difficoltà sociali è naturale, ma è anche importante considerare come questo stia influendo su di te. La sensazione di essere costantemente sotto osservazione, di essere criticato o frainteso, può portare a una crescente frustrazione e a un progressivo isolamento. Sebbene il tentativo di evitare il conflitto possa sembrare la via più semplice, a lungo andare potrebbe non essere la soluzione più sana, né per il tuo benessere né per il tuo ruolo all'interno del gruppo di lavoro.
La tua reazione, che sembra essere quella di ridurre al minimo i rapporti o di diventare più distaccato, è una forma di protezione naturale contro il trattamento che stai ricevendo. Tuttavia, questo potrebbe anche rinforzare la dinamica che stai cercando di evitare, dando ad alcuni colleghi l'impressione che tu stia "cambiando" o "escludendo" gli altri. Purtroppo, sembra che il gruppo di colleghi in ufficio stia creando una situazione in cui le dinamiche di potere e controllo influiscono pesantemente sul clima lavorativo, rendendo difficile per te navigare questa situazione in modo equilibrato.
La risposta della direttrice, purtroppo, non sembra darti un supporto concreto per affrontare questa situazione, e il fatto che lei stessa sembri non voler o non poter intervenire in modo deciso lascia tutto il peso su di te. Il consiglio di "sorvolare" potrebbe sembrare una soluzione semplice, ma come hai giustamente notato, non risolve realmente il problema e non fa che perpetuare il ciclo di conflitti silenziosi e frustrazioni.
Un aspetto che potresti provare a esplorare è la comunicazione indiretta attraverso il linguaggio non verbale. Se non ti senti pronto ad affrontare direttamente i colleghi con assertività, una forma di risposta potrebbe essere quella di rimanere fermo nelle tue posizioni senza entrare nel gioco delle provocazioni. Mostrarti più tranquillo e determinato nelle tue interazioni, senza cercare approvazione ma semplicemente mantenendo la tua integrità, potrebbe segnare un cambiamento nel modo in cui ti vedono. A volte il non reagire può essere una forma potente di affermazione di sé.
Un'altra strategia potrebbe essere quella di fare attenzione a come ti esprimi con i nuovi colleghi, cercando di non alimentare inutili voci o tensioni. Tuttavia, sarebbe utile, se possibile, cercare momenti di confronto con quelli che apprezzi realmente, per non perderti completamente nel dinamismo dell'ufficio, evitando di isolarti totalmente.
Se ti rendi conto che la situazione diventa sempre più difficile da gestire, potrebbe essere utile riflettere su altre soluzioni a lungo termine, come un cambiamento di ambiente o una ripresa della discussione con la tua direttrice, cercando di far capire quanto stia influenzando il tuo benessere e il tuo rendimento. Non dovresti essere costretto a convivere con un clima di lavoro che ti provoca tanta tensione.
In ogni caso, l'importante è che tu non perda di vista te stesso e il tuo benessere. Stai cercando di bilanciare molte cose: l’evitare il conflitto, il voler appartenere al gruppo e allo stesso tempo il mantenere la tua identità. Questo non è facile, ma trovare un equilibrio che ti permetta di sentirti a tuo agio è fondamentale. Non c'è una risposta semplice, ma il fatto che tu stia cercando di capire come affrontare questa situazione in modo costruttivo è già un buon primo passo.
Buonasera e grazie per aver condiviso con tanta chiarezza quello che stai vivendo. Innanzitutto, buone festività anche a te. La situazione che descrivi è senza dubbio complessa e, purtroppo, riflette dinamiche immature e poco costruttive che si verificano in alcuni ambienti di lavoro. È normale sentirsi frustrati e appesantiti quando ogni giorno sembra riproporsi lo stesso schema di critiche, voci e atteggiamenti poco rispettosi.
Voglio ribadire una cosa fondamentale: **non sei tu il problema**. Questi comportamenti dicono molto di chi li mette in atto e poco di te. Tuttavia, è comprensibile che essere bersaglio di queste dinamiche possa avere un impatto sul tuo benessere emotivo e sulla tua serenità.
Limitare i rapporti e mantenere un atteggiamento professionale è sicuramente una strategia utile per proteggerti, ma capisco il tuo timore di sentirti isolato o di lasciare campo libero a chi cerca di minare il tuo equilibrio. Una via di mezzo potrebbe essere quella di **stabilire confini chiari**: mantieni la cortesia e la professionalità con tutti, scegliendo però con attenzione chi merita il tuo tempo e la tua energia. Ignora provocazioni, critiche o insinuazioni e ricordati che non devi dimostrare nulla a nessuno. Se parlano dei tuoi rapporti con la direttrice o con altri colleghi, questo riflette più i loro limiti che i tuoi.
Un punto che vorrei sottolineare è il peso che stai dando al loro comportamento. È naturale sentirsi turbati da situazioni ripetute, ma chiediti: quanto voglio permettere a queste persone di influenzare il mio umore o le mie giornate? Concentrati su ciò che è sotto il tuo controllo: il tuo lavoro, i rapporti autentici e il tuo benessere personale.
Detto questo, è anche importante considerare che se questi comportamenti stanno creando in te **un disagio profondo e duraturo**, non devi affrontarli da solo. Le dinamiche che descrivi, se protratte nel tempo, possono rientrare nel fenomeno del **mobbing**, che ha conseguenze serie non solo sul piano emotivo, ma anche fisico e professionale. Se ti accorgi che la situazione ti sta logorando, valuta di confrontarti con un professionista, come uno psicologo o un consulente del lavoro. Esistono anche strumenti legali e organizzativi per affrontare queste problematiche, e chiedere aiuto è sempre un passo di forza, non di debolezza.
Ricorda che il tuo benessere è una priorità, e nessun contesto lavorativo o gruppo di persone dovrebbe mai ledere il tuo diritto a sentirti rispettato e sereno. Se hai bisogno di ulteriori riflessioni o consigli, sono qui per ascoltarti. Buone festività ancora e in bocca al lupo!
Voglio ribadire una cosa fondamentale: **non sei tu il problema**. Questi comportamenti dicono molto di chi li mette in atto e poco di te. Tuttavia, è comprensibile che essere bersaglio di queste dinamiche possa avere un impatto sul tuo benessere emotivo e sulla tua serenità.
Limitare i rapporti e mantenere un atteggiamento professionale è sicuramente una strategia utile per proteggerti, ma capisco il tuo timore di sentirti isolato o di lasciare campo libero a chi cerca di minare il tuo equilibrio. Una via di mezzo potrebbe essere quella di **stabilire confini chiari**: mantieni la cortesia e la professionalità con tutti, scegliendo però con attenzione chi merita il tuo tempo e la tua energia. Ignora provocazioni, critiche o insinuazioni e ricordati che non devi dimostrare nulla a nessuno. Se parlano dei tuoi rapporti con la direttrice o con altri colleghi, questo riflette più i loro limiti che i tuoi.
Un punto che vorrei sottolineare è il peso che stai dando al loro comportamento. È naturale sentirsi turbati da situazioni ripetute, ma chiediti: quanto voglio permettere a queste persone di influenzare il mio umore o le mie giornate? Concentrati su ciò che è sotto il tuo controllo: il tuo lavoro, i rapporti autentici e il tuo benessere personale.
Detto questo, è anche importante considerare che se questi comportamenti stanno creando in te **un disagio profondo e duraturo**, non devi affrontarli da solo. Le dinamiche che descrivi, se protratte nel tempo, possono rientrare nel fenomeno del **mobbing**, che ha conseguenze serie non solo sul piano emotivo, ma anche fisico e professionale. Se ti accorgi che la situazione ti sta logorando, valuta di confrontarti con un professionista, come uno psicologo o un consulente del lavoro. Esistono anche strumenti legali e organizzativi per affrontare queste problematiche, e chiedere aiuto è sempre un passo di forza, non di debolezza.
Ricorda che il tuo benessere è una priorità, e nessun contesto lavorativo o gruppo di persone dovrebbe mai ledere il tuo diritto a sentirti rispettato e sereno. Se hai bisogno di ulteriori riflessioni o consigli, sono qui per ascoltarti. Buone festività ancora e in bocca al lupo!
Gentile paziente,
lei evidenzia la complessità delle dinamiche aziendali. Non disponendo di alcuna informazione su di lei, mi sento di suggerirle di concentrarsi sul suo lavoro e sui rapporti che la fanno stare bene, evitando giochi di potere e lasciando che il tempo chiarisca le intenzioni di chi la circonda. A volte, il miglior equilibrio è rispettare gli altri mantenendo la sua integrità. Buone feste
lei evidenzia la complessità delle dinamiche aziendali. Non disponendo di alcuna informazione su di lei, mi sento di suggerirle di concentrarsi sul suo lavoro e sui rapporti che la fanno stare bene, evitando giochi di potere e lasciando che il tempo chiarisca le intenzioni di chi la circonda. A volte, il miglior equilibrio è rispettare gli altri mantenendo la sua integrità. Buone feste
Buongiorno proponga alla Direttrice di lavorare sul clima aziendale e sulla rilevazione del mobbing. Lavorare in gruppo su queste problematiche da esprimere in circle time farebbe bene sia all'individuo che al clima organizzativo del lavoro.
Buongiorno,
Ho letto con molta attenzione il suo sfogo e ho colto molti aspetti disfunzionali della sua situazione a lavoro e allo stesso tempo ho notato tutti i suoi tentativi di integrarsi in una dimensione davvero poco ospitale. Credo che lei potrebbe vivere meglio la situazione lavorativa e trovare strategie utili per sentirsi meglio ritrovando fiducia in se stesso e nei rapporti sociali, ma per fare questo le consiglierei un percorso psicologico per conoscersi meglio e imparare a gestire ogni situazione al meglio. In questo modo potrebbe avere una comprensione maggiore non solo delle sue emozioni, ma anche del contesto in cui vive per riuscire a prenderne parte in modo sereno, vivendosi da protagonista e non più subendo le reazioni altrui.
Un saluto,
Dott.ssa Francesca Savoia
Ho letto con molta attenzione il suo sfogo e ho colto molti aspetti disfunzionali della sua situazione a lavoro e allo stesso tempo ho notato tutti i suoi tentativi di integrarsi in una dimensione davvero poco ospitale. Credo che lei potrebbe vivere meglio la situazione lavorativa e trovare strategie utili per sentirsi meglio ritrovando fiducia in se stesso e nei rapporti sociali, ma per fare questo le consiglierei un percorso psicologico per conoscersi meglio e imparare a gestire ogni situazione al meglio. In questo modo potrebbe avere una comprensione maggiore non solo delle sue emozioni, ma anche del contesto in cui vive per riuscire a prenderne parte in modo sereno, vivendosi da protagonista e non più subendo le reazioni altrui.
Un saluto,
Dott.ssa Francesca Savoia
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